Sport – Rally Italia Talent: straordinario risultato di un Navigatore Ipovedente

Francesco Cozzula, 36 anni di Osilo (SS), ha realizzato il suo sogno: lui, ipovedente, ha vinto la categoria Navigatori Over 35 della seconda edizione di Rally Italia Talent e come premio parteciperà da Navigatore ufficiale al prossimo Rally 2 Valli a Verona (9/11 Ottobre), gara valida per il Campionato Italiano Rally, con una Peugeot 208R2 della Romeo Ferraris al fianco di Massimo Beccari, altro vincitore di Rally Italia Talent tra i Piloti Over 35.
L’ipovisione è quella condizione di riduzione permanente della funzione visiva che non permette a un individuo il pieno svolgimento della sua attività di relazione, la conduzione di una normale attività lavorativa, il perseguimento delle sue esigenze ed aspirazioni di vita.
Il sogno di Francesco è sempre stato quello di correre come Navigatore nei rally, ma con la sua disabilità visiva, leggere il radar e le note del percorso al Pilota rappresentava uno scoglio molto difficile da superare,  ma Francesco ci è riuscito grazie alla sua grande passione sportiva e alla sua immensa forza di volontà.
Ha superato molteplici difficoltà, lui navigatore ipovedente, dal rilascio della Licenza a essere accettato come Navigatore, a confrontarsi con altri 800 aspiranti Navigatori nelle Selezioni di Rally Italia Talent.
Ha affrontato con successo le Selezioni e la Semifinale, quindi è arrivato alla Finale dove ha vinto la classifica Navigatori di Rally Italia Talent Over 35, non certo per la sua disabilità, ma solo perché è stato davvero il migliore su oltre 800 iscritti nella categoria Navigatori.
Chiarcossi, D’Amore, Fappani, Pirollo, Scattolin i suoi Esaminatori, tutti Navigatori professionisti, lo hanno scelto all’unanimità e ha finalmente coronato il suo sogno
Francesco deve essere preso ad esempio per la sua grande lezione di vita, crederci sempre, mollare mai, da tanti ragazzi che vogliono iniziare a correre nei rally, ma non solo.

Sport – Alla Fiorentina BXC la Coppa Italia 2015 di baseball per ciechi

Si è svolta a Sasso Marconi (BO), il 4 ottobre 2015,  la fase finale della Coppa Italia di baseball per ciechi.

In mattinata i Lampi Milano si sono imposti 6 a 0 contro gli Allblinds Roma (da segnalare due fuori campo del milanese Bara Mbacke Dieng).

Successivamente la Fiorentina BXC si è imposta 8 a 1 sui Blue Fire Cus Brescia.

 

La finale, che si è disputata nel pomeriggio, è stata  molto combattuta ed equilibrata e ha visto i fiorentini superare  8 a 6 i Lampi Milano (da segnalare un fuori campo dei nostri giocatori Claudio Levantini e Bara Mbacke Dieng).

 

Sport – Ai Thunder’s Five Milano la Coppa Regione Lombardia-trofeo Kales

Si è svolta sabato 3 ottobre, presso il campo Kennedy di Milano la terza edizione della Coppa Regione Lombardia-trofeo Kales  di baseball per ciechi.

Si sono affrontati in un doppio incontro di 5 riprese i Thunder’s Five Milano e i Patrini Malnate.

La formazione milanese vincendo entrambi gli incontri (2 a 0 e 4 a 0) ha vinto il Trofeo.

 

Sport – Il BXC alla “conquista dell’America”

Prosegue l’opera di diffusione del BXC, il baseball per ciechi, dei giocatori non vedenti Matteo Briglia (Lampi Milano) e Ada Nardin (Allblinds Roma) che da alcuni mesi  si sono trasferiti negli States  e che nei giorni scorsi sono stati raggiunti dal coach dei Thunder’s Five Milano Lorenzo Vinassa De Regny.

 

Lo scorso 30 settembre, nella splendida palestra della Scuola per Ciechi di Pelham Parkway, nel Bronx, a New York, i nostri 3 ambasciatori hanno condotto un’interessante e partecipata dimostrazione del baseball giocato da ciechi.

