Catanzaro – Il Cane guida: luce dell’individuale volontà e portatore di piena umanità e libertà, di Pierfrancesco Greco

Autore: Pierfrancesco Greco

Autorevoli partecipazioni e interessanti contenuti al convegno “Cane Guida: Risorsa, Strumento, Amico ma soprattutto Compagno per la vita”, organizzato dalla sezione provinciale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Catanzaro, guidata dalla Presidente Luciana Loprete, e tenutosi lo scorso 11 ottobre presso la Cittadella Regionale di Germaneto. Tra i relatori, presente la dottoressa Annamaria Palummo, Consigliere Nazionale dell’UICI.

Un’atmosfera particolare, quella che si respirava lo scorso 11 ottobre nella Sala Verde della Cittadella Regionale di Germaneto, nei pressi di Catanzaro: del resto, non è qualcosa di consueto registrare, in quegli austeri ambienti, in cui le massime istituzioni regionali adempiono ai loro compiti, la presenza di tanti cani insieme; già, cani… però non cani qualsiasi, bensì alcuni bellissimi esemplari di cani guida, colà convenuti, insieme con coloro i quali ogni giorno affidano la loro vita alla straordinaria capacità di accompagnamento e adattamento di questi quadrupedi, in occasione di un interessantissimo convegno, ivi svoltosi nella mattinata del summenzionato giorno, dedicato, nell’appropinquarsi dell’XI Giornata Nazionale del Cane Guida, proprio a loro. “Cane Guida: Risorsa, Strumento, Amico ma soprattutto Compagno per la vita”: questo il tema del simposio in questione, promosso dalla sezione provinciale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Catanzaro, guidata dalla Presidente Luciana Loprete, la quale ha brillantemente coordinato, insieme con Domenico Gareri, i lavori, introdotti da un sintetico ed efficace videomessaggio, inviato dal Presidente Nazionale dell’UICI, dottor Mario Barbuto. Lavori, che, grazie ai contributi di autorevolissimi relatori, quali Annamaria Palummo, Consigliere Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Giuseppe Terranova, Presidente della Scuola Cani Guida “Helen Keller” di Messina, Fabrizio Zingale, Direttore della appena citata Scuola messinese, e Annunziato De Nisi, Consulente Legale dell’UICI Calabria, si sono rivelati copiosi di contenuti e spunti di riflessione, in ordine alla funzione, tutelata dalla legge n.34/1974, che sancisce il diritto al cane guida di entrare liberamente in ogni esercizio pubblico, di quest’amico, per l’uomo e per tanti ciechi e ipovedenti; un amico, delle cui caratteristiche s’è avuto un piccolo saggio al termine del convegno, quando, nel piazzale antistante alla Cittadella, ha avuto luogo una dimostrazione pratica di addestramento, a cura degli istruttori Franco Impollonia e Francesco Cucinotta. Un amico, si diceva prima, a proposito del cane guida, che diventa compagno, «i cui occhi – ha asseverato, con aulica lucidità, la dottoressa Palummo – arrivano a illuminare il desiderio di libertà albergante nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli ciechi e ipovedenti». «In effetti – ha evidenziato in proposito l’avvocato Giuseppe Terranova – il cane è un Compagno di libertà. Quella libertà che fu la stella polare di Helen Keller – la scrittrice e attivista statunitense (1880-1968), sordo-cieca dall’età di 18 mesi, infaticabile paladina dei diritti dei disabili e pioniera dell’utilizzo del cane guida –, il cui percorso esistenziale costituisce il più fulgido esempio di vita spesa proficuamente, volando oltre la disabilità. È, perciò, molto significativo che un centro preposto alla formazione dei cani chiamati a donare la libertà alle nostre sorelle e ai nostri fratelli, porti il suo nome: un centro che, con la sua attività, oltre a onorare la memoria di questa donna eccezionale, vuole essere uno sprone a seguirne il modello. Tutto questo si concentra in quella struttura, in quella scuola, frutto di fatica, impegno e perseveranza e in cui si cerca di dare concretezza a quello che è il sogno di tanti non vedenti: un sogno di libertà, di autonomia, di piena realizzazione individuale. E tutto, grazie al cane, che da noi viene addestrato affinché sia sempre pronto ad assecondare le esigenze del cieco. Ripeto, è un vero compagno di libertà, plasmato da personale qualificatissimo in quella che non è solo una scuola di cani guida, ma un sistema di servizi finalizzato all’autonomia dei