Conferenza e mostra dello scultore non vedente Andrea Bianco

Il giorno 4 giugno, alle ore 15.30 presso la sala Urania al piano terra del Centro Ciechi San Raphael in vicolo Bersaglio a Bolzano, lo scultore non vedente Andrea Bianco terrà una conferenza e di seguito esporrà le sue opere.
Si parlerà di accessibilità, formazione tecniche e possibilità artistiche.
I lavori saranno visibili e toccabili fino al giorno 7 giugno su prenotazione.

Per informazioni telefonare a Gitzl Elisabeth: 0471 442399

Per visite: 347 2546031
www.biancoandrea.it

Armando Veronese: chi è costui? E’ una persona che merita di essere ricordata (di Francesca Biasiotto)

Autore: Francesca Biasiotto

Il cav. Uff. Armando Veronese, nei primi anni 50, costituì a Vicenza la sottosezione dell’ Unione Italiana dei Ciechi, dipendente dalla sezione di Padova.
Riuscì a rimediare una sede in uno squallido stanzone senza riscaldamento, coadiuvato da sua moglie Milli e dall’impiegata Maria Rossi che, quando lavorava, non guardava l’orologio.
Soltanto anni dopo si trasferì in una stanzetta dove il poco spazio rendeva difficoltoso muoversi ma, in compenso, c’era una stufa a legna.
Nel 1970, divenuto nel frattempo presidente sezionale, la stima che con la sua intensa attività si era meritato presso enti e politici gli consentì di reperire i fondi per la costruzione di una nuova, ottima sede.
Non era ambizioso e tanto meno carrierista; uscì dalla sua provincia soltanto per partecipare a congressi nazionali dell’U.I.C.I e quando accettò, per tre anni, l’incarico di commissario ad acta presso la sezione di Venezia.
Armando distribuì il suo tempo tra famiglia, lavoro e Unione, sempre disponibile a dialogare con i soci anche in casa propria.
Un non vedente in possesso di laurea o diploma non rimaneva disoccupato a lungo, né mancava la vigile attenzione di Armando affinché ognuno si sentisse a suo agio nell’ambiente di lavoro.
Armando credeva nella dignità di chi non possiede il dono della vista; rifuggiva dall’assistenzialismo. “I diritti- diceva- vanno conquistati con le capacità personali, non devono essere regalati per pietismo”.
Fu convinto sostenitore dell’inclusione scolastica ancor prima che la legge la consentisse, tanto che appoggiò l’iniziativa del presidente sezionale prof. Francesco Barausse, il quale inserì nella scuola di tutti tre bambini ciechi come uditori.
Fece parte del C.P.A.B.P., la commissione che, presso l’I.N.P.S, esaminava le pratiche previdenziali.
Fu apprezzato organista in varie chiese e, presso la Libera Scuola di Musica, impartì lezioni di pianoforte a ragazzi ciechi, mentre i più piccini partecipavano a incontri di Musica Insieme.
Durante la presidenza del prof. Francesco Barausse, Armando, come vice-presidente, fu il collaboratore su cui più si poteva contare.
Animato da una fede profonda, occupò cariche anche nel M.A.C.
Negli ultimi tempi, benché non coprisse da cinque anni una carica associativa, frequentò regolarmente la Sezione come collaboratore fino a due settimane dalla sua scomparsa.
Il cav. Uff. Armando Veronese si accasciò dolcemente e ci lasciò in pochi minuti il 9 novembre 2014. Il 7 dicembre avrebbe compiuto 87 anni.
I soci rimpiangono di Armando il calore umano, lo stimolante ottimismo e la forza spirituale.

Francesca Biasiotto

Contributo dei lettori, di Silvana Piscopo

Autore: Silvana Piscopo

Qualche considerazione su “Labuonascuola” che, in vero, tanto buona non mi pare.
Dopo la fase delle presentazioni molto ad effetto, le consultazioni diffuse in rete, i documenti redatti da studenti, insegnanti, direzioni scolastiche regionali, le grandi speranze alimentate per i numeri rilevanti di assunzioni ed altro ancora, il d.d.l targato Renzi-Giannini, è approdato in Parlamento ed è nel pieno della discussione che, ci auguriamo, ne migliori i punti di criticità.
Ho dato una lettura un po’ veloce all’intero disegno di legge e sono alquanto preoccupata per come viene affrontato il capitolo “inclusione degli allievi con disabilità”
Quali, in sintesi, le ragioni di tali preoccupazioni?-si parla di educazione inclusiva e, certamente, tale principio dovrebbe esaltarmi, non solo perché includere significa creare tutte le condizioni favorevoli per la crescita armonica ed omnilaterale delle persone con disabilità visive e in generale, valorizzarne le capacità cognitive, espressive, creative, relazionali, operative, ma anche perché una scuola inclusiva, allineandosi agli orientamenti educativi e formativi di altri paesi della U.E., dovrebbe aprire anche ai nostri ragazzi ciechi ed ipovedenti prospettive di vita e di lavoro più ampie e proporzionate alle capacità e desideri di indipendenza personali;
e, allora, cosa c’è che non va?
non va il fatto che una così importante scommessa è affidata, ancora una volta, alle prestazioni dei docenti di sostegno senza alcuna puntualizzazione sui contesti classe, consigli di classe, coordinazioni laboratoriali e quant’altro costituisce il corpo teorico e pratico dell’inclusione. Nulla di concreto ho trovato, nel corso della lettura, sul cosa e come innovare per rendere pienamente accessibili laboratori, biblioteche, aule multimediali e tutto quanto costituisce base concreta alla crescita formativa, culturale e relazionale dei nostri studenti, ma in generale di tutti i ragazzi in età scolare dall’infanzia all’adolescenza;
attraversando articoli, commi e richiami a precedenti leggi, nonostante le varie indicazioni di finanziamenti per l’edilizia, nulla viene esplicitato per il superamento delle barriere architettoniche; l’elenco di quello che non ho trovato e che avrei voluto o meglio, dovuto, stante la sostituzione del termine integrazione scolastica con quello di inclusione, è ancora lungo e non riportabile in uno spazio, coerentemente limitato di un contributo al giornale: mi resta, dunque, solo un accorato appello a tutta la forza dell’Uici perché assuma una iniziativa politica significativa con un confronto con il governo, la commissione cultura della camera, affinché questo disegno di legge, nel corso del dibattito parlamentare, venga emendato, magari anche attraverso il recepimento di parti significative della proposta di legge Fand e Fish già da tempo giacente in parlamento. :

“Un invito originale”, di Patrizia Onori

Autore: Patrizia Onori

La ricezione dell’invito alla partecipazione della presentazione del libro “La mia storia ti appartiene 50 persone con disabilità si raccontano” per mercoledì 15 aprile 2015 presso una delle aule del Senato, ha stimolato in me una grande curiosità ed un particolare interesse, poichè nel volume, tra gli altri, sono stati inseriti alcuni tra i miei scritti.

