Anziani: Voglia di vacanze, di Cesare Barca

Autore: Cesare Barca

La sala telefonica della Commissione anziani continua nella sua attività di informazione e di accoglienza.
In questa circostanza a promuovere e saziare la nostra voglia di vacanze e di rigenerazione fisica e mentale sarà con noi Ivan Barile, il gestore dell’Olympic Beach hotel  Centro le Torri di Tirrenia
L’incontro è fissato per venerdì 21 novembre alle ore 18 in punto.

Perchè l’abbiamo invitato? Certo, molti di noi vorrebbero vivere un momento di riposo ma dove, in montagna o al mare?
Quali sono le offerte possibili? E ancora: dove possiamo trovare un ambiente idoneo per la nostra autonomia? Quali sono i costi che dovremo sostenere?
A tutte queste  domande risponderà il nostro ospite disegnando chiaramente gli ambienti in cui saremo ospitati e le possibilità di vivere in pienezza quanto viene proposto per soddisfare le nostre esigenze.
Riteniamo sia una informazione dovuta dal momento che l’impegno sociale dell’Olympic Beach hotel è reale, sperimentato e proteso a realizzare un ambiente il più possibile confacente alle nostre esigenze.
Penso che ci incontreremo in molti e per chi avesse bisogno del pin per entrare in sala può rivolgersi a me, a Nunziante Esposito e a Pino Servidio.
Cogliete questa opportunità perché saperne di più non guasta mai.
Email: cesare barca@alice.it tel.045 83 00 282
Nunziante Esposito: email Nunziante.esposito@alice.it
tel. 349 6723 351
Pino Servidio: email Giuseppe.servidio@alice.it tel. 335 80 82 002

Cesare Barca

 

Sintesi dei lavori della Direzione Nazionale del 14 novembre, di Claudio Romano

Autore: Claudio Romano

Il 14 novembre a Roma, negli uffici della Presidenza nazionale dell’Unione, si è riunita, in seduta ordinaria, la Direzione nazionale presieduta dal Presidente Mario Barbuto con la collaborazione del Vice Presidente Luigi Gelmini e del Segretario generale facente funzioni Alessandro Locati.

1 – Dopo aver evaso i consueti adempimenti d’inizio seduta, il Segretario generale ha informato la Direzione che la legge di stabilità 2015, per quanto riguarda i contributi d’interesse dell’Unione, prevede che:

“Dalla documentazione presentata alla Camera, in particolare dalla Tabella 8 sullo stato di previsione del Ministero dell’Interno, è confermato che il cap. 2316/2 concernente il contributo destinato all’UICI è decurtato di 2.075.273 rispetto al 2014 e, pertanto, il contributo previsto è di poco superiore ai 50.000 Euro.

Il cap. 2316/1, relativo a Irifor e Ierfop, riceve pure un taglio di 2.196.728 e il contributo ammonta a 729.000 circa.

Il cap. 2316/6 destinato alla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi mantiene un contributo di 290.000 Euro.

Per quanto concerne, invece, il CNLP lo stato di previsione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali al cap. 3631/3 prevede un taglio di 2.234.111rispetto allo scorso anno, per un contributo previsto di 764.000 Euro circa.

Viene confermato lo stanziamento per la Biblioteca Italiana per Ciechi “Regina Margherita” di Monza (cap. 3631/1) di 2.516.000 Euro”.

La Direzione, preso atto di quanto sopra e che gli emendamenti presentati da alcuni parlamentari mirati al ripristino dei contributi d’interesse dell’Unione sono stati ritenuti non ammissibili:

a – ha espresso viva preoccupazione per il serio pericolo di non poter continuare ad erogare i servizi a favore della categoria e, nello stesso tempo, ha manifestato determinazione nel voler perseguire il ripristino dei predetti contributi così drasticamente ridotti e su proposta del Presidente, ha deciso di mobilitare a tempo indeterminato l’intera organizzazione decidendo da subito:

– di far pervenire a tutti i mezzi d’informazione un comunicato stampa di denuncia e di rivendicazione;
– di continuare l’azione di sensibilizzazione sul Governo e sul Parlamento;
– di insistere per aver un incontro con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Del Rio o direttamente con il Primo Ministro, Renzi;
– di far inviare dalle strutture territoriali fax di sollecitazione ai Ministri interessati;
– di proporre al Consiglio Nazionale convocato per il 22 e 23 prossimi di discutere ed approvare un documento da consegnare ai Prefetti da parte dei Presidenti sezionali affinché sia trasmesso al Ministro dell’Interno;
– di valutare ulteriori iniziative di protesta (manifestazione, presidi, ect);

2 – continuando i suoi lavori, la Direzione;

a – ha predisposto la relazione programmatica delle attività per il 2015 da sottoporre alla discussione e all’approvazione del Consiglio Nazionale del 22 e 23 novembre;

b – ha predisposto il bilancio preventivo 2015 che verrà sottoposto anch’esso alla discussione e all’approvazione del Consiglio Nazionale del 22 e 23 novembre.
Si riporta di seguito uno stralcio delle conclusioni della relazione che accompagna il suddetto documento:

…….omissis
“l’esercizio 2015, nonostante le difficoltà, si chiude in equilibrio.
Tutto ciò è stato possibile grazie all’iscrizione in bilancio dell’Avanzo di amministrazione presunto.
Occorre evidenziare che la Legge di Stabilità 2015, tuttora in fase di approvazione da parte del Parlamento, non prevede al momento contributi a favore dell’Unione.
È da ribadire con forza che il ripristino originario dei contributi statali previsti dalle leggi n. 24/1996 (contributo compensativo) e n. 282/1998 (Libro Parlato), decurtati rispettivamente del 97 e del 65 percento destinati al normale funzionamento dell’Ente, assicurerebbe stabilità alla “missione” sociale che l’Unione svolge nell’interesse associativo.
L’Unione ha fatto e sta facendo la sua parte sul piano organizzativo e del contenimento della spesa, anche a seguito delle raccomandazioni degli Organismi di Vigilanza.
Infatti nel corso degli ultimi esercizi il contenimento della spesa è stato pressoché costante, a dimostrazione dell’impegno indirizzato a risanare la situazione economica in tempi ragionevolmente brevi, evitando interventi drastici tali da procurare danni all’Organizzazione.
Nel periodo critico che va dal 2008 al 2013 la spesa corrente è diminuita in media del 24,58% con punte del 33,89% nel costo del Personale (riduzione da 88 a 50 unità), del 25,66% nelle spese per l’acquisto di beni e servizi, dell’11,08% per spese attività istituzionali.
Esiste, tuttavia, una soglia al “ridimensionamento” organizzativo dell’Unione, oltre la quale si comprometterebbero tutte le conquiste realizzate nel corso degli anni, conquiste ben evidenziate nella relazione morale, che porterebbe alla soppressione di essenziali “servizi” a danno degli utenti non vedenti ed ipovedenti.
Il momento che si sta vivendo è pieno di difficoltà e richiede riflessione da parte di tutta l’Organizzazione, perché le carenze di risorse operative sono presenti anche sul territorio nazionale, dove le Strutture regionali e provinciali faticano non poco a far quadrare i conti.
……omissis

c – ha deciso di agire per realizzare un primo piano di interventi volti al contenimento dei costi gestionali degli uffici della Presidenza nazionale.