 

Sul nostro sito: http://www.gsdnonvedentimilano.org/press/2015/p20151002ba.aspx  potete leggere un breve resoconto.

 

 

 

Sport – Anche il GSD arriva su Facebook!

Il GSD Non Vedenti Milano ONLUS? Mi piace!

E’ vero, il nostro gruppo sportivo è incredibile, sprintosissimo, movimentatissimo e superallenante! E’ vero, siamo in tanti e siamo tutti pronti a muoverci, sperimentare, fare e disfare; è vero, perché negarlo, siamo fantastici!
Siccome però non possiamo proprio uscire per strada e urlare alla gente…. “MI PIAAACEEEE!” Si sa mai, chi non sa potrebbe guardarci strano…. Sorriso. Ecco che adesso possiamo comunque urlarlo, sulle pagine di Facebook!
Da questa settimana chiunque potrà seguire le avventure del nostro gruppo in diretta, commentare gli articoli che raccontano le nostre
avventure, insomma partecipare ancora più attivamente alla vita
associativa del gruppo.
Cosa aspettate? Non siete ancora andati a vedere? Su Facebook adesso ci siete anche voi insieme a noi!

Cosa aspetti?!? Visita la nostra pagina FB:
https://www.facebook.com/GSDNONVEDENTIMILANO

