Da diversi anni l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti deve fronteggiare il problema della diminuzione degli iscritti: sull’argomento sono stati pubblicati centinaia di articoli, sulla stampa associativa nazionale e locale, sono stati pronunciati tanti discorsi, sono state dette tante parole, ma, per dirla in gergo medico, non è stato trovato un coagulante efficace per interrompere questa emorragia, né si è riusciti a mettere a punto un valido sistema “trasfusionale”, per riportare in associazione i soci usciti e per acquisirne di nuovi.
Sulle ragioni economiche e sociali che ci stanno portando ad un lento, ma apparentemente inesorabile dissolvimento dei gruppi associativi si è detto molto, sicché diventa superfluo soffermarvisi.
E’, invece, importante focalizzare l’attenzione sulle necessità concrete e quotidiane dei disabili visivi: è vero che la maggior parte delle persone cieche o con problemi di vista segue con interesse le notizie riguardanti i progressi scientifici, clinici e farmacologici relativi alla cura ed alla prevenzione delle patologie oculari, i dibattiti e le proposte che avvengono in ambito associativo, sui vari aspetti della vita quotidiana e, più in generale, tutto ciò che viene pubblicato a livello internazionale sul tema della cecità e dell’ipovisione, ma è altrettanto vero che al primo posto ci sono i problemi pratici che si presentano in ogni istante della giornata e che vanno risolti immediatamente, perché non si può aspettare che venga brevettato uno strumento tecnologico innovativo o che se ne discuta in un convegno.
Per citare un esempio, il disabile visivo che utilizza un apparecchio elettro-medicale in relazione all’uso del quale è prevista la concessione del cosiddetto “bonus energia”, ha bisogno di sapere a quale ente deve rivolgersi per richiedere il beneficio, dove può reperire i relativi moduli e qual è l’iter burocratico che deve seguire. Non sempre queste informazioni sono facilmente reperibili e, se si tratta di un individuo che non è in grado di trovare ciò che gli serve su internet, la ricerca si complica terribilmente.
Questa persona, perciò, guarda all’Unione come all’organizzazione più vicina ai suoi bisogni, in quanto costituita e gestita da persone che hanno i suoi stessi problemi: si aspetta di ricevere un aiuto che gli renda più semplice l’esistenza, da parte di coloro che vivono quotidianamente le sue stesse difficoltà e, quando non trova una soluzione, anche parziale, ai propri bisogni, se ne allontana.
So che, con queste affermazioni, non sto scoprendo l’acqua calda: da anni, infatti, la dirigenza associativa insiste sul fatto che l’UICI sta diventando sempre più un’associazione di servizi, ma le mie riflessioni non sono una critica all’operato di coloro che hanno la responsabilità del sodalizio, bensì il presupposto da cui intendo prendere spunto per una proposta volta a recuperare i soci perduti e ad acquisirne di nuovi.
Il secondo presupposto è la presenza, all’interno del sodalizio, di iscritti in possesso di elevate professionalità specifiche: penso a tanti centralinisti che da decenni lavorano presso ospedali, enti locali, banche ed altre realtà pubbliche e private, i quali hanno acquisito nel tempo capacità e conoscenze, nei settori nei quali operano, superiori a quelle di tanti loro colleghi vedenti.
Il terzo presupposto è la presenza, in ambito associativo, di una rete di esperti in campo informatico, costituita da anni e perfettamente funzionante, in grado di assistere e di consigliare i disabili visivi che utilizzano il PC e le tecnologie assistive destinate ai non vedenti: questi esperti in campo informatico che si alternano al numero verde, infatti, da anni rispondono quotidianamente ed instancabilmente a decine di utenti, che, altrimenti, sarebbero abbandonati ad un mercato elettronico ed informatico senza regole, in balia di finti professionisti vedenti del settore, improvvisatisi conoscitori di strumenti tifloinformatici per ottenere guadagni facili.
Considerato, quindi, che l’Unione può avvalersi di esperienze pregresse, che può contare su migliaia di persone qualificate in svariati campi e che l’individuo è da sempre portato ad aggregarsi ai propri simili principalmente per far fronte alle necessità pratiche, si può tentare di organizzare una rete di esperti, nel maggior numero di ambiti possibile, che mettano a disposizione degli altri soci, in primis i più anziani, le loro capacità e conoscenze.
Di questa rete, simile al servizio messo in piedi dal gruppo informatico, ma molto più estesa, dovrebbero far parte, su base volontaria, soci e volontari vedenti che siano in grado di mettere a disposizione la loro esperienza e le attitudini specifiche in campo economico, giuridico, amministrativo-burocratico o d’altro genere, in modo che ciascun socio dell’Unione, possa trovare agevolmente risposte alle proprie richieste e, per quanto possibile, soluzioni ai propri problemi.
Sono consapevole che si tratta di un impegno considerevole, giacché è molto più semplice coordinare un gruppo ristretto di persone, piuttosto che una moltitudine eterogenea di individui sparsi sul territorio nazionale; è anche difficile organizzare un sistema di collegamenti telefonici e/o telematici senza dover sostenere costi rilevanti. Tuttavia, se si riuscisse ad organizzare un sistema informativo e di assistenza efficiente, i vantaggi pratici sarebbero notevoli: la prospettiva di evitare la coda allo sportello della ASL soltanto per chiedere quali documenti gli servono per rinnovare l’esenzione dal pagamento dei ticket sanitari, non sarebbe un motivo più che sufficiente per il vecchietto cieco, per iscriversi all’Unione? Il socio che non si è più iscritto perché nessuno, in sezione, è stato in grado di indicargli dove reperire informazioni di carattere assicurativo, non sarebbe indotto a tornare nel sodalizio, sapendo che oggi potrebbe ricevere queste informazioni contattando l’esperto del settore, che da trent’anni fa il centralinista presso una compagnia assicurativa?
Angelo De Gianni