Siena: Cena al buio, di Donatella Bizzarri

Autore: Siena: Cena al buio, di Donatella Bizzarri

La serata sarà un’occasione per utilizzare i nostri sensi in mancanza del senso principale: la vista.

Come si svolge 20,00 – Tutti i partecipanti vengono accompagnati in una sala in cui viene offerto l’aperitivo per familiarizzare gradualmente con il buio.

 20,20 – Tutto è pronto per iniziare la cena. All’arrivo delle prime portate la serata entra nel vivo e le piccole difficoltà del buio, come trovare posate, cibo, bicchieri, accendono un clima di curiosità e collaborazione.

Sarà organizzata in collaborazione con le associazioni: UICSI; ASEDO e BOLLICINE

 

Per informazioni e prenotazioni chiamare il 346 5043084 (Elena) o via mail: sociale@pubblicaassistenzasiena.it

Pubblica Assistenza di Siena

SABATO 22 NOVEMBRE  ORE 20.00
SALA ASSEMBLEE  Viale Mazzini, 95  Siena
“Il salotto della
PUBBLICA”2014
Cenare alBuio
per informazioni e prenotazioni
chiamare il 346 5043084
confronto di sensi
La cena vedrà impegnati i cuochi dell’ASEDO e delle
BOLLICINE oltre ai camerieri non vedenti organizzati
dall’UICI di Siena. La serata invita a riflettere sui temi
dell’accessibilità universale, un’occasione per utilizzare
i nostri sensi in mancanza del senso principale: la vista.
il costo di partecipazione
è di 20,00 €
prenotazione obbligatoria
entro il 20 novembre
la cena è organizzata da:
Unione Italiana dei Ciechi
e degli Ipovedenti ONLUS
Sezione di Siena
A.SE.DO.
Associazione Senese Down