“Il Rinascimento oltre l’immagine”. Il mio ricordo, di Lorenza Vettor

Autore: Lorenza Vettor

E’ venerdì 18 settembre. La sveglia suona alle 6 del mattino. Mi alzo felice perché so già che la giornata che mi aspetta sarà molto speciale: devo andare al Museo Omero di Ancona per vedere la mostra “Il Rinascimento oltre l’immagine”.
Il mio sarà un lungo viaggio: parto da Udine con Marco, un amico che conosce l’”Omero” solo di nome. “Vieni con me alla mostra?”, gli domando qualche giorno addietro e lui, entusiasta, accetta il mio invito. Le ore di viaggio sono parecchie, ma non m’importa.
Amo l’arte da quando, alunna di seconda media, chiesi qualcosa alla mia professoressa sugli stili romanico e gotico e lei mi rispose: “Non è necessario che tu capisca, basta che mi impari a memoria ciò che sta scritto sul libro e l’interrogazione andrà bene!”. Se avessi ricevuto uno schiaffo, mi avrebbe fatto meno male… Conosco il Museo Omero da alcuni anni e quando posso ci torno sempre molto volentieri. Se potessi, darei ad Aldo Grassini e Daniela Bottegoni una medaglia: sono stati loro due a volere questo museo, poiché l’arte deve essere di tutti e per tutti, anche di chi, come noi, non può guardarla con gli occhi ma con le mani. Già, perché anche “vedere” un’opera col tatto suscita forti emozioni: basta concentrarsi su quello che si sta toccando, ascoltarsi dentro e lasciarsi andare. Non è poi così difficile…
Sono le quattro del pomeriggio. Io e Marco arriviamo presso la Mole Vanvitelliana, la sede dell’”Omero” da poco più di un paio d’anni.
Prima d’ora non ci ero mai andata. Sento da subito che mi trovo in un luogo magico, dove lo spazio e il tempo non hanno posto: sembra di stare in un’altra dimensione… All’entrata ci accolgono le due ragazze che ci faranno da guide alla mostra: sono simpatiche, cordiali, spigliate e da subito mi sento come se le avessi conosciute da sempre…
Entriamo e troviamo la prima statua che ci aspetta: si tratta di un “Oratore” in terracotta. Noto subito la capigliatura imponente “a scodella”, le rughe sulla fronte e sotto gli occhi, la bocca aperta
nell’atto di parlare… “Chissà quante cose mi racconterai”, gli sussurro… Poi arriva anche la musica: un coro rinascimentale che suscita in me il senso della purezza, della sobrietà, della solennità.
Le note alte mi fanno immaginare dei monaci in una chiesa del ‘400 che con le loro soavi voci innalzavano la loro anima a Dio. Mi sento pervasa da un moto di ammirazione per quegli uomini e rifletto… Quanto mi sento vicina a loro, ma lontana da quel Dio che sento spesso troppo al di sopra di noi… Ma è lui ad essere così al di sopra di tutto, oppure sono io che non mi fermo abbastanza a cercarlo ed ascoltarlo?
Sono talmente presa da questa domanda che non mi accorgo che nella stanza aleggia un profumo intenso e pungente. E’ una delle guide che mi riporta al qui ed ora, domandandomi se riconosco quell’odore. Ho un attimo di esitazione: quella fragranza mi è familiare, però non riesco a ricordare di che si tratta… “La si ripone spesso nei cassetti della biancheria”, mi suggerisce la guida. “Ma certo – faccio eco io – lavanda!”. La uso anch’io, proprio come facevano le donne del Rinascimento: certe abitudini non conoscono lo scorrere del tempo…
La visita prosegue. Adesso mi trovo a “guardare” la “Donna con cornucopia”. Avverto subito la ruvidezza del marmo in diversi punti della scultura: mi piace quel ruvido, che mi fa pensare a qualcosa di perfetto ma non troppo, di finito ma non abbastanza, di sublime ma anche di terreno… Le mie mani scorrono libere sulla superficie e colgono la proporzione e l’armonia delle forme, la ricchezza dei particolari la maestosità e la semplicità dell’opera… Mi sembra quasi di sentire lo scorrere dell’acqua, il canto degli uccelli, il richiamo di quella natura dalla quale tutto proviene ed alla quale tutto ritorna e che noi uomini, dotati di ragione e d’intelletto, troppo spesso sappiamo solo violare, in nome del progresso e del nostro egoismo. E mentre indugio sulla scultura, mi viene in mente quel meraviglioso “Cantico delle creature” scritto da quel Francesco di Assisi che seppe creare fra l’uomo e la natura un tutt’uno pieno d’amore e di armonia. Quanto dovremo tornare indietro, rifletto mentre proseguiamo nel nostro cammino…
Giungiamo ad un “tondo” raffigurante una “Nobildonna”. La superficie è liscissima come il marmo ma non fredda, a differenza di questo.
