U.I.C.I. Enna – La violenza contro le donne non è solo una data

Autore: Anna Buccheri

La casa si trasforma da nido caldo e rassicurante, sicuro, in una prigione stretta e soffocante, mura insicure e ostili che opprimono e da cui non si riesce a fuggire, in cui non c’è un angolo tutto tuo dove essere te stessa senza paura e senza vergogna. Mancano le parole per esprimere certi pensieri, certe emozioni, certe delusioni. Mancano le parole per fermare quelle mani, quei gesti, quell’astio, quelle accuse che colpiscono con una precisione che non conosce né pietà, né debolezza, e non danno tregua. Quelle mani ora segnano il corpo e l’anima, fiaccano, spezzano ossa e resistenza. Sono le stesse mani che un tempo accarezzavano e rassicuravano, che offrivano protezione e sostegno. Ora sono mani da cui proteggersi. E le parole mancano, ammutoliscono, tacciono davanti all’indicibile della violenza, una violenza che è esercitata da “uomini come tanti”, come dice il titolo del docufilm di Mariagrazia Contini, che ne incontra e intervista tre. La violenza sulle donne è storia antica che si ripete, è un “da sempre” che va contrastato e può esserlo solo attraverso l’educazione alle relazioni, per un riconoscimento dell’essere umano che non ammette graduatorie di merito e attribuzioni di potere in base al genere, ma dà a tutti e ad ognuno l’opportunità di essere in base alle proprie ambizioni, alle proprie scelte, al principio di autodeterminazione e di uguaglianza, nella ricchezza della differenza.

L’UICI di Enna è parte integrante del territorio, ospita ed è ospitata, crea reti di testimonianza e di attività facendone parte in modo attivo e fattivo, tesse una tela dalla trama sempre più fitta in cui di volta in volta assume il ruolo ora di soggetto organizzatore ora di soggetto chiamato a far sentire la sua voce. L’UICI di Enna sa essere parte proponente e partner concorrendo a costruire un presidio di resistenza e di opposizione alla violenza contro le donne.

L’incontro organizzato il 25 novembre scorso in Sezione si è aperto con il saluto del Presidente UICI di Enna Santino Di Gregorio che ha ricordato l’impegno della Sezione territoriale che mette in campo iniziative e attività anche in ambito sociale per la tutela e la promozione dei diritti umani e l’attenzione verso le donne. L’UICI di Enna sente il dovere di farsi portavoce del cambiamento in un’ottica di solidarietà e di difesa dei diritti. Prima dell’apertura dei lavori, il Presidente Di Gregorio ha invitato tutti e tutte ad osservare un minuto di silenzio per le donne vittime di femminicidio.  

Sono intervenute  a parlare per il loro ruolo istituzionale di azione di prevenzione e di risposta al territorio: la Dirigente della Squadra Mobile di Enna, Commissario capo della Polizia di Stato, dott.ssa Elena Barreca e la Referente Aziendale ASP di Enna del Codice Rosa, dott.ssa Rosalinda Vitali, Presidente AIDM (Associazione Italiana Donne Medico). La dott.ssa Barreca ha illustrato l’attività della Sezione Reati alla persona, che si occupa soprattutto di violenza contro le donne. In genere si pensa al femminicidio, alle botte, alle donne sfregiate con l’acido, invece non vanno sottovalutate né la violenza psicologica né quella fisica. La donna è costretta ad isolarsi al punto da non poter più chiedere aiuto. Costituiscono ipotesi di reato, con conseguenze sul piano penale: aspettare sotto casa, inseguire, minacciare. La violenza di genere però è subdola, ma c’è un altro strumento: l’ammonimento del Questore al quale può ricorrere anche un vicino di casa, perché c’è l’anonimato. La Rete delle Istituzioni c’è, non bisogna aver paura di denunciare, di ammettere un errore, di lasciare sola chi è in situazione. Bisogna chiamare il 112. La dott.ssa Barreca ha concluso con l’esortazione: FERMIAMOCI PRIMA. La dott.ssa Rosalinda Vitali ha parlato di Accoglienza delle vittime di violenza di genere al pronto soccorso. La Rosa Bianca è un simbolo utilizzato da venti anni per le donne che si presentano al Pronto Soccorso con traumi dovuti a cadute in casa che potrebbero non essere incidenti. Abbina il codice colore alla priorità di accesso. Accanto alla stanza per il colloquio c’è una stanza anonima. Non bisogna re-vittimizzare la donna costretta a raccontare più volte, perciò bisogna fare rete (forze dell’ordine, assistente sociale, Centro “Piazzetta Crescimanno”, Consultorio al quale le donne possono essere indirizzate, ad esempio dal medico di famiglia). Il Codice Rosa è il frutto di una battaglia di civiltà, una dichiarazione di responsabilità collettiva verso chi subisce violenza. Ci sono le APP, il numero dedicato dell’ASP, una casa rifugio. La dott.ssa Vitali ha concluso invitando tutti ad agire da SENTINELLE SUL TERRITORIO.