In particolare:

– di procedere alla chiusura della mensa interna;
– in alternativa a tale servizio, garantire il servizio mensa, affidando l’incarico ad una società del settore fornitura esterna di pasti;
– utilizzare i locali oggi in uso alla mensa per un loro migliore e conveniente utilizzo;
– rimodulare l’orario del personale dipendente da 40 a 38 ore settimanali affinché siano ridotte, come da contratto, il numero di ore di permessi retribuiti;
– compiere una valutazione dell’organizzazione dei settori “stampa” e “libro parlato”; a tale scopo è stato costituito un gruppo di lavoro composto da Barbuto, Bartolucci e Claudio Romano coadiuvati dal Segretario generale e dal Capo servizio amministrativo;

d – ha preso atto dell’organizzazione della XIX edizione del Premio Braille che si terrà al teatro Sistina di Roma la sera del 15 dicembre; in particolare, è prevista l’esibizione dei seguenti artisti: Luca Barbarossa, Cristiano De André, Ron, Antonella Ruggiero; i premi braille saranno conferiti a: Unicoop Firenze, Famiglia Rognetta, Presidente della Regione Lazio, Nicola Zinngaretti, famiglia affidataria di cucciolo di una scuola di “cani guida”;

e – ha stabilito di insistere per il recupero delle somme spettanti all’ex centro regionale tiflotecnico dell’Unione della Calabria da parte delle ASL del territorio;

f – ha deciso di accogliere l’invito della Fiaba Onlus (Federazione Italiana Abbattimento Barriere Architettoniche) per la sottoscrizione di un protocollo d’intesa mirato alla collaborazione per l’abbattimento delle barriere architettoniche e sensoriali;

g – ha deciso di accordarsi con il gestore del Centro “Fucà” di Tirrenia per compensare le spese telefoniche dovute dal gestore con il costo dovuto dall’Unione per il rifacimento della pavimentazione della terrazza della torre “A”;

h – ha deliberato di accogliere la richiesta della sezione di Brescia volta ad acquisire dalla Presidenza nazionale il rilascio della procura speciale per l’alienazione di due dei 4 appartamenti ristrutturati per coprire parzialmente i costi derivanti dall’intervento di ristrutturazione di un immobile amministrato dalla stessa sezione;

i – ha deliberato in ordine ad alcune richieste di contributi da parte delle sezioni di Ascoli Piceno, Avellino, Rieti, Viterbo, Consiglio regionale Piemonte;

j – ha deliberato di rinnovare per tre mesi la convenzione con lo studio legale dell’avvocato Carta di Roma e di far predisporre un consuntivo che riassuma i termini delle consulenze svolte dall’appena menzionato studio nei primi sei mesi regolati dalla convenzione già in essere;

k – ha preso atto di alcune proposte del gruppo di lavoro “recupero soci”; tra le quali:
Punto ricarica di Poste Italiane, “Amica Card”, protocollo di intesa UICI-ACI;

l – ha preso atto del programma del convegno dedicato ai 90 anni della radio in Italia; l’evento, organizzato dalla Presidenza nazionale dell’Unione con il patrocinio della regione Lazio, è fissato per il 4 dicembre prossimo e si terrà a Roma nella sede dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi Discoteca di Stato (ICBSA).

Centro di Documentazione Giuridica: La settima relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 68/99: crolla il collocamento obbligatorio per i disabili, a cura di Paolo Colombo

Autore: a cura di Paolo Colombo

La crisi economica e occupazionale che investe l’intero paese non fa eccezioni per i lavoratori disabili: i dati che emergono dalla settima relazione al Parlamento sull’attuazione della legge per il diritto al lavoro dei disabili (68/99) sono tutti negativi.

La relazione, firmata dal ministro Poletti e relativa agli anni 2012-2013, è stata trasmessa alla Camera e al Senato, lo scorso 4 agosto, ma è stata divulgata solo di recente.

Nel testo si legge che a causa della crisi aumentano le aziende che chiedono l’esonero o la sospensione temporanea dall’obbligo di assunzione, ma anche che i controlli sul rispetto della normativa sono stati esigui, tanto  che solo  il 22% dei posti riservati ai disabili risultano coperti. Posti di lavoro che, nonostante la crisi, ci sono ma per i quali si continua a non assumere nessuno.

Il documento descrive una realtà molto difficile: gli iscritti agli elenchi unici provinciali del collocamento obbligatorio sono stabili intorno a quota 700 mila, anche se alla fine del 2013 il dato scende fino a 676 mila iscritti. Fra questi, in 68 mila si sono iscritti nel corso dell’ultimo anno oggetto di indagine (2013). Gli avviamenti al lavoro, però, sono stati davvero pochi: poco più di 19 mila nel 2012 e ancora meno, 18.295, nel corso del 2013. Ed è il minimo storico, il dato più basso che sia mai stato censito da una relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 68/99: erano stati infatti 22.360 nel 2010 e 22.023 nel 2012.

In pratica nel 2013 ogni quattro nuovi disabili che si iscrivono alla lista del collocamento obbligatorio (e che vanno ad aggiungersi ai tanti che già ci sono da tempo), solo  uno trova effettivamente un lavoro (in percentuale viene avviato in un anno il 26,9% dei nuovi iscritti). Ma se il termine di paragone sono gli iscritti, il calcolo è ancor più impietoso: un avviamento al lavoro ogni 36 iscritti al collocamento. Dal 2007 al 2013 c’è stato un sostanziale dimezzamento degli avviamenti,  il dato va però contemperato con la situazione generale, cioè la riduzione del numero dei datori di lavoro obbligati all’assunzione, l’incremento della cassa integrazione, della mobilità e dei dispositivi che consentono di accedere all’istituto della sospensione temporanea dagli obblighi di assunzione. Inoltre  nel caso degli avviamenti l’istituto della convenzione (48,7%) e quello della chiamata nominativa (44,8%) che  sono le modalità più diffuse (la chiamata numerica di fatto è ferma al 6,6%), le tipologie contrattuali utilizzate, ora sono a maggioranza a tempo determinato”. Nel 2006 le posizioni a tempo indeterminato erano il 51,6% mentre oggi (dato 2013) sono al 35,1%; quelle a tempo determinato invece sono passate dal 30,6% del 2008 al 57,7% di fine 2013.

Crescono, invece, gli esoneri e le richieste di sospensione temporanea dagli obblighi di assunzione dei disabili: ci sono state nel 2013 oltre 4.600 autorizzazioni in tal senso (il 95% di quelle richieste) per un numero complessivo di posti di lavoro interessati di oltre diecimila. Davvero esiguo al confronto il numero delle sanzioni amministrative comminate a chi non rispetta la legge: nel 2013 ci sono state in tutta Italia appena 23 sanzioni per ritardato invio di prospetto informativo e 159 per mancato adempimento degli obblighi di legge (numeri simili nel 2012: rispettivamente 23 e 150).

In questo quadro di grande difficoltà, rispetto al passato emerge un dato inequivocabile: un grande numero di posti scoperti sia nel privato sia nel pubblico. I posti che per legge dovrebbero essere riservati alle persone con disabilità non si trasformano in effettive assunzioni. In totale, in Italia, fra pubblico e privato, al 31 dicembre del 2013 risultavano 186.219 posti di lavoro riservati a soggetti con disabilità, 41.238 dei quali scoperti. In percentuale è  il 22%, quasi uno su quattro. Oltre 26 mila di questi sono nel settore privato (su 117 mila complessivi), poco meno di 13 mila sono nel pubblico (su 76 mila posti riservati).

Dalla relazione emerge inoltre anche un quadro preciso degli iscritti al collocamento obbligatorio non vedenti. Di seguito quanto è stato estratto dalla relazione per la categoria.

IL COLLOCAMENTO DELLE PERSONE NON VEDENTI AI SENSI DELLA LEGGE 12 MARZO  1999, N. 68

Le persone non vedenti sono indicate tra i soggetti cui si applica la normativa sul collocamento mirato (Articolo 1, comma 1, lettera c) legge 12 marzo 1999, n.68).
I servizi provinciali competenti hanno segnalato in totale la presenza di 1.844 iscritti non vedenti presenti nelle liste al 31 dicembre 2012 (pari allo 0,3°k degli iscritti totali riportati in Tabella 9), i quali sono aumentati, nell’anno successivo a 1.954 (Figura 26), con medesime percentuale sugli iscritti agli elenchi. La ripartizione per area geografica assegna al Sud e isole, per l’intero biennio, la percentuale maggiore di presenze, pari rispettivamente al 46% nel 2012 e al 39°/a nel 2013. La seconda area per popolosità di non vedenti nelle liste è quella del Centro Italia.
Figura 26. Persone non vedenti iscritte agli elenchi unici provinciali del collocamento obbligatorio (art.8) al 31 dicembre, per area geografica. Anni 2012/2013

Figura27.  . Persone non vedenti iscritte agli elenchi unici provinciali del collocamento obbligatorio (art.8) dal 1 gennaio al 31 dicembre, per area geografica. Anni 2012/2013 (v.ass)
 

 

 

 IL COLLOCAMENTO DELLE PERSONE NON VEDENTI AI SENSI DELLA LEGISLAZIONE SPECIALE

La Legge 12 marzo 1999, n. 68’ mantiene ferma la normativa relativa al collocamento obbligatorio per i centralinisti telefonici non vedenti, i massaggiatori e masso fisioterapisti ciechi e i terapisti della riabilitazione non vedenti.
 

