Come è noto, il Consiglio Nazionale, nell’ultima riunione, ha deliberato l’aumento della quota associativa da €.49,58 a €.72,00, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo anno.
In queste poche righe, non intendo criticare la scelta del Consiglio Nazionale, bensì stimolare un dibattito che, su un argomento così importante, credo debba coinvolgere soprattutto le strutture territoriali che quotidianamente hanno il contatto con i soci e, più in generale, con i disabili visivi sui relativi territori.
Se, in linea di principio si può dire che un aumento del 45% della quota associativa si giustifica per un blocco ventennale della cifra, altrettanto si può dire, a mio modesto parere, che l’aumento non si giustifica se si considera la situazione in cui versa il nostro paese e, più in generale, la società in cui viviamo.
Da tutte le riunioni, da tutti i dibattiti sulle varie mailing list e sui social si evince che è sempre più complicato avvicinare i giovani all’Unione; si sa che è sempre più complesso avere dati dall’INPS e dalle commissioni preposte all’accertamento delle invalidità; gli Istituti per ciechi, ove ancora funzionanti, non ricoprono più il ruolo di una volta; le professioni tradizionali dei ciechi stanno sempre più cedendo il passo a nuove prospettive occupazionali, quando va bene, ma soprattutto al precariato, alla disoccupazione e alla emarginazione dei ciechi. Combattiamo quotidianamente a far comprendere ai rappresentanti delle Istituzioni a tutti i livelli che il nostro sodalizio non può essere considerato alla stregua di piccole realtà associative territoriali e settoriali e che la disabilità visiva è una disabilità complessa e diversa rispetto alle altre e per questo necessita di interventi specifici. A tutto ciò dobbiamo aggiungere che stiamo vivendo una stagione politica del tutto nuova, complessa, ignota e comunque diversa da quella precedente, o quanto meno con attori diversi con cui dobbiamo iniziare ad interloquire.
Per farla breve, credo che non ci possiamo permettere il lusso di perdere neanche un socio, anzi dobbiamo essere in grado di diventare un punto di riferimento imprescindibile anche per quei ciechi che fino ad ora hanno snobbato l’Unione.
Per far ciò, non credo che possiamo partire da un aumento così drastico della quota associativa; a mio modesto parere, la quota di €.72,00 può essere raggiunta, ma a seguito di un processo graduale che duri 4/5 anni e, comunque, con una campagna di comunicazione che non pregiudichi il rapporto quotidiano tra il socio e la struttura territoriale.
Spero davvero che su un argomento così importante e su decisioni così strategiche per il futuro della nostra associazione si possa sviluppare una vera discussione.