Da qualche mese, essendomi offerta a svolgere incontri con le scuole in cui sono inscritti studenti non ed ipovedenti, ho avuto modo di confrontarmi con vari consigli di classe per affrontare problematiche di varia natura: da come impostare i piani didattici personalizzati, a come promuovere relazioni corrette e costruttive tra ragazzi vedenti e non, tra scuola e genitori che spesso oscillano tra eccessi di diffidenza o forme di timore reverenziale ho potuto, comunque, sperimentare che, nonostante la naturale variabile di qualità e competenze, capacità maggiore o minore di approcci diretti e-o mediati, tutti i docenti si sentono rassicurati quando qualcuno di noi va nel luogo dove loro lavorano, gli si rivolge non per esercitare ruoli giudicanti, ma per offrire spunti, per offrirsi come persona che ha sperimentato e sperimenta a partire da se stessi, quelle pratiche di vita, di educazione, di crescita che propone di utilizzare nel lavoro quotidiano da costruire nelle scuole.
Creare fiducia tra insegnanti e le persone dell’Uici che si occupano di istruzione, educazione e cultura di studenti non ed ipovedenti è condizione basilare se si vuole tutelare i nostri ragazzi, ma la fiducia si conquista sapendo gestire al meglio i piccoli e consueti conflitti tra le parti in causa: alunni, genitori, docenti, mettendo in campo tutte le proprie risorse pratiche e teoriche che ciascuno ha acquisito ed acquisisce nel corso della vita personale, lavorativa, di impegno sociale, professionale.
Ho esperienza lunga ed impegnativa nel mondo della scuola e, dunque, per me non è tanto difficile individuare le modalità più efficaci per costruire ponti tra le tradizionali parti e controparti che in tutte le scuole tenderebbero ad inventarsi muri e trincee, ma la nostra associazione è fatta da tante persone che dedicano con passione e volontà il proprio tempo e le proprie energie non disponendo di specifiche conoscenze circa la complessità di rapporti, norme giuridiche, regolamenti interni e, soprattutto, equilibri variabili che possono agitare negativamente o stimolare positivamente l’uno o l’altro Consiglio di classe.
Per tutte queste ragioni io mi permetterei di indicare al gruppo dirigente che si appresta a dare corpo e gambe a quanto le teste hanno prodotto nelle risoluzioni congressuali, una priorità: fare formazione a tappeto per tutti i dirigenti sezionali che si occupano di inclusione scolastica, utilizzando tutti i canali possibili per coinvolgere proprio tutti dal sud al nord e senza usare procedure da convegni, o da trasmissione dall’alto di contenuti meramente manualistici.
Buon lavoro al Presidente e alla nuova squadra che dovrà meritare non solo la fiducia degli elettori ma di tutti noi.
Girando tra le scuole di Napoli e provincia, di Silvana Piscopo
Autore: Silvana Piscopo