Auspicio di una socia rispettosa, ma poco addomesticabile.
Gentilissimi candidati, voglio, innanzitutto esprimere la mia soddisfazione per aver messo a disposizione di tutti coloro che desiderano condividere l’importanza della designazione del presidente nazionale da parte del consiglio nazionale, i documenti programmatici che, indipendentemente dall’adesione ideale di ciascuno all’una o all’altra impostazione di conduzione dell’associazione,
costituiscono una importante spinta alla riflessione e, perché no, una efficace iniezione di fiducia per tanti che, come me, si sono disaffezionati, perché frequentare la sezione locale, o partecipare a manifestazioni collettive si traduce in una mera funzione numerica.
Contrariamente a quanti, a voce troppo alta, o nel silenzio assordante, vanno sostenendo che le 2 candidature costituiscono l’esplicitazione di una spaccatura che indebolisce l’associazione, una lotta tra opposti destinata a, eufemisticamente, lasciare feriti sul campo e ferite nei cuori, io credo, e non mi sento sola, che poter scegliere tra 2 modalità possibili di pensiero attivo ed agente, sia una testimonianza di forza, di richiamo alla responsabilità, di superamento dell’unanimismo, talvolta dissenziente e dagli effetti poco edificanti.
Chiunque di voi prevarrà a seguito della votazione che si terrà il 15 marzo si assumerà un pesante carico di responsabilità e potrà farlo solo se non trasformerà la dialettica della diversità, della differenza e dell’opposizione, in pregiudizievole contrapposizione da ridurre all’inessenzialità e al silenzio.
Premesso quanto sopra, vengo all’auspicio:
che non si faccia di questa votazione una prova di muscoli per neutralizzare chi non venga eletto;
chiunque di voi avrà l’onere e l’onore di guidare la nostra uici fino al congresso, lo faccia coinvolgendo tutti e non in sola chiave retorica;
ciascuno di voi ha esperienze di direzione, organizzazione di comunità e di relazione e questo, oltre che fare curriculum, impone una condotta etica e politica che faccia della trasparenza amministrativa un punto fermo del governo dell’UICI.
Personalmente non posso definirmi altro che una osservatrice attenta e appassionata della storia e della politica associativa del nostro sodalizio, ma mi sta a cuore il suo sviluppo evolutivo, perché l’immobilismo, l’attendismo, costituirebbero un danno irreversibile per i ciechi.
Auspico, in conclusione, che possa aprirsi uno spazio per restituire speranza, fiducia e credibilità a quanti si sono allontanati;
che le maggioranze non si “traducano in dittature delle maggioranze” per dirla alla Tocqueville, e le minoranze non siano confinate al rango d dissolutori, come frequentemente ho potuto constatare attraverso la lettura di atti e documenti del recente passato.
Auguri di buon lavoro, dunque, al consiglio nazionale e che prevalgano le ragioni dei ciechi!
Preside-professoressa Silvana Piscopo.