Chiamai immediatamente il mio accompagnatore ed insieme decidemmo di partecipare all’evento.

Decisione presa, evviva!

Notificai la mia adesione all’incontro via mail agli ideatori della pubblicazione del volume e, dato che per entrare in Senato c’è bisogno di un precedente accreditamento, comunicai anche la partecipazione di coloro che mi avrebbero accompagnato, che comunque mi hanno accompagnato e che ringrazio, il mio accompagnatore Roberto Bevilacqua, mia madre ed il mio amico Tommaso Luna il quale ha voluto essermi vicino in questo pregevole momento.

Nei giorni precedenti l’incontro, il tempo sembrava non trascorrere mai ma, d’un tratto, ecco giungere il giorno tanto atteso, così, partendo con la macchina da Latina città in cui vivo e lavoro, arrivammo a Roma e raggiungemmo il luogo che ospitava lo straordinario avvenimento.

Dopo i dovuti controlli burocratici, eccoci finalmente entrare presso il Senato della Repubblica, nella Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro e, dopo una consueta ma comprensibile attesa, l’inizio dell’incontro ha avuto luogo con la presentazione del libro da parte degli ideatori della pubblicazione del volume ed in seguito con la proiezione della video mostra intitolata “la mia immagine ti appartiene”.
Un momento particolarmente toccante però, l’abbiamo vissuto durante la lettura di attori professionisti i quali, esponendo estratti di brani tratti dal libro, con la loro singolare espressività, hanno dato luogo ad un’eccezionale interpretazione regalando al libro un’ulteriore forza rendendo alle storie immagini fotografiche attraverso la loro voce.
Dopo l’intervento dei relatori Luca Pancalli Presidente Comitato paralimpico, Vincenzo Falabella Presidente FISH, Raffaella Rinaldi Curatrice d’arte, prima di terminare l’incontro, il moderatore Roberto Fantini Educatore ai Diritti Umani per Amnesty International, ha comunicato ai partecipanti la possibilità di poter prendere la parola così, dopo aver prima ascoltato l’intervento di una signora che giustamente reclamava i diritti della figlia disabile di 47 anni ricoverata in un centro di accoglienza, anche se non è stato assolutamente facile, ho preso la parola descrivendo un po’ il significato dei miei racconti inseriti nel libro e soprattutto, l’importanza che hanno avuto e che tutt’ora hanno le persone descritte nelle mie storie.
Approvazione da parte degli ospiti per il mio intervento, durante il quale ho invitato il mio amico Tommaso Luna ad esprimere le sue considerazioni, così, dopo il mio contributo, anche Tommaso ha espresso le sue significative e rilevanti riflessioni.
Tornando a Latina, in macchina abbiamo espresso le nostre osservazioni riguardo l’incontro, il quale ha lasciato sicuramente in noi emozioni incancellabili.
Dalla vita ho avuto ogni cosa ed ho vissuto momenti indimenticabili come questo, perciò, anche se le parole non bastano a descrivere gioie indefinibili, ho semplicemente provato a condividere l’avvenimento di un’occasione speciale e certamente memorabile.

Patrizia Onori.