Forlì e Cesena: Audiodescrizione spettacoli teatrali, Redazionale

Autore: Redazionale

AUDIODESCRIZIONE SPETTACOLI TEATRALI
NOVEMBRE – DICEMBRE 2014
TEATRO DIEGO FABBRI – FORLI’
TEATRO BONCI – CESENA
TEATRO COMUNALE – PREDAPPIO
La Regione Emilia Romagna, la Provincia di Forlì-Cesena, il Centro Diego Fabbri, i Comuni di
Forlì, Cesena, Predappio e Sarsina, la sezione provinciale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti
di Forlì e Cesena e il Lions Club Forlì Host sono lieti di comunicarvi le date e gli orari dei prossimi
spettacoli supportati dal servizio di audiodescrizione per utenti non vedenti e ipo-vedenti,
nell’ambito del progetto “Un Invito al Teatro: No-Limits” 2014.
CALENDARIO RAPPRESENTAZIONI AUDIO DESCRITTE
 Domenica 16 novembre, ore 15.30 – Il Cappotto Nikolaj Vasil’evič Gogol’
 Domenica 14 dicembre, ore 16.00 – Enrico IV di Luigi Pirandello
 Domenica 21 dicembre, ore 16.00 – Tè per due operetta vaudeville
INFO/SINOSSI SPETTACOLI
Domenica 16 novembre, ore 15.30
Teatro Bonci – Cesena
IL CAPPOTTO
liberamente ispirato all’omonimo racconto di Nikolaj Vasil’evič Gogol’,
regia di Vittorio Franceschi
con
Vittorio Franceschi
Il cappotto è uno spettacolo teatrale liberamente ispirato all’omonimo racconto di Nikolaj Vasil’evič
Gogol’, capolavoro della letteratura mondiale. L’opera fu scritta da Gogol’ nel 1842.
Molti attori e registi si sono cimentati nella sua rappresentazione, attraverso adattamenti o semplici
letture. In Italia Alberto Lattuada ne trasse un film nel 1952, con Renato Rascel nel panni del
protagonista.
Ambientato nella Russia zarista, Il cappotto racconta le vicissitudini del piccolo funzionario Akàkij
Akàkievic Bašmàckin, che vive serenamente della propria anonima attività di copista, sino al
momento in cui, costretto dalle convenzioni sociali più che dal freddo, deve acquistare un nuovo
cappotto.
Visto che i prezzi per comprare un cappotto sono superiori alle sue possibilità, il protagonista ne fa
confezionare uno al sarto Petrovič, attingendo a tutti i suoi risparmi. L’arrivo del nuovo indumento
rappresenta per Akakij un evento estremamente importante, una gioia che rompe l’assoluta
ripetitività di un’esistenza dedicata al suo sterile lavoro e pare fargli guadagnare il rispetto di quei
colleghi e di quei superiori che prima lo infastidivano quasi ferocemente.
La gioia è di brevissima durata e il dramma dietro l’angolo: quel meraviglioso e minaccioso
cappotto, di cui lui avrebbe fatto volentieri a meno, finisce per causare la sua rovina.
Il cappotto è la storia della maggioranza degli esseri umani, dei “copisti della vita”, i quali mandano
avanti il mondo pur subendone le violenze e gli insulti e ne ripeteno all’infinito le parole e gli usi, i
sentimenti e i desideri, i sogni e i naufragi.
Domenica 14 dicembre, ore 16.00
Teatro Diego Fabbri – Forlì
ENRICO IV
di Luigi Pirandello, regia di Franco Branciaroli
con
Franco Branciaroli
Enrico IV è una commedia in 3 atti di Luigi Pirandello. Fu scritta nel 1921 e l’anno successivo
andò per la prima volta in scena presso il Teatro Manzoni di Milano. Assieme alla più celebre Sei
personaggi in cerca d’autore, questa commedia viene considerata il capolavoro teatrale del
drammaturgo siciliano. Costituisce inoltre uno studio approfondito sulla pazzia e sul rapporto
complesso tra personaggio e realtà, tra maschera e verità, temi molto cari all’autore.
La vicenda si svolge nelle stanze eleganti dell’alta società italiana dei primi del ‘900. Il
protagonista, di nobili origini, prende parte ad una festa in maschera nella quale impersona Enrico
IV. Alla stessa festa partecipano Matilde Spina, donna da lui anelata, e Belcredi, suo rivale in
amore.
Durante i festeggiamenti Belcredi disarciona il nostro protagonista, che, cadendo da cavallo, batte il
capo e si convince di essere davvero il personaggio da lui impersonato in quell’occasione. Passano
anni prima che l’uomo guarisca, mentre la vita di Matilde va avanti sposando proprio il tanto odiato
Belcredi.
A 20 anni dalla caduta, i due fanno visita a Enrico, che, ormai guarito e resosi conto di essere stato
disarcionato intenzionalmente da Belcredi, continua a fingersi pazzo. Dall’incontro tra Enrico e lo
psichiatra chiamato appositamente da Matilde scaturirà una serie di incredibili imbrogli e situazioni
grottesche e angoscianti, tipici delle narrazioni pirandelliane. La commedia si conclude con una
morte inaspettata e una decisione che segnerà per sempre la vita di Enrico.
Domenica 21 dicembre, ore 16.00
Teatro Comunale – Predappio
TE’ PER DUE
operetta vaudeville, regia di Serge Manguette
con
Compagnia Dance University
Jimmy Smith, un milionario arricchitosi con la pubblicazione della Bibbia, ha sposato Sue, una
donna parsimoniosa. Jimmy e Sue vogliono insegnare alla loro pupilla, Nanette, ad essere una
giovane signora rispettabile, ma la ragazza ha un carattere indipendente e vuole divertirsi ad
Atlantic City, incoraggiata da Tom Trainor. Con molte risorse economiche a disposizione e mosso
dal desiderio di usare il suo denaro per rendere felici le persone, Jimmy decide di divenire,
segretamente, il benefattore di tre belle donne. Presto comprende però che le sue buone intenzioni
lo stanno mettendo nei guai: le donne lo ricattano per ottenere più soldi. Jimmy consulta allora
Billy, suo amico avvocato nonché zio di Tom, affinché lo aiuti a far uscire le ragazze dalla sua vita.
Billy consiglia a Jimmy di rifugiarsi a Filadelfia e all’insaputa dell’amico decide di incontrare
insieme a Tom le tre signore nella casa degli Smith ad Atlantic City, il Chickadee Cottage. Venuto a
sapere del desiderio di Nanette di vedere Atlantic City, Jimmy decide di non andare più a Filadelfia
e portare Nanette al Chickadee Cottage, utilizzando la burbera domestica Paulene come guida della
ragazza. Da quel momento equivoci e inganni si susseguiranno con un ritmo incessante.
INFO – PRENOTAZIONI
Ingresso per non vedenti ed ipo-vedenti: omaggio
Ingresso accompagnatori: ridotto
Si chiede gentilmente di voler procedere alla prenotazione quanto prima per potere predisporre il
servizio di audiodescrizione.
Le prenotazioni possono essere effettuate ai seguenti recapiti:
Centro Diego Fabbri
TEL 0543/ 712819
E-MAIL: info@centrodiegofabbri.it
PACCHETTI TURISTICI
E’ POSSIBILE SU RICHIESTA ORGANIZZARE E PREDISPORRE
PACCHETTI TURISTICI
VIAGGIO + VISITA GUIDATA + PRANZO + SPETTACOLO
PER GRUPPI COMPOSTI DA ALMENO DIECI SPETTATORI

Ascoli e Fermo: Cena al buio, Redazionale

Autore: Redazionale

 

Cena al buio – Venerdì 12 Dicembre 2014

L’evento, dopo il successo registrato nelle precedenti edizioni, viene riproposto con la speranza che anche in questa occasione coloro che parteciperanno, rimangano affascinati nel toccare con mano un mondo da sempre visto con occhi diversi.

I commensali potranno passare qualche ora nella medesima condizione di una persona non vedente, tentando di compiere tutte le azioni che accompagnano la consumazione di un pasto, in totale assenza di luce.

A servire gli ospiti saranno i non vedenti che indosseranno i panni di camerieri e sottoporranno i presenti ad alcune esperienze sensoriali.

La cena si svolgerà, venerdì 12 Dicembre 2014 alle ore 20:30 presso l’Hotel Villa Pigna di Colli del Tronto, sito in via Salaria 66. Il costo è di € 25.00 ed il ricavato sarà utilizzato per finanziare i progetti riabilitativi rivolti ai non vedenti minori e adulti.

Le prenotazioni dovranno pervenire entro il 10 Dicembre ai seguenti recapiti:
Joseph: 393 8006300
Adoriano: 335 8135755
Erika: 366 6021614

 

Una bussola per orientarsi- Il percorso di attenzione precoce: primi passi con mamma e papà, di Elena Mercuriali e Paola Caldironi

Autore: Elena Mercuriali e Paola Caldironi

Rubrica per genitori

Come anticipato in occasione della pubblicazione dell’intervista alla dott.ssa Paola Caldironi (direttrice della Fondazione Robert Hollman), con il suo aiuto e quello della dott.ssa Elena Mercuriali (psicologa del Centro di Padova e referente per il percorso di attenzione precoce), proseguiamo la nostra conoscenza del Centro di Padova e, in particolare, di ciò che viene fatto per e con i genitori.

