Riceviamo e diffondiamo.
In questo anno che sta per chiudersi, questa Associazione con le sue 100 candeline da festeggiare, si è spesa nel contribuire a migliorare le condizioni dei ciechi tra cui coloro interessati all’argomento che stiamo trattando in questo articolo.
I ciechi nel mondo sanitario sono presenti da settanta anni, seguendo i cambiamenti di una professione che mutava con il mutare della società e delle competenze da acquisire, con il variare delle riforme sanitarie e dei profili formativi, che passo passo le nuove competenze professionali imponevano di essere acquisite.
Il 2019 sarà ricordato come un anno di svolta per la professione del fisioterapista e di conseguenza dei privi della vista.
Il susseguirsi delle riforme ha creato una pluralità di soggetti giuridici di cui non tutti erano tutelati dalle leggi del lavoro protetto o dalla possibilità di essere rappresentati anche dalla nostra Unione. Coloro che potrebbero rientrare nelle tutele si sono trovati di fronte uno scoglio ancora più insidioso: una legge vetusta che ha bisogno di una profonda modifica o sostituzione, cioè parliamo della legge 29 dell’11 gennaio 1994.
Oggi abbiamo chiuso un cerchio intorno a coloro diplomati presso i nostri istituti post riforma Bindi del 1999, continuano a non avere la titolarità di professionisti sanitari ma possono tranquillamente continuare a lavorare nelle strutture pubbliche e private, possono continuare ad avere i propri studi professionali, seppur con attività ausiliarie: nessuno però può arrecare richieste di abusivismo alla professione sanitaria.
Il nostro lavoro svolto in questi due anni sui tavoli ministeriali ha contribuito alla stesura dei commi 537, 538, 542 dell’art.1 legge di bilancio 2019, legge 145/2018 e il suo decreto attuativo D.M. Salute 9 agosto 2019, obbligando la Federazione degli Ordini delle professioni sanitarie di farsi carico degli Elenchi Speciali per i nostri Massofisioterapisti post 99.
Il futuro parlerà di università e accessibilità per coloro che vorranno fare il fisioterapista; l’abbattimento dei test di logica geometrica e figurativa come primo atto di accessibilità è stato reso possibile in questi tre anni in tre università nei corsi per fisioterapia delle Facoltà di Medicina di Torino, Sede Distaccata di Bolzano (UniFerrara), Facoltà di Medicina di Napoli alla Ferdinando II. Resta il pilastro di UniFirenze con i 5 posti di riserva per i non vedenti.
L’iscrizione all’albo dei Fisioterapisti attuata attraverso il D.M. Salute 13 marzo 2018 e la legge Lorenzin, apre un futuro meno conflittuale anche per i non vedenti che sono nella condizione di equipollenza o di titolo di D.U nei confronti dei colleghi vedenti, abbattendo il tabù della diffidenza che ha governato le associazioni della nostra professione tra gli anni Ottanta fino alla metà della precedente decade.
In questo periodo di transizione di chiusura di legislatura, convocazione dei Congressi territoriali, l’apertura del Congresso Nazionale 2020, insediamento dei nuovi comitati e commissioni, dovremmo monitorare come Associazione in difesa dei non vedenti, la Proposta di modifica della legge 29/1994 presente in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, sperando che al più presto possa individuare una vera nuova opportunità di difesa del lavoro tutelato, quando sarà definita legge.
Altro aspetto è come approcciarsi al mondo giovanile e alle loro famiglie e rendere questa professione nuovamente apprezzabile come lo era un tempo non per mera nostalgia ma perché sappiamo che resta una delle attività che meglio un non vedente può effettuare, con le dovute specificità in campi dove la terapia manuale la fa da padrone.
Oggi, giustamente, si cercano nuovi sbocchi lavorativi e professionali per creare altre opportunità lavorative perché possa l’individuo auto realizzare le proprie aspettative e attitudini, ma sarebbe autolesionistico come management associativo non stimolare le nuove generazioni ad essere almeno curiosi di una delle professioni che meglio si confà al non vedente e che ha prodotto nel tempo autonomia, autodeterminazione, integrazione e benessere bio-psico-sociale.
Per fare ciò dovremmo modificare anche le modalità di difesa delle singole persone, comprendendo che il mondo sanitario richiede capacità, competenze che un tempo non erano richieste e che oggi sono la base del professionismo e che tutti indistintamente non abbiamo; indirizzare verso campi più specialistici o verso lavori più generalisti non può essere vista come discriminante ma dare un indirizzo che non produca col tempo frustrazione o incapacità.
L’Albo dei Fisioterapisti è una opportunità anche per i non vedenti se se ne colgono i pregi e non soltanto gli aspetti negativi, è anche vero che tutti i professionisti non hanno colto il potenziale di questo evento, forse perché è ancora ai suoi albori come istituto, ma noi dovremmo prima degli altri comprenderne le potenzialità.