Ricordi d’infanzia, di Michele Sciacca

Autore: Michele Sciacca

Nel 1949, mia madre acconsentì che io facessi da accompagnatore a un certo Spinella di Macchia di Giarre, che era un uomo privo di vista ma colto e poliglotta. Lo Spinella era padrone di una grossa bottega alimentare gestita dalla moglie e di un grande vigneto di uva bianca e nera da cui ricavava dell’ottimo vino che vendeva ai commercianti di Riposto. Il mio compito era di accompagnarlo nella vigna e al cinema di Giarre. La stradina che conduceva alla vigna presentava numerose piccole buche, che per lui potevano essere molto pericolose. Io vi prestavo molta attenzione e per questo lui, spesso e volentieri, mi lodava. Egli mi chiedeva di aiutarlo a controllare l’operato del massaro e di chi lavorava nella sua vigna. Approfittando della mia innocenza, essi riuscivano ad ottenere doppie quantità di vino e quando m’incontravano per strada, mi facevano una gran festa.
Il signor Spinella era un uomo ambivalente. Due o tre volte la settimana voleva essere accompagnato al cinema di Giarre, nella segreta speranza di potervi incontrare qualcuno disposto a dargli un po’ di confidenza. Egli, perciò mi raccomandava di farlo sedere accanto a giovani di sesso maschile.
Quando non riuscivo a esaudire i suoi desideri, per me erano guai seri.
Non lo erano quando, in certe sere d’estate, ci trovavamo seduti in piazza duomo per ascoltare i concerti della banda musicale di Giarre che, a quel tempo, era una delle più importanti della Sicilia orientale. Essa era composta per lo più da professionisti regolarmente stipendiati. Gli stipendi provenivano dai contributi che gli esercenti Giarresi versavano appositamente ogni mese.
La banda musicale raggiunse il culmine del suo prestigio quando, in un concorso tenutosi a Messina, le fu assegnato il primo premio. In essa suonava un certo Agatino Giunti di Mascali e un certo Striano di Napoli, che era uno dei due signori che di tanto in tanto mi portavano in collegio le vivande di cui necessitavo; egli si trasferì a Roma per lavorare nell’azienda tranviaria, ma, essendo un forte fumatore, lasciò la vita terrena per via di un brutto tumore alla gola.
Anche Mascali, ebbe la sua brava banda musicale. Un giorno un amico mi raccontò che quella banda andò a suonare nel paese di Sant’Alfio in occasione della festa del santo. I musicanti, credendo che i santalfioti fossero ignoranti in campo musicale, cominciarono a suonare a modo loro, cioè in modo “stonato”, ma i santalfioti meno ignoranti, se ne accorsero.
Si armarono di bastone e ci furono botte per tutti i musicanti che rapidamente si diedero alla fuga cercando scampo nelle campagne vicine.
Rimasi alle dipendenze del signor Spinella per più di un anno. Egli mi offrì la possibilità di poter mangiare a volontà uva, melograni, datteri, carne, pesci e dolci e i miei chili aumentarono in modo spropositato.
In quel periodo ebbi modo di vedere sua figlia intendersela con il maestro di pianoforte e la moglie amoreggiare con il barbiere dello stesso Spinella. Il mangiar bene, l’andar spesso nella vigna e al cinema mi inducevano a rimanere nonostante il richiamo continuo della mia famiglia.
Essendo alle dipendenze della famiglia Spinella, dovevo dormire nella loro abitazione.
Il mio letto si trovava in una stanzetta del primo piano.
Di notte, riposavo tranquillo ed il mattino mi alzavo abbastanza presto: mi lavavo, mi vestivo e poi mi affacciavo dal balcone che dava sul cortile interno.
Sulla ringhiera si erano arrampicati tralci di uva bianca che raccoglievo e mangiavo molto volentieri.
Mangia oggi e mangia domani, alla fine di uva ne rimase ben poca.
La moglie e la figlia dello Spinella mi facevano notare che i grappoli d’uva andavano diminuendo sempre più ed allora io rispondevo che erano gli uccelli a mangiarsela, «ma noi sappiamo bene che l’unico uccello sei proprio tu!».
E che dire dell’albero di melograno bello carico a cui spesso tendevo la mano, ed i suoi frutti a poco a poco scomparvero quasi tutti.
E che dire delle paste che io sottraevo furtivamente al dolciere, compare dello Spinella.
Egli collocava nel forno, a temperatura giusta, delle teglie con paste di mandorla.
Io, mettendo in atto piccoli stratagemmi, ne prendevo qualcuna e me la mangiavo sul posto; poi riuscivo abilmente a colmare gli spazi vuoti spostando le altre.
A quel tempo la fame era all’ordine del giorno, perciò i panificatori che lavoravano per conto del signor Spinella, preparavano piccole forme di pane, in modo tale da mettersele in testa, e nasconderle con i loro copricapo, per non farsi scoprire dalla moglie dello stesso Spinella.
Durante il mio servizio di accompagnatore, purtroppo per me, si ammalò donna Concettina, madre dello Spinella. La malattia si protrasse per parecchio tempo e, nonostante tutte le cure mediche, la poveretta finì per morire. Con la sua morte, a me venne meno la persona che soleva proteggermi dall’ira del figlio e dalla collera della nuora.
Durante la notte della veglia rimasi talmente impressionato che non volevo andare a dormire nel piano superiore. Allora, pensai di prendere il materasso e di portarlo al piano terra. Lì, fui severamente rimproverato dalla moglie del signor Spinella, che mi costrinse a riprendere il materasso e a portarlo di nuovo sopra. Siccome avevo sempre davanti agli occhi l’immagine della morta, quella notte non potei chiudere occhio, perciò cominciai a maturare l’idea di andar via per sempre. Ciò si doveva verificare, quando lo Spinella mi menò con un bastone e mi fece uscire sangue dal naso, allora io scappai e tornai a casa, raccontai l’accaduto a mia madre, che per fortuna decise di tenermi con sé per poter avere una mano di aiuto nel lavoro.

Contributi dei lettori: Un incontro in piena sintonia, di Silvana Piscopo

Autore: Silvana Piscopo

Sabato 28 Marzo l’U.N.I.Vo.C. di Napoli ha organizzato presso lo storico istituto per Ciechi Paolo Colosimo, sito in Via S.Teresa n.36, una festa  i  cui protagonisti sono stati:
ragazzi minorati della vista che hanno partecipato ai campi scuola che la nostra associazione promuove ogni anno con la preziosa collaborazione di volontari e  con il sostegno economico de l LIONS CLUB NAPOLI EUROPA “GIANPAOLO CAJATI”.
In effetti volevamo offrire alla Prof.ssa Ottavia Grieco Cajati, donna di tempra ammirevole, di sensibilità raffinata, che da molti anni segue le nostre iniziative con partecipazione appassionata,  un segno del nostro affetto e  all’organizzazione del LIONS CLUB NAPOLI EUROPA “GIANPAOLO CAJATI” un ricordo tangibile della nostra gratitudine per l’assegnazione del premio “GIANPAOLO CAJATI” che, ormai, da anni ci sostiene.
Sembrava che tutto si profilasse come una semplice ed abituale manifestazione in cui c’è chi introduce, chi ringrazia, chi spiega ma, per una virtuosa sincronia di circostanze, la semplicità c’è stata, la ritualità, invece, ha ceduto il posto all’autenticità dei sentimenti ed ecco che:
Maria De Mieri, la nostra segretaria e collaboratrice che, con la sua passione, ma anche la sua intransigenza organizzativa, possiamo, a ragione ritenere l’animatrice di tutte le iniziative che sviluppiamo, generalmente restìa verso il parlare in pubblico, con la spinta un po’ scettica di Salvatore,  di Silvana, di Ottavia e dei ragazzi fa il gran salto: prende la parola, ci coinvolge nel racconto del suo approccio con l’associazione, del come vive intensamente i  rapporti con le persone, dell’esperienza che ha fatto e fa nei campi scuola e  poi con la sua voce un po’ tremante tra emozioni e  piacere di raccontare crea un clima di profondità e leggerezza al tempo stesso.
L’applauso dei presenti, il sorriso dei ragazzi, i  commenti soddisfatti del gruppo del LIONS CLUB NAPOLI EUROPA “GIANPAOLO CAJATI” in sala, la festosità dei genitori, dei nostri partecipanti al campo scuola, l’intonazione di alcune belle canzoni suonate da Francesco Urso che accompagna l’armoniosa voce di Bianca Esposito, entrambi frequentatori di questi brevi, ma intensi e significativi soggiorni, producono in tutti noi uno stato d’animo di serena e gioiosa appartenenza.
Si  è  respirata aria pulita e, tra l’altro, in un luogo che non è  enfatico, definire stupefacente:
sì, perché l’Istituto Colosimo è  una vera ricchezza valoriale:
sale affrescate, giardini densi di odori armonici, dipinti di rilevanza artistica, museo di artigianato prodotto da tanti ciechi che in passato imparavano l’arte dei vimini, della rilegatura, della tessitura, di cui sono conservati manufatti di pregio e  che testimoniano le grandi abilità manuali di tante persone che ci lasciano belle testimonianze.
Tutti ci siamo sentiti in un clima di bella e  non compassionevole solidarietà e reciprocità: tutto è stato possibile perchè le passioni buone  quando prevalgono sulle insane paure di ciò che è diverso, costruiscono sintonie ed assonanze.

