Contributi dei lettori: Vacanza in danza, di Elena Travaini

Autore: Elena Travaini

Dal 23 ottobre al 28 ottobre l’associazione Blindly dancing a.s.d. e l’associazione piccolo mondo a.s.d. in collaborazione con a.i.m.b., fida italia e l.i.m.s.c.
propongono un’imperdibile occasione

Con la nave costa luminosa, della compagnia navale costa crociere, si potrà partecipare a una vera e propria vacanza in danza.
Una vacanza accessibile, studiata per accontentare le esigenze di tutti i partecipanti porgendo un’attenzione particolare alle persone con disabilità visiva più o meno gravi sulla nave infatti si terranno corsi di danza divisi per stile e livello, partendo da un corso open accessibile a tutti e studiato in modo da essere accessibile e molto descrittivo, fino a corsi per ballerini professionisti e competitori.
Si potrà inoltre provare a seguire tutti i corsi ballando al buio, o meglio bendati, in modo da poter assaporare fino in fondo la bellezza e l’emozione che la musica e la danza ci donano, vivendo il tutto con altri senti al di fuori di quello della vista.

Per tutti coloro che vorranno ci sarà la possibilità, oltre che di godersi una fantastica nave dotata di ogni confort, di poter scendere a terra e visitare le diverse città di attracco, Roma, Barcellona, Marsiglia, Savona.
per chiunque volesse potremmo organizzare anche delle visite guidate accessibili, sarebbe per questo opportuno mettersi d’accordo con anticipo.

La crociera partirà da Savona il giorno 23 ottobre imbarcherà passeggeri anche a Roma il giorno 24 ottobre terminerà la prima parte del suo viaggio a Savona il giorno 28 ottobre per terminare a Roma il giorno 29 ottobre.

Gli stili di danza proposti si dividono nei seguenti livelli:
open accessibile – base
intermedio
avanzato
professionisti

Gli stili di danza proposti:
tango argentino e milonga;
danze caraibiche: salsa portoricana, salsa cubana, bachata, merengue, bachatango, salsa acrobatica;
danze latino americane: samba, rumba, jive, paso doble, cha cha cha
danze standard: valzer inglese, valzer viennese, slow foxtrot, tango da sala, polka, mazzurka;
danze swing: boogie woogie, lindy hop;
danza del ventre e danze country.

Le quote sono così suddivise

cabina doppia:
interna classica 537 euro
interna delux 597 euro
esterna classica 617 euro
esterna delux 637 euro
balcone classica 677 euro
balcone delux 687 euro

cabina tripla:
interna classica 512 euro
interna delux 552 euro
esterna classica 565 euro
esterna delux 579 euro
balcone classica 605 euro
balcone delux 612 euro

cambina quadrupla:
interna claissica 500 euro
interna delux 530 euro
esterna classica 540 euro
esterna delux 550 euro
balcone classica 570 euro
balcone delux 575 euro

quote per bamibini e ragazzi
da 2 a 4 anni: 230 euro
da 4 a 14 anni 250euro
da 14 a 18 anni: 270

attenzione: i prezzi sono intesi per bambino o ragazzo accompagnato da almeno due adulti, se in camera doppia dovessero esserci un adulto e un bambino, il bambino paga la quota intera.

i prezzi sono a persona e sono compresivi di:
tasse portuali, assicurazione, quote di servizio, all-inclusive ai pasti

cosa state aspettando????
questo è il nostro link su facebook dove trovere locandine e foto della nave https://www.facebook.com/crocieradanzante?ref_type=bookmark

 

Contributi dei lettori: Società globale visione particolare, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

In questi giorni, malgrado le vacanze più o meno meritate, ho dovuto affrontare problematiche burocratiche di vario genere e spesso mi sono trovato a combattere contro i mulini a vento perché la struttura burocratica del nostro bel Paese ma anche quella della nostra associazione sono esattamente la negazione di una organizzazione sociale di livello moderno.
Siamo difronte a un sistema pachidermico che non Sta arrivando! o meglio, non vuole adeguarsi ai tempi, alle necessità di confrontarsi con la globalizzazione.
Il mondo corre e noi segniamo il passo. Normalmente la burocrazia è tipica delle amministrazioni pubbliche ma, per quanto ci riguarda, abbiamo introiettato tanti, troppi difetti della pubblica amministrazione.
Provo solo a fornire degli esempi:
il governo ha deciso che ogni entità che intrattiene rapporti economici con la pubblica amministrazione, deve regolare i rapporti economici con la fattura digitale.
Il problema è che neppure i commercialisti sanno come adeguarsi e come vada gestita la registrazione delle fatture. Questo problema riguarda molte delle nostre strutture sia a livello nazionale che locale e per questo mi voglio augurare che ci si possa pensare in modo unitario.
Si parla da tempo di dematerializzazione ma ancora oggi siamo costretti a compilare tante carte sia da parte delle pubbliche amministrazioni ma anche al nostro interno.
Un altro esempio eclatante è dato dalla firma digitale che per molte azioni potrebbe essere utile ma ancora oggi molte amministrazioni pubbliche non si adeguano.
E noi, noi abbiamo compreso davvero cosa dobbiamo fare per renderci più al passo con i tempi?
A me pare proprio di no malgrado alcuni segnali che ci giungono dalla Presidenza nazionale.
Anche qui provo a fare degli esempi:
il nostro regolamento contabile ci obbliga, in modo semplificato o normale, a tenere i conti con la contabilità dello Stato che, come è noto, si presenta complessa e non certamente trasparente. Mi chiedo se questo non ingessi il lavoro delle sezioni costringendole di fatto a impegnare molto del proprio lavoro in questa incombenza.
Non sarebbe più trasparente un semplice elenco di entrate e uscite compilabile da tutti e con un riscontro reale sull’estratto conto bancario?
I nostri organi associativi sono troppi e spesso troppo burocratizzati.
Penso che in una sezione con meno di cento soci sia anacronistico: prima che la sezione esista, poi che vi sia un consiglio sezionale di sette persone e un ufficio di presidenza. Penso che queste sezioni possano più facilmente operare da rappresentanze locali; se non si riesce a rinunciare alle sezioni, almeno rendiamole agili con un direttivo ristretto che risponda direttamente all’assemblea.
Un altro organo pletorico e poco controllabile dalla base è il consiglio regionale. Si tratta di un organismo troppo bloccato dalla presenza di diritto dei presidenti sezionali e composto da troppe persone. Non sarebbe meglio che un congresso regionale eleggesse un consiglio regionale agile e un ufficio di presidenza con poteri più stringenti? Le assemblee, meglio i congressi provinciali potrebbero eleggere in seno al congresso regionale i loro presidenti locali e questi concorrere alla elezione del consiglio regionale ma non essendo eleggibili perché un organo che esercita poteri di controllo sulle sezioni non può avere al proprio interno il presidente sezionale.
Mi riferisco ad esempio a quelle situazioni in cui il presidente sezionale siede in consiglio regionale, il suo vice in sezione è anche consigliere regionale e spesso anche nell’ufficio di presidenza.
Abbiamo ancora troppi cumuli di cariche non facilmente spiegabili come la carica di presidente regionale e allo stesso tempo quella di consigliere nazionale, dirigente della biblioteca o della federazione e magari anche qualche incarico locale.
Abbiamo troppi dirigenti tutto fare.
Una piccola ma non insignificante questione è quella del nostro tesseramento che ad oggi non è completamente trasparente.
Abbiamo dati incerti e questo complica la verifica dei poteri in tutti gli organi assembleari.
Forse sarebbe il caso di risparmiarci la teoria dei bollini passando a una codifica elettronica. Questo ci permetterebbe di essere più precisi e più veloci nella gestione del tesseramento.
Un passo avanti importante è stato compiuto con il nuovo programma di anagrafica ma dobbiamo compiere un passo in più.