Per l’impostazione teorica adottata dalla Fondazione Robert Hollman, sia presso il Centro di Padova che presso il Centro di Cannero Riviera, gli aspetti riabilitativi si inseriscono all’interno di un pensiero-progetto che pone grande attenzione agli affetti.
– Il lavoro sugli aspetti affettivo-relazionali funge da sfondo a qualsiasi attività e proposta per il bambino e la sua famiglia. L’accogliere e l’utilizzare gli affetti, anche molto intensi e dolorosi, che accompagnano le famiglie che arrivano da noi, ci aiuta a comprendere il contesto relazionale che quel bambino e quella famiglia vivono ed è lo sfondo all’interno del quale viene dato significato a ciò che succede tra bambino-genitori, bambino-operatori, genitori-operatori.
– A questo si lega l’attenzione posta sullo sviluppo psicoaffettivo del bambino: sappiamo infatti che sui bambini che accedono in Fondazione grava lo spettro della chiusura psichica come risposta ad un mondo difficile da percepire, codificare e quindi da comprendere, ma anche come conseguenza di una relazione spesso difficile con i primi oggetti d’amore (i genitori).

Pur in una variabilità individuale, il nostro lavoro ci ha portato ad elaborare alcune riflessioni sulle dinamiche che spesso incontriamo nell’operare con le famiglie che giungono a noi. La diagnosi dell’avere un figlio con disabilità, infatti, mette in moto sul piano conscio e soprattutto inconscio dinamiche differenti di accettazione. I genitori vivono una ferita narcisistica accompagnata da un profondo senso di fallimento che comporta l’emergere di sensi di colpa, dovuti in parte all’aver generato quel bambino malato, e, in parte, all’ambivalenza dei sentimenti sperimentati verso di lui.
La malattia rende, inoltre, necessario un lungo percorso medico con interventi e ospedalizzazioni ed inevitabilmente scatta la necessità di delegare alle figure mediche prima, e riabilitative poi, la cura del proprio bambino, con un vissuto d’impotenza da parte dei genitori.

A tutto questo si aggiunge, soprattutto in caso di cecità, la difficoltà per i genitori di comprendere i flebili segnali del bambino, spesso amimico e poco espressivo, e di entrare in relazione empatica con lui, mancando il contatto oculare. Lo scambio degli sguardi rappresenta, infatti, nei primi mesi di vita, il principale canale di comunicazione affettiva tra mamma e bambino, nonché il mezzo fondamentale attraverso cui si attuano i processi di rispecchiamento e di sintonizzazione.
Il tempo, quindi, che intercorre tra la nascita e la comparsa del linguaggio, rischia di essere a volte un tempo vuoto di significato, in cui il bambino viene incontrato in modo intermittente e dove è intenso il dolore relativo alla mancanza dello scambio di sguardi attraverso cui trasmettere e cogliere le emozioni dell’altro.

Quindi, fattori aspecifici, legati al trauma della diagnosi, e specifici, legati alla grave ipovisione-cecità, travolgono e stravolgono la triade genitori-bambino, rubando a queste famiglie il tempo dell’incontro, del conoscersi e del riconoscersi, quel clima magico che si crea tra la mamma e il suo bambino appena nato. La sintonizzazione è compromessa, lasciando spazio al rischio che prevalga un’emergenza riparatoria per “aggiustare” il bambino “rotto” sia da parte degli operatori, che tendono a proporre fin da subito contesti riabilitativi a volte stressanti, sia da parte degli stessi genitori che rinunciano alla possibilità di scoprirsi, conoscersi e riconoscersi nel loro ruolo, proponendosi anch’essi con modalità “tecniche” (come riabilitatori, infermieri o quant’altro).

Questi traumi emotivi multipli spesso offuscano la mente dei genitori rendendoli vulnerabili e spaventati di fronte a sé e al loro bambino “rotto” e portandoli a focalizzare la loro attenzione sulla sua corporeità e fisicità piuttosto che sulle sue emozioni e stati d’animo. E’ quindi importante aiutarli a sentirsi competenti ed indispensabili per il proprio figlio, non solo in termini prettamente pratici (cure mediche, riabilitative, ecc.), ma soprattutto per la sua crescita psichica e relazionale, recuperando così il ruolo genitoriale.

Da qualche anno giungono in Fondazione bambini sempre più piccoli, grazie alla collaborazione con gli ospedali, per cui abbiamo la possibilità di osservare ed intervenire sulla relazione precoce madre-bambino, padre-madre-bambino, cercando di mettere a punto degli interventi che vadano a favorire l’incontro-contatto. A tal proposito è stato avviato presso la sede di Padova un progetto di intervento di attenzione precoce.

Il percorso di attenzione precoce offre ai bambini tra 0 e 24 mesi, con un importante deficit visivo, e ai loro genitori, un breve percorso di 5 incontri, ripetibili, con l’obiettivo di dare risposta ai loro bisogni specifici legati a questa fascia di età.
Il lavoro è condotto da una psicologa e da una terapista della riabilitazione.
La famiglia giunge al percorso attraverso l’equipe multidisciplinare del Centro che accoglie il bambino e i genitori in prima battuta per un inquadramento diagnostico funzionale globale e medico (oculistico e neuropsichiatrico).