non vedenti, al soddisfacimento dei loro desideri, al godimento di una vita libera dalla solitudine e dall’immobilità cui la disabilità spesso si accompagna. La scuola fa tutto questo, e lo fa anche bene. È opportuno, però, che la politica faccia il proprio dovere, sostenendo quest’opera. E, in questo senso, mi riferisco alla buona politica, che deve essere capace di sostenere il nostro operato, destinando fondi adeguati, unicamente finalizzati a quei servizi grazie a cui è possibile superare ogni forma d’isolamento e marginalizzazione. Un’opera, quella della scuola, che converge verso quelli che sono gli obiettivi dell’UICI: l’istruzione, il lavoro e l’assistenza sociale; e se l’istruzione e il lavoro sono quei fattori che concorrono a rendere i ciechi uguali, garantendo dignità, e quindi inclusione, ovvero valorizzazione dell’individuo, in cui matura il miglioramento della società, l’assistenza sociale cui facciamo riferimento noi è quella che non mortifica la persona, ma la valorizza, esaltandone l’unicità. L’auspicio, il mio auspicio, è che questa giornata del cane guida, fortemente voluta anni fa dal sottoscritto, e a cui sono, perciò, fortemente legato, lasci un segno nel cuore dei cittadini di questa bella Regione». Regione Calabria, che è stata rappresentata istituzionalmente dal Vicepresidente della Giunta regionale Antonio Viscomi, il quale ha arricchito lo svolgimento del convegno con un breve ma apprezzato intervento, inerente al ruolo che la politica deve avere nella definizione di adeguate misure volte ad agevolare l’integrazione sociale, a cui è seguito un indirizzo di saluto del Presidente Regionale dell’UICI Calabria Pietro Testa, attento nel porre l’accento sulla necessità di favorire una collettiva presa di coscienza circa l’utilità di questo tipo di cane, «un soldato», secondo la calzante immagine usata dalla presidente Loprete per descriverne le peculiarità. Peculiarità, che, nel tempo, hanno determinato un crescente ricorso al cane guida, che, certamente, fu fortemente incentivato dall’opera di Helen Keller, la quale, nel luglio del 1937, mentre era in visita presso la Prefettura di Akita, in Giappone, mostrò particolare interesse per la razza canna Akita Inu, la stessa di Hachiko il celebre cane giapponese, divenuto famoso per la sua sconfinata fedeltà verso il padrone, chiedendone un esemplare: un mese dopo, la popolazione gli fece dono di Kamikaze-go, un cucciolo di Akita Inu che tuttavia morì di lì a poco. Così, nell’estate del 1939, il governo giapponese le regalò Kenzan-go, fratello di Kamikaze, con le seguenti parole ricordato da Helen sull’Akita Journal: «Se mai è esistito un angelo con la pelliccia, quello era Kamikaze. So che non otterrò mai più la stessa tenerezza da un altro animale. I cani Akita hanno tutte le qualità che mi attirano – gentilezza, socievolezza e lealtà». Quella gentilezza, quella socievolezza, quella lealtà che oggi gli addestratori riescono a plasmare anche in altre razze, rendendo, come asserito dalla dottoressa Annamaria Palummo durante l’esposizione, a braccio, della sua articolata relazione, dal taglio spiccatamente sociologico, elaborata sul tema “Il Cane Guida: una presenza amica sui sentieri della vita”, «questo cane uno strumento di accesso alla vita, un faro nel cammino della vita; un mezzo che lega il non vedente alla realtà immanente del quotidiano, del lavoro, della socialità, degli affetti, delle passioni, del tempo libero, di tanti aspetti punteggianti la nostra essenza umana. Nonostante ciò, in Calabria quella del cane guida è una pratica ancora poco diffusa, diversamente da altre zone d’Italia, ove molti dei nostri associati ciechi e ipovedenti, utilizzano quest’animale, questo bellissimo animale per addivenire a quella dimensione di autonomia in cui tutti noi troviamo la nostra piena compiutezza. E, afferentemente a questa dimensione, il cane guida è attore fondamentale, perché il cane, com’è stato diffusamente illustrato e mostrato durante i lavori di questo bellissimo convegno, organizzato dalla presidente provinciale dell’UICI di Catanzaro Loprete, è un simbolo di accesso, è un meccanismo attivo di azione e interazione, è un portatore di conoscenza, il quale offre la sua vita di essere vivente, che cammina e scruta, al non vedente, affinchè questo possa accedere alle possibilità, ai