Domando alla mia guida di che materiale è fatta l’opera e lei mi spiega che si tratta di terracotta invetriata. Non avevo sentito mai parlare di quel materiale… Le linee del volto sono ben evidenti al tatto e mentre lo osservo vedo una donna dai lineamenti dolci e marcati, forti e decisi, essenziali eppure completi. Niente è superfluo e fuori posto: tutto quello che ci deve essere c’è, niente di più e niente di meno. Immagino di avere di fronte a me quella gran dama che mi raffiguro dal carattere forte e impetuoso, sensibile e duro, severo e giusto. Vedo in lei una perfetta capofamiglia e una grande leader… “Chissà com’era veramente”, mi chiedo. E concludo che infondo il bello di un’opera d’arte è che ognuno di noi ci mette del suo e la fa propria.
Ci fermiamo di fronte ad un’altra donna, questa volta scolpita nel legno. E’ l’”Annunciata”. Il legno è rovinato in più punti, ma anche in questo – io credo – sta la bellezza di un materiale che è vita e che come la vita risente dell’inesorabile scorrere del tempo. La scultura manca delle braccia che – mi racconta la guida – le furono tolte per agevolarne la vestizione (dopo la Controriforma – prosegue ancora la guida – le sculture sacre venivano ricoperte di ricche vesti per renderle più umane agli occhi dei fedeli). “Nulla è perfetto”, penso fra me e me: infondo la realtà è proprio così. Il legno è sapientemente scolpito, si sentono molto bene le pieghe della lunga veste, la rotondità del grembo appena accennata, i tratti dolci del volto, l’elaborata capigliatura. E mentre la osservo un’emozione mi coglie: quella dell’essere madre… E ripenso all’attimo in cui fui certa di aspettare un figlio: lo seppi ancor prima di avere i risultati delle analisi: certe cose si sentono e non hanno bisogno di spiegazioni né di conferme… L’”Annunciata” è bellissima: mi piace così tanto che ci ritornerò prima di lasciare la mostra, inviandole un bacio, ma solo col pensiero. “Arrivederci, Madre dolcissima”, è stato il mio saluto.
Dal legno passiamo al bronzo. Ci sono molte opere, tutte di piccole dimensioni e tutte ricchissime di particolari. “Come avranno fatto quegli artisti a creare lavori così perfetti in spazi così minuscoli?”, mi domando. Soprattutto mi colpisce un calamaio: le punte delle chele del granchio che schiaccia una rana sono affilatissime… e della consistenza di uno spillo. Dubito che le nostre moderne stampanti 3D saprebbero creare oggetti meravigliosi come questi. Dalle sculture passiamo ai dipinti, resi accessibili anche a chi non vede dagli operatori del Museo grazie al sistema a microcapsule. Il risultato è di un materiale che sembra quasi velluto e che trovo molto gradevole al tatto. Il bello traspare anche da cose come queste… Ecco, allora, la “Donna con colomba”, dai contorni semplici e ben delineati. Guardandola, penso ad una fanciulla allegra, spensierata, innamorata della natura e della vita, proprio come quella “donzelletta che vien dalla campagna in sul calar del sole”. “infondo, Recanati non è poi molto lontano da qui”, penso mentre affiorano alla mente i molti ricordi di scuola…
Dipinti e sculture si succedono, dal primo piano passiamo al secondo piano della mostra, dove la lavanda cede il posto allo zenzero, mentre siamo sempre accompagnati dalle solenni note del coro. Le ore trascorrono senza che io me ne accorga. Sono passate le 18 e la visita volge ormai al termine. Arriviamo all’ultima scultura: la “Madonna in trono con bambino”. Quando la guida mi dice che è di Donatello, quasi mi sento mancare… Toccare quella terracotta e pensare che fu proprio quel grande artista a scolpirla giorno per giorno nella sua bottega… Che emozione! Le parole non riescono a descriverla… Mi concentro sull’opera.
“Non vedo una Madonna col Bambino Gesù, ma una mamma qualunque con un figlio qualunque”, dico alla guida. Le mie mani vedono non una donna che adora il figlio di Dio, ma una mamma che ama la sua piccola creatura.
Vedono quel legame che come un filo sottilissimo, impalpabile, perenne, unisce così profondamente colei che mette al mondo e colui che viene alla luce… E’ impossibile non commuoversi… Qualche lacrima mi sale agli occhi, ricordando che proprio il giorno prima, il mio più grande tesoro è diventato maggiorenne…
Con le nostre guide, io e Marco scendiamo le scale per avviarci all’uscita.
Sono contenta di essere venuta alla mostra; avrei voluto tornarci un’altra volta per guardare con calma di nuovo tutte le opere da sola per fissare per iscritto, come in un diario, ogni emozione, ogni
sensazione… So che non ce la farò… Vorrà dire che sarà per la prossima occasione.