– Il punto di partenza è l’osservazione degli aspetti sensoriali e neuro-psicomotori del bambino nella sua interazione sensoriale con il mondo esterno a sé. Si osservano così le sue competenze e preferenze sensoriali nella spontaneità, nel contesto strutturato e nel gioco guidato; si ricercano le situazioni posturali più idonee a favorire l’attenzione sensoriale e il tipo di ambiente e di materiali capaci di suscitare l’attivazione delle potenzialità visive e uditive. Si osserva quale può essere la dimensione plurisensoriale più idonea a far emergere l’iniziativa motoria del bambino, valutando le sue potenzialità e difficoltà nella tolleranza percettiva di cambiamenti posturali e nella tolleranza percettivo/emotiva nell’interazione con l’adulto.

– Parallelamente si cerca di sostenere l’avvio della relazione favorendo l’incontro-contatto mamma-bambino e papà-bambino e aiutando i genitori a prendere confidenza con i bisogni del loro piccolo promuovendo così un attaccamento “sufficientemente buono”.
I genitori non sono spettatori passivi all’interno di questo lavoro ma ne sono parte integrante. E’ importante, quindi, soprattutto nella fase iniziale, ricercare la sintonizzazione con loro per creare una buona alleanza di lavoro in cui siano chiari le finalità, le modalità e l’organizzazione della proposta, utilizzando linguaggi e materiali vicini alla loro quotidianità per consentire una facile comprensione e comunicazione, facendoli sentire a proprio agio e liberi di esprimersi.
Tutto ciò avviene in modo pratico, seduti insieme a pavimento, genitori, bambino, psicologo e terapista. Le parole possono così rafforzare il lavoro dell’operatore che guida con le proprie mani quelle della mamma nell’interazione col bambino, mostrando posture e stimoli che possono facilitare il suo benessere.
Tutto questo non sostituendosi ai genitori nella relazione con il bambino, ma cercando di restituire loro le proprie competenze genitoriali e aiutandoli ad utilizzare di nuovo la mente e a rimettere in moto le risorse.
Nel corso degli incontri ad esempio, ci si sofferma insieme a considerare e riflettere su come le ospedalizzazioni e gli interventi subiti dal bambino possano aver influenzato il processo fisiologico di attaccamento, come anche le competenze affettive dei genitori e del bambino stesso. Si osserva insieme come alcune esperienze possano più di altre far ritrovare una vicinanza e un contatto emotivo genitore-figlio, dal momento che quando il canale visivo è deficitario c’è comunque bisogno di attivare canali comunicativi vicarianti lo sguardo. Sempre insieme a loro si valutano tutte quelle situazioni che convogliano informazioni plurisensoriali di inequivocabile riconoscimento delle persone in “gioco” come l’odore, la vibrazione corporea all’emissione della voce, il contatto pelle a pelle, etc…
Si crea dunque uno spazio di ascolto e di sostegno per poterli aiutare a vedere il loro bambino, conoscerlo e riconoscerlo come proprio figlio, con i suoi limiti e le sue competenze, affrontando ciò che può ostacolare la sintonia con lui.

– Un altro aspetto importante, durante il percorso, è l’accompagnamento dei genitori nell’iter medico-diagnostico; ciò viene fatto sia concretamente entrando nelle visite mediche presso la Fondazione, sia fornendo uno spazio e un tempo per comprendere le informazioni diagnostiche formulate da medici esterni alla Fondazione stessa. Sappiamo infatti che può essere breve e definito il tempo della formulazione e della comunicazione della diagnosi, ma è invece molto lungo e variabile il tempo necessario ad elaborarla.

Nell’ultimo incontro viene restituita una sintesi del percorso fatto insieme: il livello di sviluppo del bambino e le sue modalità di funzionamento, i suoi punti di forza e le sue difficoltà, i suoi bisogni attuali. E’ un momento di sintesi e di riflessione, se possibile, senza il bambino, dove spesso emergono intense le emozioni e le preoccupazioni per il futuro.
In questa sede viene proposto ai genitori di proseguire il percorso nella modalità del piccolo gruppo con il Baby Massage e, successivamente, con il Germoglio dei Sensi (che si basa sulla ricerca delle situazioni plurisensoriali preferite dal bambino), ciascuno strutturato in 5 incontri. L’obiettivo è ancora, innanzitutto, il sostegno alla relazione, ma in una dimensione gruppale, con le sue particolari specificità. Il gruppo crea, infatti, la possibilità per le mamme e i papà di non sentirsi soli, di vedere che ci sono altri bambini nati con disabilità e di sentirsi compresi nella particolarità dei loro vissuti. Lo spazio del gruppo diventa quindi spesso momento di racconto reciproco, di espressione di emozioni positive e negative, e di costruzione di una rete. Infatti, a fine percorso, alcune famiglie si scambiano i loro recapiti e si incontrano al di là della frequenza in Fondazione.
Si tratta, quindi, di proposte finalizzate a creare un contesto non strettamente riabilitativo, dove il genitore possa trovare un suo modo di incontrare il bambino, vicariando l’assenza della vista. Lo si aiuta così a percepire i segnali del figlio sul piano senso motorio e ad attribuirvi un significato comunicativo, emotivo, relazionale, favorendo una possibilità di rispecchiamento.

Non è sempre facile proporre questo tipo di lavoro anche perché spesso le famiglie arrivano da noi con una pressante richiesta riabilitativa finalizzata a “riaggiustare” ciò che non va nel bambino; a volte, inoltre, sono poco disponibili e spaventati nel dover “mostrare” le loro difficoltà relazionali. E’ quindi un percorso che si costruisce gradualmente insieme, nel rispetto delle fragilità e delle risorse di ogni coppia genitoriale.