CENTRALINISTI TELEFONICI NON VEDENTI (LEGGE 29 MARZO 1985, N. 113)

I non vedenti “ abilitati” alla funzione di centralinista telefonico residenti nella regione vengono iscritti all’Albo Professionale Nazionale dei centralinisti telefonici privi della vista, articolato a livello regionale.
Sono considerati “ abilitati” i privi della vista in possesso del diploma di centralinista telefonico rilasciato da scuole statali o autorizzate per ciechi sono considerati abilitati (articolo 2, comma 1, Legge 29 marzo 1985, n. 113), mentre i privi della vista che frequentano corsi professionali per centralinisti telefonici ciechi conseguono l’abilitazione professionale a seguito di un esame presso la commissione regionale (articolo 2, comma 2, Legge 29 marzo 1985, n. 113).
Inoltre, in deroga alla previsione dell’abilitazione alla funzione di centralinista, possono essere iscritti all’albo professionale i privi della vista che svolgono mansioni di centralinista da almeno sei mesi (articolo 1, comma 4, Legge 29 marzo 1985, n. 113).
La Figura 28 illustra in valori assoluti la distribuzione degli iscritti all’Albo per area geografica per gli anni 2012 e 2013. I dati comunicati dalle province per tramite delle regioni segnalano 1.154 persone non vedenti “abilitate” ed iscritte all’Albo, di cui il 43°/a sono donne. Le iscrizioni all’Albo sono, per il 60%, segnalate nelle regioni del Mezzogiorno, per il 21°/a nel Centro Italia, seguono il Nord est con l’ll0/c e il Nord ovest con l’8°/. Il quadro generale non si modifica molto nel 2013, con i dati che riportano un totale di iscrizioni al 31 dicembre di 1.191 unità, di cui il 42°k donne. Le distribuzioni percentuali tra le diverse aree non si discostano significativamente dall’anno precedente.
La Figura 29 indica inoltre le iscrizioni avvenute nel corso di ciascun anno osservato, segnalando un incremento nel biennio di 62 unità, con il totale nazionale che passa da 310 a 372 registrazioni. L’aumento principale delle iscrizioni è ascrivibile prevalentemente alle regioni settentrionali.

 

Figura 28. Iscritti all’albo dei centralinisti telefonici non vedenti al 31 dicembre, comunicati dalle province al 31 dicembre. Per area geografica 2012/2013 (v.ass)

 

 

Figura 29. Iscritti all’albo dei centralinisti telefonici non vedenti dal 1 gennaio al 31 dicembre, comunicati dalle province. Per area geografica 2012/2013 (v.ass)

 

 

 

La Legge 29 marzo 1985, n. 113 si applica ai centralini telefonici per i quali le norme tecniche prevedano l’impiego di uno o più posti operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore43.
L’obbligo di assunzione dei centralinisti telefonici non vedenti grava diversamente sui datori di lavoro pubblici e sui datori di lavoro privati.
Il datore di lavoro pubblico, anche in deroga alle leggi che limitano le assunzioni, è tenuto ad assumere sulla base dell’esistenza di un centralino telefonico.
Il datore di lavoro privato, invece, deve procedere all’assunzione di un privo della vista qualora sia dotato di un centralino telefonico con almeno cinque linee urbane.

Nel caso in cui il centralino consenta di occupare più di un lavoratore i datori di lavoro sia pubblici sia privati devono riservare il 51 per cento dei posti ai centralinisti privi della vista.

Le modalità per il collocamento dei centralinisti telefonici non vedenti si differenziano a seconda della natura pubblica o privata del datore di lavoro.

Il datore di lavoro privato, entro sessanta giorni dall’insorgenza dell’obbligo, presenta richiesta nominativa al servizio provinciale competente per il collocamento mirato. Qualora il datore di lavoro non effettui la richiesta entro il predetto termine, il medesimo servizio invita lo stesso a provvedere entro 30 giorni. Decorso tale termine, perdurando l’inerzia del datore di lavoro, il servizio procede all’avviamento del centralinista telefonico in base alla graduatoria.

Il datore di lavoro pubblico, invece, deve espletare un concorso riservato ai soli non vedenti, oppure, inoltrare richiesta numerica al servizio provinciale per il collocamento. Qualora, entro sei mesi dalla data in cui è insorto l’obbligo, lo stesso non abbia provveduto all’assunzione del centralinista telefonico non vedente, il servizio provinciale, decorso un mese dall’invito a provvedere, perdurando l’inerzia, avvia d’ufficio il centralinista telefonico non vedente.

Il biennio oggetto della presente analisi riporta un numero di avviamenti di centralinisti telefonici non vedenti e qualifiche equipollenti inferiore rispetto alle due annualità precedenti. Se, infatti, i dati riferiti al periodo 2010-2011 dichiaravano un totale di 406 avviamenti (284 nel primo anno e 122 nel secondo), la cifra complessiva per il successivo biennio è di 189 totali, suddivisi in 103 nel 2012 e 86 nel 2013. Gli inserimenti hanno riguardato imprese dislocate prevalentemente nel Centro sud e la modalità di avviamento principale è costituita dalla chiamata numerica per entrambe le annualità (Tabella 19).

 

Tabella 19. Avviamenti lavorativi centralinisti telefonici non vedenti e qualifiche equipollenti ( legge 29 marzo 1985, n. 113 e legge 12 marzo 1999, n. 68 ex art. 1 comma 3), per tipologia di avviamento. Di cui donne. Per area geografica. Anni 2012/2013 (v.ass)

 

 

MASSAGGIAT0RI E MASSOFISIOTERAPISTI NON VEDENTI

Condizione necessaria per ottenere il collocamento come massaggiatori e masso fisioterapisti è l’iscrizione all’Albo professionale nazionale, nel quale sono iscritti privi della vista in possesso del diploma di massaggiatore o di masso fisioterapista conseguito presso una scuola di massaggio o di massofisioterapia speciale per ciechi, autorizzata dal Ministero della sanità.

Ai sensi del D.P.R. 10 ottobre 2000, n. 333 (art 1, comma 4) le iscrizioni all’Albo nazionale sono comunicate dal Ministero del Lavoro, presso il quale è istituito l’Albo, ai servizi di collocamento di residenza dell’iscritto, ai fini dell’inserimento negli elenchi e del successivo avviamento.

Soggetti obbligati ad assumere direttamente in ruolo un massaggiatore o masso fisioterapista cieco sono:

  1. a) gli enti ospedalieri e gli altri istituti di ricovero e cura da cui dipendono ospedali generali, quando l’ospedale abbia più di 200 posti-letto (ove il numero dei posti-letto sia superiore a 700, dovrà essere assunta una unità ogni 300 posti-letto eccedenti i 700);
  2. b) gli ospedali specializzati per cure ortopediche, traumatologiche, di riabilitazione e recupero funzionale, climatiche, idroterapiche, balneotermali, cinetiche, massoterapiche o miste o comunque cure fisiche e affini per ogni 50 posti-letto.

Sono ugualmente tenuti ad assumere, indipendentemente dall’esistenza del ruolo, un massaggiatore o masso fisioterapista cieco diplomato e iscritto all’albo professionale nazionale dei massaggiatori e masso fisioterapisti ciechi, tutte le case di cura generiche o policliniche con almeno 200 posti-letto e, indipendentemente dal numero dei posti-letto, tutte le case di cura e le cliniche specializzate, i centri e gli istituti climatici, le stazioni idroterapiche e gli stabilimenti sanitari o balneotermali o comunque di cure fisiche e affini, gli istituti sanitari, comunque denominati e di qualsiasi categoria, ove si praticano cure ortopediche o cinetiche o massoterapiche o miste, appartenenti a persone o enti privati o comunque da essi gestiti (Articolo 2, Legge 19 maggio 1971, n403).

