Fino a domenica 9 giugno sono esposte le opere selezionate all’interno del bando “MANO(d)OPERA”, che ha coinvolto studenti dell’Accademia di Belle Arti, licei artistici, centri diurni e cooperative sociali.
TORINO. Opere da esplorare con il tatto, prima ancora che con la vista, sollecitando il piacere di un senso impiegato quotidianamente, ma spesso senza la giusta consapevolezza. Sono le creazioni selezionate all’interno del bando “MANO(d)OPERA” – istituito per ricordare la figura di Francesco Fratta, componente della Direzione Nazionale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – in mostra a Palazzo Barolo (via Corte d’Appello 20/c) fino a domenica 9 giugno.
L’iniziativa ha coinvolto studenti delle Accademie di Belle Arti e licei artistici, centri diurni e cooperative sociali, che hanno prodotto opere d’arte plastiche sul tema delle mani come mezzo di conoscenza del mondo. Istituito dalla Sezione Provinciale di Torino dell’UICI, il bando è stato promosso dal gruppo di ricerca Making Sense (con Città di Torino, Associazione Forme in bilico, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Tactile Vision onlus, TAL-Turin Accessibility Lab del Politecnico di Torino, PAV Parco Arte Vivente).
Lo scopo è quello di sottolineare l’importanza che ha l’arte per le persone con disabilità visiva, rafforzando il valore della percezione tattile e la sua efficacia nella fruizione artistica.
Riprendendo le parole dello stesso Fratta, che deteneva particolari incarichi sull’accessibilità culturale: “della parola, forse, chi vede può fare a meno quando guarda una pura immagine; chi “guarda” con le mani quella stessa immagine sicuramente no. Perché innanzi tutto il toccare non equivale propriamente ad un vedere, sia pure deprivato di luci e colori. I singoli elementi formali vanno ricostruiti attraverso esplorazioni parziali, successive e ripetute per giunta con una certa lentezza, e collegati fra loro grazie a un lavoro di progressiva memorizzazione. Non potendo fare affidamento su colori, ombre, dettagli piccoli e piccolissimi, l’esplorazione tattile richiede necessariamente di essere accompagnata dalla parola, la quale dirà che cosa rappresenta esattamente quel segno o quella forma percepita, ci indicherà il piano nel quale collocare ciò che stiamo toccando”.
Dunque, per far sì che l’osservatore cieco possa formarsi un’immagine sufficientemente ricca di un’opera visiva, segno tattile e parola gli sono ugualmente necessari nella loro complementarietà. Per questo motivo ai partecipanti al bando è stato richiesto di accompagnare l’opera con un testo che la descrivesse e raccontasse il suo significato espressivo.
Il primo premio è andato alla diciannovenne Alessia Martino, del liceo artistico “Ciardo-Pellegrino” di Lecce. “Il lato oscuro della luna” – questo il titolo della scultura – è stata realizzata in terracotta, con un base in legno. Rappresenta una luna sostenuta da una mano: la superficie del satellite è, da un lato, irregolare, con i tipici crateri circolari, dall’altro più liscia, e mostra i tratti tipici di un volto femminile. Le dita della mano affondano nella sfera, deformandola. Un’opera che si fa così metafora di un grande tema sociale e di stringente attualità, la violenza sulle donne e su tutti i deboli in generale.
Tra gli artisti fuori concorso, anche la torinese Raffaella Saponara, che da diversi anni realizza libri sensoriali, non cartacei, dedicati soprattutto ai bambini con disturbi dello spettro autistico. In ogni pagina della sua opera, “Il mio libro”, il bambino, con la supervisione di un adulto, è invitato a toccare, scoprire ed esplorare il quotidiano, come le parti del corpo o la giusta tecnica per allacciare una scarpa.
Tutte le opere selezionate, di fatto, sono state pensate per un’esplorazione multisensoriale. Il visitatore può fruirne con le mani, bendato, guidato dal testo dell’autore.
La mostra sarà visitabile nei seguenti orari: dal martedì al venerdì 10.00 – 12.30 e 15.00 – 17.30; sabato e domenica 15.00 – 18.30.
Fonte: “Torino Oggi” del 05.06.2019