All’interno di questa attenzione all’ambiente affettivo-relazionale, laddove è necessario, devono poi collocarsi gli interventi tecnici-riabilitativi.

L’intervento infatti può sfociare in diverse soluzioni quali la trasformazione dell’intervento breve in una vera e propria presa in carico in Fondazione o la programmazione di incontri di monitoraggio periodici sull’aspetto visivo funzionale/oculistico e sugli aspetti dello sviluppo globale del bambino.

In conclusione, il nostro obiettivo è aiutare i genitori a scoprire che il loro bambino con problemi di vista è prima di tutto un bambino. Il genitore ha bisogno di essere aiutato a comprendere i messaggi del suo piccolo anche se flebili e insicuri, per poterne riconoscere le competenze. Questo lo rassicurerà e lo renderà più fiducioso nelle potenzialità evolutive del suo piccolo che, contemporaneamente, potrà rispecchiarsi in quell’immagine fiduciosa divenendo sempre più desideroso di esplorare, provare, capire.

Dott.ssa Elena Mercuriali
Psicologa della Fondazione Robert Hollman di Padova e referente per il percorso di attenzione precoce.
Dott.ssa Paola Caldironi
Direttrice Fondazione Robert Hollman

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Centro di Documentazione Giuridica: La legge di stabilità 2015 e il pagamento delle pensioni INPS, a cura di Paolo Colombo

Autore: a cura di Paolo Colombo

Ai sensi di quanto disposto dall’art. 26 comma tre della legge di stabilità, il pagamento delle pensioni slitta al 10 del mese solo per i pensionati che percepiscono doppia pensione INPS INPDAP).
La novità inizialmente introdotta per tutti i pensionati INPS ha provocato un immediato coro di polemiche da parte di sindacati e di associazioni dei consumatori è stata poi circoscritta solo ad una platea di circa 800.000 pensionati fruitori di doppio assegno.
Per rassicurare i pensionati, inoltre, è giunto un chiarimento dell’ INPS nel quale si precisa che soltanto chi riceve doppia pensione INPS-INPDAP riceverà l’assegno a partire dal 10 del mese. Gli altri (15 milioni) riceveranno invece l’assegno INPS il primo del mese o l’assegno INPDAP il 16 del mese (come adesso).
La norma in questione, entrerà in vigore il primo gennaio dell’anno prossimo.
In concreto essa (articolo 26, comma 3) rinvia al 10 del mese (o al primo giorno successivo non bancabile, se il 10 è un festivo) il pagamento dei trattamenti previdenziali corrisposti dall’INPS, a partire dal primo gennaio 2015 (pensioni, indennità di accompagnamento per invalidi civili, rendite vitalizie dell’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) per razionalizzare e uniformare procedure e tempi di pagamento delle prestazioni corrisposte dall’INPS, secondo la cui interpretazione, il campo di applicazione si restringe alle pensioni doppie INPS-INPDAP.
La previsione normativa, comunque, avrà non poche ripercussioni, lo slittamento dei pagamenti delle prestazioni previdenziali, sia pure circoscritto ad una platea non particolarmente ampia di pensionati rischia comunque di avere un impatto negativo sui pagamenti di utenze, mutui e affitti, che spesso avvengono i primi del mese.
In calce il testo integrale della disposizione normativa commentata.
Art. 26
Riduzioni delle spese ed interventi correttivi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Comma III Riduzioni delle spese
A decorrere dal 1° gennaio 2015, al fine di razionalizzare ed uniformare le procedure ed i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sono poste in pagamento il giorno 10 di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico pagamento, ove non esistano cause ostative, nei confronti dei beneficiari di più trattamenti.
a cura di Paolo Colombo (coordinatore del Centro di Documentazione Giuridica)

Ordinanza

Torino: Campagna di informazione “Vediamoci chiaro”, di Lorenzo Montanaro

Autore: Lorenzo Montanaro

Sei video esplorano la vita dei disabili visivi

 La sezione torinese UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) lancia la campagna di informazione “Vediamoci chiaro”: 1 spot + 5 interviste video affrontano in modo sintetico ma puntuale alcuni aspetti legati alla vita dei disabili visivi, dalla mobilità al lavoro, dal dibattito sui falsi invalidi alle sfide della quotidianità. Il progetto nasce da vari obiettivi: stimolare una riflessione condivisa, che coinvolga ciechi e vedenti, ma anche sfatare qualche luogo comune e richiamare l’attenzione su problematiche poco conosciute. Spot e interviste vengono diffusi, con cadenza quindicinale, attraverso il sito www.uictorino.it (area News) e la pagina Facebook www.facebook.com/uicitorino.

 

La storia

 

Cronaca di una sfida: il quotidiano che non sta sui quotidiani

“Il cane che morde il padrone non fa notizia. Il padrone che morde il cane sì”. Vecchia massima da reporter consumati. Vecchia storia, ben nota a chi scrive i giornali come a chi li legge: con la vita di tutti i giorni non si fa notizia.  E’ vero: per sua stessa natura il mondo dell’informazione ha bisogno di stimoli forti, di novità, di fatti che si distinguano dall’opacità quotidiana. Solo che, in certi casi, a forza di dar la caccia all’insolito e all’eccezionale, si rischia di chiudere gli occhi sulla realtà “vera”. Ne sanno qualcosa le persone cieche, che spesso sperimentano sulla propria pelle una serie di “trappole comunicative”.