Forse la mia esposizione non sarà stata organica e tecnicamente precisa ma il mio pensiero penso sia chiaro.
Abbiamo un processo decisionale troppo lento e questo non ci consente di rimanere al passo con i tempi.
Spero che il prossimo Congresso possa davvero essere un punto fermo nella nostra riorganizzazione e che segni con forza un punto di discontinuità con il nostro essere troppo ministero e poco associazione.
Risultato di tutto questo? Perdita di aderenti grave che un medico definirebbe emorragica.

Massimo Vita

 

Contributi dei lettori: Comunicazione su sala virtuale, di Patrizia Onori

Autore: Patrizia Onori

Ciao, vi comunico che venerdì 5 settembre 2014 a partire dalle ore 21 e fino alle 23 circa, la nostra sala virtuale verrà immersa in un’altra dimensione.
Infatti, saranno ospiti i coniugi Virgilio e Danila Desideri rispettivamente ex avvocato ed ex insegnante ora in pensione, i quali da circa 23 anni stanno realizzando l’esperienza di parlare con l’altra dimensione, così la chiama lo splendido Virgilio, ossia con l’aldilà.
Ho contattato telefonicamente Virgilio e Danila e devo dire che ho trovato in loro due persone eccezionali, soprattutto umili e molto disponibili.
Allora la serata del 5 settembre, sarà per noi una serata speciale poiché ci immergeremo in un altro mondo, o forse è meglio dire nella dimensione dell’altro mondo, dimensione che non conoscevo affatto e di cui ora so qualcosa in più.
Vogliamo scoprire insieme cos’è questa nuova realtà?
Scopriamolo con Virgilio e Danila Desideri il 5 settembre a partire dalle ore 21 e fino alle 23 circa!
Vi ricordo inoltre che martedì prossimo 12 agosto, per chi lo vorrà, sempre naturalmente a partire dalle ore 21, saremo nella sala telefonica per festeggiare insieme il compleanno della sottoscritta che compirà 46 anni!
Grazie a tutti e buona giornata.

Patty.

Progetto sala virtuale “il salotto degli amici”, di Patrizia Onori

Autore: Patrizia Onori

Nella sala virtuale telefonica da me coordinata e da venerdì sera 1 agosto 2014 denominata “Il salotto degli amici”, è nato un vero e proprio programma volontario di condivisione e di solidarietà.
Infatti, lo scopo del salotto è assolutamente quello di trasmettere a chi vorrà essere presente, qualche ora in totale relax partecipando ad interventi con ospiti meravigliosi i quali vi parleranno di medicina, cultura, informatica, cinema, cucina ecc.
Lo scopo del progetto è inoltre quello di scambiare ogni tanto quattro chiacchiere fra noi e di far compagnia a chi ne ha bisogno.
Ho fortemente voluto che la sala fosse frequentata non solo da persone non vedenti ma anche da persone vedenti proprio per confrontarci, per conoscerci ma soprattutto per dar modo di far comprendere a questa società che anche chi apparentemente a causa della disabilità fisica può sembrare non all’altezza di fornire servizi, è invece in grado di porgere sostegno e, particolarmente, di trasmettere un sorriso.
Il salotto è coordinato da me ma ho nel gruppo delle ottime persone nonchè degli eccellenti collaboratori che all’occorrenza possono sostituirmi.
Ma cos’è una sala virtuale telefonica?
Una sala telefonica non è altro che un grande contenitore virtuale nel quale possono esprimersi contemporaneamente fino a novanta persone che sono collegate e quindi unite tra loro per mezzo della linea telefonica.
Per partecipare, basta avere assoluto rispetto, educazione, voglia di stare insieme, un po’ di buona volontà e l’interesse non solo per sè stessi ma di voler donare qualcosa agli altri.
Sarebbe mia intenzione fissare a partire dal mese di ottobre un giorno al mese che potrebbe essere il primo venerdì di ogni mese per i normali contatti tra tutti gli amici che vorranno essere presenti, fissando volta per volta altri giorni dove interverranno personaggi importanti e questi giorni saranno determinati dalle circostanze e sarà mia preoccupazione comunicarli a tutti gli amici e sarei grata a chiunque vorrà fornirmi suoi suggerimenti.
Chi vorrà far parte del progetto, ripeto assolutamente in qualità di volontario, potrà inviarmi una mail al seguente indirizzo di posta elettronica:
patrizia.onori@gmail.com
Ringrazio tutti voi amici per l’attenzione e cordialmente vi saluto.
La vostra Patrizia Onori

Una bussola per orientarsi- Toccare e creare le forme del pensiero, di Loretta Secchi

Autore: Loretta Secchi

Per uno sviluppo dell’immaginazione nei bambini
e nei ragazzi non vedenti e ipovedenti

Rubrica per genitori

In questo numero affronteremo il tema dello sviluppo dell’immaginazione nei bambini e nei ragazzi con disabilità visiva: la dott.ssa Loretta Secchi – curatrice del Museo tattile Anteros di Bologna -, dopo un’introduzione teorica al tema, illustrerà il lavoro che viene svolto presso l’Istituto F. Cavazza di Bologna.

 