Prof.ssa Piscopo Silvana

Contributi dei lettori: Corso di speakeraggio radiofonico, di Irene Balbo

Autore: Irene Balbo

La cooperativa sociale “Bigbang” propone un corso, introduttivo, allo
speakeraggio radiofonico.

Siamo convinti che la radio sia un luogo in cui la professionalità e
l’intraprendenza delle persone cieche ed ipovedenti possa trovare un
terreno fertile.

Grazie alla struttura, professionale, di Radio oltre, la radio web
dell’istituto per ciechi Francesco Cavazza di Bologna, e grazie alla
presenza di un fonico specializzato; siamo felici di proporre un corso
che vedrà 5 lezioni su 8 direttamente svolte in radio. Le 3 lezioni
restanti verranno svolte in una sede che al più presto comunicheremo.
Il corso fornirà, inoltre, nozioni di dizione e di lettura ad alta voce.
Durata del corso 8 lezioni settimanali di due ore ciascuna.
Inizio lezione 17.30 fine 19.30.

Inizio corso giovedì 23 aprile.

Calendario lezioni:

1. giovedì 23 aprile.

2. giovedì 30 aprile.

3. giovedì 7 maggio.

4. giovedì 14 maggio.

5. giovedì 21 maggio.

6. giovedì 28 maggio.

7. mercoledì 3 giugno.

8. giovedì 4 giugno.

N. B. La lezione del 3 giugno verrà confermata in seguito.

Costo del corso 180 euro.

Per iscriversi e richiedere informazioni scrivere a
gennaro.iorio81@gmail.com

cellulare 339. 82. 28. 399.

Contributi dei lettori: L’Unione fa la forza, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

Riceviamo a volentieri diffondiamo:

SABATO 18 APRILE 2015 – ISTITUTO COLOSIMO

ELEZIONI PER IL RINNOVO DELLE CARICHE DELL’UNIONE CIECHI DI NAPOLI

Care amiche e cari amici della Sezione UICI di Napoli, partendo dal presupposto che le parole non servono se non sono seguite dai fatti, in vista delle elezioni per il rinnovo degli organismi associativi che si svolgeranno il prossimo 18 aprile, vi presentiamo le persone che, se verranno sostenute dai vostri voti, faranno parte della squadra che guiderà la nostra Sezione nei prossimi 5 anni. Partiamo con il dire che saremmo chiamati ad eleggere i componenti del consiglio provinciale, i componenti del Consiglio Regionale e 4 delegati al prossimo Congresso Nazionale.
Partiamo con la presentazione di coloro che candidiamo al Consiglio sezionale:
– Mario Mirabile – già vicepresidente uscente, che negli ultimi 5 anni si è occupato di coaudiuvare il Presidente uscente nella gestione della Sezione e tra l’altro, anche di pensionistica e comunicazione. Se la nostra lista sarà maggioritaria, Mario Mirabile sarà candidato a ricoprire il ruolo di Presidente Sezionale;
– Matteo Cefariello – persona di indubbia affidabilità che gestisce la rappresentanza zonale di Ercolano e Torre del Greco da oltre 35 anni;
– Ciro Taranto – altro veterano del nostro sodalizio, che negli ultimi anni si è occupato con molta abnegazione delle persone con minorazioni aggiuntive e dei rapporti con le famiglie;
– Enrico Mosca – persona che in questi anni, oltre che assicurare una presenza assidua in Sezione, si è occupato di rendere accessibili le nuove stazioni delle metropolitane cittadine, stazioni ferroviarie, strade, piazze e più in generale luoghi pubblici interessati da lavori di rifacimento e ristrutturazione;
– Silvana Piscopo –già vicepresidente dell’U.N.I.Vo.C., dirigente scolastica in quiescenza che metterà a disposizione dell’Unione tutta la sua esperienza nel campo dell’istruzione, dell’inclusione nella scuola dei nostri ragazzi e della cultura;
– Gianluca Fava – Avvocato penalista, che pur non avendo mai ricoperto incarichi all’interno dell’Associazione, quando chiamato in causa, ha sempre fornito la sua collaborazione e la sua preziosa consulenza;
– Domenico Vitucci – anche se molto giovane, già da diversi anni si occupa di collaborare con la rappresentanza di Afragola e di fornire il proprio contributo per l’insegnamento del metodo di lettura e scrittura braille e dell’informatica;
– Gilda Sportelli – operatrice presso l’Istituto per Ciechi Domenico Martuscelli, che negli anni ha acquisito notevoli competenze soprattutto nel campo della pluriminorazione;
– Roberta Cotronei–ha lavorato per anni nel settore della comunicazione, una persona alla sua prima esperienza associativa, che metterà in gioco il suo bagaglio umano e culturale.

Per votarli, ti chiediamo di scrivere sulla scheda grande di colore bianco LISTA UNO.

Passiamo ora ai nostri 2 candidati al Consiglio regionale:
– Giovanni D’Alessandro – già Presidente sezionale uscente, il quale ancora una volta si rimette in gioco per salvaguardare gli interessi dell’Unione e per tutelare la causa dei ciechi e degli ipovedenti della nostra regione;
– Gaetano Cimmino – persona di indubbia affidabilità e competenza che metterà a disposizione il suo bagaglio esperienziale e culturale per cercare di intercettare le possibili fonti di finanziamento derivanti dall’Unione Europea, dai Ministeri, dalla Regione Campania e dagli altri enti ed istituzioni.

Per votarli, ti chiediamo di scrivere i loro nomi sulla scheda piccola di colore grigio.

