La società moderna di oggi è cambiata notevolmente, la vita media si è allungata, l’invecchiamento demografico ha inevitabili contraccolpi sul mercato del lavoro, le condizioni economiche delle famiglie italiane sono mutate; difatti l’assetto sociale del paese si è ulteriormente diviso in un sud che arranca nella crescita e un nord-ovest che rappresentava il motore della ricchezza sino a qualche anno fa. Il nord del paese che da sempre è stato considerato il locomotore da traino di tutto il sistema paese Italia; il centro e le isole con le loro potenzialità sono stati da sempre messi in un angolo perché considerati poco producenti. In una situazione così rappresentata chiedersi come vivono, gli anziani oggi è una grande sfida. L’invecchiamento della popolazione italiana non implica di per sé il decadimento psico-fisico di una fascia di persone che di certo non vogliono invecchiare psicologicamente. Oggi lo stereotipo anziano chiuso in casa come avveniva in passato è superato, gli anziani nell’era digitale sono attivi sui social network e media in generale, perché permette loro di sentirsi liberi; molte scuole superiore secondarie di secondo grado hanno nei loro POFT (Piano Offerta Formativo Territoriale) iniziative multimediali da svolgere con gli anziani. L’emozione che si prova a interagire, con un anziano laddove vi è la saggezza del sapere coltivata e cresciuta con gli anni e la forza della gioventù travolgente che innesca un pensiero positivo che permette all’anziano di sentirsi attivo e utile per la società. Oggi basta vedere quante persone anziane si scrivono nelle palestre per eseguire attività sportive con la doppia finalità, quella non solo di salvare il loro corpo da malattie subdole come il diabete che attacca gli organi del corpo procurando loro notevoli danni; soprattutto l’anziano che svolgere un’attività fisica è un costo in meno per la sanità pubblica. Il dialogo, l’impegno nell’eseguire gli esercizi in palestra rappresenta uno input di crescita e di miglioramento psico-fisico-sociale. Il rendiconto annuale dell’Istituto ISTAT con il loro encomiabile lavoro di ricerca nel territorio nazionale, descrive la situazione dell’Italia trai Paesi con la più alta percentuale di anziani. In questo momento, l’aspettativa di vita alla nascita dei maschi è pari a 80,1 anni, mentre quella delle donne è pari a 84,7 anni e di conseguenza gli anziani sono diventati sempre più numerosi. Tuttavia la salute delle persone anziane è il frutto di una complessa interazione di fattori e concause che fanno parte del bagaglio psico-socio-culturale-economico: fattori che influenzano la vita dell’anziano. Lo stile di vita che conduce l’anziano oggi è alla base del percorso d’interazione con la società, che finalmente si è resa conto che egli non è un oggetto da spostare da un luogo ad un altro, bensì una persona che è stata attiva nel percorso della propria vita e vuole esserlo ancora oggi con modalità diverse. La sfida che il nostro paese dovrà affrontare in futuro è molteplice in diversi campi: quali la sanità e il sociale sono due aspetti contrastanti della stessa medaglia. Al fine di assicurare gli obiettivi preposti di rendere attivo l’anziano è necessario seguire con un attento monitoraggio le condizioni di salute dell’anziano e intervenire con politiche sociali e sanitarie adeguate al proprio ruolo.
Il progressivo allungamento della vita impone, infatti, alla società di farsi carico di assicurare agli anziani di vivere il più a lungo possibile in buona salute. Per raggiungere queste condizioni e poter assicurare il conseguimento di tali obiettivi è indispensabile un’osservazione e aggiornamento costante delle condizioni di salute degli anziani per centrare gli obiettivi di una buona salute attraverso degli stili di vita corretta. L’Organizzazione mondiale della sanità, per valutare le condizioni di salute della popolazione italiana e lo stato di salute generale degli anziani ha fornito nel 2015 un questionario dal titolo “come va in generale la sua salute?” il 70,0% della popolazione residente in Italia ha dato un giudizio positivo sul proprio stato di salute, rispondendo “molto bene” o “bene” al quesito. Purtroppo nella fascia di età 60-64 la risposta si riduce circa al 40,2% per le persone con età compresa tra 65 e 74 anni e raggiunge il 24,8% tra gli ultra settantacinquenni. Questi dati ci fanno comprendere che il mondo degli anziani ha bisogno di essere sostenuto con delle politiche attive che forniscano dei micro obiettivi innescando il bisogno nell’anziano di sentirsi ancora utile. La società di oggi ha l’obbligo di far sentire ancora attivi gli anziani, dando loro il giusto posto all’interno delle famiglie; quel ruolo che una volta era concesso non tanto per diritto divino, ma per forza di volontà e di lavorio interno alla famiglia che da sempre ha rappresentato il pilastro portante della società. L’anziano oggi non è ascoltato come una volta, il suo parere non è tenuto in conto sbagliando perché la saggezza non si acquisisce con l’irruenza del carattere giovanile, bensì con la maturità dei capelli bianchi. La ricchezza culturale del sapere di un anziano è un immenso valore del quale ci si deve riappropriare per migliorare una società che si sfalda senza chiedersi il perché. La storia ci ha tramandato valori di libertà e diritti etici e culturali che dovranno servire per rinsaldare quell’antico legame umano pieno di affetto-solidale con gli anziani, che sono la certezza del nostro domani, e le radici della nostra stessa essenza.
Girolamo Rotolo