Il diritto al pensiero simbolico

L’educazione estetica nei bambini minorati della vista non può prescindere da una verifica dei prerequisiti di base, anche legati all’esperienza della manipolazione. Essa può iniziare già dai tre o quattro anni di età, e serve a incoraggiare il bimbo, stimolandolo e coltivando la sua curiosità verso il mondo. La strutturazione del pensiero e dell’immaginazione è legata alla qualità e quantità di percezione ed esperienza della realtà. Gioco, ascolto ed espressione, divengono così utili strumenti di costruzione di tutti quei riferimenti al mondo circostante e al pensiero simbolico che costituiscono il diritto alla libera creazione, requisito fondamentale e utile per un’educazione estetica intesa come introduzione al significato esteso della narrazione verbale e visiva, resa però accessibile, mediante il tatto, all’intelletto. Non dobbiamo sottovalutare che nel bambino vedente l’elaborazione delle informazioni, pur avendo origini tattili, matura rapidamente per effetto di competenze percettive orientate da competenze visive laddove, nel bambino non vedente, l’assenza di informazioni visive genera una modificazione delle capacità di orientamento e di riflesso dell’esperienza, quindi della coscienza dei concetti spaziali. Accade che, in alcuni casi, alla minorazione visiva si associno deficit della comunicazione determinati dall’assenza di risposta mimica alla comunicazione non verbale e sostanzialmente visiva, totalmente assente in caso di cecità congenita o precoce ma anche in caso di grave ipovisione. Per lo stesso principio, a una carenza esperienziale, fin dai primi anni di vita può subentrare, per effetto di consuetudini comunicative non pienamente equilibrate, una attitudine al verbalismo, quindi a un controllo del linguaggio apparentemente pertinente, e in realtà non pienamente consapevole. Alla condizione della minorazione visiva corrisponde spesso un ritardo nello sviluppo del pensiero simbolico che rende più difficile afferrare le sfumature e le estensioni di senso di realtà non tangibili, o immediatamente afferrabili, quindi di concetti astratti legati solo parzialmente ai dati di realtà. Ed è proprio per correggere e limitare il rischio di inibizione del pensiero simbolico che la rappresentazione dotata di valore estetico deve offrirsi nelle forme della “ri-presentazione” di dati di realtà e di sentimenti accostabili a immagini simboliche, a schemi e a rappresentazioni visuo-tattili che rimandino alla realtà per permettere una organizzazione, interiorizzazione ed elaborazione del pensiero sulle cose. Esattamente come accade per l’acquisizione della scrittura, così per la acquisizione e produzione di immagini, serve dapprima accogliere istintivamente i modelli linguistici, successivamente comprenderne la struttura grammaticale e infine sperimentarne l’uso per elaborare una propria gestione creativa finalizzata alla conquista di una ricchezza espressiva.
La graduale esperienza di costanti e variabili nel confronto con la realtà semplice e complessa costituisce il senso dell’educazione estetica infantile in presenza di minorazione visiva, pensata sulle facoltà percettive, cognitive e interpretative alle quali la tattilità introduce se opportunamente sviluppata ed educata. L’importanza di comprendere il proprio schema corporeo per apprendere concetti topologici e topografici corrispondenti alla nostra posizione fisica e psicologica nello spazio, costituisce una delle ragioni per le quali allo sviluppo della tattilità sarebbe bene associare esperienze propriocettive e cinestetiche utili alla presa di coscienza ma anche alla piacevole scoperta del nostro rapporto con il movimento, con la spazialità. La scoperta degli oggetti, mediante la percezione della materia, del vuoto, del suono, del silenzio, della forma e del suo significato, fonda la relazione interno esterno, sé/altro da sé, e costituisce sin dalla più tenera età ragione di spontanea motivazione all’impulso percettivo e conoscitivo. L’esperienza della relazione tra le cose, originerà nel percorso di vita e nelle tappe dello sviluppo la considerazione del punto di vista mobile, facilitando la creazione di una flessibilità del pensiero, utile a contrastare rischi di fissità e stereotipie. L’educazione alla tattilità, a tutti gli effetti, si esprime nell’appropriazione aptica del mondo concreto, nella sua elaborazione e nella restituzione pratica di quanto mentalmente raffigurato. Il fare creativo, in età infantile, e nella dimensione della minorazione visiva, costituisce di per sé un’opportunità espressiva liberatoria ma anche una necessità cognitiva e comunicativa che non può essere trascurata e in casi critici deve essere incoraggiata senza forzature, con spirito pedagogico non prescrittivo. La manipolazione della creta e l’educazione alla tattilità fine, sono gli strumenti base dai quali origina ogni trasformazione ed evoluzione del sapere pensare per fare e comunicare il proprio pensiero creativo.
Per questo nei servizi educativi del Museo tattile di pittura antica e moderna
Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna, l’educazione all’immagine riservata ai bambini con minorazione visiva, nella condizione dell’ipovedenza, della cecità acquisita, della cecità congenita e infine della pluriminorazione, muove dalla verifica dei prerequisiti di base e inizialmente deve fondarsi sulla libera creazione di immagini espressive che restituiscano nella materia la creatività del bambino e la sua necessità di dare forma e significato alle parole, agli enunciati. Dare forma al pensiero e ai sentimenti sarà punto di partenza per la costruzione, nel tempo, di mappe mentali funzionali alla strutturazione del linguaggio verbo-visuale e visuo-tattile dei bambini e dei ragazzi minorati della vista. Il confronto e la conoscenza tattile dei modelli di cui parleremo nei prossimi paragrafi avviene durante il percorso scolastico collegato solitamente alle ultime fasi del percorso di scuola primaria, quindi subentra all’età di circa otto o nove anni, quando la percezione della realtà è più matura e la comprensione di codici e simboli avviata. La confidenza con i libri tattili e quindi con le storie ivi narrate, in quell’espressione felice per cui i libri prendono forma, quanto i pensieri, sta alla base dell’investimento cognitivo al quale il bambino si appresta nel momento in cui dal ricevere passa al dare, dall’ascolto alla produzione di suoni e contenuti, dalla percezione alla creazione di immagini, frutto del suo mondo interiore. La graduale acquisizione di competenze aptico-motorie e di tattilità fine rappresenta lo strumento mediante il quale sarà possibile accogliere e penetrare la vita delle forme come vita del pensiero e del corpo fisico a cui ogni concetto più o meno concreto e astratto rimanda, facilitando la comunicazione di un sentire comune.
Esperienza diretta e visione mediata dalla rappresentazione della realtà diverranno così passaggi essenziali per conoscere e disporre delle infinite possibilità che simbolo e metafora offrono, di vedere e rivedere il nostro e altrui mondo interno ed esterno al corpo di cui siamo dotati.

Potremmo dunque sintetizzare con questo elenco di obiettivi le funzioni dell’educazione alla mano ma anche all’immagine, nei bambini, ragazzi e adolescenti di età compresa tra i quattro e i diciannove anni:

-Sviluppo delle abilità percettive di natura tattile e visuo-tattile per un rafforzamento della motricità fine e delle capacità aptiche.
-Conoscenza di forme semplici e complesse, di geometrie regolari e irregolari, per uno sviluppo della bimanualità a supporto delle facoltà cognitive e dell’immaginazione e per la conquista del pensiero simbolico.
-Acquisizione dei concetti spaziali e loro rappresentazione.
-Esperienze di modellazione per l’acquisizione di abilità manuali e creative, attraverso il gioco e gli apprendimenti ad esso collegati.
-Esperienze di esplorazione tattile di un modello esistente, riconoscimento di elementi e restituzione plastica dell’immagine esperita al tatto.
-Narrazione e rappresentazione creativa di soggetti scelti, mediante modellazione libera della creta.
-Sviluppo e potenziamento di tutte le competenze cognitive, espressive e narrative funzionali all’integrazione scolastica e alla condivisione degli apprendimenti, all’intenzionalità espressiva e immaginativa, con il supporto di esperienze propriocettive e cinestesiche.
-Acquisizione dei concetti spaziali: alto, basso; destra, sinistra; fronte, retro; sotto, sopra.