In ultimo vi presentiamo coloro che saranno i nostri candidati ad essere delegati al prossimo congresso nazionale:
– Gennaro Vilardi- da oltre 22 anni consigliere sezionale e regionale ed attualmente rappresentante di Giugliano;
– Ciro Taranto;
– Enrico Mosca;
– Gaetano Cimmino.

Gli ultimi 3 sono stati già presentati.

Per votarli, ti chiediamo di scrivere sulla scheda media di colore giallo LISTA UNO.

Dopo avervi presentato chi farà parte di questa squadra, è doveroso farvi sapere queste persone cosa intendono fare per la nostra associazione:

ORGANIZZAZIONE: alla nostra sezione sono iscritti circa 1600 tra ciechi ed ipovedenti, un numero che è molto inferiore rispetto a quello dei disabili visivi residenti nella nostra provincia i cui bisogni dovranno essere intercettati mettendo in campo le seguenti azioni:
– creazione di commissioni e gruppi di lavoro costituiti da persone esperte e competenti che possano coinvolgere soci volenterosi e che davvero possano collaborare con il consiglio; i coordinatori dei vari gruppi dovranno partecipare senza diritto di voto alle adunanze del consiglio;
– rafforzamento delle rappresentanze zonali, implementazione della rete dei referenti comunali soprattutto nei luoghi più distanti dal capoluogo,individuazione di persone di indubbia affidabilità che possano fungere da referenti per le 10 municipalità che insistono sul territorio del Comune di Napoli. Il Consiglio dovrà coordinare e monitorare costantemente l’operato di tutti questi referenti;
– organizzare per i componenti del consiglio provinciale, per i rappresentanti, per i referenti e per i componenti delle commissioni e dei gruppi di lavoro momenti dedicati alla formazione;
– individuazione di persone affidabili ed esperte che possano gestire un servizio di ascolto telefonico e più in generale di consulenza e di sostegno alle famiglie che fronteggiano la nascita di un bambino cieco;
-diventare un punto di riferimento anche per i ciechi con minorazioni aggiuntive e le loro famiglie, instaurando o implementando rapporti di collaborazione con altre associazioni, enti, istituti e cooperative presenti sul territorio provinciale e regionale;
-la collaborazione più continua con il Consiglio regionale, con le altre strutture Sezionali, con gli Istituti per Ciechi presenti nella nostra città, con i gruppi ed associazioni sportive che consentono a ciechi ed ipovedenti di fare attività motoria;
-il coinvolgimento dei nostri giovani in progetti internazionali che possano favorirne la mobilità autonoma, la crescita culturale e lo sviluppo di ulteriori abilità e competenze linguistiche;
-dar vita ad una collaborazione strutturata con l’U.N.I.Vo.C. per svolgere una azione capillare di ricerca di volontari CHE possano supportare i disabili visivi in tutto il territorio della Provincia;
-pur comprendendo che il Centro di distribuzione del libro parlato di Napoli è attualmente chiuso, sarà fondamentale riprendere una azione di coinvolgimento delle persone che possano e vogliano diventare donatori di voce;
-studiare, di concerto con gli organi regionali e nazionali dell’Unione, strategie finalizzate alla migliore conoscenza della disabilità visiva tra i cittadini, mettendo in campo azioni che possano tutelare i veri ciechi ed ipovedenti la cui dignità è lesa da vere e proprie persecuzioni mediatiche, “burocratiche e giudiziali, ma al contempo condannare con determinazione i falsi ciechi che danneggiano oltre misura tutta la nostra categoria.

LAVORO –oltre che perseguire l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso la vigilanza del rispetto delle normative sul collocamento obbligatorio,sarà necessario cercare, di concerto con gli organi regionali e nazionali dell’Unione, strategie finalizzate alla creazione di nuove opportunità di lavoro per i ciechi e per gli ipovedenti, anche attraverso corsi di formazione di alta specializzazione; organizzando, di concerto con l’I.Ri.Fo.R. corsi di riqualificazione dei centralinisti già in servizio.

AUTONOMIA, MOBILITA’ E NUOVE TECNOLOGIE – Nella convinzione che il perseguimento dell’autonomia dei ciechi e degli ipovedenti è indispensabile per la piena inclusione, sarà fondamentale: –
aumentare la vigilanza sull’abbattimento delle barriere architettoniche;
portare avanti azioni che possano sensibilizzare ed istruire gli amministratori pubblici affinchè per il rifacimento di edifici pubblici, piazze e strade possa essere coinvolta l’Unione Ciechi già nella fase della progettazione;
facendo in modo che la mobilità autonoma dei ciechi e degli ipovedenti diventi una priorità per la Regione Campania che dovrà di nuovo sovvenzionare corsi di orientamento e mobilità e garantire che il trasporto pubblico sia davvero accessibile;
avviare una azione concreta e capillare per sensibilizzare e formare tutta la base associativa rispetto alle tecnologie tiflo- informatiche e ai nuovi dispositivi quali gli smart phone;
organizzare presso i locali sezionali una mostra permanente di ausili tiflo- informatici visitabile sempre da tutti i nostri soci.
Dare risposte concrete relativamente all’acquisto di ausili ed attrezzature tiflo-informatiche

COMUNICAZIONE ED EVENTI – Sarà fondamentale programmare gli eventi con molto anticipo in modo da evitare quanto più possibile accavallamenti e sovrapposizioni di date e far sì che tutti i soci ne vengano a conoscenza; sarà fondamentale organizzare una comunicazione strutturata e continua, sia con i nostri soci, sia con l’esterno, anche attraverso il potenziamento del sito internet sezionale, della news letter, della segreteria telefonica e dei social network;; I non vedenti e gli ipovedenti dovranno essere messi a conoscenza con tutti i mezzi possibili dei molteplici servizi offerti dalla nostra Sezione; durante l’assemblea annuale ed eventi organizzati, dare riconoscimenti a soci “che si fanno onore” e a personalità che si sono spesi per la causa dei ciechi e degli ipovedenti.

