Il nostro Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva degli Ipovedenti: un prestigioso riconoscimento, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

Recentemente l’Ufficio di Ginevra dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto il Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva degli Ipovedenti che fa capo alla nostra Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, quale suo Centro di Collaborazione mondiale. Il riconoscimento, dovuto anche all’approvazione del nostro Ministero della Salute, ci inorgoglisce, perché è il frutto di un lungo e specifico lavoro svolto dai nostri dipendenti, collaboratori e dirigenti della IAPB.
Il fatto ha subito riportato la mia mente al passato impegno profuso dalla nostra Unione nel settore della riabilitazione visiva: nel 1977, con una geniale e sicuramente pionieristica intuizione, l’Unione fondò la Sezione italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, che avviò subito, anche se con scarse risorse, la propria attività. Ricordo che, alla fine degli anni ’80, allorché s’iniziò a trattare il problema della riabilitazione visiva, gli amici oculisti che avevamo interpellato sull’argomento sgranavano gli occhi: il problema era a loro sconosciuto, e non ne afferravano l’importanza. Per l’organizzazione del primo corso per riabilitatori visivi fummo costretti a rivolgerci ad un team di istruttori svedesi, che all’epoca erano i capiscuola nella materia.
All’epoca, eravamo in pochi a trattare l’argomento dell’ipovisione, anche perché mancava un riconoscimento a livello istituzionale: fu quindi un’altra geniale intuizione della nostra attuale presidenza nazionale a far emergere il problema, proponendo, nel 1997, la legge 284: quest’ultima, oltre a concedere un contributo di funzionamento alla nostra IAPB, stanziò fondi per la costituzione e il potenziamento dei centri di riabilitazione visiva.
La conseguenza fu un’esplosione di iniziative in proposito, che, sebbene un po’ scoordinate tra loro, furono il segnale di un cambiamento culturale: gli oculisti iniziavano a considerare la riabilitazione visiva come una nuova frontiera dell’oftalmologia. Fu una bella soddisfazione, pensando ai sorrisi ironici degli stessi oculisti di qualche anno prima! Nel 2007, con la costituzione del Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva degli Ipovedenti, sono state poi poste le basi per avviare un processo di coordinamento degli innumerevoli centri sparsi sul territorio. 
L’intenso lavoro che da allora è stato svolto da tutti gli specialisti appartenenti al Polo ha portato al prestigioso riconoscimento di cui oggi ci troviamo a parlare. La mia constatazione personale è che da discenti quali eravamo nel 1990 siamo ora diventati dei veri esperti del settore, tanto da rappresentare un esempio e un modello non solo per l’Europa, ma per il mondo intero.
Complimenti quindi a tutti e tutte coloro che con impegno operano presso e per il Polo Nazionale: un sincero in bocca al lupo, perché questo primato si conservi nel tempo.