Istruzione – Scienze tiflologiche: quali sono?, di Silvana Piscopo

Autore: Silvana Piscopo

La costruzione del network per l’inclusione, così come ci informano gli articoli di Gianluca Rapisarda, il report di Luciano Paschetta, mi suggerisce riflessioni, esigenze di approfondimenti, ma anche qualche perplessità.

Riflessioni:

quando si parla di creare standard, linee guida, omogeneità, significa che, realizzata una mappa dei bisogni attraverso la rilevazione di servizi funzionanti sul territorio nazionale(sud compreso e, forse prioritario), verranno offerte le opportune indicazioni alle sezioni Uici? o alle scuole? o agli enti istituzionali, a  vario titolo preposti all’istruzione e formazione degli alunni con disabilità?

Da più parti vengono richiesti standard di qualità nelle trascrizioni di libri di testo, nell’ingrandimento per gli studenti ipovedenti, programmazione dei tempi di produzione dei materiali affinché bambini e ragazzi non si trovino a pagare ritardi dipendenti da disordini di funzionalità: con il network e l’auspicata elaborazione di standard dei servizi, sono comprese queste risposte ai bisogni dell’utenza?

e veniamo all’esigenza di approfondimenti premesso che personalmente non dispongo del titolo romagnoli,

che ho sempre studiato in scuole pubbliche, insegnato ed esercitato la professione di dirigente scolastica con risultati, per me, soddisfacenti, che ho anche conseguito il titolo per il sostegno con un corso biennale polivalente organizzato dal Miur alla fine degli anni ottanta, ho condotto molti corsi di formazione per docenti di sostegno e per dirigenti scolastici, tuttavia non mi ritengo competente di quelle che vengono chiamate “scienze tiflologiche”: di qui, la domanda:

cosa si intende con tale denominazione?

esistono testi scientifici da cui apprendere tali scienze?

se il percorso formativo del tiflologo si struttura su specifiche aree:

dall’oculistica alla pedagogica, dalle dinamiche relazionali alle tecniche di apprendimento, dall’utilizzo di mezzi specialistici per la lettura e scrittura, dall’uso delle tecnologie assistive agli strumenti per l’accessibilità, e l’indipendenza, non si rischia di cadere nello stesso errore che ha caratterizzato la formazione di docenti di sostegno, contenitori di informazioni sommative, invece che titolari di conoscenze specifiche e metodologie appropriate? Ci saranno occasioni per conoscere, discutere e capire in quali ambiti e con quali obiettivi opereranno queste nuove figure?

ed eccomi a qualche perplessità:

fino ad oggi, che mi risulti, l’Uici è interlocutrice, attraverso i suoi vari organi centrali e periferici, delle varie istituzioni a seconda dei settori di intervento, dunque anche per tutta la complessa partita dell’istruzione ed inclusione scolastica:

l’istituzione di questo network di cui si richiede il riconoscimento dal Miur, si sovrappone, si sostituisce, o occuperà altri spazi che io non riesco ad immaginare?

2 -tutti i finanziamenti oggi distribuiti tra gli enti collegati, confluiranno nel network, oppure ciascuno metterà la propria parte di risorse?

3-che io sappia l’Uici è nella Fand, collabora con la Fish e, soprattutto recentemente ha contribuito nella presentazione della proposta di legge 2444 di cui si auspica un buon destino:

con l’istituzione di questa entità che agirebbe, per quanto mi è dato comprendere, anche come autority, cosa accade con le sopra citate organizzazioni?

Silvana Piscopo

coordinatrice commissione istruzione e formazione sezione provinciale di Napoli.