IPOVISIONE E PREVENZIONE DELLA CECITA’ – sara’ fondamentale costituire un gruppo di lavoro che possa occuparsi esclusivamente di ipovisione, al fine di intercettare le esigenze e le istanze di una categoria di soci fino ad ora troppo poco considerata all’interno dell’Unione. Sarà inoltre fondamentale istituire e consolidare rapporti di collaborazione con oculisti, ottici e con le strutture sanitarie ed ospedaliere ubicate nella provincia, sia per intercettare le esigenze e le istanze di potenziali nuovi soci e sia per sviluppare campagne di prevenzione delle patologie oculari che non siano estemporanee e sporadiche.

ISTRUZIONE – siamo consapevoli del fatto che, a  fronte di un quadro legislativo consolidato in riferimento all’integrazione scolastica degli alunni con disabilità visiva, esistono nella pratica quotidiana, ritardi istituzionali nell’applicazione delle leggi, perché le scuole, con la continua sovrapposizione di circolari, di provvedimenti, spesso tra loro contraddittori, agiscono in condizioni di provvisorietà con consistente danno per alunni e famiglie cui, invece, andrebbero garantiti servizi programmati e programmabili, obiettivi concreti e serenità;
noi cercheremo di fare la nostra parte con impegno e determinazione.
In sintesi esponiamo quanto abbiamo intenzione di realizzare:
1- contattare tutte le scuole in cui sono iscritti allievi con disabilità visiva per incontrare dirigenti scolastici, consigli di classe che accoglieranno ho hanno già accolto allievi non ed ipovedenti in età scolare, per offrire sostegno, consulenza ed affiancamento sia agli insegnanti curriculari, sia e, soprattutto, agli insegnanti di sostegno che non vanno intesi come delegati unici alle problematiche dei ragazzi con difficoltà visive, ma come docenti di appoggio all’intero consiglio di classe con cui redigere l’intero piano educativo personalizzato;
2- stabilire un rapporto organico con le famiglie con le quali incontrarci periodicamente per valutare insieme l’andamento scolastico, problemi, proposte e orientamenti di prospettiva;
3- istituire un servizio di consulenza telefonica settimanale con la responsabile del settore istruzione-educazione e cultura per docenti e genitori al fine di affrontare problemi di ordine pratico, metodologico di diritti da esercitare, di doveri da adempiere e dubbi sui quali sia possibile fornire chiarimenti veloci;
4- vigilare su tutte le istituzioni preposte al funzionamento delle scuole, dall’ufficio regionale scolastico, ai c.s.a., all’area metropolitana, per garantire il diritto allo studio di tutti i nostri ragazzi;
5- realizzare brevi, ma significativi corsi di formazione in itinere sulle specificità degli alunni non ed ipovedenti sull’uso del metodo di scrittura e lettura braille, sulle tecnologie assistive che devono integrare l’uso del braille fin dalla scuola primaria;
6- studiare, con il coinvolgimento di   insegnanti ed alunni tutte le modalità utili a permettere che i  ragazzi con cecità assoluta,o grave ipovisione possano acquisire piena capacità di autonomia e mobilità nelle scuole che frequentano.
Continueremo e  potenzieremo tutti i contatti con le università perchè gli studenti ciechi ed ipovedenti possano disporre di  tutti gli ausili tecnologici, di servizi di tutoraggio là dove ve ne ricorrano le necessità, e vengano predisposte le misure atte a favorire la piena capacità di movimento in autonomia;
svilupperemo, di concerto con il nostro istituto di ricerca e formazione(irifor) ai livelli nazionale e regionale una  accurata ricognizione sulle opportunità esistenti nel settore dell’istruzione professionale di Stato(con particolare cura nei settori del turismo, ristorazione, artigianato, del benessere personale) per affrontare insieme le nuove frontiere del rapporto formazione scolastica  e  inserimento lavorativo.

Certo forse siamo ambiziosi, forse vogliamo sfidare troppo gli eventi che spesso ci ostacolano, ma per noi l’istruzione, la formazione culturale e professionale dei nostri giovani e ragazzi rappresentano  il cardine su cui costruire il futuro  e  non solo dei ciechi; noi esigiamo per ragazzi e giovani non un qualsiasi modo di vivere, ma il vivere con soddisfazione adeguata al proprio impegno, alle individuali capacità,  realizzando un solido equilibrio tra diritti e doveri.

Per quanto fin qui detto, siamo consapevoli del fatto che  ce ne sarà di lavoro da fare, ma   confidiamo nelle  conoscenze e competenze delle persone candidate in lista e di tutte quelle persone che vorranno supportare la nostra azione:
“L’UNIONE FA LA FORZA!”.

Contributi dei lettori: I nemici dei ciechi!!!, di Gianluca Fava

Autore: Gianluca Fava

Nell’autunno 2012, alcuni impiegati del Comune di Piano di Sorrento venivano indagati per vari motivi, diversi episodi ed a vario titolo,per “assenteismo”.

In data 14/06/2013 lo scrivente, avvocato penalista del Foro di Napoli ed iscritto alla sezione provinciale di Napoli dell’U.I.C., riceveva giusto mandato difensivo dal sig. … per il proc. Pen. N° … R.G.n.r.

 

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata, nella persona del dott. Manzi, decideva per la richiesta di rinvio a Giudizio.

L’udienza preliminare veniva fissata per il 27/02/2014; ma, per un difetto di notifica alla parte offesa (Comune di Piano di Sorrento), si rinviava al 13/05/2014.

Essendo anche il mio assistito cieco assoluto, lo scrivente eccepiva probabilmente per la prima volta in Italia, attraverso il deposito di un’istanza scritta e corredata di documentazione attestante l’effettiva cecità dell’imputato in questione, la nullità dell’avviso dell’udienza preliminare, non solo perché non trascritto in braille, ma anche perché preceduto da una richiesta di rinvio a giudizio ed un avviso di interrogatorio, anch’essi affetti da nullità perché non trascritti in braille.

Inoltre, come subordinata, si sollevava una questione di legittimità costituzionale dell’articolo 419 C.P.P. per contrasto con gli articoli 3, 24 e 111 della Costituzione, nella parte in cui non prevede anche che, in caso di imputato cieco, l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare è nullo se non è trascritto in braille.

L’eccezione di nullità e la conseguente ed eventuale questione di legittimità costituzionale, a modesto avviso dello scrivente, non solo appaiono manifestamente fondate, ma anche assolutamente rilevanti.