Relativamente alle modalità di assunzione, la circolare del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale del 23 novembre 1987, n. 121 ha stabilito che i massaggiatori e masso fisioterapisti non vedenti sono avviati al lavoro su richiesta nominativa.

Con riferimento specifico alle pubbliche amministrative, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ha precisato, nella circolare del 5 agosto 1996, prot. n. 2650 PV/M/6, che, in base ad una interpretazione sistematica della materia, anche per i massaggiatori e masso fisioterapisti non vedenti debba, come per gli altri soggetti protetti, applicarsi la richiesta numerica sulla base di apposite graduatorie formate dagli uffici provinciali del lavoro.

Ai sensi della legge 11 gennaio 1994, n. 29, sono considerati “abilitati” all’esercizio della professione sanitaria di terapista della riabilitazione i non vedenti, diplomati ai sensi e con le modalità previsti dall’articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre

1992, n. 502.

Per avere accesso al collocamento obbligatorio come terapista della riabilitazione, è richiesta l’iscrizione all’Albo Professionale nazionale dei terapisti della riabilitazione, articolato a livello regionale.

I datori di lavoro pubblici hanno l’obbligo di assumere, al verificarsi della prima vacanza, per ciascun presidio ospedaliero e ambulatorio nel quale si svolgano attività riabilitative, almeno un terapista della riabilitazione non vedente iscritto all’albo, fino ad un massimo del 5 per cento dei posti previsti nell’organico dei terapisti della riabilitazione (articolo 4, comma 2, Legge 11 gennaio 1994, n.29).

Invece, gli istituti, le case di cura ed i centri di riabilitazione privati nei quali si svolgano attività riabilitative, che abbiano alle loro dipendenze più di trentacinque lavoratori,  hanno l’obbligo di assumere almeno un terapista della riabilitazione non vedente iscritto all’albo, al momento della cessazione dal servizio della prima unità di personale addetta a mansioni di terapista della riabilitazione (articolo 4, comma 3, Legge 11 gennaio 1994, n.29).

Le assunzioni dei terapisti della riabilitazione non vedenti sono effettuate con le modalità stabilite dall’articolo 6 della legge 29 marzo 1985, n. 113 (art. 4, comma 3, Legge 11 gennaio 1994, n.29).

Nel biennio 2012 — 2013 sono stati segnalati 12 avviamenti lavorativi di massaggiatori, massofisioterapisti e terapisti della riabilitazione non vedenti, per la maggioranza uomini (Tabella 20). La modalità di inserimento prevalente è la chiamata numerica (10 su 12).

 

Tabella 20. Avviamenti lavorativi massaggiatori, masso fisioterapisti e terapisti della riabilitazione non vedenti ( legge 21 luglio 1961, n. 686, legge 19 maggio 1971, n. 403 e legge 11 gennaio 1994, n. 29). Di cui donne. Per area geografica. Anni 2012/2013 (v.ass)

 

 

 

I dati del 2012 e 2013 emersi nella relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 68/99 non sono dunque positivi. Riepilogando quasi 680 mila gli iscritti al collocamento, appena 18 mila gli avviamenti nell’ultimo anno. Poche le sanzioni, eppure fra pubblico e privato ci sono 41 mila posti riservati ancora scoperti .

I posti disponibili che per legge dovrebbero essere riservati alle persone con disabilità non si trasformano in effettive assunzioni. In totale, in Italia, fra pubblico e privato, al 31 dicembre del 2013 risultavano 186.219 posti di lavoro riservati a soggetti con disabilità, 41.238 dei quali scoperti. E’ il 22%, quasi uno su quattro. Oltre 26 mila di questi sono nel settore privato (su 117 mila complessivi), poco meno di 13 mila sono nel pubblico (su 76 mila posti riservati).  Le difficoltà di copertura di tali posti si aggravano anche a causa degli azzeramenti dei contributi alle aziende che assumono disabili.

 

Azzerati i contributi alle aziende che assumono lavoratori disabili
Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non intende rifinanziare il fondo previsto dalla legge 68/99, che ha erogato nel 2014, invece, 21 milioni di euro a chi aveva assunto a tempo indeterminato circa 1.500 disabili.

Per l’anno 2015, si prevede che il fondo non sarà finanziato.  Dunque, non ci saranno più soldi né per dare contributi ai datori di lavoro che assumono lavoratori disabili a tempo indeterminato attraverso le convenzioni né per concedere i rimborsi parziali delle spese sostenute dalle aziende per l’adattamento del posto di lavoro.

E’ questo l’intendimento del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, presso il quale la legge 68/99 aveva istituito il fondo e che ha il compito ogni anno di procedere al riparto delle somme fra le regioni.

Malgrado i richiami ufficiali della Corte di Giustizia europea che nel luglio 2013 aveva dichiarato  l’Italia inadempiente  nel garantire ai lavoratori disabili parità di trattamento in quanto priva di  efficaci ed appropriate misure per un effettivo inserimento professionale delle persone con disabilità, l’azzeramento del fondo determinerà una situazione di criticità permanente.

Si ricorda che nei primi mesi del 2014, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali aveva provveduto al riparto delle annualità 2013 e 2014 del Fondo, che ancora risultavano giacenti: le risorse stanziate per l’esercizio finanziario 2013 sono state ripartite con il decreto 530 del 21 febbraio 2014 (per un totale appunto di 12.590.387 euro), e quelle relative all’esercizio 2014 con il decreto 155 del 12 maggio 2014 (per 21.845.924 euro). Soldi che, come da normativa, sono andati a soddisfare le richieste relative alle assunzioni a tempo indeterminato stipulate nei 12 mesi precedenti alla data di emanazione dei rispettivi decreti di riparto.

In particolare, gli oltre 21 milioni di euro del Fondo 2014 – l’ultimo disponibile – sono andati a coprire 1.464 assunzioni avvenute nel periodo compreso fra l’11 maggio 2013 e l’11 maggio 2014.

Se l’intenzione di non rifinanziare il Fondo per il 2015 sarà confermata, non potranno fruire del  contributo sia  quei datori di lavoro che assumeranno nell’immediato futuro, sia quelli che hanno già assunto dal 12 maggio 2014 scorso in avanti.

Per chi ha stipulato convenzioni in tal senso, è una gran brutta notizia: basti pensare che gli oltre 21 milioni dell’ultimo riparto hanno coperto una parte consistente del costo salariale annuo (pari a 28 milioni 679 mila euro) sostenuto per le 1.464 assunzioni di cui sopra (la quota maggiore, 13 milioni di euro su 21 complessivi, era andata a Lombardia, Veneto e Piemonte, le cui aziende avevano assunto da sole circa 850 disabili sui 1.464 totali).

La decisione di mancato finanziamento del fondo per il 2015 arriva dunque in un momento particolarmente critico per il lavoro delle persone disabili.

Dunque i dati negativi  che si sono evinti dalla  dettagliata fotografia del biennio 2012-20123 contenuta nella Relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 68/99, continueranno a salire.

a cura di Paolo Colombo (coordinatore del Centro di Documentazione Giuridica)

Una bussola per orientarsi- Sviluppo nel non vedente, di Roberta Zumiani

Autore: Roberta Zumiani

Rubrica per genitori.