momenti, agli attimi che questa nostra vita ci offre continuamente. Ma questo non si ottiene da un giorno all’altro; la strada che conduce il cane a diventare una guida è, infatti, lunga, non semplice e tutto l’addestramento che egli riceve è finalizzato a rendere possibile l’accompagnamento del non vedente in sicurezza lì dove quest’ultimo vuole andare, sui sentieri della vita, appunto: quindi, camminare, fare le faccende, imboccare una direzione. E questa non è una cosa banale; è una cosa eccezionale, perché in questo legame che si viene a determinare tra cane e non vedente, si fonda un elemento intimo, come quello proprio dell’amicizia tra essere vivente che guida ed essere vivente che viene guidato, con l’elemento dell’assistenza, che è un elemento anche sociale, di valenza sociale, di socializzazione, d’integrazione e, noi diciamo, anche di cultura: l’accompagnamento di un non vedente da parte del cane è, soprattutto in certi contesti, un fatto culturale nuovo. Un vettore di cultura, che ci deve dare forza, come UICI e come esseri umani, nel confutare un’ancora diffusa pseudocultura, la medesima in cui trovano spazio spiacevoli casi di discriminazione, con cani guida che spesso non vengono accettati all’interno di strutture pubbliche. Una circostanza, questa, sgradevole, inaccettabile, da superare definitivamente, non solo alla luce della legge che tutela il rispetto della funzione sociale del cane guida, consentendo il suo accesso in ogni luogo, ma anche in ossequio a quella dimensione umana, di cui parlavo poc’anzi; quella dimensione umana inerentemente alla quale la nostra esistenza assume concretezza; quella dimensione umana che è la vita stessa; quella dimensione umana che è fatta di relazioni, di emozioni, di amicizie; quella dimensione umana che anche il cane guida, questa fedele presenza amica, concorre a sublimare; quella dimensione umana, in nome della quale mettiamo in campo tutte le nostre forze, nell’atto di interfacciarci quotidianamente con la Società, sia essa società civile, nel cui ambito cerchiamo di dare linfa al processo di crescita culturale summenzionato, sia essa società politica, quella politica alla quale ci rivolgiamo, con la serenità del dialogo, ma anche con la determinazione della rivendicazione, affinché ci siano riconosciuti e garantiti gli strumenti congrui al perseguimento del nostro sogno di compiuta integrazione. Un sogno, che è un obiettivo, è, insieme, un assunto valoriale, capace di spazzare via le subculture che rendono il non vedente un alieno dal consesso sociale, allontanandolo dalla propria autonomia, dalla libertà e, quindi, dalla sua autentica espressione d’individuo, di cittadino con diritti e doveri. Dobbiamo, perciò, stigmatizzare sempre ogni comportamento negativo e, in questo senso, la Giornata Nazionale del Cane Guida è un simbolo; un simbolo per riaffermare che anche noi ci siamo, che anche noi viviamo, che anche noi amiamo la bellezza di questa vita, in cui vogliamo camminare, con quella sicurezza luminosa, con quel fraterno calore che ci conduce nella gioia del cuore». Quella gioia del cuore, da garantire con una continua attività di dialogo, di proposta, di denuncia e di controllo, in ogni settore della vita associata, come hanno avuto modo di riaffermare anche gli altri relatori; e se l’avvocato Annunziato De Nisi ha esaustivamente focalizzato l’attenzione sulle fattispecie giuridiche connesse alla pratica dell’assistenza da parte del cane guida, il dottor Fabrizio Zingale, ha, invece, posto in primo piano «il senso civico» relativo a tutto l’orizzonte proprio del processo integrativo, trovante nel cane guida un alfiere primario, in grado di abbattere quelle barriere che, troppo spesso, riducono la nostra realtà a un insieme di individualità frammentato da differenze che, in realtà, non esistono, se non nella poca conoscenza che ognuno di noi ha dell’altro. Eppure, basterebbe poco per capire la straordinaria natura della nostra umanità; basterebbe poco per comprendere che, come scrisse Helen Keller, «Noi tutti, vedenti e non vedenti, ci differenziamo gli uni dagli altri non per i nostri sensi, ma nell’uso che ne facciamo, nell’immaginazione e nel coraggio con cui cerchiamo la conoscenza al di là dei sensi».
Pierfrancesco Greco

relatori del seminario

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