Lorenza Vettor

Sport – I risultati dei Campionati Societari FISPES di atletica leggera

Sport – I risultati dei Campionati Societari FISPES di atletica leggera

Si sono disputati a Casalmaggiore, il 26 e 27 settembre, i Campionati Italiani Paralimpici di Società Assoluti e Promozionali 2015.
Il nostro Gruppo Sportivo ha conquistato il sesto posto in campo femminile.
Di seguito il dettaglio dei tempi conseguiti dai nostri giovani atleti:

100 metri
Gaia Rizzi Rizzi 17.73, Laura Tosetto 18.08, Luca Di Francescantonio 17.00 e Mirko Di Francescantonio 17.21.

200 metri
Dei cassi , Ciao. Gare finite. Giornata uggiosa e un po’ d pioggia.
Gaia Rizzi 37.51 e Laura tosetto 38.28.

Sport – Quando si dice campione

Sabato 19 settembre 2015 a Roma, Matilde Lauria, (una non vedente assoluta), si è laureata Campione d’Italia di JUDO per la categoria 66 kg.
L’ASD Non ed IpoVEDenti Napoli, presenta la sua campionessa.
Ha 48 anni, ma ha ancora tanto da dare allo sport .
La nostra associazione sportiva è affiliata alla FISPIC Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e ciechi.
La base dei praticanti la specialità del JUDO a livello federale è piuttosto esigua, anche se si nota un certo risveglio di adesioni negli ultimi mesi.
Matilde ha perso la vista in modo graduale ma, affronta la nuova condizione con tantissimo coraggio. Sportiva da sempre, non ha permesso che la cecità la bloccasse nella sua grande passione: il JUDO. Mamma di 3 figli, riesce a conciliare le esigenze familiari e quelle della pratica sportiva.
Ella Si allena con la guida severa del maestro Gennaro Muscariello, che continua a pretendere da lei un impegno assoluto; “nello sport”, dice il maestro, “nessuno ti regala niente e per essere al vertice, si deve lavorare al massimo e l’età può non essere un problema”.

