L’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza sarà presente con gli autori e collaboratori del progetto Camera Chiara all’edizione di Arte Fiera 2024 che si svolgerà a Bologna dal 2 al 4 febbraio p.v. Ci trovate al Padiglione 26 – Spazio B98.
L’epoca che stiamo vivendo viene definita come società dell’immagine e come società dell’accesso. Mai nella storia dell’uomo sono state prodotte così tante immagini e mai è stato così ampio l’accesso all’informazione. Ma l’accessibilità a tutto e le immagini di tutto non sono per tutti.
Il progetto Camera Chiara ha l’obiettivo di incrociare immagine e accessibilità mettendo al centro le persone con disabilità visive. L’obiettivo del progetto è di sviluppare un nuovo linguaggio fotografico contaminando una tecnica fotografica antica e formalizzata come la rayografia con una tecnologia di stampa a rilievo utilizzata dalle persone non vedenti.
Questo nuovo linguaggio fotografico permette alle persone con disabilità visive di entrare da protagoniste in camera oscura e realizzare una fotografia in modo consapevole. Non si tratta di toccare una foto realizzata da altri attraverso una riproduzione tattile o di immaginare qualcosa che passa davanti all’obiettivo di una macchina fotografica, ma di realizzare la “fotografia” di oggetti creando attraverso la loro ombra e opacità vere e proprie fotografie. In modo paradossale è proprio la scoperta dell’ombra la grande protagonista del progetto Camera Chiara.
ll progetto Camera Chiara nasce da un’idea di Davide Conte ed è stato sviluppato in collaborazione con l’Istituto Cavazza nel corso del 2023. Il progetto ha ricevuto il contributo economico di Banca di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Marchesini, Gruppo HERA. Hanno partecipato al progetto con le loro competenze e professionalità il Museo Anteros, Museo Tolomeo, Spazio Labo e Associazione PER Persone Ecologia Relazioni.
All’interno dello stand in Fiera sarà possibile conoscere il progetto, capire il processo e vedere i primi risultati della sperimentazione svolta in camera oscura.
Il processo di stampa denominato Camera Chiara si caratterizza per l’impiego di tecniche tradizionali che dialogano attraverso un processo innovativo. Dal punto di vista tecnico, i procedimenti adottati e le macchine impiegate appartengono a due mondi diversi: a) la stampante a rilievo appartiene al mondo della disabilità visiva; b) la tecnica fotografica della rayografia esclude(va) invece le persone con disabilità visive.
Dal punto di vista tecnico-formativo il processo si caratterizza per la ricerca dell’autonomia da parte delle persone con disabilità visive nello sviluppo dell’attività fotografica e per una particolare attenzione alla studio della percezione delle ombre. L’ombra è in qualche misura la protagonista del nostro progetto.
“Questo progetto” dichiara Elio De Leo, Presidente dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza “è un ulteriore passo della lunga marcia intrapresa dalle Istituzioni pro-Ciechi e dall’Istituto Cavazza in particolare per affermare la pari dignità dei non vedenti ed ipovedenti nel campo dei diritti, inclusi quelli alla cultura ed alla fruizione e produzione di arte. Abbiamo accumulato molta esperienza in altre forme artistiche; quella fotografica si presentava più difficoltosa, ma questa esperienza dice che è un cammino possibile. Il progetto è già stato e sarà ancor più un formidabile esperimento di inclusione”.
Mario Barbuto, Presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, aggiunge che “la realtà che rappresento esprime interesse per il progetto “Camera Chiara” perché esso non intende rappresentare una sorta di idea di avvicinamento alla fotografia. Siamo, piuttosto, dinanzi a una nuova pratica che può diventare diffusa e condivisa. Parlare di fotografia e disabilità visive significa che la creatività e l’accessibilità possono non solo essere obbligo e prescrizione, ma divenire pratiche di creazione di nuove opportunità di crescita per le persone e di sviluppo della comprensione reciproca per le comunità”.
Davide Conte spiega la genesi del nome: “La camera oscura diventa Camera Chiara poiché permette ai non vedenti e agli ipovedenti di appropriarsi in modo innovativo di uno strumento artistico, tecnico e comunicativo da cui sono da sempre stati esclusi”. Il progetto si sviluppa in collaborazione con la Fondazione Cavazza attiva nell’ambito del sociale ma c’è una importante precisazione “il progetto Camera Chiara non è un progetto sociale dal risvolto culturale ma un processo culturale dagli impatti anche sociali. Negli ultimi anni la fotografia è cambiata e rischia di essere sempre più una questione di codici di programmazione e sempre meno una questione di canoni artistici e di esperienza di vita; sempre più intelligenza artificiale e sempre meno esperienza del reale. Nel progetto Camera Chiara prende spazio la fisicità della luce e dell’ombra: la fisicità delle persone con le proprie luci e le proprie ombre interiori.” Infine: “la partecipazione ad Arte Fiera 2024 può sembrare paradossale ma è importante per la Fondazione Cavazza poiché questo evento è il primo evento dell’arte contemporanea del 2024 e pensiamo sia un’occasione utile per raccontare il nostro progetto che non è solo un progetto da laboratorio ma un progetto che si apre alla città e che immagina una città più accessibile.”
Luca Torrente, Project Manager dell’Istituto Cavazza e referente dell’iniziativa, approfondisce un aspetto ulteriore specificando come “data la natura sperimentale e innovativa, il progetto consente un incremento delle professionalità degli attori coinvolti e della loro funzione sociale. L’esperienza di lavorare con persone non vedenti e ipovedenti rappresenta un’importante innovazione metodologica, insieme alle garanzie della storia e delle competenze dell’Istituto Cavazza.”
Bana Abreham, una delle persone che ha partecipato al progetto, raccontando la sua esperienza sottolinea come “Io sono nata nel 2003, quindi per me la fotografia era fare un clic, questo progetto mi ha permesso di vivere la mia prima esperienza in camera oscura. È stato molto interessante vedere il procedimento del passare dall’intenzione della fotografia alla fotografia vera e propria.
Creare fotografia è un ambito ancora molto inesplorato per chi non vede, qualcosa che credevo fosse diventato per me impossibile. Dopo questa esperienza, invece, ho capito quanto possa essere una forma espressiva, come la musica, un mezzo per unire il mondo degli ipovedenti, dei non vedenti e quello delle persone vedenti.”
Amanda Pulega un’altra partecipante al laboratorio “Ho accettato di partecipare a questo corso perchè c’era qualcosa di sperimentale per noi. Perchè si tratta di una attività che ci viene preclusa perché un certo tipo di attività dove la vista è indispensabile. L’esperienza in camera oscura mi è piaciuta perchè mi fa capire come un oggetto o appoggiato o sospeso viene impressionato.”
Pubblicato il 01/02/2024.