Perché? nel predetto atto, si affermava tra l’altro, che in un sistema processual penalistico dove giustamente si tenta di garantire la piena partecipazione ad un processo di imputati appartenenti a minoranze linguistiche riconosciute, stranieri, muti, sordi e sordomuti, notificare ad un imputato non vedente atti processuali non trascritti in braille, rappresenta una palese violazione quantomeno dell’articolo 3 della Costituzione, se non addirittura dei diritti dell’uomo e del cittadino; infatti, si aggiungeva nell’atto de quo e nella relativa illustrazione orale, che la difesa penale è personale ed il braille è l’unico “sistema” veramente idoneo per mettere a conoscenza di un disabile visivo un documento scritto.

Inoltre, si precisa, che se è vero come è vero che una tale situazione può penalizzare, ad esempio, anche un avvocato privo della vista e di fatto almeno in parte lo fa, è anche vero che un imputato con il medesimo handicap ha il diritto e la possibilità di farsi assistere da un professionista vedente, ma non può in nessun modo cambiare il proprio “status” processuale.

Il Gup Antonello Anzalone rigettava l’eccezione di nullità e non accoglieva la relativa questione di legittimità costituzionale.

L’udienza procedeva, la requisitoria e le arringhe si protraevano fino alla successiva udienza del 09/07/2014 e, in quella data, tutti gli imputati (compreso il mio) venivano rinviati a giudizio per il 30/10/2014.

Dopo alcune udienze rinviate per difetti di notifica alle parti, all’udienza dibattimentale del 5 febbraio 2015 chi scrive attaccava di nuovo!

La norma “incriminata”, però, diventava ovviamente solo l’articolo 429 del Codice di Procedura Penale che disciplina il Decreto di Citazione a Giudizio e non più l’articolo 419 del medesimo Codice che, invece, “parla” degli atti introduttivi all’udienza preliminare.

Gli articoli della Carta considerati violati, invece, restavano sempre il 3, il 24 ed il 111.

La prima mossa tecnicamente indispensabile, era costituita da un’eccezione di nullità del Decreto di Citazione a giudizio, perché, per l’imputato non vedente, non era trascritto in braille!

In sede di illustrazione della succitata eccezione, lo scrivente, tra l’altro, tuonava: “se per il cittadino straniero la non comprensione della lingua italiana è il Presupposto indispensabile perché vi sia l’obbligo di traduzione dell’atto processuale, la trascrizione in braille dello stesso atto deve avere come unico presupposto la cecità, la quale, nel caso di specie, non solo è ampiamente provata e documentata, ma è anche assoluta”.

Il P.M. di udienza Barbara Aprea, contrariamente a quanto fatto dal suo collega dell’udienza preliminare, si associava all’eccezione di nullità sostenendola con fermezza attraverso la produzione di relate di notifica riportanti lo stato di cecità assoluta del destinatario.

La Corte si ritirava per deliberare ed usciva dalla Camera di Consiglio con una decisione tanto scontata, quanto utilissima per il prosieguo della “battaglia”: il rigetto dell’eccezione di nullità, per assenza di norme ad Hoc!

Affermazione giusta, ovvia, scontata ed attesa anche dall’autore dell’eccezione, il quale rilanciava ancora appoggiato anche dalla Pubblica Accusa e dagli altri difensori del processo come, tra gli altri, Lucilla Longone, Salvatore Vitiello e Catello Vitiello, sollevando una questione di Legittimità Costituzionale dell’articolo 429 del Codice di Rito per contrasto con gli articoli 3, 24 e 111 della Costituzione, nella parte in cui non prevede che il Decreto di Citazione a giudizio notificato ad imputato non vedente, è nullo se non trascritto in braille.

L’illustrazione orale di detta questione si concludeva con una domanda: “l’articolo 3 della Costituzione afferma che tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge, o che tutti i cittadini vedenti sono uguali davanti alla Legge?”

A quel punto, la Corte decideva di rinviare il processo al 26 marzo 2015, per decidere se la questione di Legittimità Costituzionale sollevata poteva essere considerata fondata e rilevante e, quindi, eventualmente trasmettere gli atti alla Consulta.

Anche la stampa da quel giorno si rendeva conto della delicatezza della questione in esame e, oltre che con “la Repubblica” del 13 febbraio 2015 e con “il Mattino” di Napoli del 15 febbraio 2015, ancor prima se ne occupava con “metropolis”, la cui giornalista Alessandra Staiano il 6 febbraio 2015 scriveva: “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge? O tutti i cittadini vedenti sono uguali davanti alla legge? La domanda può sembrare una provocazione, ma è un quesito assai delicato sul quale ora i giudici della prima sezione del Tribunale di Torre Annunziata dovranno decidere se rinviare la palla alla Corte Costituzionale.

Interrogativo nel quale si intrecciano principi fondamentali come l’eguaglianza, il diritto alla difesa e la tutela dei diversamente abili. Il rischio di una discriminazione nelle aule di giustizia è dietro l’angolo perché mai come stavolta in un aspetto tecnico e formale del diritto c’è la vita concreta che palpita”.

La discriminazione in esame, che prima del processo in questione stranamente godeva di ottima salute non avendo trovato mai alcun “ostacolo” né normativo né giurisprudenziale, stava per trovare, grazie alla I sezione del Tribunale di Torre Annunziata in composizione collegiale Presidente Ciollaro, se non ancora la morte, almeno uno stato di coma irreversibile?

Macché!

In data 26 marzo 2015, la Corte scioglieva la riserva!

Come?

Rigettando la suddetta questione di legittimità costituzionale, perché, in soldoni, l’imputato in questione comprende la lingua italiana, il processo si celebra in italiano ed il braille non è una lingua ma un metodo di scrittura!

A quel punto il processo veniva rinviato al 4 giugno 2015 per il prosieguo del primo grado di giudizio e l’odiosa discriminazione nei confronti degli imputati non vedenti, poteva tirare un altro sospiro di sollievo!!!

Adesso si spera, ovviamente, di non arrivare al secondo grado di giudizio; ma se ciò dovesse accadere, ovviamente chi scrive sicuramente continuerà la battaglia in questione.

Quello che lascia basito l’autore di queste poche righe, però, è proprio la reazione di diversi appartenenti alla categoria dei ciechi; infatti, nei giorni immediatamente successivi al 26 marzo 2015, lo scrivente ed il proprio assistito venivano fatti oggetto di un vero e proprio attacco scritto e verbale!

