Smart Working parte seconda: la PA e i dipendenti non vedenti, di Carlo Sist

Autore: Carlo Sist

Notizie da Hardware Upgrade – Il Sito Italiano sulla Tecnologia, https://www.hwupgrade.it/

Smart working Seconda parte – P.A. e dipendenti non vedenti. Un’opportunità?

Faccio una piccola premessa per darvi il senso di questo mio articolo.

La volta scorsa sul numero 11 del 15 giugno 2020 della rivista “Uiciechi.it”, per chi non lo avesse letto, di seguito il link diretto: http://www.uiciechi.it/servizi/riviste/TestoRiv.asp?id_art=23742 , abbiamo letto come questa novità portata dalla pandemia, ha introdotto un cambiamento epocale. Capito un po’ come il settore privato lo ha interpretato.

Ora, passando alla P.A., per i non vedenti lavoratori pubblici, vi è una grande novità. Possono interagire in modo diretto con le scelte future su questa modalità di lavoro.

Il Ministro della Funzione Pubblica, intercettando la difficoltà per la P.A. ad adeguarsi, da la possibilità ai suoi dipendenti di interagire fattivamente con chi dovrà decidere la politica del lavoro nella P.A. negli anni a venire.

Posso solo suggerirvi, se me lo permettete, di leggere tutto quanto quì messo a disposizione e cogliere questa inaspettata occasione, quindi partecipare al sondaggio ministeriale pensando ai temi a noi più sensibili e utili, uno per tutti, l’accessibilità.

Di seguito:

– Comunicato Ministro Funzione Pubblica;

– Due autorevoli esempi;

– Aspetti pratici e normativi;

– ParteciPA.

Buona lettura.

Smart working: cosa succederà dopo la fase 2

4 Giugno 2020

Incrementare la percentuale minima del lavoro agile ad almeno la metà delle attività smartabili: è l’obiettivo a regime del ministro della Pa Fabiana Dadone. Il lavoro agile, o ‘smart working‘, si è rivelato uno strumento chiave nel periodo cruciale del lockdown: ha infatti consentito a molti lavoratori pubblici e privati di svolgere le proprie mansioni da casa e ha garantito la continuità di proseguimento delle attività amministrative di molti uffici, aziende e studi professionali.

Inoltre, con la diminuzione degli spostamenti e dei contatti interpersonali in presenza, ha aumentato la possibilità di protezione del contagio. Ora nella fase 2 avanzata, con la ripresa a regime di tutte le attività produttive, ci si interroga su cosa succederà a questa metodologia di lavoro agile, che il Decreto Rilancio ha configurato come un diritto per i genitori di figli minori di anni 14, anche per i lavoratori del settore privato. Oggi il ministro della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, è intervenuta al ‘question time’ al Senato e nell’Aula ha fornito le risposte a questi interrogativi sulla prossima evoluzione dello smart working, che ci vengono resocontate dall’agenzia stampa Adnkronos.

«A regime intendo incrementare il ricorso al lavoro agile non solo aumentando la percentuale minima del personale, che ricordo a norma vigente essere pari al 10%, ma soprattutto prevedendo che ciascuna amministrazione, individuate le attività c.d. smartabili, attivi la modalità agile ad almeno la metà di esse», ha affermato Dadone delineando gli obiettivi da raggiungere.

«Ad oltre un anno dall’ultima rilevazione sull’applicazione del lavoro agile nella Pa, ho ritenuto importante, già prima dell’emergenza epidemiologica, che fosse avviato il nuovo monitoraggio tuttora in corso, i cui primi risultati saranno resi disponibili entro il mese. A questo ho inteso affiancare due specifiche consultazioni rivolte rispettivamente ai dirigenti e al personale non dirigenziale, destinate a rilevare le opinioni, i giudizi e le valutazioni sulle esperienze applicative durante l’emergenza Covid-19 e, soprattutto, le loro aspettative e le eventuali indicazioni per accompagnare, sostenere e promuovere la diffusione della modalità agile», ha proseguito il ministro.

«I dirigenti pubblici, in particolare, sono i principali attori dell’organizzazione e della attuazione del lavoro agile, in qualità di promotori, gestori e valutatori dei risultati – ha aggiunto. Il mio obiettivo, dunque, non è solo quello di incrementare tout court il lavoro agile, ma di condurre la Pa verso una rivoluzione culturale, prima ancora che organizzativa, che ponga al centro dell’attività il prodotto e il conseguimento di risultati, in una cornice di accresciuta consapevolezza, soprattutto da parte della dirigenza pubblica, delle potenzialità del lavoro agile e delle rinnovate esigenze organizzative che ciascuna amministrazione è tenuta a compiere per realizzarlo pienamente».

«Per questo – ha affermato il ministro -ritengo altrettanto cruciale una formazione adeguata sia dei dirigenti che del personale non dirigenziale, e la verifica periodica della prestazione dei lavoratori in smart working, nel rispetto dei parametri temporali e del diritto alla disconnessione, onde scongiurare i rischi di una disponibilità illimitata».