 

Trappola numero uno: i “truffaldini”.

Molte volte negli ultimi anni, in un clima da caccia alle streghe, abbiamo assistito alla spettacolarizzazione delle truffe. Protagonisti i cosiddetti “falsi invalidi”. Non passa settimana senza che qualche testata locale o nazionale punti il dito contro i finti ciechi, quelli che rubano, quelli che approfittano. Il fenomeno purtroppo è reale (ed è nell’interesse di tutti combatterlo). In molti casi però l’informazione tende ad amplificarlo e a distorcerlo, fornendo indicazioni non corrette, dati equivoci quando non palesemente falsati.  Così, sull’onda della grave crisi economica di questi anni, si crea un atteggiamento di rabbia collettiva, che finisce per ripercuotersi, con conseguenze gravi, anche sui disabili visivi “autentici”. «Si dichiarava cieco, ma spazzava tranquillamente il balcone». «Percepiva l’indennità di accompagnamento ma usava uno smartphone». Titoli del genere sono comparsi e tuttora compaiono su alcune testate giornalistiche, dalla carta stampata al web, dalla radio alla tv. E tutti riflettono una percezione semplicista e riduttiva della disabilità. Come se un cieco, quando si trova in luoghi che conosce, non potesse avere il senso della spazialità o usare strumenti tecnologici (oggi resi sempre più accessibili da applicazioni e ausili specializzati).

 

Trappola numero due: i “superman”

Sul versante opposto, sempre più spesso, l’informazione tende a raccontare ed esaltare le grandi potenzialità dei non vedenti (e questo, in sé, è senz’altro un bene, specialmente quando si sottolineano la caparbietà e l’impegno necessari per raggiungere risultati ambiziosi). Fanno notizia i ciechi che vincono le paralimpiadi, quelli che riescono a  sciare, nuotare, andare in barca a vela, praticare sport che fino a pochi anni fa si consideravano inaccessibili. Tanto che qualcuno potrebbe chiedersi: «ma allora i ciechi che bisogno hanno di aiuto?». Anche in questi casi servono chiarezza e obiettività. Per chi non vede le sfide sportive, così come tante altre esperienze di vita, sono obiettivi possibili, ma per raggiungerli serve la costante collaborazione di persone vedenti. E non tutto è accessibile a tutti. Inoltre, ricordiamolo sempre, le azioni apparentemente più banali sono in realtà le più problematiche e pericolose. Il cieco che, guidato dall’istruttore, percorre con relativa disinvoltura una pista da sci, si può trovare in estrema difficoltà se deve, da solo, attraversare una strada.

 

La nostra risposta

In mezzo a questi approcci un po’ estremi, l’esperienza dimostra che la maggior parte dei cittadini non ha la minima idea di come si svolga, nel concreto, la vita di una persona cieca.

Per questo l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino ha deciso di lanciare la campagna “Vediamoci chiaro”. Si tratta di una serie di brevi video (circa 2 minuti ciascuno): uno spot iniziale (incentrato sul tema della mobilità) e cinque interviste condotte ad altrettante persone non vedenti. Senza pretendere di essere esaustiva o di avere la verità in tasca, la campagna vuole richiamare l’attenzione sulla vita reale di chi non vede, partendo proprio dalle esperienze del quotidiano. E’ uno spunto di riflessione che usa YouTube, strumento visivo per eccellenza, e in un certo senso cerca di “sfidare” la società dell’immagine. E’ una proposta rivolta a tutti: professionisti dell’informazione, istituzioni, ma anche privati cittadini. Insomma, chiunque abbia voglia di approfondire insieme a noi questi temi è il benvenuto.

 

Stereotipi (vecchi e nuovi)? No, grazie

Per secoli la letteratura, l’arte e il sentire collettivo ci hanno tramandato l’immagine pietista e paternalista del “povero cieco”, avulso dalla società, costretto a chiedere l’elemosina sui gradini delle chiese o, nella migliore delle ipotesi, rinchiuso per tutta la vita tra le mura di un istituto. Negli ultimi cento anni (soprattutto a partire dal secondo dopoguerra) sono stati fatti enormi passi in avanti. Oggi, grazie a una diversa cultura e a strumenti sempre nuovi, i disabili visivi hanno grandi possibilità di integrarsi nel tessuto sociale: studiano, lavorano (a volte con risultati eccellenti), si sperimentano in attività un tempo impensabili, riescono più facilmente a costruirsi una rete affettiva e una vita relazionale soddisfacente. Sono conquiste preziose, ottenute con sforzo e grande impegno.

 

Conquiste che a volte rischiano di essere travisate (più o meno in buona fede), qualche volta strumentalizzate. Negli ultimi anni, anche in contesti istituzionali, è capitato a varie persone non vedenti di sentirsi dire: «I ciechi hanno buone gambe: che se ne fanno del trasporto accessibile?». «I ciechi possono lavorare: che se ne fanno dell’indennità di accompagnamento?». «La crisi c’è per tutti: che cosa pretendono i ciechi dallo Stato?».

 

Al di là di ogni ideologia, va ricordato che, oggi come in passato, la vita di chi non vede è dura e piena di ostacoli. Ecco perché è importante “vederci chiaro”. Serve una cronaca attenta, libera da preconcetti, vecchi o nuovi che siano. Soprattutto in tempi economicamente difficili, se ai non vedenti verrà tolto anche quel minimo di certezze acquisite dopo anni di lotte e fatiche, la loro vita farà un brusco salto indietro. E le conseguenze non tarderanno a farsi sentire.