Numerose sono le affermazioni ingiuriose, calunniose, diffamatorie e prive di qualsiasi fondamento giuridico che, proprio quelli che avrebbero dovuto apprezzare l’iniziativa senza precedenti, sono state e sono pronunciate ancora!

Alcuni “giuristi” improvvisati, affermano che la questione è inutile e finalizzata solo a perdere tempo, perché in luogo del braille, si dovrebbe chiedere ad esempio, l’uso delle mail, dimenticando:

1) che tale metodo, in Italia, è previsto solo per gli avvocati e non anche per gli imputati;

2) che detto indirizzo mail, deve essere di posta elettronica certificata, che è obbligatoria solo, in procedura penale, per gli avvocati;

3) che, quindi, quello che non è previsto per gli imputati vedenti, non si può chiedere per quelli privi della vista!

Qualcuno afferma che la tecnologia moderna ci permette di leggere agevolmente gli atti scritti, verissimo; ma agli stessi assertori di tale tesi, sfugge che la tecnologia “offre” anche degli ottimi traduttori, eppure agli imputati stranieri od appartenenti alle minoranze linguistiche riconosciute, il diritto italiano e quello internazionale “impongono” atti scritti nella lingua dell’imputato o in una di quelle più conosciute: cosiddette lingue veicolari.

Una domanda sorge, per dirla con Lubrano, spontanea: i veri nemici dei ciechi sono i ciechi stessi?

 

Gianluca Fava

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Contributi dei lettori: Indifferenza: una dimensione emotiva, una condizione esistenziale?, di Silvana Piscopo

Autore: Silvana Piscopo

Nel corso dell’ascolto della rubrica “Chiedi al Presidente” del 25 marzo, fra le varie tematiche derivanti dalle domande degli interlocutori del presidente, è stato toccato il problema della diffusa marginalità in cui molti soci, soprattutto anziani sono relegati, nonostante i tentativi di coinvolgimento compiuti dalla commissione nazionale anziani, da alcune sezioni territoriali.
Certamente in una società in cui diventa slogan il vocabolo rottamazione applicata alle persone, dove alla parola quale mezzo di comunicazione diretto si sostituiscono sms, messaggi virtuali, immagini fugacissime, e ci si stanca sempre con più frequenza di riconoscere la memoria fisica rappresentata da padri, nonni, maestri del passato recente o remoto che sia, è difficile non assumere l’indifferenza come auto-protezione, o precipitare in tale dimensione per frustrazione, sensazione di inutilità.
Quando a tutto questo si aggiunge la cecità, che, indipendentemente dal grado di maggiore o minore autonomia con cui la si gestisce, rappresenta un ostacolo in più, almeno sul piano organizzativo nella vita di relazioni extradomestiche, è ancora più facile trovare rifugio e sicurezza solo nella casa, nella costruzione di un alibi da presentare a se stessi e ad altri con il quale si afferma che ormai nessun impegno meritano associazioni, aggregazioni culturali e forme di vita associata: nulla può migliorare e nessuno è degno d credibilità.
Certo tali affermazioni non sono prive di fondamento, perché gli esempi di scollamento tra di chi ha compiti e poteri, con delega di rappresentanza, e i soci che li delegano, sono all’ordine del giorno; si tratta di persone che, consapevolmente o non, diffondono demotivazione e, conseguenzialmente, non sono meritevoli di fiducia e promotori di crescita e valorizzazione dei semplici soci anche nella nostra unione e basta guardarsi intorno per scorgere i deficit di sensibilità verso quelli che vengono esclusi per difformità di opinioni, o verso coloro che, lontani o stanchi, vengono coinvolti solo nelle emergenze o nelle elezioni in caso di più liste di candidati.
E allora cosa si può fare?
1. in primo luogo si può, anzi si deve, correggere un costume diffuso che consiste nel coinvolgere i soci solo nelle emergenze e cioè elezioni associative con liste concorrenti, manifestazioni dove occorrono numeri consistenti di partecipanti;
2. coinvolgere, invece quanti più soci possibili nei gruppi di lavoro sezionali soprattutto nelle città in cui vi siano numeri alti di inscritti;
3. dare buoni esempi con l’agire in trasparenza in tutte le azioni di governo, controllo ed amministrazione delle varie strutture, perché si è ingenerata in maniera abbastanza estesa l’idea che chi dirige, a qualsiasi livello agisca non a servizio dei ciechi, ma per acquisire privilegi, garantire amici e parenti e che dunque, non si può fare altro che starne lontani;
4. creare occasioni di incontri ludici, culturali, organizzando sia attività di tempo libero, sia gruppi di autoaiuto, consulenze alla pari anche tra generazioni diverse per età;
5. stipulare convenzioni e protocolli con agenzie turistiche, creare occasioni di lavoro con altre associazioni di disabili e non che sviluppino programmi interessanti per favorire la conoscenza in tutte le forme possibili;
credo, insomma, che, senza cadere in semplicistiche sovrapposizioni, si potrebbero attivare gemellaggi tra i vari territori per scambi di esperienze in cui rendere protagonisti non sempre e solo chi riveste cariche associative.
Un ultima considerazione:
perché non riesce l’UICI, che pur vanta un bagaglio consistente di conquiste per tanti ciechi, a liberarsi dalle diffidenze sia verso l’esterno (e mi riferisco alle tante forme associative esistenti nei vari territori), sia interne (esercizio dell’esclusione o della marginalizzazione di chiunque appaia non controllabile, non gestibile, non allineabile a un qualsiasi pensiero unico)?
Forse l’appuntamento congressuale potrà favorire una riflessione, e non solo, su come e cosa fare per creare varchi di passaggio dalla progressiva indifferenza verso la ripresa di fiducia nella possibilità di contare non solo perché si è un numero di tessera, ma perché si è uomini, donne, ragazzi, ciascuno con un vissuto, con una narrazione di sé, e in grado di partecipare ad una comunità di reciproci perché, secondo me, il sentirsi reciproci che libera dalle timidezze, dalle insicurezze e questo è un messaggio che vale per tutti, figurarsi quanto può valere per chi ha un surplus di difficoltà!