Lo scorso 25 settembre, Paolo Gentiloni ha incontrato volontari e autorità presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Per l’UICI ha partecipato, in vece del Presidente Nazionale Mario Barbuto, il Consigliere Nazionale Annamaria Palummo
Entusiasmo, passione, riflessioni al meeting tra il Servizio Civile Universale e il Presidente del Consiglio
Da Roma
“L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, la cui attività risulta primariamente volta all’integrazione sociale dei suoi associati e di quanti vivono la condizione di svantaggio legata alla disabilità visiva, è da sempre particolarmente vicina alla realtà del Servizio Civile, che, con l’istituzione del Servizio Civile Universale, va ancor di più a palesare i suoi presupposti ideali e la sua tensione morale, aventi come prospettiva il superamento di ogni ostacolo verso la piena espressione della personalità dell’essere umano; valori, questi che ci accomunano nell’impegno quotidiano di contribuire a rendere migliore il mondo in cui viviamo”: così, Annamaria Palummo, Consigliere Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, spiega la sua partecipazione, in rappresentanza del Presidente Nazionale Mario Barbuto, all’incontro tra il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il mondo del Servizio Civile Universale, tenutosi nel pomeriggio dello scorso 25 settembre, presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Un meeting che, presentato con sagace brio da Geppi Cucciari, ha registrato gli interventi di numerosi esponenti del mondo del volontariato e della politica, quali, oltre al Presidente del Consiglio, che ha concluso la manifestazione, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliani Poletti e il sottosegretario Luigi Bobba; in ogni caso, i protagonisti assoluti dell’iniziativa sono stati i giovani volontari, presenti in gran numero in platea e in galleria e calorosamente salutati al termine da Gentiloni, che non ha certo lesinato sorrisi e strette di mano, quasi a voler sottolineare come siano loro, i volontari, la linfa, la forza trainante e passionale di una dimensione ormai indispensabile contestualmente al consolidamento sociale di un modus vivendi et operandi imperniato sulla bellezza di vivere la quotidianità per e nella collettività, sia aiutando coloro i quali, per le più svariate ragioni, si ritrovano spesso ai margini della vita associata, sia adoperandosi concretamente nella salvaguardia e nella cura di quegli spazi e quei settori, come quelli relativi alla cultura, all’arte e all’ambiente, da cui dipende il benessere e l’avvenire della condizione umana. In questo senso, “i volontari, compresi i nostri – evidenzia la dottoressa Palummo -, costituiscono un esercito d’amore, di disponibilità, di solidarietà, anche di creatività, che difende la cosa più preziosa di cui siamo depositari, ovvero la nostra naturale propensione all’interazione sociale, che ci fa sentire veri, vivi e senza la quale la nostra vita avrebbe poco senso. Essi, dunque, ci salvano tutti, ci salvano sempre: sono un patrimonio umano di collegamento alla società civile e tra la società civile, nei suoi rivoli di bisogno, di crisi, d’inquietudine, ma anche di valore, di entusiasmo, d’intelligenza, di specificità, da processare attraverso un’azione rivolta all’eguaglianza e alla partecipazione nell’agone sociale. Porre azioni nella sfera dell’integrazione significa offrire la possibilità, attraverso conoscenze e competenze, di valicare i limiti creati da una società consumistica e superficiale, fagocitante le reali esigenze e i più autentici sentimenti della nostra umanità, che ha bisogno d’incontro, di condivisione d’idee e prospettive. È questo il punto nodale: se il veicolo dei valori che ci accomunano, che ci devono accomunare, sono le persone che s’incontrano, attraverso meccanismi di reciprocità, allora possiamo sperare che la secolarizzazione di tali valori non riuscirà ad annullare la speranza dei più svantaggiati, e quindi anche dei non vedenti, di vivere la dimensione della cittadinanza attiva, attraverso cui, in una sorta di circolo virtuoso, offrire, a loro volta, servizio e attenzione al mondo che ci circonda”. Servizio e attenzione: questi gli elementi connotanti i contributi verbali che hanno arricchito di pregevoli contenuti il pomeriggio trascorso presso l’Auditorium di Viale De Coubertin. Nella fattispecie, il Servizio e l’attenzione alle esigenze, alla quotidianità delle persone del nostro tempo, quale argine alla deriva populistica che minaccia l’Europa, ha costituito il cuore della riflessione che il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha proposto agli astanti: una ponderazione, quella di Gentiloni, che rappresenta la linea direttrice attraverso la quale, negli anni a venire, le istituzioni e i consessi socio-politici del vecchio continente dovranno orientare analisi, impegno e azione costanti. Un’analisi, un impegno e un’azione in cui si sostanzia una nuova strategia di difesa della nostra esistenza, dei nostri pensieri, dei nostri valori, oltre che, come evidenziato sia dal Presidente del Consiglio, sia dal Ministro Poletti, della Patria; quella strategia che nulla ha a che fare con armi, muri, difesa dei confini, opzioni di tattica militare, conflitti, ma che trae ispirazione dalla disponibilità elargita, donata liberamente al prossimo, a chi abbiamo accanto, a chi cerca l’aiuto di una persona amica per sentirsi meno solo, più libero nella propria personalità, nel proprio essere parte attiva della comunità universale, assaporando quella Libertà che solo l’amore, nella sua più ampia e, certamente, aulica accezione, riesce a dare e che tutto più bello riesce a rendere. Insomma, ecco la strada: il Servizio Civile, espressione Universale di scelta libera a favore dei nostri simili, dovrà essere un’avanguardia attiva, vigile sulle criticità individuali, destinate alla lunga a diventare croniche emergenze sociali, ove populismi ed estremismi trovano da sempre terreno fertile nel raccogliere consensi afferentemente a soluzioni idiosincratiche con la nostra natura di esseri umani, uguali, nei nostri diritti e doveri, e liberi, nell’espressione di ciò che pensiamo, di ciò che vogliamo, di ciò che amiamo. Il Servizio Civile Universale, in questo contesto, dovrà e saprà avere la capacità di aggredire le criticità di cui si diceva sopra, mostrando concreta vicinanza alle necessità individuali delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, aiutandoli a liberarsi dalle difficoltà che la vita pone innanzi, e contribuendo, in tal modo, a liberare la società nel suo complesso dalla paura dell’esistente e, quindi, dalla pericolosa tentazione di chiudere le porte al mondo e di dare credito a pulsioni leaderistiche di stampo superomistico, xenofobo e autoritario. Un atto di libertà che difende e difenderà la Libertà di tutti noi: questo è il Servizio Civile, questo sarà il Servizio Civile Universale, questo dovrà essere il futuro delle nuove generazioni, dell’alba di domani, in un’ottica per nulla utopistica, bensì olezzante Pace, Cultura e Progresso.