Il servizio didattico offerto, totalmente gratuito, mira all’inclusione e integrazione scolastica e sociale delle persone con minorazione visiva, in età scolare compresa tra i quattro anni e i diciannove: si avvale dei fondamenti della psicologia della percezione ottica e tattile sposati alla tiflologia, alla teoria e pedagogia speciale delle arti. Obiettivo del progetto è educare all’uso integrato dei sensi residui, in presenza di deficit visivo, per un rafforzamento delle facoltà percettive, cognitive e intellettuali e per lo sviluppo di sensibilità e dialogo condiviso. Va ricordato che il servizio di educazione alla apticità e alla conoscenza delle immagini artistiche si svolge nel corso dell’anno scolastico con cadenza bisettimanale e prevede il coinvolgimento fattivo degli operatori del museo, ma anche la presenza dell’insegnante di sostegno e dell’educatore/educatrice dell’allievo/a con deficit visivo e/o. E’ contemplato anche un incontro collettivo con la classe in cui il bambino/a è inserito/a, a inizio o fine percorso, volto a coinvolgere l’intera classe nella visita alla sezione espositiva dei rilievi e ai laboratori, per la conoscenza e piena condivisione delle attività di percezione tattile.
Come avviene la lettura tattile di un bassorilievo prospettico con l’applicazione didattica del metodo tripartito panofskiano

La lettura tattile è progressiva e organizzata: dapprima guidata, successivamente autonoma. Prima di praticarla è opportuno conoscere l’entità della disabilità della persona non vedente interessata.
Percezione, cognizione e significazione dell’immagine, queste in sintesi le tre fasi che corrispondono ai tre livelli di interpretazione del metodo tripartito panofskiano , durante l’analisi dell’immagine artistica. Esse coincidono con tre livelli di lettura, correlati e inscindibili, che vengono sempre rispettati ma praticati in proporzioni diverse. Dopo aver letto le strutture geometriche nascoste e gli schemi interni della composizione (analisi preiconografica), riconosciuto i contenuti convenzionali dell’immagine (analisi iconografica), ed esplorato il senso dell’opera d’arte (analisi iconologica) il lettore giunge all’esperienza estetica, anche in relazione al suo pregresso culturale e alle sue potenzialità percettive.

1) Percezione tattile delle forme e delle strutture (anche ottica in caso di uso del residuo visivo) = Lettura preiconografica

2) Cognizione delle forme e riconoscimento della loro identità = Analisi iconografica

3) Significazione della rappresentazione e sua estensione di senso = Interpretazione iconologica

Nonostante l’esigenza di comunicare modelli di lettura, presso il Museo Tattile “Anteros” le persone con disabilità visive sono incoraggiate ad apprendere soluzioni percettive, esplorando le opere con tecniche di lettura tattile che, una volta acquisite, possono essere autonomamente rivisitate e implementate attraverso soluzioni individuali, che nascono da una personale economia tattile e cognitiva. Vediamo comunque, qui di seguito riportate, alcune delle tecniche di esplorazione aptica collaudate, considerate tra le più efficaci:

Costruzione visiva e gestuale di linee di forza necessarie all’individuazione di relazioni tra soggetti presenti nella composizione

Per l’apprezzamento delle qualità spaziali, topografiche e topologiche, per la comprensione di coordinate spaziali (alto / basso, orizzontale / verticale) di localizzazione e lateralizzazione (destra / sinistra), infine per la conoscenza dei contorni della forma, delle qualità volumetriche ed espressive di aggettanze, piani di posa prospettici, scorci, qualora la rappresentazione richieda la cognizione di aberrazioni ottiche e deformazioni prospettiche, le modalità potranno essere:

1) alternanza di movimenti a “pinza” e a “pennello” con uso dell’indice e pollice congiunti, con rotazione e allineamento dei polpastrelli per afferrare e ridisegnare i contorni delle forme; facendo scorrere le dita lungo i profili dei sottosquadri allo scopo di significarne il progressivo digradare dei piani. Gerarchizzazione e organizzazione progressiva delle fasi di lettura degli elementi compositivi mediante apertura delle dita e contenimento delle forme nei palmi delle mani.

2) uso della bimanualità (movimento coordinato delle mani), talvolta simmetrico, talvolta speculare, in relazione allo schema presente nella rappresentazione iconica.

3) sfioramento della superficie per percepire variazioni di texture e modulazioni plastiche.

Queste modalità specifiche per la lettura dell’immagine bidimensionale tradotta in tre dimensioni attingono alle tecniche di esplorazione tattile utilizzate nella lettura dei sussidi tiflodidattici (disegni a rilievo, plastici in termoform, mappe tattili) e anche dall’esperienza pregressa di lettura della scultura a tutto tondo. Ma va detto che le tecniche adottate su immagini semi-tridimensionali facilitano notevolmente la comprensione delle forme immerse in uno spazio che ne evidenzi schemi, strutture interne, relazioni e caratteri spazio-temporali. Gli esercizi che anticipano le letture di rappresentazioni pittoriche, tradotte in bassorilievo, richiedono azioni preliminari di natura cinestesica e propriocettiva e predispongono tanto all’esplorazione degli oggetti reali, quanto alla conoscenza della loro rappresentazione.
Lo scopo è facilitare il passaggio dalla conoscenza della realtà alla sua rappresentazione schematica e tecnica, affinché, garantiti i prerequisiti essenziali, sia possibile accedere all’esperienza estetica.
L’uso della descrizione verbale, simultaneo alla guida tattile, serve a rafforzare la comprensione dell’opera e ha talvolta funzioni colmative: il linguaggio deve essere essenziale ed esauriente, informativo, e la parola, qualora necessario, può risultare “equivalente estetico” della forma. Le modalità illustrative devono essere distillate con cura e la guida non deve essere invasiva, deve invece capire i tempi e le esigenze del lettore ed evitare espressioni metaforiche intraducibili in esperienze percettive e cognitive accessibili.
In sede di laboratorio di modellazione, poi, attraverso la riproduzione plastica, in creta, dell’immagine artistica, precedentemente letta al tatto, è possibile verificare il grado di apprendimento della forma nel comportamento dell’allievo e distinguere tra un’autentica, cosciente ricostruzione della composizione ed eventuali meccanicismi mnemonici e manuali che, di per sé, non garantiscono la reale comprensione di realtà e simbolizzazione.
Per facilitare il processo cognitivo e interpretativo dell’immagine, ci si avvale anche di esperienze propriocettive (presa di coscienza dello schema corporeo, contrazioni e distensioni muscolari, mobilità) delle tecniche cinestesiche (acquisizione di posture in relazione allo spazio e ad altri soggetti) e dell’esperienza aptica generale (risposta della superficie corporea ai diversi tipi di sollecitazione tattile).
Il traguardo è pervenire, attraverso l’aptica, alla distinzione tra realtà e rappresentazione: percezione, cognizione e interpretazione delle immagini rafforzano l’autonomia del disabile della vista e hanno funzione mestica, poiché permettono di preservare i dati acquisiti. Teoria dell’arte, Formalismo, Storia degli stili, Contenutismo, Semiotica e Psicologia della percezione confluiscono (in forma opportunamente selezionata e integrata) nell’applicazione didattica del metodo tripartito panofskiano, adeguato alle esigenze percettive e cognitive dei disabili della vista. Ma lettura preiconografica, analisi iconografica e interpretazione iconologica sono passaggi che, integrati e contestualizzati, risultano funzionali sia alle esigenze cognitive delle persone non vedenti congenite, tardive e ipovedenti, che alle esigenze cognitive delle persone normovedenti, e questo per una ragione ben precisa: il ruolo educativo della progressione nell’apprendimento. Esiste infatti un potenziale umano nel costante perfezionamento del sé: prendere coscienza dei processi con i quali apprendiamo la realtà e la sua rappresentazione reale e simbolica attraverso la percezione, la significazione delle immagini e la interiorizzazione del sentimento della forma.
Verifica dei processi cognitivi nella lettura tattile autonoma e nel laboratorio di modellazione della creta