In questo numero, la dott.ssa Roberta Zumiani -psicologa della Cooperativa Sociale IRIFOR del Trentino- tratterà il tema dello sviluppo del bambino con nulla o ridotta capacità visiva.
Nel seguente articolo andiamo ad affrontare il tema della funzionalità visiva e lo sviluppo armonico in un bambino non vedente.
Con il termine non vedente indicherò di seguito sia il bambino cieco che ipovedente.
Nello specifico tratteremo la tematica dello sviluppo, evidenziando brevemente quanto la componente visiva incida sulla raccolta ed elaborazione delle informazioni visive e quale ricaduta la mancanza di tali feedback visivi possano avere sul bambino non vedente.
In particolare, in mancanza (o in presenza di una forte riduzione) della componente visiva, quali sono gli atteggiamenti che la famiglia deve assumere per fornire al bambino non vedente tutte quelle informazioni e quegli stimoli, che stanno alla base dello sviluppo dello stesso.
Il blocco dello sviluppo in un’area, infatti, se prolungato nel tempo e se si è in presenza di un ambiente sociale e famigliare che poco si adatta ai bisogni specifici del bambino non vedente, può compromettere l’intero sviluppo armonico dello stesso.
L’80% delle informazioni del modo esterno sono di tipo visivo. La vista è l’organo della sincresi, cioè permette di rielaborare anche le informazioni che derivano da altri apparati sensoriali e le fa proprie, per una risposta immediata. Per esempio se vedo un tavolo già posso dire se è fatto di legno, se è pesante, se è freddo… quindi attraverso l’atto del vedere posso raccogliere informazioni velocemente e che dipendono dagli altri sensi (tatto, olfatto, propriocezione, udito). Attraverso la vista e i continui feedback con il mondo esterno il bambino normalmente fa esperienza attraverso i 5 sensi e poi raccorda tutte queste esperienze ed impara a leggerle e categorizzarle in un codice visivo che fa sincresi di tutte le altre esperienze sensoriali.
L’attivazione cognitiva avviene per il 60% attraverso stimoli visivi, in tal senso si dice che lo sviluppo della funzione visiva è alla base della strutturazione psichica della persona.
Già dagli studi di J. Piaget (1972) emerge come lo sviluppo proceda a stadi.
La neuroscienza ha dimostrato, negli ultimi decenni, come apprendimento e maturazione biologica procedano con un andamento a spirale nello sviluppo dell’uomo.
La MATURAZIONE BIOLOGICA è un fenomeno caratterizzato in senso biologico e riguarda le strutture di cui un soggetto è dotato fin dalla nascita.
L’APPRENDIMENTO è definito come un qualcosa che il bambino ricava dal funzionamento delle proprie strutture biologiche.
A questi due processi, per lo sviluppo della persona va aggiunto un terzo elemento fondamentale, l’AMBIENTE.
L’ambiente interagisce influenzando lo sviluppo biologico e l’apprendimento, grazie alla tipologia degli stimoli permette di accelerare o di bloccare lo sviluppo del bambino.
Si pensi ai bambini che non possono ricevere stimoli e sollecitazioni positive in quanto vivono in orfanotrofio, il loro sviluppo può anche subire un blocco, che può comportare poi seri problemi anche a livello cognitivo.
Entrando nello specifico nel tema della funzionalità visiva e sviluppo è importante sapere che la funzione visiva non rappresenta una componente innata ma, il sistema visivo si sviluppa ancora dopo la nascita.
È il sistema più immaturo al momento della nascita, il bambino non coordina ancora gli occhi e riesce a mettere a fuoco ad una distanza di soli 20-30 cm (distanza seno-volto). E comunque gli stimoli visivi che gli pervengono non hanno per lui ancora alcun senso, in quanto non riesce a dar loro alcun significato, manca l’esperienza!
Questo ci dice come la VISTA rappresenti solo una componente sensoriale del circuito visivo.
Mentre la più complessa funzione visiva comprende anche fenomeni PERCETTIVI, GNOSICO-PRASSICI e COGNITIVI. Nel processo del vedere quindi è il nostro cervello che percepisce l’oggetto, attraverso un complesso meccanismo di memoria, confronto, relazione e fantasia. Il vedere deve essere appreso fin dalla prima infanzia.
Quindi la vista è espressione funzionale dell’occhio, organo di senso, mentre la funzione visiva esprime l’attività di numerose strutture neuronali e, studi recenti, hanno dimostrato l’importanza della funzione visiva nella strutturazione delle funzioni neuropsichiche.

Con i lavori di J. Piaget (“La nascita dell’intelligenza nel fanciullo”, 1972) si inizia a documentare l’esistenza di vari stadi all’interno dello sviluppo infantile. Inizia ad emergere l’idea di maturazione biologica distinta da apprendimento, ma comunque unite tra di loro. La maturazione, infatti, è un fenomeno caratterizzato in senso biologico, poiché riguarda la struttura di cui un soggetto è dotato fin dalla nascita. L’apprendimento invece è definibile come qualcosa che il bambino ricava dal funzionamento delle proprie strutture biologiche e che, a sua volta, orienta il funzionamento delle strutture stesse. Quindi tutti i settori dell’evoluzione si sviluppano con un andamento a spirale, in cui i fenomeni maturativi sono seguiti da fenomeni di apprendimento e viceversa.
In questa chiave di lettura manca ancora però la DIMENSIONE AMBIENTALE, elemento che va ad influenzare l’evoluzione del bambino. Cioè la maturazione e lo sviluppo di una persona dipendono anche dagli stimoli che riceve nell’ambiente in cui vive. Stimoli eccessivi possono bloccare lo sviluppo di un bambino quanto la mancanza di stimoli.
Entrando un po’ più nello specifico dello sviluppo psicologico e cognitivo del bambino non vedente è fondamentale tenere a mente che la grave disabilità visiva congenita o precoce interferisce su numerose aree di sviluppo perché la funzione visiva è uno strumento di interazione con la realtà privilegiato rispetto ad altri canali sensoriali sia per le sue caratteristiche funzionali sia per la precocità dei suoi processi di sviluppo (M. Cannao).

