Superare le supposizioni, i luoghi comuni e i giudizi infondati: una ricerca dell'I.RI.FO.R . realizza una "fotografia" dello stato dell'inclusione scolastica dei disabili visivi
Ci sono voluti diversi mesi per raccogliere, ed altri ne occorreranno per esaminare ed elaborare, i dati dei 1.473 questionari, riferiti ad altrettanti allievi con disabilità visiva, inseriti, dalla scuola materna alla secondaria di II grado, nelle diverse scuole del Paese.
Abbiamo scelto come riferimento per la raccolta dei dati l'anno scolastico 2011/12: esattamente venti anni dopo l'a.s. 1991/92, quello al quale faceva riferimento l'indagine dell'Unione Italiana dei Ciechi dalla quale era scaturito il "Primo libro bianco sull'integrazione scolastica dei disabili visivi" questo, tra l'altro, ci permetterà anche alcuni confronti atti a valutare come si è venuto evolvendo il processo di integrazione in questi anni.
L'" INDAGINE CONOSCITIVA SULLA INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ VISIVA", della quale qui presentiamo una anticipazione dei primi risultati, voluta e coordinata dall'I.RI.FO.R., è stata realizzata grazie alla collaborazione dei Centri di documentazione tiflodidattica della Biblioteca Italiana per ciechi "Regina Margherita" e della Federazione delle Istituzioni pro Ciechi i cui responsabili hanno provveduto alla raccolta dei dati ed alla compilazione on line dei questionari di rilevazione.
I questionari, alla cui elaborazione stiamo provvedendo, racchiudendo informazioni su 1.473 bambini/ragazzi con disabilità visiva, sparsi nei vari ordini di scuola delle diverse regioni, riferendosi a circa il 50% dell'intera popolazione di disabili visivi presenti nelle nostre scuole, riteniamo rappresentino un campione significativo dello stato dell'inclusione dei nostri ragazzi.
Attraverso le oltre 600 possibili risposte del questionario, abbiamo cercato innanzitutto di conoscere la tipologia della disabilità visiva e la presenza di eventuali altre disabilità, di sondare i diversi aspetti del processo di inclusione: dalla composizione della classe, al numero di ore di sostegno e di assistenza scolastica o domiciliare, dagli ausili utilizzati , all'uso del PC, dalla capacità di lettura e scrittura in braille, al modo di avere i libri scolastici accessibili, dalla verifica del modo di redigere il P.E.I., a quella del livello di specializzazione dei docenti. Abbiamo poi cercato di comprender il grado di autonomia personale e di movimento, i rapporti con i compagni e gli amici, di come, i ragazzi con disabilità visiva, occupino il loro tempo libero, e molte altre cose ancora.Una messe di informazioni che stiamo elaborando e analizzando e che sarà oggetto di una futura presentazione.
Qui ci limitiamo ad anticiparvi alcuni dati riferiti alla tipologia e alla qualità della disabilità visiva, alla presenza di allievi con minorazioni aggiuntive e alla distribuzione dei ragazzi con disabilità visiva nei diversi ordini di scuola, come emergono dall'indagine, fornendovi le prime informazioni sulla qualità della "popolazione scolastica" dei disabili visivi inseriti nelle scuole. Il confronto dei dati rilevati attraverso l'attuale ricerca con quelli del 1992, ci consente inoltre prima "lettura comparata" dell'evoluzione del processo di inclusione scolastica in questi vent'anni.
Nella composizione della "popolazione scolastica" dei minorati della vista Il rapporto tra i due sessi è rimasto stabile: nell'anno scolastico 2011/12 come nell'a.s. 1991/92, il 57% sono ragazzi, mentre le ragazze restano minoranza al 43%.
Positiva la rilevante diminuzione della percentuale dei ciechi assoluti scesi al 30,6 % rispetto al 45% di vent'anni fa il che sommato al 25,6 % , di ragazzi con meno di 1/20 di visus, limita al 56,2 riducendo ( di quasi 11 punti, rispetto al 67% del 1992), la percentuale di coloro ai quali è necessario l'apprendimento del braille per ottenere una reale autonomia di lettura e scrittura. Relativamente a questo dato va detto che, nonostante il questionario prevedesse domande relative al residuo visivo calcolato anche sulla base del "danno perimetrico", le risposte in merito sono state in numero non significativo, tanto da evidenziare come questo metodo di valutazione della visione, nonostante la legge abbia più di dieci anni, non sia ancora entrato nell'uso corrente.
A colpire negativamente è il forte aumento in questi vent'anni di studenti con handicap aggiuntivi a quello visivo: essi costituiscono oggi il 43,3 %del campione, contro il 38 per cento del1992 , con un aumento di oltre il 5% .