I processi cognitivi sono verificati mediante l’esame del grado di autonomia espresso nella lettura tattile autonoma, attraverso la trasmissione dei contenuti ad un’altra persona in forma di guida, e infine attraverso la restituzione dell’immagine svolta presso il laboratorio di modellazione. Le verifiche servono a cogliere i diversi gradi di percezione e conservazione mnemonica delle immagini e tutto questo concorre al perfezionamento degli strumenti di percezione, cognizione, interpretazione delle forme, reificazione dei concetti. Dopo una prima verifica che avviene durante le lezioni individuali e collettive di Storia dell’arte e percezione ottico-tattile delle riproduzioni plastiche dei dipinti, si approda al laboratorio di modellazione dove, plasmando la creta, gli allievi non vedenti congeniti, acquisiti e ipovedenti, possono realizzare copia dei rilievi precedentemente studiati e letti al tatto. Il laboratorio permette di verificare il grado di apprendimento della forma e il grado di restituzione dell’immagine mentale in rappresentazione plastica. Il valore estetico di questi manufatti è variabile e ancillare rispetto alla funzione cognitiva: fondamentale è valutare la restituzione di posture e proporzioni, allo scopo di capire quanto sia stata interiorizzata una visione di insieme delle parti che compongono l’opera. Importante è altresì considerare il valore espressivo di ciascun allievo, testimoniato dai risultati della modellazione ma anche dalle diverse fasi dell’attività laboratoriale, per capire quali elementi formali e contenutistici siano rimasti più impressi, come e perché. Il laboratorio di modellazione permette infine di rafforzare i meccanismi di appropriazione e ricostruzione della composizione, svelando il grado di assimilazione dei concetti spaziali e temporali, per fissare intensamente, nella memoria, l’anatomia dei corpi, la morfologia degli oggetti, il sentimento della forma.

Loretta Secchi
Curatrice del Museo tattile di Pittura antica e moderna Anteros
Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza – Bologna

Bibliografia essenziale

AA.VV. (2006) L’arte a portata di mano, a cura del Museo tattile Statale Omero di Ancona, Armando Editore, Roma.
Arnheim R. (1994) Aspetti percettivi dell’arte per i ciechi, in Per la salvezza dell’arte, Feltrinelli, Milano, 1994.
Dellantonio A. (1993) Il tatto. Aspetti fisiologici e psicologici, Cleup, Padova.
Galati, D. (a cura di) (1992), Vedere con la mente: conoscenza affettività, adattamento nei non vedenti, Franco Angeli, Milano.
Gregory R.L.(1966), Occhio e cervello. La psicologia del vedere, Il Saggiatore, Milano.
Hatwell, Y., Streri A., Gentaz E. (2000), Toucher pour connaître, Psychologie cognitive de la perception tactile manuelle, Puf, Psychologie et sciences de la pensée, Vendôme.
Lederman S. J, Klatzky R. L. (1987), Hand Movements: A window into Haptic Object Recognition, in “Cognitive Psychology“, 19, pp. 342-68.
Ouchi S., Doi H., Secchi L. (2006), Progetto per l’apprezzamento della pittura nei non vedenti in Italia”, The National Institute of Special Education, Yokosuka (Japan), Kurihama, periodico, Marzo dell’anno 18simo di Heisei.
Panofsky E. (1961) , Il Significato nelle arti visive, Einaudi, Milano.
Secchi L. (2004), L’educazione estetica per l’Integrazione, ed. Carocci, Roma, 2004.
Secchi L., (2008), Toccare con gli occhi e vedere con le mani: per un’estetica dei valori tattili e ottici in presenza e in assenza di disabilità visiva, in La scienza a portata di mano, Percorsi museali per non vedenti e ipovedenti, Università degli Studi di Firenze, a cura di E.Cioppi, Firenze.
Kennedy M.J., (1997) Come disegnano i ciechi, in “Le Scienze”, n° 343, Roma.

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Contributi dei lettori: Il sogno di Omero, di Luca Bellino

Autore: Luca Bellino

Il primo film documentario che trasforma in immagini i sogni dei non vedenti
inaugura la campagna di finanziamento sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo.

Cosa sogna chi vive nel buio perenne? Quali colori, immagini e figure popolano il suo inconscio onirico?
È partita la campagna di crowdfunding sulla piattaforma mondiale Indiegogo per sostenere il documentario diretto da Emiliano Aiello e prodotto dalla Tfilm e dal Centro Produzione Audiovisivi dell’Università Roma Tre.
Il Sogno di Omero racconta il momento che ci rende uguali e indifesi alla stessa maniera, vedenti e non vedenti, trasformando in immagini i sogni di chi vede solo durante il sonno profondo.

Una ricerca rivoluzionaria condotta dagli scienziati del Laboratorio del Sonno della Facoltà di Medicina dell’Università di Lisbona ha recentemente provato che i sogni dei non vedenti dalla nascita sono identici a quelli di chi può contare sulla vista. Finora si riteneva che i ciechi congeniti non avessero lo stesso immaginario durante i sogni, ora invece è possibile dire il contrario: i non vedenti sognano colori, figure umane, paesaggi naturali. La fase REM è il non-luogo dove avviene questo incantesimo.

Emiliano Aiello, regista romano, da molti anni porta avanti il progetto di realizzare un film che narri la vita dei non vedenti. Non la quotidianità, ma qualcosa di più intimo come solo i sogni possono essere. Partendo dallo studio portoghese e da un’ulteriore ricerca realizzata dall’Università di Bologna, il regista è riuscito ad entrare nei sogni di cinque persone cieche dalla nascita, attraverso dei diari incisi su un registratore. Ogni mattina, per quattordici mattine, i cinque protagonisti del film si sono svegliati e hanno inciso su un nastro il loro ultimo sogno.

La realizzazione di un progetto ambizioso come Il Sogno Di Omero è supportata dal Centro Produzione Audiovisivi dell’Università Roma Tre e dalla casa di produzione indipendente Tfilm, che ha già all’attivo titoli presenti nei principali Festival italiani e internazionali.

La scelta di avviare una campagna di crowdfunding attraverso la piattaforma Indiegogo è dettata dalla volontà di essere totalmente indipendenti e dall’intenzione di coinvolgere il pubblico sin dalla fase produttiva del film. Attraverso le donazioni online infatti sia i singoli, sia le associazioni, potranno sostenere un progetto bello e unico nel suo genere, ma anche intervenire attivamente discutendo con il regista sulle sue scelte artistiche.

La campagna di raccolta fondi per realizzare Il Sogno di Omero si rivolge a tutti e si concluderà il 17 agosto 2014.

Su www.tfilmprod.com trailer, immagini e link per le donazioni alla campagna Indiegogo.