Quindi il canale visivo ha un ruolo fondamentale per un adeguato sviluppo cognitivo.
Le abilità cognitive si sviluppano nei primi anni di vita attraverso un confronto attivo del bambino con il mondo materiale, sociale e spaziale.
Lo sviluppo cognitivo è un processo composto dal cogliere un’informazione, elaborarla ed agire attivamente.
È attraverso l’esperienza corporea e la propria fisicità che il bambino entra in contatto con il mondo esterno e impara a conoscere le cose, gli oggetti che lo circondano e attraverso la vista il bambino fa memoria e coordina tutte le esperienze.
Grazie alla manipolazione degli oggetti può costruirsi anche l’idea di permanenza dell’oggetto (il biberon è sempre lo stesso che lo prenda in mano vuoto o pieno, che lo ruoti in senso orario o antiorario), e questa continua interazione tra bambino e mondo esterno sta alla base dello sviluppo cognitivo. Grazie alla vista, infatti, il bambino è motivato a ricercare il giochino e a tentare di afferrarlo, e questo aspetto influenza apprendimenti non solo sul piano del movimento ma anche sul piano del coordinamento occhio-mano e sul piano cognitivo. Il bambino durante la manipolazione del gioco cerca di capire a cosa serve, come si usa, e, in questo modo, si attivano processi di memoria, ricercando il confronto con altri giochini simili.
La “percezione” è il processo mediante il quale traiamo informazioni sul mondo nel quale viviamo.
Non si tratta di una semplice registrazione passiva dei messaggi che l’ambiente invia agli organi di senso, ma dell’elaborazione cognitiva dei dati sensoriali, mediata dall’esperienza diretta e dall’ambiente.
Non è facile distinguere, in questo processo, dove finisce il versante sensoriale e dove iniziano le competenze cognitive.
Per giungere alla conoscenza quindi un bambino deve anche costruirsi la capacità mentale di comprendere la permanenza dell’oggetto. Cioè un oggetto continua ad esistere anche se momentaneamente non lo vede o non lo ha in mano.
Nel bambino normovedente tale capacità compare verso i 6-7 mesi e questo gli permette di fare tutta una serie di inferenze oltre a rassicurarlo, ad esempio, rispetto all’imminente ricomparsa della madre dopo brevi momenti di distacco. La permanenza dell’oggetto è alla base dello sviluppo affettivo di una persona.
Un bambino che ci vede può tranquillamente, seduto sul suo seggiolone, seguire i movimenti della madre, che entra ed esce dalla stanza. Un bambino non vedente, mancando il feedback visivo, ha più difficoltà e impiegherà più tempo per poter comprendere che la madre continua ad esistere anche se non lo tiene direttamente in braccio! Sicuramente un modo efficace per aiutare un bambino non vedente a costruirsi il concetto di permanenza dell’oggetto è permettergli di seguire gli spostamenti, ad esempio, della madre, che continua a parlare da una stanza all’altra. Questo semplice accorgimento permette al bambino di sentire ininterrottamente la voce della madre che si allontana e si avvicina durante le sue faccende domestiche. L’azione ha due valenze positive, da una parte permette al bambino di costruirsi nuove strutture cerebrali che supportano l’idea di permanenza dell’oggetto, dall’altra permettono al bambino e alla madre di fare un’esperienza positiva di separazione e di identificazione, che sta alla base della costruzione dell’identità.
Altro aspetto fondamentale per promuovere lo sviluppo armonico della persona è la componente fisica. La conoscenza dello schema corporeo e il movimento sono anche alla base dello sviluppo cognitivo.
È importante quindi facilitare la competenza motoria anche nel bambino non vedente, nonostante la fatica e l’inevitabile frustrazione che inizialmente genitori e bambino dovranno vivere assieme. Il movimento è uno dei primi stimoli che permette di sviluppare le basi dell’intelligenza, base per i futuri apprendimenti cognitivi. Mentre un bambino normovedente, grazie agli stimoli visivi, è più stimolato a muoversi e a padroneggiare con lo sguardo lo spazio intorno a sé, un bambino con una grave minorazione visiva tende a rimanere fermo nella posizione in cui viene messo e non ha motivo per iniziare il movimento. Fondamentale in questo frangente risulta l’intervento dell’adulto, che lo stimola, attraverso la voce, attirando l’attenzione del bambino e facendo rumore con il gioco. La palla sonora con cui gioca ad un certo punto smette di fare rumore e il bambino non sa che la palla continua ad esistere, e non ha ancora sviluppato le basi necessarie per orientarsi dove la palla potrebbe essere rotolata, quindi non si muove, aspetta. Imparare a leggere i segnali che il bambino invia è importante per poterlo stimolare nella maniera più adeguata, rispettosa dei suoi tempi, ma cogliendo anche la naturale spinta evolutiva innata che appartiene ad ogni bambino, cioè quella curiosità verso il mondo, che fa parte dell’essere bambino.
Spesso i genitori faticano a leggere i segnali di attività del proprio piccolo non vedente (per esempio con uno stimolo uditivo la reazione del bambino è quella di girare l’orecchio verso il suono, quindi allontana lo sguardo; i genitori pensano che non sia interessato all’oggetto e lo mettono via, invece di porgerglielo).
Altro aspetto che caratterizza i bambini non vedenti è il ritardo che si può riscontrare ache grandi ritardi sull’elaborazione mentale dello spazio, in modo particolare possono avere difficoltà sul concetto di spostamento dell’oggetto nello spazio. Infatti, a differenza dei bambini normovedenti che possono controllare l’oggetto nella posizione di partenza, l’oggetto in movimento ed infine nella posizione di arrivo, il bambino non vedente ha il solo controllo dell’oggetto nella posizione di partenza e talvolta in quella di arrivo.
Un ritardo nello sviluppo motorio di 2-5 mesi è nella norma per un bambino non vedente. L’importante è che i genitori non manchino di stimolare adeguatamente il bambino, perché ci sia la voglia, la curiosità e il piacere del gioco.
Lo sviluppo percettivo e cinestesico è un altro elemento fondamentale per rendere un domani autonomo il bambino non vedente.
In questo caso è fondamentale essere consapevoli che il livello di organizzazione delle percezioni tattilo-cinestetiche è inferiore rispetto a quello delle percezioni visive. L’esiguità del campo di apprendimento tattile, il suo carattere successivo e frammentario, la necessità di una sintesi finale per ricostruire gli oggetti nella loro totalità, rendono difficili l’apprendimento delle relazioni spaziali e la strutturazione dei dati percepiti. Si dice che la persona non vedente scopre il mondo palmo a palmo, un pezzo alla volta, con tempi più lunghi e con una più elevata attenzione e concentrazione. Questo comporta che l’apprendimento attraverso modalità tattile non può rimanere un atteggiamento passivo, ma ha bisogno di essere continuamente e costantemente riattivata attraverso i movimenti di spaziatura dei recettori, in quanto la percezione tattile si smorza facilmente.
Perché il bambino cieco possa essere curioso e quindi motivato a toccare ed esplorare il mondo circostante (spazio-stanza, oggetti), è molto importante che l’adulto lo aiuti e lo guidi a conferire sostanzialità fisica alle sollecitazioni uditive!

Nell’acquisizione del linguaggio si rileva un ritardo significativo in presenza di una minorazione visiva più legata alla ricerca del significato delle parole, anche se non vi è ritardo nella produzione del linguaggio.
La visione rappresenta il mezzo più diretto e precoce per la costruzione di una funzione simbolica e quindi per favorire lo sviluppo del linguaggio.
Il bambino deve essere in grado di costruire una rappresentazione mentale di un oggetto prima di potersi riferire a questa immagine mentale con una parola. Le parole sono simboli, immagini mentali. Risulta quindi fondamentale poter far esplorare l’oggetto anche tattilmente al bambino non vedente, in modo che possa costruirsi un’immagine mentale globale dell’oggetto e fare una sincresi delle sue caratteristiche principali. Per esempio la palla, non è solo un suono, un rumore di rimbalzi, ma è anche sferica, ha un suo volume, un peso e una texture che la caratterizzano. Inoltre il poterla maneggiare, il poterci giocare permette al bambino non vedente di categorizzare l’oggetto in base alle caratteristiche per la funzionalità del nome “palla”.
Normalmente nel bambino non vedente si presentano difficoltà nell’uso corretto di pronomi personali e possessivi, legato proprio alla mancanza del feedback visivo. Questo gap si colma normalmente verso i 5 anni.
Particolare attenzione invece va posta all’uso del linguaggio ecolalico, cioè la ripetizione vuota di parole o frasi.
I bambini non vedenti rimangono a lungo con giochi che si riferiscono al proprio corpo o con una manipolazione ed esplorazione indifferenziata degli oggetti.
Il bambino non vedente apprende le informazioni dall’ambiente attraverso l’uso dei sensi vicarianti. Non può ricorrere alla strategia imitativa, tipica modalità di apprendimento del bambino normovedente. Quindi il tatto e la percezione aptica rappresentano le modalità privilegiate per pervenire alla costruzione di nuovi concetti, ma occorre anche il contributo degli altri sensi ed in particolare dell’udito.
L’esplorazione dell’ambiente attraverso il tatto è un’esplorazione lenta, limitata, legata alla motricità fine, alla capacità di coordinazione, alla bimanualità, tappe che maturano in tempi diversi.
Per aiutare un bambino non vedente nello sviluppo è necessario stimolare la prestazione motoria con strategie specifiche.
Incentivare il bambino alla verbalizzazione delle esperienze, stabilire in modo chiaro e preciso i punti di partenza e di arrivo di ogni percorso da eseguire, iniziare l’attività in ambiente protetto e soprattutto motivare il bambino al compito, presentando il compito in modo giocoso e divertente. Ma deve essere divertente sia per il bambino sia per l’adulto, perché l’apprendimento passa soprattutto attraverso la relazione!
Per permettere al bambino non vedente uno sviluppo armonico l’ambiente famigliare deve migliorare le competenze sensoriali, psicomotorie e neuropsicologiche del bambino promuovendo lo sviluppo dei canali sensoriali residui e, come detto prima, la curiosità nei confronti della realtà che lo circonda.

Dott.ssa Roberta Zumiani
Psicologa della Cooperativa Sociale IRIFOR del Trentino e
Componente del gruppo di lavoro per il Sostegno Psicologico per i Genitori dei ragazzi ciechi ed ipovedenti

Torino: Video “Vediamoci chiaro” di Lorenzo Montanaro

Autore: Lorenzo Montanaro

Prosegue l’impegno dell’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino per un’informazione corretta sulla disabilità visiva. Pubblichiamo oggi un nuovo video della campagna “Vediamoci chiaro”. Dopo gli interventi su mobilità, falsi ciechi, e lavoro, diamo oggi spazio ad Alessio Lenzi, responsabile del Comitato Informatico UICI Torino, che si occupa del delicato rapporto tra disabilità visiva e tecnologia. Il personal computer, internet, gli smartphone: questi strumenti hanno nettamente migliorato la vita delle persone cieche e ipovedenti. Ma resta ancora molto da fare nel cammino della piena accessibilità. Il video è disponibile sul nostro canale YouTube. Come sempre vi invitiamo a guardarlo e a condividerlo attraverso i vostri canali.