Firma Digitale accessibile di Poste e breve storia, di Nunziante Esposito

Autore: Nunziante Esposito

Con sviluppi molto repentini, anche noi disabili visivi possiamo usufruire, in modo sempre più appropriato, delle nuove tecnologie. E questo, ci aiuta tantissimo a vivere molto meglio la nostra disabilità.
A tal proposito, vedi tutti gli apparecchi mobili di nuova generazione quali tablet e smartphone, che ci consentono di portare in tasca uno strumento che, praticamente ci consente di fare tutto quello che fanno tutti: email, navigazione internet, chattare, usare applicativi di ogni genere per farsi aiutare nel quotidiano, quali previsioni, letture di documenti cartacei, eccetera, oltre ovviamente alla possibilità di telefonare ed usufruire degli SMS ormai quasi in disuso.
Di contro, uno strumento giuridico molto importante e che sarebbe dovuto essere già di per se accessibile, proprio per i disabili visivi ed il guadagno di autonomia che consente, ha avuto vicissitudini molto controverse: il dispositivo di Firma Digitale.
Questo strumento già obbligatorio per tutti i professionisti dal 2007, quali Notai, Avvocati, Ragionieri, Fiscalisti, eccetera, a breve dovrebbe essere reso obbligatorio anche per tutti i cittadini, nell’ottica dell’informatizzazione prevista dall’agenda digitale del nostro attuale Governo.
Al di là della obbligatorietà o meno di questo importante strumento giuridico, per noi disabili della vista, questo è uno strumento che ci fa fare un salto di qualità nella privacy mai avuto prima. Infatti, con questo strumento abbiamo la possibilità di firmare qualsiasi atto giuridico senza avere bisogno di testimoni. Insomma, abbiamo la possibilità di leggere personalmente un documento, e solo quando si è certi di quello che stiamo per firmare, possiamo apporre la firma indelebile al documento, come se apponessimo una firma autografa.
E’ chiaro che per poter usare questo strumento giuridico è necessario dotarsi del dispositivo e saper usare un computer.
Personalmente, nell’ambito delle attività della Commissione OSI, mi occupo dell’accessibilità del dispositivo di Firma digitale Accessibile dal 2003, quando la nostra Unione, tramite l’IRIFOR, decise di mettere in campo un gruppo di esperti per tutelare i disabili visivi dai problemi di accessibilità.
L’intento, ovviamente, era quello di far comprendere ai Gestori di questo strumento informatico quali erano i problemi di accessibilità che dovevano far risolvere dai loro programmatori.
Inutile dire che, nonostante la “Legge 4/2004”, detta anche “Legge Stanca”, imponesse già dal 2004 l’accessibilità per software, dispositivi e navigazione Internet, tutti i dispositivi di firma digitali risultarono inaccessibili. Fin dai primi mesi di lavoro, il GDL IRIFOR per la firma digitale, sotto la guida attenta e professionale del compianto amico, avvocato Giorgio Rognetta, analizzò con test accurati i dispositivi di Firma digitale di Poste Italiane e di Infocert, i maggiori gestori di questo strumento giuridico, fornendo ai rispettivi responsabili di settore le indicazioni per le modifiche da apportare ai loro prodotti.
Mentre da Poste Italiane riuscimmo ad avere solo vaghe promesse di intervento, avemmo dopo qualche tempo rispondenza da Infocert che, dopo molta insistenza da parte nostra, fece programmare un software parallelo a quello che usavano tutti. Questo software, nonostante le nostre perplessità, era accessibile e ci consentiva di gestire il dispositivo di Firma Digitale su pendrive.
I timori iniziali, si rivelarono fondati solo dopo appena due anni. Infatti, la probabilità che il software parallelo fosse abbandonato e non più aggiornato si presentò puntuale così come avevamo temuto all’inizio. Nel 2009, si verificò proprio quello che avevamo temuto e che avevamo anche fatto presente ad Infocert: il software accessibile, anche se consente tutt’ora di firmare un documento in modo accessibile, non consente di apporre una firma valida.
Capirete certamente quale fu lo sconforto da parte nostra quando ci rendemmo conto che tre anni di lavoro, fatti assieme ai programmatori per far comprendere quali erano i nostri problemi, erano stati buttati al vento. Inoltre, non ci è stato più possibile avere contatti con qualche responsabile del dispositivo di firma digitale di Infocert, sia perché nel frattempo erano cambiati i dirigenti, sia perché tutte le Camere di Commercio avevano abbandonato la distribuzione di questo dispositivo.
Quando si crede in qualche cosa, e qui stiamo parlando di una di quelle cose molto importanti per la nostra autonomia, non ci si rassegna facilmente, quindi, ho cominciato a pensare di testare i dispositivi di Firma digitale remota che nel 2009cominciavano ad apparire sui siti dei gestori.
Approfittando di una promozione che faceva Poste italiane per i possessori di Postepay e di Bancoposta, ho aderito per poter testare il dispositivo di Firma digitale remota che veniva concesso in modalità gratuita per un periodo di tempo.
Avendo la Postepay ho sottoscritto per un anno in modalità gratuita questo dispositivo di Firma Digitale e ne ho potuto accertare l’accessibilità praticamente totale. Ne ho dato immediatamente informazione tramite i canali associativi ed ho avuto anche la possibilità, tramite il Presidente di Catanzaro, Luciana Loprete, di tenere un corso a 15 persone per insegnare loro l’utilizzo di questo dispositivo. Personalmente l’ho usato dal 2010 allo scorso Agosto 2015.
Alcuni mesi dopo aver tenuto quel corso, mi sono reso conto che Poste Italiane non consentiva più di sottoscrivere il dispositivo, anche se tutti quelli che lo avevano sottoscritto potevano continuare ad usarlo.
Nel frattempo, avendo il timore di perdere di nuovo l’accessibilità di questo strumento che uso ormai dal 2004, mi sono attivato per cercare di contattare qualche responsabile di Poste Italiane cui poter chiedere spiegazioni e, magari, anche cercare di vedere se era possibile continuare a commercializzare il dispositivo di firma remota unico completamente accessibile che stavo in quel momento usando con molta soddisfazione.
Per avere questo contatto, mi sono rivolto alla dr.ssa Giuseppina Russo dei Servizi Integrati di Poste italiane a Napoli, ufficio con il quale sono in contatto dal 2006, quando abbiamo eseguito i test per il terminale ATM intelligente ed accessibile di Poste, ed ho potuto parlare con il dott. Gabriele Pasquarelli, account Manager Vendite Centro-Sud di PosteCom.
La mia prima richiesta che feci al mio interlocutore, una persona squisita e molto attenta ai problemi dei disabili, è stata quella di poter continuare a commercializzare il dispositivo di firma digitale remota che, inconsapevolmente, avevano programmato accessibile in modo completo.
La risposta che mi fu data è stata precisa e perentoria: Il dispositivo di firma digitale remota sarebbe stato dismesso, perché il software “Firma OK” che stavano commercializzando su pendrive era completamente accessibile.
Avendo provato questo software mesi prima ed avendo già constatato che tale software era completamente trasparente allo screen-reader, come d’altronde avevamo già verificato anni prima con il nostro primo approccio con Poste italiane e il loro dispositivo di firma digitale, mi fu molto facile controbattere, dicendo che il software era totalmente inaccessibile.
Il dott. Pasquarelli ha preteso una email che attestasse questa inaccessibilità che andavo affermando. Avuta tale email ufficiale come componente della Commissione OSI, mi ha fatto chiamare dalla ditta Bit4ID, realizzatrice del software.
Dopo il contatto con uno dei responsabili di questa ditta, avendo constatato la massima disponibilità ad accogliere le indicazioni per cercare di rendere accessibile il software che era privo di qualsiasi indicazione per uno screen-reader, mi sono reso conto che questa volta ero stato fortunato ad incontrare queste persone: un dirigente di Poste Italiane molto disponibile ad ascoltarmi e risolvere i nostri problemi ed una ditta con persone molto competenti e capaci di risolvere realmente i problemi presenti in questo software.
Mi sono subito prodigato a dare alla ditta tutte le informazioni che sono solito dare quando qualcuno ci contatta per capire cos’è l’accessibilità per i disabili visivi ed ho collaborato con questa ditta per circa otto mesi, coinvolgendo anche uno degli ipovedenti della Commissione OSI che aveva anch’egli fatto parte del GDL IRIFOR: Massimiliano Martines.
Dopo pochi mesi, in totale ne sono passati nove, abbiamo avuto le modifiche sostanziali al software tali da poterlo usare quasi completamente con gli screen-reader NVDA e Jaws. Forniti gli ulteriori suggerimenti per eliminare i problemi residui, il software è stato reso completamente accessibile con gli screen-reader NVDA e Jaws a fine Luglio 2015.