Il Sogno di Omero è anche su Facebook con i personaggi, il back stage e le curiosità.
www.ilsognodiomero.blogspot.com
www.youtube.com/thedreamofhomer
www.facebook.com/sognodiomero

 

Contributi dei lettori: “Una bella vacanza estiva”, di Patrizia Onori

Autore: Patrizia Onori

A quanti di noi piacerebbe raccontare una bella storia ma molto spesso non sappiamo da dove cominciare?
A volte ci capita di volerne impostare una per iscritto ma cancelliamo il tutto, poichè ci accorgiamo che il racconto scaturisce solo dalla nostra fantasia dato che le belle storie, frequentemente esistono solo nei sogni.
Bene, in questo momento però non sto sognando e voglio rendervi partecipi di una straordinaria esperienza che vi permetterà di comprendere che la vita ci consente anche di vivere storie come quella che sto per raccontarvi.
Una mail dell’unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti di Frosinone, ci proponeva di trascorrere una settimana per una vacanza estiva presso il villaggio Poseidon A San Salvo marina chieti.
Non ho mai partecipato ai soggiorni organizzati dall’unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, così decisi di andare.
Siamo stati accompagnati in questo villaggio vacanze, dove abbiamo avuto modo di usufruire di alcuni servizi come la piscina, il servizio spiaggia ecc.
Vi racconterò l’aspetto riguardante il divertimento ma mi soffermerò soprattutto sul significato assolutamente costruttivo della vacanza.
Infatti, oltre ad aver usufruito di ottimi pasti giornalieri, abbiamo instaurato rilevanti rapporti di amicizia, sia con i volontari i quali ogni giorno con straordinaria cura e con amore si occupavano di accompagnare e di seguire alcune persone, sia con gli animatori del villaggio che ci hanno dato la possibilità di divertirci adeguandosi spesso alle nostre particolari esigenze di non vedenti.
Al mattino, solitamente scendevamo in spiaggia e, con i piedi nell’acqua, realizzavamo lunghe passeggiate chiacchierando e socializzando un po’ tra noi, mentre alcuni si divertivano a fare il bagno; nel pomeriggio, andavamo in piscina e con l’aiuto dei volontari e dei familiari, molti facevano il bagno; la sera dopo cena, con l’aiuto degli animatori, ci divertivamo con karaoke e spettacoli vari.
Abbiamo partecipato inoltre a due importanti escursioni, un pomeriggio siamo stati accompagnati a Vasto marina dove una guida ci ha illustrato le palafitte dei pescatori e le capanne di legno dove ci trovavamo, si muovevano con il forte vento e, successivamente, ci ha fatto visitare nella zona a monte il centro storico.
Un altro particolare momento, l’abbiamo vissuto partecipando all’escursione presso le isole Tremiti, che abbiamo raggiunto con l’aliscafo e successivamente con la barca.
La guida ci ha accompagnati nell’esplorazione delle isole e, dato che per visitare il tutto abbiamo sfruttato l’intera giornata, ci siamo fermati presso una pineta per consumare il pranzo al sacco.
Quanta emozione ho provato quando, la straordinaria volontaria Gessica Rea con la quale in vacanza abbiamo avviato una splendida amicizia, mi ha accompagnata a fare il bagno nelle pulitissime acque dell’isola.
Mi sentivo assolutamente libera e, con l’aiuto di Gessica che mi descriveva le meraviglie di quel luogo, ho potuto attraverso i suoi occhi, perlustrarle e percepirne la assoluta bellezza.
Le serate spesso trascorrevano all’insegna del karaoke ed è stato meraviglioso vedere volontari ed animatori, coinvolti nel leggerci i testi delle canzoni che con entusiasmo e con passione eseguivamo tutti insieme.
Un’occasione indimenticabile, l’abbiamo vissuta particolarmente nell’ultima serata, dove il responsabile del gruppo Giuseppe Tozzi, ha organizzato la festa di fine vacanza con pizza consumata sulla terrazza del villaggio, torta e karaoke.
Qui hanno partecipato anche alcuni amici della sede distaccata dell’uici di Sora e tra gli altri, ho conosciuto il meraviglioso consigliere Onorio Vozza, il quale ci ha intrattenuti con la sua speciale simpatia cantandoci l’inno dedicato a Sant’Onorio e dimostrandoci di riuscire a muovere le sue eccezionali orecchie così corpose e grandiose.
Nell’ultima giornata, dopo aver fatto il bagno chi al mare chi in piscina, abbiamo pranzato e, con qualche rimpianto, abbiamo purtroppo abbandonato il villaggio tornando alle nostre consuete abitudini riproducendo nelle nostre menti come in un film, gli attimi più belli trascorsi in questo magnifico soggiorno estivo.
Leggendo questo mio resoconto, qualcuno potrebbe trovarlo di poco interesse, poichè narra semplicemente il trascorrere di una settimana di vacanza ma, la vacanza non sarebbe stata la stessa senza il supporto di volontari ed animatori, i quali, mettendo spesso a disposizione per noi i loro occhi, ci hanno offerto la possibilità di vedere e di vivere ciò che altrimenti non avremmo mai visto nè vissuto.
Spero che tutto questo, diventi un giorno d’esempio per i nostri giovani i quali pur non avendo alcuna disabilità, spesso non apprezzano le meraviglie che offre loro la vita e si distruggono sovente intraprendendo strade tortuose dalle quali è complicato venir fuori.
Grazie all’organizzatore del soggiorno il consigliere dell’uici di Frosinone Giuseppe Tozzi, nella settimana di vacanza abbiamo avuto la possibilità di socializzare, di costruire ed intraprendere rapporti di amicizia ma, soprattutto, abbiamo avuto modo di vivere meravigliosi momenti di condivisione.
Grazie ai volontari, perchè con la loro passione e con dedizione ci hanno concesso tutto il loro insostituibile sostegno rendendo questo soggiorno memorabile.
Un grazie particolare voglio dedicarlo a te mia carissima amica Gessica, perchè con la tua dolcezza, hai saputo guadagnarti la mia stima entrando silenziosamente nella mia vita.
Infatti, con estrema signorilità, nella settimana di vacanza hai realizzato il servizio di volontariato che svolgi con vocazione e per il quale nutri un particolare interesse.
Non dimenticherò mai più, quando nei momenti liberi che insieme ricavavamo, andavamo a passeggiare per il paese raccontandoci entrambe con estrema semplicità, le nostre diverse ma costruttive esperienze di vita.
Ti ringrazio particolarmente per aver avuto la forza di guardare in me e per avermi dato la possibilità di guardare in te, continua così e, anche se nel tuo cammino potrai imbatterti in alcune difficoltà, pensa a quanto sai regalare e a quanto hai saputo donare in questi sette giorni, lasciando nelle persone un ricordo indelebile di te.
Cosa dire poi di Claudio Cola, Presidente della sezione uici di Frosinone, che ha fortemente voluto questo bellissimo soggiorno che stà ripetendo da qualche anno e che non si limita a porci ma lui stesso ne è stato un partecipante attivo e collaborativo rendendo il tutto ancor più bello e quindi invogliandoci anche ad una futura partecipazione.
Claudio Cola si è dimostrato instancabile anche perchè non appena arrivato a destinazione, è subito ripartito alla volta di Roma per partecipare nonostante la stanchezza del viaggio alle celebrazioni dell’istituto Sant’Alessio.
Come si può percepire, le belle storie non esistono solo nei sogni, poichè possono essere realmente vissute, basta volerlo!
PATRIZIA ONORI

Opinioni dei lettori: Oggi si riunisce la Direzione, di Massimo Vita e Maurizio Albanese

Autore: Massimo Vita e Maurizio Albanese

17 luglio 2014

Mi lasciano perplesso due argomenti:
le perizie estimative sugli immobili della sede centrale a Roma e le richieste di chi gestisce tirreni a.
Se si richiedono perizie estimative, vuol dire che si ha in mente la possibilità di alienare un bene o per fare cassa o per reinvestire per migliorare lo stato patrimoniale e l’organizzazione strumentale.
Penso che alienare dei beni in pieno centro storico a Roma sia una follia soprattutto a pochi mesi dal congresso e quindi dal vero cambiamento della nostra organizzazione.
Spero che Mario ci dica di più a questo riguardo.

