Caro Tommaso,
ho letto e riletto tante volte la tua lettera di dimissioni. Me la sono girata e rigirata in testa per giorni, provando a immaginare il tuo stato d’animo mentre la scrivevi.
Sono certo che questa sarà stata la tua decisione più sofferta, la tua scelta più difficile, la tua sfida più grande.
Eppure di scelte, di sfide, di decisioni ne hai prese a migliaia nei tanti anni alla guida della nostra Unione.
Lasciare il timone della nave proprio quando era quasi in vista del porto dove l’avresti ormeggiata in acque sicure per l’ultima volta, prima di consegnarla alla persona designata a sostituirti, deve esserti costato una sofferenza enorme.
Eppure, ancora e sempre, hai voluto far prevalere su tutto, il tuo spirito di appartenenza alla nostra grande famiglia; il tuo senso del Dovere verso l’Associazione che hai amato e servito per tanto tempo.
Con parole semplici, con la cordialità e la stima che hanno sempre improntato i nostri dialoghi, lasciami soltanto dirti, forte e chiaro, dinanzi a tutti, GRAZIE!
Grazie per esserci stato sempre, in tutti questi anni.
Grazie per averci guidato; per aver portato le bandiere dell’Unione sempre più avanti, sempre più in alto, rincorrendo il tuo, e il nostro sogno di eguaglianza, emancipazione, dignità.
Di cuore, grazie, per avere mostrato a me personalmente la pratica dell’umiltà, rispettandomi quale tuo competitore, in un rapporto che hai preteso alla pari, quando invece avresti potuto giocare con me come il gatto che gioca col topo.
Grazie, infine, per la fiducia che hai voluto riporre in tutti noi, limitandoti semplicemente a sollecitare l’elezione del nuovo presidente, senza somministrarci soluzioni preconfezionate, nella certezza che i consiglieri Nazionali sapranno scegliere la persona giusta con l’intelligenza, la saggezza e il coraggio che Tu ci hai sempre insegnato con la parola e con l’esempio.
Avevo sperato e creduto possibile il tuo ritorno, soprattutto dopo il nostro recentissimo colloquio, durante il quale mi pareva proprio di percepire una vera gioia nelle tue parole mentre mi raccontavi dei progressi verso la completa guarigione.
Adesso, purtroppo, so che non sarà.
So del compito immane che ci attende. Della nostra nuova responsabilità che deve renderci più uniti, più leali, più degni…
Per tanti anni sei stato per noi come un faro nella notte.
Ma proprio Tu ci hai spesso ricordato che non serve maledire il buio.
E noi, dunque, ora, come tante piccole fiaccole, troveremo la forza per rischiarare quel buio e continuare a illuminare il cammino dei ciechi e degli ipovedenti italiani verso nuovi traguardi di civiltà, con la tenacia e l’orgoglio che Tu ci hai sempre mostrato.
Certo di interpretare il sentimento di tutti, voglio aggiungere al tuo “arrivederci” una sola parola:
ARRIVEDERCI A PRESTO!
Le bandiere dell’Unione hanno ancora voglia di garrire nel vento.
E tu sarai presto, di nuovo in prima fila accanto a noi.
Un abbraccio fraterno.
Mario Barbuto