La rabbia di un non vedente: “Sono autonomo, non giudicatemi finto cieco” (da ForlìToday del 16 novembre 2013)

Autore: Redazionale

 Sempre più spesso i non vedenti sono vittime del pregiudizio di chi, di
 fronte ad un problema reale, quello dei falsi ciechi, guarda con sospetto
 anche chi cieco lo è davvero, ma nonostante tutto riesce ad avere una
 buona qualità della vita.

 “Ormai sono finiti i tempi in cui i portatori di handicap visivo (e i
 disabili in generale) se ne stavano chiusi in casa seduti sul divano
 accuditi in tutto e per tutto dalle loro famiglie. Ora siamo cittadini del
 mondo, lavoriamo, studiamo, viaggiamo, ci divertiamo e ci impegniamo a
 livello sociale con dignità”: è una presa d’atto con rabbia quella che
 viene da Marco Lijoi, centralinista della Provincia di Forlì-Cesena, non
 vedente quasi totalmente da un occhio e non vedente per niente dall’altro.
 “Di fatto di un oggetto vedo solo un ombra, un contorno sfumato“, spiega.

 Sempre più spesso i non vedenti sono vittime del pregiudizio di chi, di
 fronte ad un problema reale, quello dei falsi ciechi e dei relativi
 benefici fatti di pensioni e assegni di invalidità, guarda con sospetto
 anche chi cieco lo è davvero, ma nonostante tutto riesce ad avere una
 buona qualità della vita. Come dire, vittime dei falsi ciechi non sono
 solo le casse pubbliche e quindi tutta la collettività, ma anche i veri
 ciechi, quasi costretti a dover giustificare di fronte ad ogni sconosciuto
 il fatto che tutto sommato possono vivere felici pur nell’handicap.

 Come trova Forlì di fronte a questo nuovo e singolare pregiudizio?
 Spiega Lijoi che vive e lavora a Forlì: “Ormai spesso anche in questa
 città se ti vedono con un cane guida, però sei capace di bere un caffè da
 solo finisci nel mirino di chi è pronto sommariamente e senza appello a
 definirti ‘falso cieco’. Gli altri cittadini non hanno idea, e non sanno
 cosa possa significare oggi vivere con una disabilità come la mia. Grazie
 a Dio posso dire che, oggi, anche se con un problema molto importante,
 come non avere la vista, mi sono integrato in un mondo che ora è anche
 nostro: mandiamo sms, utilizziamo i mezzi pubblici, facciamo sport”.

 Vuole rivolgere un appello?
“Non si può pretendere che nel 2013 gli ipovedenti, o i ciechi, debbano
 rimanere chiusi in casa per paura di avere una vita sociale troppo aperta.
 E’ giusto perseguire i finti invalidi, ma senza discriminare quelli che
 invece lottano ogni giorno per dimostrare a sé stessi di essere disabili
 “normali”.

 Lei è giovane, anche lei pazzo per Facebook e smartphone?
 “Frequentemente la cronaca racconta di persone scoperte a compiere azioni
 ritenute impossibili per chi ha una disabilità visiva: mandare messaggi
 con il cellulare o lo smartphone, avere un profilo Facebook. In questi
 ultimi anni, fortunatamente la tecnologia ci è venuta in soccorso. Ormai
 su tutti i dispositivi mobili e fissi è possibile installare programmi
 vocali o ingrandenti che ci permettono di accedere al web, alla posta
 elettronica, agli sms e ai vari social network. Quindi non c’è da stupirsi
 se anche un disabile visivo gestisce autonomamente il suo profilo Facebook
 o Twitter.

 Lei si era rivolto a ForlìToday, all’interno della rubrica ‘La città che
 non va’ per protestare contro la mancata dotazione di strumentazione per
 gli invalidi sugli autobus. Come si trova sui mezzi pubblici?
 “Riesco a prendere, pur nelle difficoltà dovute alla mancanza delle
 apparecchiature previste per legge, ad attraversare la strada prestando
 attenzione alle auto e raggiungere la fermata. C’è chi si stupisce del
 fatto che individuiamo la nostra fermata di discesa, come se fossimo
 extraterrestri, ma siamo comuni mortali che semplicemente stanno più
 attenti di chi può basarsi sulla vista. E, se abbiamo delle incertezze
 rispetto ad un percorso che non conosciamo bene, chiediamo informazioni
 all’autista o ai passeggeri”.

 Insomma, è possibile avere una vita piuttosto autonoma…
 “Spesso, se siamo ipovedenti, per orgoglio o per vergogna tendiamo a
 mascherare i nostri limiti, quindi la gente non si accorge che abbiamo
 bisogno di una mano. Anzi, se viene a sapere che godiamo di indennità e
 pensioni si indigna e ci accusa di essere falsi invalidi solo per il fatto
 che vede abbastanza autonomi. Per fare un esempio, chi di noi ha un visus
 abbastanza buono, non è il mio caso, riesce a leggere il giornale,
 nonostante nel suo campo visivo rientrino solo un paio di parole alla
 volta. E’ una situazione per niente piacevole. Non possedere una visuale
 totale di ciò che ci circonda ci porta in molti casi ad avere incontri
 ravvicinati con pali, cartelloni pubblicitari, bidoni dell’immondizia”.
 Se uno ha un legittimo dubbio di ‘falso invalido’, però, potrà in qualche
 modo verificare senza correre il rischio di essere discriminatorio?
 “Certamente, sul territorio italiano, quasi in ogni città, esiste una
 sezione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti alla quale ci
 si può rivolgere per avere maggiori informazioni”.