Per Tirrenia, mi pare che già in altri momenti si sia fatta qualche concessione al gestore e mi chiedo se il contratto stipulato non fosse troppo duro per il gestore e lui ho ha accettato sapendo che a posteriori avrebbe avuto delle deroghe.
Anche qui spero che il resoconto sia poco stringato.
Faccio una proposta: perché i lavori della Direzione non si fanno aperti al pubblico e quindi trasmessi su “Parla con l’Unione”?
Sarebbe un bel segnale.
Il rinnovamento sta nelle grandi scelte e non nei piccoli gesti.

Massimo Vita
Anche io penso che prendere in esame oggi la possibilità di alienare un bene come via Borgognona che da sempre è stata la sede centrale della nostra associazione, non sia una buona idea. Ma vanno considerate anche le motivazioni che spingono la presidenza nazionale a prendere una decisione in tal senso. Sono certo che Mario ci chiarirà quali sono state le motivazioni che lo hanno spinto in questa eventuale proposta.
Per quanto attiene il Centro di alta specializzazione, ricordo che a Genova, si manifestò uno schieramento quasi unanime nel dichiarare non sostenibile la realizzazione di tale Centro. Ricordo che lo stesso Mario Barbuto, in quella occasione, rivolse a Tommaso Daniele un appello al fine di desistere da tale proposito. Non penso che oggi si possa cambiare posizione, salvo il presentarsi di nuovi eventi che giustifichino tale inversioni di marcia

Maurizio Albanese

Una bussola per orientarsi- La legge 104 del 1992 e il quadro dei diritti dei disabili e dei loro familiari, di Paolo Colombo

Autore: Paolo Colombo

Rubrica per Genitori

Una delle tante difficoltà che deve affrontare il genitore di una persona con disabilità è quella di conciliare lavoro e cura del figlio. Sappiamo bene quanto sia complicato muoversi nell’intricato mondo delle leggi e dei regolamenti e, di conseguenza, quanto sia difficile conoscere quali diritti si possono esercitare.
E’ per questo motivo che abbiamo chiesto all’avv. Paolo Colombo, quale responsabile del Centro di Documentazione Giuridica dell’UICI, nonché componente della Direzione Nazionale, di aiutarci a comprendere la legge 104 del 5 febbraio 1992 (Legge-quadro per l’assistenza , l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate). Quella di oggi è solo la prima tappa del nostro viaggio alla scoperta di questa importante direttiva.

La legge 104 del 1992 e il quadro dei diritti dei disabili e dei loro familiari
La Legge 5 febbraio 1992, n. 104 “Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.” prevede specifici diritti in favore delle famiglie con disabili.
I diritti previsti da tale legge così come modificati dalla successiva normativa, attualmente vigente, vengono schematicamente rappresentati nelle pagine che seguono, ponendo particolare risalto ai benefici che la normativa riconosce ai lavoratori, genitori di disabili.
– Prima parte-
Per i genitori di figli disabili le più ampie previsioni di tutela della legge sui congedi parentali hanno assorbito alcune agevolazioni previste dalla legge numero 104 del 5 febbraio 1992.
Già la legge 104/92 (vedi poi anche la legge 53/00) aveva previsto per la lavoratrice madre, o in alternativa per il padre, anche adottivi, di minore con handicap accertato dai competenti organi (2) e non ricoverato in istituti specializzati a tempo pieno(3) (ivi compresi i ricoveri in strutture adibite all’accoglimento degli handicappati seppur come centro riabilitativo diurno), il diritto al prolungamento sino a tre anni del periodo di astensione facoltativa dal lavoro oppure, in alternativa, due ore di permesso giornaliero retribuito sempre sino al compimento del terzo anno di vita del bambino. Il permesso è raddoppiato in caso di due figli con handicap (Cassazione sezione lavoro – sentenza 4623/10).
L’articolo 33 del D.Lgs. 151/2001 stabiliva che nel caso di minore con handicap in situazione di gravità (accertata ai sensi dell’articolo 4 comma 1 della legge 104/1992) i genitori avesssero diritto al prolungamento sino a tre anni di vita del figlio del congedo parentale, indipendentemente dal diritto dell’altro genitore, a condizione che il bambino non fosse ricoverato a tempo pieno presso istituti specializzati. Con la modifica al comma 1 dell’articolo 33 del D.Lgs. 151/2001 la madre o in alternativa il padre hanno diritto al prolungamento del congedo parentale sino al compimento dell’ottavo anno di vita del bambino con handicap per un periodo complessivo non superiore ai tre anni (circolare n.32/2012 dell’INPS) ; inoltre viene esteso anche quando il bambino sia ricoverato a tempo pieno presso istituti specializzati purchè sia richiesta dai sanitari la presenza del genitore.Il prolungamento decorre dal termine del periodo corrispondente alla durata massima del congedo parentale spettante al richiedente (vedi messaggio INPS 22578/2007):
alla madre, trascorsi 6 mesi dalla fine del congedo di maternità
al padre, trascorsi 7 mesi dalla data di nascita del figlio
al genitore solo, trascorsi 10 mesi decorrenti:
a) in caso di madre “sola”, dalla fine del congedo di maternità
b) in caso di padre “solo”, dalla nascita del minore o dalla fruizione dell’eventuale congedo di paternità.
In base all’articolo 24 della legge 183/2010 i genitori alternativamente possono fruire anche in alternativa al congedo parentale o ai riposi retribuiti (art.42 comma 1 DLgs 151/2001) dei 3 giorni di permessi mensili.
Tale diritto va riconosciuto anche in favore dei genitori con figlio handicappato in situazione di gravità (circolare INPS numero 155/2010 punto2.2).