Disaggregando il dato per tipologia di disabilità si evidenzia come l'incremento maggiore sia nel numero dei disabili con ritardo di apprendimento passati dal 22,5 % del 1992 al 34,6 %, del campione di oggi. Tale elevato incremento che porta a constatare come tra i ragazzi con disabilità visiva con altre minorazioni l'80% presenti difficoltà di apprendimento, trova una parziale giustificazione nel fatto che oggi ha ormai piena applicazione la sentenza 215, che nel 1988 ha aperto le scuole superiori a tutti i soggetti con disabilità, mentre i suoi effetti erano non ancora del tutto presenti nel 1992.
In forte aumento anche il numero dei ragazzi che aggiungono alla disabilità visiva disturbi del carattere passati dal 22,5 di vent'anni fa all'attuale 30,8 %; cresciuto invece di solo 1,4 % quello dei ragazzi che aggiungono alla disabilità visiva una difficoltà motoria. Segnaliamo infine la rilevazione nell'indagine attuale di un 7% di ragazzi che evidenziano disabilità uditive, in aggiunta a quelle visive (questo dato non era presente nella ricerca del 1992).
Interessante anche l'esame della distribuzione degli alunni nei vari ordini di scuola: nell'a.s. 1991/92 il 47,5% era nella materna ed elementare (45 nella elementare e 2,5 nella materna), il 30,5% nella media inferiore e solo il 22% nella superiore, nell'anno scolastico 2011/12 nella scuola per l'infanzia ed elementare troviamo il 51% del campione,( 10,4 nella s.i. e 39,6 nell'el) , il 23% nella secondaria di I grado ed il 26% nella secondaria di II grado.
Anche se apparentemente non troppo variate, analizzate più a fondo, le percentuali della distribuzione dei disabili visivi nei vari ordini di scuola in questi venti anni, inducono ad alcune considerazioni.
Per farlo è interessante esaminare l'andamento della percentuale media annua del numero di allievi con disabilità visiva presenti nei vari ordini di scuola, in rapporto alla media annua generale:
A.S. 1991/92
A.S. 2011/12
%
%/a
%/aG
DIFF
%
%/a
%/aG
DIFF.
SC.I.
2,5
0,83
6,25
-5,42
10,4
3,47
7,7
-4,23
S. Pr.
45
9
7,7
1,3
39,6
7,92
7,7
0,22
S.S.1 g
30,5
10,17
7,7
2,47
23
7,67
7,7
-0,03
S.S.2g
22
4,4
7,7
-3,3
26
5,2
7,7
-2,5
Dal confronto della colonna "%/a" (percentuale di allievi con disabilità visiva presenti nei singoli anni di corso dell'ordine di scuola ) e la colonna "%/aG" (percentuale di allievi con disabilità visiva presenti nei singoli anni i riferimento all'intero arco dell'istruzione) della tabella risulta con evidenza come la percentuale media degli alunni con disabilità visiva frequentanti la scuola primaria e la secondaria di I grado, negli anni si sia venuta stabilizzando: in questi ordini di scuola la percentuale è molto vicina a quella della media complessiva,soprattutto se il calcolo della media generale viene fatto escludendo dal conteggio gli alunni della scuola per l'infanzia. Ciò sta a significare che tra i due ordini di scuola il tasso di abbandono dei ragazzi con disabilità visiva inclusi tende a zero.
Mentre la scuola secondaria di II grado con l'incremento di ben 4 punti della percentuale media annua degli alunni inclusi, si è avvicinata alla media annua generale degli alunni con disabilità visiva frequentanti , evidenziando la notevole riduzione del tasso di abbandono (effetto anche questo della sentenza 215), la scuola per l'infanzia pur evidenziando la tendenza all'anticipo della scolarizzazione dei bambini con disabilità visiva, dimostrato dal forte incremento della percentuale dei bambini iscritti(oltre il 10%. Nel 2011, quadruplicati rispetto al 2,5% del '91), resta pur sempre quella ancora meno frequentata dai bambini con disabilità visiva: meno del 50% di quelli in età per potersi iscrivere.
E' questo un dato preoccupante perché fa capire come l'importanza di questa scuola, fondamentale per lo sviluppo psicomotorio del bambino, venga ancora oggi sottovalutata dai genitori.
Viceversa, proprio la scuola per l'infanzia sarebbe l'ambiente ideale per aiutare il bimbo a mettere le basi per una futura capacità di orientamento e per una buona autonomia personale, aspetti questi ultimi che vedremo essere ancora carenti nell'educazione dei disabili visivi.
Luciano Paschetta