Potrebbe sembrare un’affermazione sventata sorretta esclusivamente dalla speranza di realizzare circostanze e situazioni che rendano possibili la convivenza, l’inclusione e l’interazione sociale. In realtà sappiamo perfettamente che la serenità è un po’ come l’araba fenice: “che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
Nella nostra attualità tanto disomogenea e destrutturante in cui i “valori” hanno perso ogni importanza, la serenità diviene ancora più indispensabile anche se è certamente difficile scovare una piccola ma profumata margheritina all’interno di una giuncaglia.
Si potrebbe forse dire che la serenità sia la sorella minore della felicità. Sicuramente è stata motivo di ricerca interiore e sociale da sempre. Anche nell’antichità si hanno esempi di momenti storici particolarmente difficili in cui si è tentato di ritrovare la serenità perduta.
Da che mondo è mondo l’uomo e la donna hanno sempre cercato di riscoprire anzitutto in sé stessi quell’atteggiamento tranquillo dell’animo che consente di poter vedere con chiarezza le situazioni che ci stanno di fronte per poterle analizzare con atteggiamenti mentali particolarmente aperti e liberi.
Lo studio della filosofia se ne è occupato abbondantemente: i filosofi cercavano la patheia che non significa apatìa ma il lavoro interiore che ognuno si affannava di compiere per gestire o soffocare le passioni.
Oggi siamo nella situazione opposta: si sostiene di dover aderire e vivere le passioni nella loro totalità sempre e comunque. Ma l’una e l’altra soluzione non sono assolutamente utili e non rappresentano correttamente una vera apertura verso quella che viviamo come realtà.
Si cerca spesso di non lasciarsi eccessivamente coinvolgere sia dalle situazioni pregresse che dalle circostanze attuali. Si spera, in tal modo, di poter conquistare davvero la propria serenità interiore, ma anche questo tentativo non regge e tantomeno risolve.
Sappiamo quanta confusione, sia a livello sociale in genere e ancor più a livello politico, caratterizzino il momento che stiamo vivendo.
Da sempre, a ben osservare, noi tutti ci muoviamo in senso pendolare oscillando tra ragione e spirito e considerando questi due nostri atteggiamenti come separati l’uno dall’altro.
Stiamo vivendo un periodo di “post ideologia collettiva”, un periodo di confusione per il venir meno di tanti principi ritenuti fondamentali per recuperare, almeno singolarmente, la propria serenità.
Dimentichiamo spesso che il primo dei nostri amici siamo noi ma anche il primo dei nostri nemici siamo sempre noi. Verrebbe voglia di bandire gli specchi perché si cerca sempre meno di evidenziare anche a se stessi le proprie situazioni personali.
E’ ben vero che vi sono età distinte nell’uomo che transitano dal tumulto passionale dell’adolescenza e della giovinezza fino al momento in cui si è riusciti, sia pure in una situazione spesso caotica, a creare per se stessi un progetto di vita. Avere le idee chiare credo possa significare sostanzialmente saper dare un nome preciso alle nostre aspirazioni e ai comportamenti che ne conseguono.
Certamente col passare degli anni si raggiunge una prospettiva a più ampio raggio della nostra vita quotidiana e si comincia a darsi dei punti fermi. La serenità è un processo in continua costruzione che ha perciò assoluta necessità di avere delle certezze indispensabili per costruire l’attività quotidiana della propria proposta di vita.
Forse la ricerca della serenità appartiene quindi più significativamente alle persone avanti negli anni, quando si sono vissute molteplici esperienze e si sente un
grande bisogno di consapevolezza e di tranquillità.
Ma il concetto di verità, di libertà, di accoglienza e di apertura trovano ancora riscontro in questa nostra società tecnologicamente avanzata?
È un interrogativo a cui dobbiamo dare necessariamente una risposta per poter delineare le vie da percorrere, per raggiungere veramente momenti di incontro reale e non solo virtuale, per conseguire insomma traguardi di tappa utili per tutti.
La serenità non può esistere senza che ognuno di noi abbia chiari i valori fondamentali che formano la nostra stessa umanità e danno sostanza alle nostre azioni. Non possiamo ignorare alcuni punti fermi fondamentali quali l’onestà, la correttezza comportamentale, il rispetto del pensiero altrui, la lealtà del proprio agire.
Esiste oggi un’architettura di vita? La serenità parte da qui, questo è il suo fondamento, la sua radice che si sviluppa e propone i propri effetti attraverso il contatto con gli atri. Abbiamo insomma bisogno ancora, forse più che nel passato, di ricostruire la vera “comunità” non solo tecnologica ma soprattutto attraverso il contatto personale con gli altri, utile per l’interscambio di esperienze e di vissuti
Viviamo in un processo di costante rielaborazione degli ideali e delle realtà più pressanti per cui
La serenità, in conclusione, non si acquista con l’egocentrismo e neppure con il vittimismo: è il frutto benefico che matura con la fiducia in se stessi e negli altri improntando correttamente il nostro comportamento e la nostra quotidianità.
Riscopriamo, dunque, la gioia di una stretta di mano carica di accoglienza e di sincerità.
Cesare Barca