L’utilizzo del software è di una semplicità unica. In pratica si tratta di una pendrive che contiene al suo interno una sim simile a quelle telefoniche ed una memoria nella quale è contenuto il software portatile per il dispositivo di Firma Digitale. Inoltre, sempre nella memoria della pendrive, sono contenuti i software portatili Mozilla Firefox e Mozilla Thunderbird, nonché i documenti di manualistica per l’utilizzo del dispositivo.
Per chi sa utilizzare in modo sufficiente un computer, con un minimo di apprendimento, può usare questo dispositivo di firma digitale accessibile senza problemi. Inoltre, con i software contenuti nella pendrive, se si aggiunge una versione portatile di NVDA, il possessore del dispositivo può firmare un documento su qualsiasi computer e senza installare nessun software.
Se poi si considera che può avere a sua disposizione su qualsiasi macchina anche i software necessari per poter navigare su Internet e per gestire la propria posta elettronica con i software di casa Mozilla appositamente configurati per le sue esigenze, si capisce immediatamente quali vantaggi si hanno.
Anche se abbiamo dovuto lavorare un poco per far capire alla software-house i problemi di accessibilità che erano presenti nel software, dobbiamo ritenerci soddisfatti, perché ora abbiamo di nuovo un Dispositivo di firma digitale accessibile con il quale salvaguardare la nostra privacy.
Per il raggiungimento di questo obbiettivo, dobbiamo ringraziare la sensibilità e la disponibilità del dott. Gabriele Pasquarelli e la competenza dei programmatori della ditta Bit4ID: il primo per aver imposto alla ditta di rendere accessibile il software, i programmatori per aver realizzato l’accessibilità del software. Sono anni che chiedevo ai programmatori di poter avere un software di questo tipo accessibile e tutti mi hanno sempre preso in giro dicendo che un software Java non consente l’accessibilità.
Come vi renderete conto da soli quando userete questo dispositivo, anche con questi tipi di software l’accessibilità si può fare e la si può fare anche in modo completo, per far usare il dispositivo anche ad un cieco assoluto che riesce ad usare un computer in modo sufficiente.
Per il futuro prossimo, spero che l’IRIFOR farà un programma di divulgazione di questo importante strumento giuridico per tutta l’Unione, partendo proprio dai dirigenti associativi, in modo da evitare di continuare ad usare il dispositivo di Infocert o di Aruba, entrambi inaccessibili.
Purtroppo, tutti quelli che hanno sottoscritto prima di Agosto 2015 un dispositivo di firma digitale su pendrive, si sono trovati tra le mani uno strumento usabile solo con la vista, quindi, sono stati costretti ad usare il dispositivo di firma digitale con l’aiuto di un vedente, quindi, in pratica si fanno firmare i documenti da una persona di fiducia vedente. Questa pratica abbastanza diffusa, mette in seria discussione la privacy di chi accetta di farsi sostituire, e chi si comporta in questo modo molto probabilmente non si rende conto di quello che fa.
In pratica avviene quello che è avvenuto quando ci siamo ritrovati con il dispositivo di firma digitale di Infocert aggiornato e con il software che non potevamo più usare in autonomia come prima. Lo stesso dicasi per il dispositivo di firma digitale di Aruba su pendrive: praticamente il software è trasparente allo screen-reader e lo si può usare solo con la vista.
Ora che l’accessibilità di questo strumento giuridico è reale ed è a portata di mano, la si può chiedere in tutti gli uffici postali, direi che un altro passo avanti importante lo abbiamo fatto e cercheremo di salvaguardarlo con cura per il futuro.