 

I video

 

  1. Spot Mobilità inaccessibile + intervista a Nunziata Panzarea (consigliera UICI Torino)

Una città come Torino può essere una giungla per chi non vede. Ci sono ostacoli, barriere, imprevisti. Il bastone bianco non è una bacchetta magica, il cane guida non ha i superpoteri. Recentemente purtroppo, complice la crisi, anche quei servizi che consentivano ai ciechi di spostarsi in autonomia e sicurezza sono stati tagliati o stravolti.

 

  1. Falsi ciechi o false idee? Intervista a Enzo Tomatis (consigliere UICI Torino)

Spesso i giornali parlano dei falsi invalidi, ma dei ciechi veri e dei loro bisogni non si parla quasi mai. Serve un atteggiamento più equilibrato, ma soprattutto serve chiarezza: tolleranza zero con i truffatori, più servizi per i disabili “autentici”.

 

  1. Lavoro. Intervista a Giuseppe Salatino (presidente UICI Torino)

Nell’ultimo secolo, grazie ad alcune innovazioni capitali (come la diffusione della scrittura braille o la nascita dell’Unione Ciechi) la vita lavorativa dei disabili visivi è cambiata moltissimo. Oggi si pongono nuove sfide: alcune professioni storiche, come quella del centralinista, sono entrate in crisi. Per questo è importante trovare risposte adeguate, anche sul piano legislativo.

 

  1. Tecnologia. Intervista ad Alessio Lenzi (consigliere UICI Torino)

Il personal computer, internet, gli smartphone: la rivoluzione tecnologica dell’ultimo ventennio ha radicalmente trasformato la vita delle persone cieche, aprendo orizzonti impensabili fino a qualche anno fa. Resta però ancora molto da fare, soprattutto in termini di accessibilità dei siti e degli strumenti.

 

  1. Vita quotidiana. Intervista a Oscar Franco (vicepresidente UICI Torino)

Paradossalmente, per una persona cieca, può essere più semplice arrampicarsi su una parete di roccia che attraversare una strada. Spesso le azioni più ordinarie e in apparenza più semplici nascondono i rischi maggiori. Nella vita quotidiana di un non vedente ci sono tante potenzialità, ma anche tanti pericoli e tanti ostacoli. Ecco perché è fondamentale il ruolo dei Volontari del Servizio Civile

 

I video: una produzione Tekla Tv (www.tekla.tv)

Regia e immagini a cura di Davide Valle

 

 

Ufficio Stampa UICI Torino:  

Lorenzo Montanaro:

333 447 99 48

ufficio.stampa@uictorino.itlorenzo.montanaro@gmail.com

 

Napoli: Corso per l’apprendimento del metodo di scrittura e lettura braille di primo livello, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

L’I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca la Formazione e la riabilitazione)e la sezione di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti organizzano un corso finalizzato all’apprendimento del metodo di scrittura e lettura braille, rivolto al personale docente, agli educatori, ai genitori, ai volontari o semplicemente a tutti coloro che sono interessati.
Il corso che si compone di 40 ore di formazione, si svolgerà dal 19 novembre 2014 al 2 aprile 2015 presso la Sezione di napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti sita in Napoli alla via S. Giuseppe dei Nudi n. 80 – 80135, tutti i mercoledì dalle ore 15.00 alle ore 18.00.
Il corso è destinato ad un minimo di 10 allievi (saranno preferiti i candidati che perfezioneranno prima l’iscrizione).
Il costo per la frequenza del corso, per cui verrà rilasciato un attestato di partecipazione dall’I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca la formazione e la riabilitazione) è di €100,00 che dovranno essere versati all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Napoli al momento dell’iscrizione che dovrà essere effettuata entro e non oltre il giorno 14 novembre 2014.
Ad ogni singolo allievo verrà fornita una tavoletta con punteruolo per la scrittura braille, fogli in numero sufficiente per lo svolgimento del corso e delle esercitazioni e ulteriore materiale didattico.
Le lezioni saranno incentrate sui seguenti argomenti:
– il codice Braille: origini, valenza pedagogica e culturale;
– presentazione dei sussidi per la scrittura Braille;
– metodologia e didattica per l’apprendimento della lettura e scrittura Braille, nel contesto dell’integrazione scolastica;
– presentazione della segnografia Braille;
– la scrittura Braille con l’uso della tavoletta;
– esercitazioni di lettura;
– scrittura del braille attraverso l’utilizzo della dattilo braille;
– Il braille e le nuove tecnologie.
Gli allievi dovranno frequentare almeno l’80% delle ore di lezione.
Al termine del corso verrà svolta una prova di verifica delle conoscenze acquisite.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi al Sig. Pasquale Angeli tel. 3404747199 e-mail costanzo2006@libero.it
Oppure inviare un’e-mail all’indirizzo
uicna@uiciechi.it
Le iscrizioni al corso dovranno essere effettuate entro e non oltre il 14 novembre 2014 presso l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Napoli sita in via S. Giuseppe dei Nudi n. 80, 80135, nei giorni di lunedì e venerdì dalle ore 09.00 alle ore 13.00 e di martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 09.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 17.30.