AGEVOLAZIONI  previste dalla legge 104/1992 modificate dal D.Lgs.119/2011 I genitori, anche adottivi, con bambini fino a tre anni di età hanno la possibilità di fruire in alternativa, dei tre giorni di permesso mensile, ovvero delle ore di riposo giornaliere, ovvero del prolungamento del congedo parentale;
genitori, anche adottivi, con bambini oltre tre anni e fino agli otto anni di vita possono beneficiare, in alternativa, dei tre giorni di permesso mensile, ovvero del prolungamento del congedo parentale;
i genitori, anche adottivi, con figli oltre gli otto anni di età possono fruire dei tre giorni di permesso mensile
circolare INPS numero 32/2012 e circolare Funzione Pubblica numero 1/2012
PERMESSI ASSISTENZA DISABILI e ALTRI PERMESSI e FERIE
Nel caso il dipendente usufruisca di altri permessi (permesso sindacale, maternità, malattia o altro), i permessi per l’assistenza a disabili ex lege 104/1992 non vanno riparametrati in quanto si tratta di assenze giustificate, riconosciute per legge come diritti spettanti al lavoratore.
Anche la fruizione delle ferie non può incidere sul godimento dei permessi dei tre giorni mensili per l’assistenza al disabile in stato di gravità e ogni eventuale riparametrazione in base alle ferie usufruite nel mese è inammissibile.
Differente è invece il caso in cui il dipendente avanzi l’istanza ex lege 104/1992 per la prima volta nel corso del mese.
Ministero del Lavoro – Interpello numero 21 del 16 giugno 2011 e Interpello numero 24 del 1 agosto 2012
PERMESSI ORARI E GIORNALIERI
IN RELAZIONE AL TIPO DI RAPPORTO DI LAVORO TIPO
DI RAPPORTO
DI LAVORO PERMESSI ORARI
DIPENDENTE DISABILE
(2 ore) PERMESSI GIORNALIERI e ORARI
3 giorni o 18 ore mensili
DIPENDENTE DISABILE
oppure
DIPENDENTE CHE DA ASSISTENZA
A UN DISABILE PART TIME
ORIZZONTALE Fino a 6 ore
di prestazione
lavorativa:
ridotto a 1 ora
Oltre 6 ore
di prestazione
lavorativa:
intero: 2 ore I tre gg di permesso mensile spettano per intero, mentre, in alternativa, i permessi orari di 18 ore sono ridotti sulla base della percentuale di prestazione lavorativa.
Esempio:
nel caso di percentuale pari al 75% (5 ore e24 minuti al giorno) spettano:

3gg
– oppure
il 75% di 18 ore corrispondenti a 13 ore e 30 minuti PART TIME
VERTICALE
con prestazione
lavorativa
concentrata in
alcuni mesi con
presenza dal lunedì
al venerdì Intero: 2 ore I tre gg di permesso mensile o, in alternativa, i permessi
orari di 18 ore, spettano per intero.
Esempio:
prestazione lavorativa prevista per sei mesi l’anno (consecutivi o non ):

3gg
– oppure
18 ore nel mese in cui viene resa la prestazione PART TIME
VERTICALE
con prestazione
concentrata su
alcune settimane
del mese o alcuni
giorni della
settimana Intero: 2 ore I tre gg di permesso mensile o in alternativa, i permessi orari di 18 ore, sono ridotti sulla base della percentuale di prestazione lavorativa nel mese di riferimento.
Esempio 1:
prestazione lavorativa nel mese pari al 50% (come nel caso di settimane alterne):

1 giorno
– oppure
50% di 18
ore pari a 9 ore
Esempio 2:
prestazione lavorativa nel mese pari
al 40% (come nel caso di presenza 2gg a settimana):

1 giorno
– oppure
il 40 % di 18 ore pari a 7 ore e 12 minuti PART TIME
MISTO
(combinazione di
verticale ed
orizzontale), con
prestazione
concentrata in
alcuni giorni o
settimane del mese,
ad orario ridotto Fino a 6 ore
di prestazione
lavorativa:
ridotto a 1 ora
Oltre 6 ore
di prestazione
lavorativa:
intero: 2 ore I tre gg. di permesso mensile si riducono sulla base della
percentuale della componente verticale, mentre, in alternativa, i permessi orari di 18 ore si riducono sulla base della percentuale della componente orizzontale.
Esempio:
prestazione su 4 gg a settimana (componente verticale 80%),
con orario ridotto a 5 ore al giorno (componente orizzontale = 69.49%), si ha diritto:
all’80% di 3gg = 2
– oppure
al 69.49%. di 18 ore = 12 ore e 30 minuti  Avv. Paolo Colombo
Responsabile Centro di Documentazione Giuridica “G. Fucà”
cdg@uiciechi.it

 

Contributi dei lettori: Elogio ai nostri “Grandi”, di Rosalia Vitale

Autore: Rosalia Vitale

Una mite sera dei primi giorni di luglio: i miei ragazzi sono usciti lasciandomi sola; cosa fare per colmare questo vuoto ?
Cosa fare in questa solitudine? Non è sempre vero che la solitudine porti soltanto lugubre tristezza! Anzi, ci si può abbandonare ai più liberi pensieri spingendosi fino alla ricerca dell’essenziale; io, seduta all’aria fresca nel mio balcone, ho pensato di leggere qualcosa che potesse occupare piacevolmente la mia mente e, tornata per un momento in casa, ho trovato uno dei nostri giornali ancora chiuso; l’ho aperto, ed ho constatato che trattavasi di un numero arretrato del nostro Corriere Braille; ho voluto leggerlo ugualmente, poiché non mando mai via i giornali senza averli letti! Così, mi sono deliziata nella lettura di: Introduzione al Libro “Qui le domande le faccio io”!
Altre volte avevo già letto: Doniamo pagine al Libro Parlato, ma, siccome non sono abbonata a questo servizio, sorvolavo l’argomento non perché non ami i libri, ma la mia preferenza va alla lettura Braille diretta;leggendo, però, l’introduzione al Libro ne sono rimasta entusiasta; ho apprezzato l’eccellente esposizione, la dinamicità, la scioltezza, l’eleganza e l’impegno profuso nel portare a conclusione questo ardito progetto.
In fine, ho sentito accanto a me una amica che mi ha regalato più di un sorriso e la Sua buona e preziosa compagnia.
Molto spesso mi ritrovo ad apprezzare gli scritti dei redattori, degli articolisti dei nostri giornali elogiando la loro bravura e abnegazione nei confronti di tutta la categoria, ed allora rifletto sul lungo e faticoso percorso affrontato con coraggio e determinazione dai ciechi, ed oggi, è esaltante notare di quanti bravissimi intellettuali si fregia la nostra categoria: professori, docenti nelle più svariate materie di studio, giornalisti, avvocati, parlamentari, impiegati di concetto che mettono a disposizione di tutti la loro competenza tenendo in mano ben salde le redini di guida onde evitare pericolose deviazioni su falsi sentieri o, peggio,indietreggiamenti. Ma poi, anche artisti, musicisti, professionisti, fisioterapisti, centralinisti,artigiani ecc.: dunque, mi pare non ci sia nulla da invidiare al resto della società che ci circonda.
Durante una recente messa domenicale un buon prete, nella sua omelia esordisce con una frase di un grande scrittore di cui ormai mi sfugge il nome (forse alcuni di voi lo riconosceranno): “non c’è felicità senza gratitudine nel cuore”! ed io sento di assecondare appieno questo pensiero!E la prima gratitudine in assoluto è per il nostro Creatore che, seppure apparentemente ha penalizzato alcune sue creature, ma poi le ha privilegiate rendendo anch’esse degne di lode e di elogio.
Evviva! Ai Nostri Grandi che ci onorano con la loro intelligenza, cultura, sapienza, bontà d’animo.
Parteciperò anch’io alla gara di solidarietà “Doniamo pagine al libro parlato”.
Rosalia Vitale