Hanno esaminato le radici culturali che sottostanno al fenomeno della violenza contro le donne, costituendo gli archetipi che agiscono a livello profondo, le relazioni della prof.ssa Daniela Patti, docente di Archeologia cristiana e medievale, e del prof. Stefano Salmeri, docente di Pedagogia generale e sociale, entrambi dell’Università di Enna “Kore”. Il tema trattato dalla prof.ssa Patti è stato Il destino delle donne tra Mito e Storia. Una narrazione attuale. La violenza di genere è un fenomeno antico, legato alla cultura. Tutto il pensiero occidentale, almeno dalla metà del V secolo a.C., è caratterizzato dalla cultura contro le donne, relegate in ruoli subalterni o marginali, spesso vittime di destini ingiusti e di leggi inique, una cultura fissata e veicolata dai miti e dalle tradizioni. Apollo “ruba” i figli alle madri considerate solo contenitori dei figli. La fragilità è donna. Per Platone la donna è un inganno astuto. Questa cultura passa attraverso i Padri della Chiesa. Sant’Agostino loda la pudicizia della madre, ma riconosce legittime le percosse. San Giovanni Crisostomo, da una parte, ammonisce i mariti a non essere violenti e. dall’altra, invita le donne all’obbedienza, donne che comunque sono un vaso imperfetto. D’altra parte, a livello storico, il potere di Agrippina, di Galla Placidia, di Teodora viene fatto derivare sempre dall’uomo, essendo loro mogli o madri. E comunque l’intelligenza politica della donna è sintomo di spregiudicatezza, così di Teodora si dice che era una prostituta. Per il diritto romano (e in tempi abbastanza recenti era ancora così) la donna è sub tutela di un uomo (il padre, il marito). Il passaggio obbligato è il matrimonio. Ogni male deriva da una donna, così insegna il mito di Pandora che trova il suo corrispettivo nella cultura giudaico-cristiana in Eva che si ribella a Dio e che ha a sua volta il contraltare in Maria: Eva è portatrice di morte, Maria è portatrice di vita. Poi ci sono: i miti legati alla creazione/fondazione di territori, come quello di Europa; le donne straniere che tali rimangono al di là di un’apparente integrazione, come Medea; la violenza contro le vergini sacrificate in nome della guerra, come Ifigenia; il triste destino delle donne prigioniere di guerra, come Ecuba e le Troiane. Le iscrizioni funerarie del II secolo d.C. testimoniano che erano già perpetrati femminicidi. Senza dimenticare che in Italia il delitto d’onore è stato abrogato solo nel 1981 e lo stupro cessa di essere un delitto contro la morale e non contro la persona nel 1996. La relazione del prof. Stefano Salmeri Ipazia: una vittima della violenza contro le donne nell’Antichità ha ricordato la vicenda di Ipazia, la Suprema (questo il significato del suo nome), intellettuale, matematica, espressione della libertà di pensiero, dotata di grandi capacità dialettiche. Ipazia entra nel dibattito politico del tempo, il che la mette in cattiva luce agli occhi del vescovo Cirillo. La sua casa era frequentata dai maggiori intellettuali del tempo. È vicina alla migliore aristocrazia perché è portavoce della cultura e della filosofia greca. Viene accusata di fare riti magici, di aver invitato a non andare a Messa Oreste reggente di Alessandria, di aver sedotto i suoi discepoli (ma avendo 45 anni, per l’epoca non aveva più l’età per sedurre un uomo, inoltre per Ipazia l’Eros vero è quello per il sapere). La sua colpa invece è quella di aver difeso gli Ebrei e di avere rapporti politici con Oreste. Gli Ebrei erano odiati perché, commerciando il grano con Costantinopoli, erano concorrenti nelle attività commerciali e perciò Cirillo fa un pogrom contro di loro. È uccisa secondo la modalità usata per streghe/maghe/meretrici: scorticata viva, strappati gli occhi e bruciato il corpo. Ad ucciderla, per ordine di Cirillo, sono i monaci parabolani (in età bizantina erano addetti all’assistenza dei malati, specialmente di quelli contagiosi, negli ospedali). Ipazia è assurta a simbolo della libertà del pensiero scientifico contro il fanatismo religioso.

