Oggi celebriamo la festa della donna!
Un giorno nel quale siamo soliti donare mimose e fiori d’ogni genere per profumare l’aria e colorare il cammino di queste creature meravigliose che illuminano le nostre esistenze.
Ma fiori, regali, profumi e colori non bastano mai a rendere omaggio e giustizia della presenza silenziosa, della fatica, della sofferenza che le donne affrontano i 365 giorni dell’anno, spesso nella disattenzione, per non dire nell’indifferenza di noi uomini.
Donne impegnate nel lavoro, nelle fatiche domestiche, nella vita quotidiana punteggiata di esami continui, sovente umilianti, nei quali capacità e intelligenza sono trascurate e passano in secondo piano rispetto ad altre considerazioni più volgari e prosaiche, ad apprezzamenti dei quali non sappiamo nemmeno vergognarci quando invece dovremmo…
Insomma, doti e qualità dell’anima, dello spirito, della mente che vengono troppo di frequente ignorate nella donna, per dare spazio, invece, ai pensieri più sconci e offensivi che dovrebbero causarci rossore e vergogna al solo affiorare.
Donne che vivono la realtà giornaliera di una disuguaglianza di fatto, per quanto contrastata dalle leggi, dalle norme, dalle raccomandazioni ad adeguarsi alle buone prassi della parità, le quali, però, cadono spesso nel vuoto della insensibilità e nel vizio della inadempienza.
Quelle donne che di volta in volta vediamo come mamme, figlie, sorelle, amiche, confidenti, disponibili, brutte, belle, virtuose, puttane, appetibili, cacciabili, fattibili…
Quelle donne che, nonostante noi, hanno imparato a viverci accanto; che sanno sopportare la presenza di un compagno spesso distratto e disamorato, qualche volta perfino violento e padrone.
Quelle donne che sanno vivere in silenzio l’assenza di un compagno; sorelle della solitudine, eppure sempre presenti a se stesse negli atti quotidiani della vita.
Le donne che affrontano ogni giorno difficoltà e ostacoli, esami e giudizi, confronti e paragoni, dovendo tuttavia sommare alle tribolazioni personali le umiliazioni di una discriminazione diffusa di sesso e di genere. Discriminazione sempre in agguato nei luoghi di lavoro, nella vita sociale e familiare, nella politica e nelle istituzioni, tanto di più quando alla disuguaglianza di genere si aggiunge la presenza della disabilità.
Un fattore già di per sé causa di discriminazione e pregiudizio, la disabilità! Moltiplica i suoi effetti negativi sulla persona nel caso si tratti di una donna a esserne portatrice. Spesso infatti, per una donna con disabilità, alla discriminazione di sesso e di genere, si somma quella dovuta alla menomazione fisica, psichica o sensoriale e per aggiungere al danno la beffa, risultano ancora troppo frequenti i pregiudizi dei maschi con disabilità verso le donne nelle loro stesse condizioni.
Quali sono le proporzioni di presenza maschile e femminile negli organi dirigenti della nostra associazione e delle altre dedicate alla disabilità?
Nei nostri Consigli sezionali e regionali la presenza femminile non supera, in genere, il 20, 25 per cento e abbiamo soltanto due presidenti regionali donne su ventuno.
Con orgoglio dobbiamo però ricordare che le donne elette nel nostro Consiglio nazionale sono ben nove su venti e quelle presenti in Direzione sono tre su otto, con una proporzione quasi del cinquanta per cento in entrambi gli organi dirigenti associativi di livello più alto.
Per quanto a nostra conoscenza, nessuna donna è presidente di una delle grandi associazioni nazionali rappresentative della disabilità e appartenenti alle due federazioni FISH e FAND. Nel Comitato Esecutivo di FAND vi è soltanto una presenza femminile su sette associazioni e anche in FISH non mi risulta una situazione molto diversa e migliore.
Anche nel Forum Italiano della Disabilità, infine, la presenza femminile è ridotta a numeri minimi, sebbene ultimamente hanno trovato accoglienza e attenzione in quella sede i temi riguardanti la condizione femminile e la violenza di genere, soprattutto per impulso di European Disability Forum che ha prodotto documentazione specifica e rapporti particolareggiati per raccontare la situazione nei singoli Paesi d’Europa.
L’8 marzo, dunque, al di là di festeggiamenti e celebrazioni, ci consegna ancora una volta un panorama di squilibrio e di mancata uguaglianza tra uomini e donne in ogni aspetto della vita personale, familiare, sociale. Uno squilibrio che abbiamo il dovere di colmare con atti concreti e misure efficaci. Una disuguaglianza che le donne hanno il diritto di denunciare, richiedendone il superamento qui, ora e per sempre.
Facciamo in modo che la festa della donna sia onorata non soltanto l’8 di marzo, ma giorno per giorno, nella correttezza delle relazioni personali, nel rispetto dei sentimenti e del corpo di queste nostre compagne di vita e di lavoro che davvero dovrebbero rappresentare l’altra metà del cielo.
Ai fiori, ai complimenti e ai cioccolatini che siamo soliti distribuire a piene mani l’8 marzo proviamo finalmente ad affiancare anche il rispetto e la dignità che si devono alle donne tutti i giorni dell’anno in uno spirito di vera uguaglianza di genere come sarebbe giusto pretendere nella civiltà del terzo millennio.
Noi dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, come spesso accade, dobbiamo saper essere di stimolo e di esempio, in omaggio a quella Associazione di valori alla quale apparteniamo e che da un secolo segna in positivo la nostra storia e la nostra esistenza.