Foggia: torneo di Show-Down, di Carmine Chionchio

Autore: Carmine Chionchio

Nell’ambito delle manifestazioni sportive dell’U.I.C.I,, il 25 U.S. si è svolta a Brindisi nella locale sede un torneo di SHOW-DOWN.
Alla gara, a carattere amichevole, hanno partecipato le Sezioni di Bari, Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Foggia e Lecce.
La competizione, con un torneo all’italiana, ha premiato la più esperta Sezione di Bari. La compagine foggiana composta da Tiziana Beccia, Antonio Blasotta, Pasquale Iammarino e Donata Vecere, alla loro prima uscita in gare ufficiali ha ben figurato classificandosi al meritatissimo terzo posto con grande soddisfazione degli atleti e del loro allenatore Vito Soldani che con sacrificio ed abnegazione ha saputo creare un gruppo affiatato e, soprattutto, motivato.
La competizione si è svolta in una atmosfera cordiale e corretta che ha lasciato gli organizzatori entusiasti, motivo per organizzare altre manifestazioni che contribuiscono all’aggregazione dei non vedenti .

Carmine Chionchio

Pordenone: Calendario braille 2015 e opuscolo braille “perché si dice, perché si fa – seconda edizione”, di Giorgio Piccinin

Autore: Giorgio Piccinin

La Biblioteca del libro parlato “Marcello Mecchia” dell’U.I.C.I. Onlus di Pordenone ha predisposto anche per il 2015 il calendario braille. Composto da una quarantina di pagine, comprende, oltre alle tradizionali informazioni sui mesi, i Santi e le festività, lo zodiaco, le fasi lunari, le indicazioni per l’imbottigliamento dei vini, l’orario del sorgere e del tramonto del sole, brevi note sui principali personaggi illustri della nostra provincia ed alcuni aforismi.

Costo 10,00 Euro.

Oltre al calendario, la Biblioteca ha preparato la seconda edizione dell’opuscolo «Perché si dice, perché si fa», curiosità sui principali modi di dire e sulle origini di alcune tradizioni popolari.
La pubblicazione offre nuovi spunti per continuare a rispondere a quanti infatti, almeno una volta nella vita, si saranno chiesti il perché o l’origine di alcuni modi di dire o di fare, come “tagliare la testa al toro”, “fare fiasco”, “ambaradan”, unitamente all’origine dell’albero di Natale, della colorazione del pepe o della storia del gelato, della pizza, del simbolo della Ferrari e molte altre, trovando risposta in brevi schede, racchiuse in circa 70 pagine.

Costo 10,00 Euro.

Il pagamento potrà essere eseguito tramite allegato bollettino postale.
Per prenotazioni: U.I.C.I. Pordenone – tel. 0434-21941 – e-mail: uicpn@uiciechi.it.

Biblioteca del libro parlato
«Marcello Mecchia»
U.I.C.I. Onlus Pordenone
Galleria San Marco 4
33170 Pordenone
Tel. 0434-21941
Fax 0434-208258
e-mail: uicpn@uiciechi.it
sito: www.uicpordenone.org
Il responsabile
Biblioteca del Libro Parlato “M. Mecchia” di Pordenone
Sig. Giorgio Piccinin

Direzione Nazionale: Fondo nazionale per le politiche sociali e Fondo per le non autosufficienze: le risorse per il 2015 sono inadeguate, di Marinica Mecca

Autore: Marinica Mecca

Giovedì, 23 ottobre 2014, nel corso di un apposito incontro, i Sottosegretari di Stato al Lavoro e alle politiche sociali, Franca Biondelli, e all’Economia e alle finanze, Enrico Zanetti, hanno presentato, alla FAND, alla FISH e ad altre Associazioni di categoria, le misure che il Governo intende adottare nel 2015 a favore delle persone e delle famiglie a rischio di esclusione sociale.
Presente all’incontro, in rappresentanza della nostra Unione, Paolo Colombo, componente della Direzione nazionale.
Nel corso della riunione, i Sottosegretari hanno comunicato che il disegno di legge di stabilità, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 15 ottobre, fissa, a decorrere dal 2015, lo stanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali in 300 milioni di euro e lo stanziamento per il Fondo per le non autosufficienze in 250 milioni di euro.
Stanziamenti chiaramente inadeguati, se si considera che il primo Fondo è destinato a finanziare la rete integrata dei servizi territoriali rivolti all’inclusione dei soggetti in difficoltà e il secondo a garantire, su tutto il territorio nazionale, il livello essenziale delle prestazioni assistenziali alle persone non autosufficienti.
Stanziamenti ancora più inadeguati, se si considera che, nonostante, nell’anno in corso, la decrescita economica del Paese abbia aumentato il disagio delle fasce vulnerabili della popolazione, il disegno di legge mantiene invariata, rispetto al 2014, la dotazione del Fondo per le politiche sociali e riduce di 100 milioni di euro, sempre rispetto al 2014, la dotazione del Fondo per le non autosufficienze.
L’incongruità è talmente evidente, che, a detta dei Sottosegretari, il Governo si riserva di verificare, durante la discussione in Aula del provvedimento, la possibilità di incrementare entrambi i Fondi a 350 milioni di euro.
L’impegno è, tuttavia, troppo vago.
Per questa ragione, insieme alla FAND, alla FISH e a tutte le Associazioni convocate, abbiamo chiesto, nel corso dell’incontro, e continueremo a chiedere, nei prossimi giorni, anche con azioni collettive di protesta, la liberazione delle risorse minime indispensabili a mantenere, nel 2015, il livello delle prestazioni del 2014 e l’adozione, per il prossimo triennio, di un piano nazionale di intervento in favore delle persone in difficoltà e delle persone non autosufficienti, sostenuto con finanziamenti annui dell’ordine di un miliardo di euro.