L’avv. Antonio Bevilacqua, Presidente del Comitato Pari Opportunità (CPO) dell’Ordine degli Avvocati di Enna, illustra la Mostra di pittura “Uomo Donna: dell’amore e del rispetto. Un mondo non ancora perfetto”, visitabile nell’androne del Palazzo di Giustizia di Enna dal 18 novembre al 7 dicembre e organizzata in collaborazione con l’Associazione culturale ennese “Libri&Altrove”. Sono state esposte ventiquattro opere sul tema dell’amore e del rispetto commissionate ad artisti e artiste. L’avv. Bevilacqua ha ricordato anche un’altra iniziativa legata al tema della violenza di genere che ha visto coinvolte le scuole con un Concorso artistico (si è chiesto ai ragazzi di produrre un disegno o un’opera di pittura). La premiazione è stata fissata proprio per il 25 novembre. Sono state presenti, per l’Associazione “Libri&Altrove”, Irina Camelli che è stata tra le artiste in mostra e ha sottolineato che la donna insieme all’uomo deve tracciare i percorsi di vita e Cristina David che ha raccontato della sua attività a Bologna con il movimento “Non una di meno”. Per il CPO è intervenuta anche l’avvocata Ilaria Di Simone che ha rilevato che il linguaggio è sempre vettore di un messaggio, trasmette sempre qualcosa e l’arte in questo senso può farsi interprete di battaglie sociali e far riflettere sulla relazione d’amore che lega una donna e un uomo. In questo senso è stata pensata la mostra ed è stato scelto il Tribunale come sede per dimostrare che non è solo un luogo istituzionale. L’avvocata ha anticipato anche altre iniziative in programma: un questionario da sottoporre agli avvocati sulla differenza di retribuzione per donne e uomini, e uno per adolescenti di età compresa tra i 14 e i 16 anni sulla percezione del fenomeno della violenza contro le donne e su come incide l’uso dei social; un Convegno, nella prossima primavera, sulla violenza contro le donne nella provincia di Enna in collaborazione con l’Osservatorio attivo in Prefettura.

Le conclusioni dell’incontro, dopo un breve dibattito, sono state affidate alla Coordinatrice Gruppo Donne UICI di Enna Maria Grazia Barreca, che ha ringraziato i Soci e le Socie sempre più numerosi agli incontri e i volontari e le volontarie del Servizio Civile Universale, e ha osservato che la violenza contro le donne è una triste eredità del passato che rimane ancora viva oggi. Il Presidente Santino Di Gregorio, infine, ha rimarcato l’importanza dei messaggi trasmessi da tutti coloro che hanno partecipato alla giornata, messaggi che costituiscono un passaggio di consegne alle nuove generazioni perché si impegnino a contrastare la violenza contro le donne concorrendo alla crescita umana e culturale della collettività.  

Sono stati offerti un rinfresco a tutti i presenti e un omaggio floreale alle donne relatrici.