Il presidente Luciana Loprete ci parla della straordinaria esperienza vissuta dalla delegazione che sabato scorso ha visitato la famosa struttura, che costituisce un’eccellenza, relativamente alla promozione, a livello sociale e culturale, dell’interazione tra vedenti e non vedenti.
Curiosità, emozione, sorpresa, conoscenza: questi gli elementi che hanno connotato la straordinaria esperienza vissuta da una delegazione della Sezione UICI di Catanzaro, la quale sabato scorso ha visitato il polo tattile di Catania, un centro di eccellenza relativamente alla promozione, a livello sociale e culturale, dell’interazione tra vedenti e non vedenti, presupposto, questo, a una vera, piena e duratura integrazione. Una struttura, quella ubicata in un antico palazzo della celebre via Etnea, che, oltre a essere polo tattile, è museo, stamperia, laboratorio tiflodidattico e tiflotecnico, luogo d’incontro, col suo Bar al buio, giardino sensoriale. Perfettamente accessibile e aperta alle visite di scolaresche, delegazioni e di chiunque sia interessato al mondo e alle problematiche della cecità, questa struttura racchiude, nei suoi circa duemila metri quadrati, un insieme di siti che offrono la possibilità di usufruire degli accoglienti spazi ove studiare, conoscere, parlare, informarsi, trovando perfino contatto con la natura, nel verde del curatissimo orto botanico, con i suoi profumi, che offrono esperienze, anche olfattive, decisamente fuori dal comune. Un centro unico a livello nazionale ed europeo, pensato, come detto, per i non vedenti e anche per i vedenti, foriero di “meraviglia – spiega Luciana Loprete, Presidente della Sezione Territoriale di Catanzaro –; una meraviglia da toccare, da sentire, da fare, anzi, rifare propria: molto spesso neanche ci accorgiamo del mondo che ci circonda, avvertendolo come un aspetto scontato dell’esistenza, isolandoci dai nostri simili e fuggendo dalle bellezze che il mondo ci offre. Chi non vede, soprattutto chi non vede dalla nascita, corre il rischio di trovare sulla sua strada apatia, disperazione, sofferenza, vulnerabilità relazionali, finendo per chiudersi in se stesso, oppure rifugiandosi, nel caso di cecità sopraggiunta, in ricordi destinati a sbiadirsi: ecco, queste strutture costituiscono una garanzia per l’esistenza del cieco, una porta sul mondo, un ponte verso le sorelle e i fratelli che camminano insieme con noi. Strutture che sono strumento di sensibilizzazione sociale, in grado di dare, a noi ciechi, speranza e coraggio rispetto alla lacunosa consapevolezza, in seno al consesso civico, di ciò che comporta la cecità per chi vuole esprimere la propria personalità, per un bambino che vuole giocare e imparare a stare al mondo. In questo senso, la consapevolezza di poter contare su eccellenze come il polo tattile catanese, va a colmare quel senso di vuoto che spesso si accompagna al buio, riempiendo i nostri attimi di gioioso stupore per quello che impariamo, sentendoci invogliati a imparare di più, a conoscere, a sperimentare l’umanità che ci circonda, a respirare quel senso di soddisfazione che l’esperienza della vita può regalare. Nel momento in cui noi andiamo a toccare le riproduzioni di quello che l’ingegno umano è riuscito a realizzare, noi afferriamo il senso dell’esistenza, del nostro essere parte dell’immanente; nel momento in cui noi riusciamo a vedere con le mani, cercando di comprendere le caratteristiche, la natura, la funzione di ciò che stiamo toccando, noi riusciamo a capire la multiforme complessità della realtà; e nel momento in cui siamo giunti a Catania, noi abbiamo iniziato a pregustare tutto ciò, tutta la copiosa riserva di conoscenza da cui avremmo potuto attingere, grazie anche alla professionalità degli operatori che animano questo centro di promozione esistenziale. E le nostre attese non sono state certo deluse: i materiali, a cui ci siamo accostati, e le spiegazioni, che ci hanno accompagnato, hanno svelato, alla nostra curiosità, tecniche di costruzione, architetture, tendenze, gusti, bellezza. Sentire con le nostre mani, solo per fare un esempio, la stupefacente e fiabesca conformazione di Piazza San Pietro, fedelmente ricostruita in scala, con la Cupola, il colonnato, gli spazi, è stato emozionante; viaggiare con la mente e con le dita lungo i secoli e tra i luoghi più incantevoli del mondo, dalla Roma imperiale all’antico Egitto, è stato bello. Sì, immaginare, attraverso la forma, la grandezza di tutto questo, è stato sublime, e ci ha lasciato dentro un senso di appagamento, di felicità, di serenità: quella serenità derivante dalla consapevolezza che, anche per noi ciechi, vivere il mondo, con le adeguate strutture e gli opportuni ausili, è possibile, ed è bellissimo. Bellissimo come lo spaccato della Sicilia, che ci è sembrato di scorgere, attraverso la riproduzione di palazzi stupendi, o come il plastico della Sagrada Famiglia, con la sua commistione di stili, oppure come il modello tattile che riproduce la Moschea Blu: perfetta, di una perfezione che si alza verso il firmamento per toccare, col suo portento, le corde dell’emozione. Quell’emozione che sabato, a Catania – ha concluso il presidente Loprete – abbiamo abbracciato, nella sua magia”, in quella magia che trova fonte nell’impegno e nell’intelligenza, in quella che guida i nostri passi verso lidi sempre nuovi.