Di seguito si riporta il comunicato stampa generale della campagna “Vediamoci chiaro”.

Lorenzo Montanaro

Ufficio Stampa UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) – Sezione Provinciale di Torino

333 447 99 48

ufficio.stampa@uictorino.itlorenzo.montanaro@gmail.com

 

 

Campagna di informazione “Vediamoci chiaro”

Sei video esplorano la vita dei disabili visivi

 

La sezione torinese UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) lancia la campagna di informazione “Vediamoci chiaro”: 1 spot + 5 interviste video affrontano in modo sintetico ma puntuale alcuni aspetti legati alla vita dei disabili visivi, dalla mobilità al lavoro, dal dibattito sui falsi invalidi alle sfide della quotidianità. Il progetto nasce da vari obiettivi: stimolare una riflessione condivisa, che coinvolga ciechi e vedenti, ma anche sfatare qualche luogo comune e richiamare l’attenzione su problematiche poco conosciute. Spot e interviste vengono diffusi, con cadenza quindicinale, attraverso il sito www.uictorino.it (area News) e la pagina Facebook www.facebook.com/uicitorino.

 

La storia

 

Cronaca di una sfida: il quotidiano che non sta sui quotidiani

“Il cane che morde il padrone non fa notizia. Il padrone che morde il cane sì”. Vecchia massima da reporter consumati. Vecchia storia, ben nota a chi scrive i giornali come a chi li legge: con la vita di tutti i giorni non si fa notizia.  E’ vero: per sua stessa natura il mondo dell’informazione ha bisogno di stimoli forti, di novità, di fatti che si distinguano dall’opacità quotidiana. Solo che, in certi casi, a forza di dar la caccia all’insolito e all’eccezionale, si rischia di chiudere gli occhi sulla realtà “vera”. Ne sanno qualcosa le persone cieche, che spesso sperimentano sulla propria pelle una serie di “trappole comunicative”.

 

Trappola numero uno: i “truffaldini”.

Molte volte negli ultimi anni, in un clima da caccia alle streghe, abbiamo assistito alla spettacolarizzazione delle truffe. Protagonisti i cosiddetti “falsi invalidi”. Non passa settimana senza che qualche testata locale o nazionale punti il dito contro i finti ciechi, quelli che rubano, quelli che approfittano. Il fenomeno purtroppo è reale (ed è nell’interesse di tutti combatterlo). In molti casi però l’informazione tende ad amplificarlo e a distorcerlo, fornendo indicazioni non corrette, dati equivoci quando non palesemente falsati.  Così, sull’onda della grave crisi economica di questi anni, si crea un atteggiamento di rabbia collettiva, che finisce per ripercuotersi, con conseguenze gravi, anche sui disabili visivi “autentici”. «Si dichiarava cieco, ma spazzava tranquillamente il balcone». «Percepiva l’indennità di accompagnamento ma usava uno smartphone». Titoli del genere sono comparsi e tuttora compaiono su alcune testate giornalistiche, dalla carta stampata al web, dalla radio alla tv. E tutti riflettono una percezione semplicista e riduttiva della disabilità. Come se un cieco, quando si trova in luoghi che conosce, non potesse avere il senso della spazialità o usare strumenti tecnologici (oggi resi sempre più accessibili da applicazioni e ausili specializzati).

 

Trappola numero due: i “superman”

Sul versante opposto, sempre più spesso, l’informazione tende a raccontare ed esaltare le grandi potenzialità dei non vedenti (e questo, in sé, è senz’altro un bene, specialmente quando si sottolineano la caparbietà e l’impegno necessari per raggiungere risultati ambiziosi). Fanno notizia i ciechi che vincono le paralimpiadi, quelli che riescono a  sciare, nuotare, andare in barca a vela, praticare sport che fino a pochi anni fa si consideravano inaccessibili. Tanto che qualcuno potrebbe chiedersi: «ma allora i ciechi che bisogno hanno di aiuto?». Anche in questi casi servono chiarezza e obiettività. Per chi non vede le sfide sportive, così come tante altre esperienze di vita, sono obiettivi possibili, ma per raggiungerli serve la costante collaborazione di persone vedenti. E non tutto è accessibile a tutti. Inoltre, ricordiamolo sempre, le azioni apparentemente più banali sono in realtà le più problematiche e pericolose. Il cieco che, guidato dall’istruttore, percorre con relativa disinvoltura una pista da sci, si può trovare in estrema difficoltà se deve, da solo, attraversare una strada.

 

La nostra risposta

In mezzo a questi approcci un po’ estremi, l’esperienza dimostra che la maggior parte dei cittadini non ha la minima idea di come si svolga, nel concreto, la vita di una persona cieca.

Per questo l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino ha deciso di lanciare la campagna “Vediamoci chiaro”. Si tratta di una serie di brevi video (circa 2 minuti ciascuno): uno spot iniziale (incentrato sul tema della mobilità) e cinque interviste condotte ad altrettante persone non vedenti. Senza pretendere di essere esaustiva o di avere la verità in tasca, la campagna vuole richiamare l’attenzione sulla vita reale di chi non vede, partendo proprio dalle esperienze del quotidiano. E’ uno spunto di riflessione che usa YouTube, strumento visivo per eccellenza, e in un certo senso cerca di “sfidare” la società dell’immagine. E’ una proposta rivolta a tutti: professionisti dell’informazione, istituzioni, ma anche privati cittadini. Insomma, chiunque abbia voglia di approfondire insieme a noi questi temi è il benvenuto.

 

Stereotipi (vecchi e nuovi)? No, grazie

Per secoli la letteratura, l’arte e il sentire collettivo ci hanno tramandato l’immagine pietista e paternalista del “povero cieco”, avulso dalla società, costretto a chiedere l’elemosina sui gradini delle chiese o, nella migliore delle ipotesi, rinchiuso per tutta la vita tra le mura di un istituto. Negli ultimi cento anni (soprattutto a partire dal secondo dopoguerra) sono stati fatti enormi passi in avanti. Oggi, grazie a una diversa cultura e a strumenti sempre nuovi, i disabili visivi hanno grandi possibilità di integrarsi nel tessuto sociale: studiano, lavorano (a volte con risultati eccellenti), si sperimentano in attività un tempo impensabili, riescono più facilmente a costruirsi una rete affettiva e una vita relazionale soddisfacente. Sono conquiste preziose, ottenute con sforzo e grande impegno.

 

Conquiste che a volte rischiano di essere travisate (più o meno in buona fede), qualche volta strumentalizzate. Negli ultimi anni, anche in contesti istituzionali, è capitato a varie persone non vedenti di sentirsi dire: «I ciechi hanno buone gambe: che se ne fanno del trasporto accessibile?». «I ciechi possono lavorare: che se ne fanno dell’indennità di accompagnamento?». «La crisi c’è per tutti: che cosa pretendono i ciechi dallo Stato?».

 

Al di là di ogni ideologia, va ricordato che, oggi come in passato, la vita di chi non vede è dura e piena di ostacoli. Ecco perché è importante “vederci chiaro”. Serve una cronaca attenta, libera da preconcetti, vecchi o nuovi che siano. Soprattutto in tempi economicamente difficili, se ai non vedenti verrà tolto anche quel minimo di certezze acquisite dopo anni di lotte e fatiche, la loro vita farà un brusco salto indietro. E le conseguenze non tarderanno a farsi sentire.

 

I video

 

  1. Spot Mobilità inaccessibile + intervista a Nunziata Panzarea (consigliera UICI Torino)

Una città come Torino può essere una giungla per chi non vede. Ci sono ostacoli, barriere, imprevisti. Il bastone bianco non è una bacchetta magica, il cane guida non ha i superpoteri. Recentemente purtroppo, complice la crisi, anche quei servizi che consentivano ai ciechi di spostarsi in autonomia e sicurezza sono stati tagliati o stravolti.

 

  1. Falsi ciechi o false idee? Intervista a Enzo Tomatis (consigliere UICI Torino)

Spesso i giornali parlano dei falsi invalidi, ma dei ciechi veri e dei loro bisogni non si parla quasi mai. Serve un atteggiamento più equilibrato, ma soprattutto serve chiarezza: tolleranza zero con i truffatori, più servizi per i disabili “autentici”.