Nunziante esposito
nunziante.esposito@uiciechi.it

Pubblicato in OSI

Una settimana che ti cambia la vita, di Annaclara Farace

Autore: Annaclara Farace

Dal 5 al 13 settembre ha avuto luogo nel villaggio turistico di Ayianapa, situato sulla costa sud orientale dell’isola di Cipro, uno scambio internazionale, a cui hanno partecipato sei paesi: Italia, Germania, Cipro, Islanda, Georgia e Serbia.
Tale esperienza ha inciso notevolmente su tutti i partecipanti me inclusa, perché abbiamo potuto metterci alla prova in ogni momento sia dimostrando a noi stessi che potevamo essere autonomi più di quanto non credessimo, ma anche capaci di superare le barriere linguistiche.
Il programma permetteva il connubio di momenti conviviali ad altri basati sul confronto culturale e di esperienze passate, ad altri ancora in cui abbiamo potuto mettere alla prova le nostre doti di ginnasti, durante le intense sessioni di attività fisica.
Sotto il profilo culturale abbiamo avuto la possibilità di visitare una domus risalente al quarto sec d.C. di un aristocratico greco di nome Eustolios nel sito archeologico di Kourion e un anfiteatro, costruito sulla stessa acropoli, realizzato nel secondo sec. D.C.
Prima di condurci direttamente sul sito in questione ci hanno fatto visionare modellini tattili della casa e dell’anfiteatro. Oltre a questi abbiamo potuto toccare con mano anche dei due mosaici più importanti situati all’interno della domus e rappresentanti un uccello e un pesce, tipici della simbologia cristiana.
Altra bellissima esperienza è stata l visita al museo del mare (in greco Thalassa). È sorprendente la varietà di animali marini e uccelli, vasi e reperti dell’epoca, riprodotti in vetroresina e pertanto esaminabili anche con le mani. Unico neo, il filmato introduttivo che ci hanno mostrato quando siamo arrivati al museo, decisamente troppo poco parlato.
Inoltre, per quanto sia comprensibile e giusto, è stato abbastanza triste non poter toccare i resti di una antica nave greca, reperto principe e simbolo del museo stesso. Infatti era proprio la nave in questione ad essere protagonista del video introduttivo, nel quale veniva mostrata attraversare le diverse epoche storiche in un ipotetico viaggio nel tempo.
Dal punto di vista relazionale e sociale abbiamo svolto per quattro mattine degli interessantissimi workshops con una psicologa molto preparata e molto gentile, che parlava un ottimo inglese.
Durante queste attività abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con gli altri, parlando delle problematiche che una persona con disabilità può trovarsi ad affrontare nel proprio paese, facendo allo stesso tempo un ottimo lavoro sia per esercitare le competenze di speaking e di listening, ma anche imparando a comprendere gli altri e le loro esperienze passate.
Nelle prime due serate ci siamo dedicati alla presentazione dei sei paesi: ogni team ha scelto le modalità che riteneva più opportune per rappresentare il proprio paese e in questo modo è emersa anche la personalità del popolo e, soprattutto, dei componenti dei gruppi.
Sotto un profilo più meramente ludico ci è stata data la possibilità di andare al mare tutti insieme e la sera di conversare, fare musica e imparare a conoscere meglio le culture dei paesi con cui abbiamo avuto la fortuna di condividere questa esperienza che si è dimostrata essere davvero speciale e unica.
Per concludere mi sembra doveroso ammettere che prima di questa esperienza ero alquanto titubante, temendo di non essere in grado di gestire una situazione simile, ma dopo aver tentato la sorte e aver fatto questo piccolo salto verso qualcosa di sconosciuto e nuovo, posso dire di essere davvero contenta di aver deciso di partecipare a questo Exchange e auguro a chiunque abbia voglia di mettersi alla prova e di proiettarsi verso nuove realtà di partecipare ad attività simili.

Gruppo italiano

Gruppo italiano