Da vent’anni è in vigore la Legge 68/99, forse più comunemente conosciuta come legge Salvi, varata per favorire la creazione di nuove opportunità di lavoro per ciechi e ipovedenti.
Le aspettative suscitate da questa legge si sono rivelate, purtroppo, di gran lunga maggiori delle reali opportunità offerte ai ciechi e agli ipovedenti che l’avevano attesa con speranza e dell’Unione che l’aveva promossa con fervore.
Certo, qualcosa si è mosso e qualche risultato è stato raggiunto! Alcuni enti pubblici hanno dato spazio e fiducia a lavoratori non vedenti, al di là del titolo di centralinista. Alcune aziende e imprese private hanno offerto opportunità di praticare nuove professionalità, anche attraverso un percorso di aggiornamento qualificato e credibile.
La Legge 68, al di là dei risultati non sempre soddisfacenti che ci si sarebbe aspettato, ha comunque segnato una volontà nuova del legislatore che ha raccolto l’istanza dell’Unione volta a proporre sbocchi lavorativi maggiori e più differenziati.
Dal 2014 il tema del lavoro è stato una priorità costante per me e per tutta la dirigenza nazionale e territoriale dell’Unione. Quattro anni fa, a Napoli, nel cuore di un Mezzogiorno martoriato dalla disoccupazione, dove le persone con disabilità pagano più d’ogni altro i prezzi di una economia stagnante, abbiamo voluto svolgere un grande meeting nazionale sul lavoro per mantenere al centro dell’attenzione una problematica così importante e scottante.
Nel 2016 abbiamo risistemato la contribuzione ai fini pensionistici, ripristinando quei criteri di equità e di giustizia che i provvedimenti di Mario Monti avevano alterato.
Nel 2017 abbiamo voluto dedicare la nostra lotteria Louis Braille al tema del lavoro e siamo riusciti a mettere a disposizione, grazie anche all’intervento dell’Irifor, una somma di 200 mila Euro che abbiamo voluto destinare alla promozione di nuove attività lavorative fondate sullo spirito imprenditoriale dei nostri giovani.
I risultati del concorso che ci ha impegnato per tutto il 2018, a mio avviso, sono stati purtroppo inferiori a quanto ci si sarebbe potuto aspettare. E tuttavia quattro progetti di piccola imprenditoria innovativa sono stati selezionati e verranno finanziati con un contributo a fondo perduto di 20 mila Euro ciascuno.
Una sfida che i nostri giovani proponenti dovranno saper sostenere e vincere e che noi tenteremo di vincere insieme a loro.
Abbiamo inoltre incardinato il testo di riforma della 113/85, appena presentato alla Camera dei deputati e stiamo per ottenere il decreto ministeriale di riconoscimento del titolo anche per i massaggiatori che lo abbiano conseguito dal 1999 in avanti.
Sono state inoltre attivate e sostenute varie iniziative di formazione e di impiego mediante “progetti giovani” o altre modalità promozionali in atto in varie realtà territoriali italiane, pur senza aver mai dimenticato di rivendicare il rispetto della Legge 113 attualmente in vigore che consente ancora l’occupazione e l’aggiornamento professionale di numerosi nostri lavoratori che possono continuare a trovare uno sbocco lavorativo solido e dignitoso oggi e domani grazie al centralino telefonico.
Abbiamo istituito una folta e popolosa commissione nazionale per le “nuove attività lavorative” che ha approfondito alcune opportunità e ha tentato di raccomandare alcune iniziative importanti quali il corso per periti fonici forensi svolto dall’istituto Sant’Alessio di Roma.
Nonostante l’impegno, purtroppo non sempre sono giunte risposte improntate alla voglia di fare, di tentare, di rischiare… Forse perché la proposta non è apparsa del tutto convincente, forse perché le opportunità tradizionali costituiscono ancora attrattiva credibile nonostante tutto; forse perché si dovrebbe ricercare un approccio più realistico, basato sull’impiego di competenze già acquisite negli anni del percorso scolastico e formativo.
Probabilmente, infatti, l’agricoltura, per quanto moderna e proposta in forma particolarmente evoluta, rappresenta un terreno troppo inesplorato, indefinito e incerto. A me pare che l’approccio alle nuove attività lavorative debba innanzitutto proporsi con l’umiltà dello sperimentatore che cerca di conciliare quanto la persona è potenzialmente capace di fare, con quel che il mercato del lavoro attuale è in grado di offrire. Qualcosa che non appaia troppo lontano dalla realtà che vivono quotidianamente le persone da coinvolgere e che sappia motivarle e attrarle perché fa appello a risorse e competenze che queste persone già posseggono in qualche modo o che suppongono di poter acquisire senza dover affrontare percorsi troppo tortuosi e tanto lontani dal loro modo di vivere di tutti i giorni.
Vi sono abilità e competenze tra i nostri giovani ancora poco esplorate e pochissimo valorizzate nel settore linguistico, informatico, artistico, letterario e musicale che forse attendono di sbocciare quando opportunamente collegate a un’attività lavorativa che debba trarne vantaggio. Parimenti, l’area della comunicazione offre stimoli notevoli se riusciremo a coglierne le potenzialità e a mettere i ragazzi nelle condizioni di spendere competenze e qualità acquisite.
Anche le posizioni direttive e organizzative garantiscono spazi innumerevoli che paiono attendere soltanto di essere occupati, senza dimenticare le aree dell’insegnamento che oggi potrebbero presentarsi in forme del tutto nuove e diverse.
Mi sono sempre domandato perché solo pochissimi tra i nostri ragazzi occupano posti di responsabilità nelle istituzioni della disabilità visiva dove si dovrebbe invece osare di più e dare più fiducia, senza cadere nella deprecabile tentazione di stendere tappeti rossi alle persone vedenti e mostrare invece scetticismo verso chi, come noi, è portatore di cecità.
Dobbiamo, però, soprattutto saper trovare le vie per valorizzare il residuo visivo delle persone ipovedenti che sono sempre più numerose tra i nostri soci e rappresentati e che in molti casi posseggono abilità e capacità dovute alla loro peculiare condizione sensoriale che dovremmo saper sfruttare di più e meglio. Tante mansioni e funzioni lavorative, infatti, potrebbero essere svolte bene da una persona ipovedente e potrebbero diventare gli elementi per una proposta da un lato di tutela legislativa, dall’altro di valorizzazione pratica nell’ambito di una agenzia del lavoro dove domanda e offerta riescano a incontrarsi e a conciliarsi.
Insomma, un modo nuovo e pratico di affrontare i temi occupazionali della nostra categoria, tenendo conto delle capacità residue di ciascuno di noi e delle reali esigenze espresse da un mercato del lavoro in vorticoso e continuo mutamento.
Questo il nostro impegno di oggi e di domani! Consolidare le posizioni acquisite e proporre nuove attività basate sulla esperienza e sul senso pratico; tutelate dalla Legge, veicolate da organismi di mediazione efficienti.
Con l’unità di tutti e la determinazione di sempre, ce la faremo!