 

  1. Lavoro. Intervista a Giuseppe Salatino (presidente UICI Torino)

Nell’ultimo secolo, grazie ad alcune innovazioni capitali (come la diffusione della scrittura braille o la nascita dell’Unione Ciechi) la vita lavorativa dei disabili visivi è cambiata moltissimo. Oggi si pongono nuove sfide: alcune professioni storiche, come quella del centralinista, sono entrate in crisi. Per questo è importante trovare risposte adeguate, anche sul piano legislativo.

 

  1. Tecnologia. Intervista ad Alessio Lenzi (consigliere UICI Torino)

Il personal computer, internet, gli smartphone: la rivoluzione tecnologica dell’ultimo ventennio ha radicalmente trasformato la vita delle persone cieche, aprendo orizzonti impensabili fino a qualche anno fa. Resta però ancora molto da fare, soprattutto in termini di accessibilità dei siti e degli strumenti.

 

  1. Vita quotidiana. Intervista a Oscar Franco (vicepresidente UICI Torino)

Paradossalmente, per una persona cieca, può essere più semplice arrampicarsi su una parete di roccia che attraversare una strada. Spesso le azioni più ordinarie e in apparenza più semplici nascondono i rischi maggiori. Nella vita quotidiana di un non vedente ci sono tante potenzialità, ma anche tanti pericoli e tanti ostacoli. Ecco perché è fondamentale il ruolo dei Volontari del Servizio Civile

 

I video: una produzione Tekla Tv (www.tekla.tv)

Regia e immagini a cura di Davide Valle

 

 

Ufficio Stampa UICI Torino:  

Lorenzo Montanaro:

333 447 99 48

ufficio.stampa@uictorino.itlorenzo.montanaro@gmail.com

Siena: Resoconto assemblea programmatica Sezione di Siena dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

 

Il 16 novembre abbiamo svolto la nostra assemblea autunnale per approvare la relazione programmatica e il bilancio per l’anno 2015.

Abbiamo avuto la gioia di incontrare numerosi soci e loro familiari. Alla riunione ha portato il suo saluto, graditissimo, l’onorevole Luigi Dallai il quale ha dato la sua disponibilità a seguire le nostre problematiche in sede parlamentare.

I soci intervenuti al dibattito hanno espresso compiacimento per il lavoro svolto dal consiglio e per la relazione programmatica ma hanno anche auspicato un dibattito approfondito in vista del prossimo rinnovo delle cariche associative.

L’assemblea si è conclusa con un ottimo pranzo preparato dagli amici della cooperativa La Proposta.

Vogliamo ringraziare i soci e in particolare i volontari che ci permettono di vivere questi bei momenti associativi.

Massimo Vita

 

 

Napoli: Barriere architettoniche, di Giuseppe Fornaro

Autore: Giuseppe Fornaro

Video dimostrativo  realizzato presso i paesi dell’Hinterland  vesuviano, che evidenzia la problematica delle barriere  architettoniche, queste rappresentano   la prima causa di  impedimento  alla soddisfacente  vivibilita’ da parte  della cittadinanza disabile .

https://www.youtube.com/watch?v=5blnC9wZaZ8&feature=youtu.be

Riprese: Raffaella Martino, Enza cicatiello, Gaetano Orefice e Giuseppe Fornaro
Montaggio video: Michele e Lucia Manna.

 

Siena: Progetto “Siena 3D”, di Sandro Fornaciari e Massimo Vita

Autore: Sandro Fornaciari e Massimo Vita

Il Rotary Siena e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Siena, invitano alla presentazione del progetto Siena 3D per la fruizione dei beni culturali e architettonici da parte dei disabili visivi.
L’incontro si terrà giovedì 20 novembre alle ore 19 presso Nhexcelsior, la lizza, 1.

I presidenti
Sandro Fornaciari
Massimo Vita

Modena: Presentazione Apple in diretta streaming, Pranzo Sociale, di Ivan Galiotto

Autore: Ivan Galiotto

Cari amici,
da tempo la situazione economica in cui versiamo, ci impone scelte difficili e complicate.
Dal 1 luglio abbiamo spostato la Sede della Sezione, da Via Baraldi 50 a Via Don Milani 54. Questa sofferta decisione è stata presa con lo scopo di razionalizzare le risorse disponibili e per cercare di ottenere qualche entrata dalla locazione dei locali della Sede precedente.
Le spese che dobbiamo sostenere sono molteplici (stipendio dei dipendenti, utenze, tasse, manutenzione locali, spese condominiali, etc.) e stiamo avendo difficoltà a sostenerle con le risorse a nostra disposizione.
Stiamo facendo tutto quanto possibile per contenere le spese e per individuare nuove risorse finanziare. In questo momento, per poter continuare ad offrire i nostri servizi a favore di tutti i non vedenti e ipovedenti della Provincia di Modena, siamo a chiedervi un aiuto.
Per questo vi proponiamo il seguente evento:
Sabato 13 dicembre 2014, Santa Lucia nostra protettrice
Presso la Polisportiva Modena Est, Viale Indipendenza n. 25.
Ore 9.45: accoglienza degli ospiti.
Ore 10.00: NVAPPLE presenta… accessibilità dei prodotti Apple, quando
un dispositivo è davvero per tutti!
Ore 11.30: dialogo col Presidente durante la presentazione individuale
dei prodotti Apple in vista dei corsi del prossimo febbraio.
Ore 12.15: consegna delle Medaglie Commemorative delle nozze d’oro
con L’Unione.

L’evento, per la parte dedicata alla presentazione del progetto NvApple, sarà anche trasmesso in diretta streaming da Radio NvApple e potrà essere ascoltato digitando questo indirizzo internet:

http://www.nvapple.it:8000/stream

Ore 13: Pranzo Sociale raccolta fondi.

Menù:
– bis di primi: garganelli speck e rucola e gramigna panna e salsiccia
– secondi: arrosti misti
– contorni di insalata mista e patate al forno
– dolci misti
– vino in caraffa e acqua minerale
Contributo individuale di 30 Euro.
Verranno osservati scrupolosamente gli orari sopra indicati per la buona riuscita dell’evento. Vi saremmo grati, inoltre, se poteste diffondere la notizia a parenti e amici in modo che possano valutare l’operato della nostra Associazione e considerare i progetti che ha intenzione di intraprendere.
Le prenotazioni dovranno essere effettuate entro e non oltre venerdì 5 dicembre 2014, telefonando in Sezione allo 059/300012 o al 059/260759.
Confidando di poter continuare a svolgere tutte le nostre attività anche grazie al Vostro contributo e ringraziando per la collaborazione e per il sostegno, porgiamo cordiali saluti.

Il Presidente Provinciale

Dott. Ivan Galiotto

Macerata: Cena al Buio, Redazionale

Autore: Redazionale

27/11/2014

Luogo: Agriturismo Moretti Fonte San Giuliano 29 – 62100 Macerata

Inizio della cena
ore 20:30

Quota di partecipazione
30,00 € a persona

Info e prenotazioni
Chiamare Jenny al numero 3338919664

Ma cos’è la cena al buio? è una cena normale, come tutte le altre, con la sola differenza che la sala è completamente buia e tutti i camerieri sono non vedenti. Le persone che vi partecipano entrano in sala senza mai aver visto la dislocazione dei posti, trovandosi così a dover mangiare e …relazionarsi in un contesto completamente sconosciuto, ma al tempo stesso molto interessante e ricco di spunti emozionali. Le cene al buio hanno l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico alle problematiche dell’handicap visivo e di offrire un’esperienza indimenticabile a chi ogni giorno si misura con l’immagine e con la luce! Se siete interessati a vivere questa esperienza, non esitate a prenotare… ma fate presto perché i posti sono limitati! Il menù si compone di: antipasto, due primi, secondo con contorno, dolce e caffè. I piatti saranno a sorpresa, preparati con cura dal personale dell’Agriturismo, a base di prodotti genuini. La serata sarà allietata da giochi e animazioni che coinvolgeranno i partecipanti… il tutto rigorosamente al buio!