Perciò, fino alla conclusione dell’attuale fase 2, «il ricorso allo smart working, così come la percentuale di applicazione, nel periodo in corso risulta, naturalmente, forzato da cause di necessità. Resta inteso, come già previsto dalle disposizioni del c.d. decreto Rilancio, e nel rispetto dei protocolli di sicurezza sanitaria, che le amministrazioni pubbliche adeguino la organizzazione degli uffici e del proprio personale alle esigenze delle imprese e dei cittadini dettate dal progressivo riavvio delle attività produttive e commerciali”, ha aggiunto Dadone.

«L’obiettivo primario del lavoro agile nell’immediato futuro è quello di migliorare l’organizzazione dell’amministrazione pubblica, al fine di raggiungere il punto di equilibrio tra la maggiore efficienza dei servizi resi alla collettività ed il benessere organizzativo interno,che, come già rilevato, può contribuire a maggiori risparmi da parte delle amministrazioni e ad una migliore sostenibilità in termini di impatto ambientale», ha concluso il ministro.

Fonte: comunicato stampa.

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Smart working  – Fattore culturale anche per la P.A.

Il virtual Desktop nella pubblica amministrazione: l’esperienza di Nutanix.

16 giugno 2020

Anche la pubblica amministrazione ha dovuto attivare le politiche di smart working durante l’emergenza COVID-19. Nutanix ha organizzato un incontro con due esponenti della PA italiana per analizzare cosa è stato fatto.

Durante i mesi di lockdown il mondo del lavoro non si è fermato del tutto e molte realtà hanno proseguito a fare business, anche se in maniera necessariamente differente. Non fanno eccezione le Pubbliche Amministrazioni, che in breve tempo sono riuscite a organizzarsi per continuare a offrire i servizi al cittadino, nonostante anche i dipendenti pubblici lavorassero da remoto.

Nutanix ha organizzato un incontro virtuale al quale hanno partecipato Luca De Pietro,  Direttore UO Strategie ICT e Agenda Digitale di  Regione  Veneto e  Daniele Lunetta, Dirigente dell’ufficio Digitalizzazione e innovazione tecnologica del  Ministero del lavoro  e delle politiche sociali.

Lo smart working e le PA

Spesso si parte dal presupposto che le Pubbliche Amministrazioni siano delle entità piuttosto arretrate, ma parlando con De Pietro e Lunetta, emerge un quadro differente: gli enti da loro curati, infatti, stavano già lavorando da tempo a dei progetti di lavoro agile, non ancora pienamente implementati, ma comunque in sviluppo. Quando è entrato in vigore il lockdown, il lavoro fatto in precedenza è stato fondamentale e ha permesso di potersi muovere in fretta e reagire efficacemente alla crisi. “Quando il governo ha iniziato a dire che era necessario lavorare da remoto avevano già un progetto di lavoro agile, esteso a un centinaio di persone che un giorno alla settimana lavoravano smart” – ha spiegato Luca de Pietro.

Purtroppo, solamente 600 dipendenti su 3.000 avevano un portatile, quindi l’istituto si è dovuto attivare per procurarli il più velocemente possibile, e nel frattempo molti hanno tamponato usando i loro dispositivi personali. “Eravamo più pronti sotto il profilo del data center che sulla capacità personale. Stiamo ancora riflettendo su questo elemento. Abbracciare il lavoro agile vuol dire anche mettere mano alle postazioni delle persone”. De Pietro durante l’intervento ha sottolineato l’importanza di ripensare non solo alle modalità (cioè, permettere ai dipendenti di lavorare fuori sede) ma anche i processi. “Lavoro agile non è lavoro remotizzato”, ha affermato, un concetto importante, sul quale si è soffermato anche Alberto Filisetti,  Country Manager di Nutanix. 

Anche  Daniele Lunetta condivide la della stessa opinione, e ha sottolineato come ormai il problema non sia più tecnologico, ma di mentalità e di infrastruttura. La mentalità di cui parla è quella dei dirigenti, degli amministratori, che solo in alcuni casi hanno compreso l’importanza di ripensare l’intero modello di lavoro delle PA, “sfruttare la tecnologia per ripensare un modello operativo”. A questo si aggiunge il limite delle infrastrutture, che in certe aree di Italia impediscono di remotizzare il lavoro: per poterlo fare, sono prima necessari importanti investimenti per portare la connettività dove manca, perché non dobbiamo dimenticare che le regioni non sono fatte solo di capoluoghi, ma anche di tanti paesi, spesso sparsi per il territorio, dove la fibra rimane un miraggio.

Per quanto riguarda le infrastrutture c’è un piano nazionale, ma prima del 2022 non si vedranno i risultati. Sotto il profilo delle competenze e della cultura, invece, secondo Daniele è la politica che deve darsi da fare, vincendo le tante resistenze che ancora oggi ci sono, anche da parte dei sindacati: “La cultura passa anche dalla governance politica, e se non leghi lo smart working con una cultura del lavoro, non puoi avere successo” – chiosa Daniele – “Bisogna togliere alibi politici. Realizzare strumenti efficaci, altrimenti si vede una strada che va verso le tutele e non verso la crescita”.

Una riflessione mi giunge doobbligo, quanta verità in queste testimonianze. Tanti non vedenti che lavorano nelle P.A. lo sanno bene quanta difficoltà incontrano nel richiedere digitalizzazione, accessibilità ed innovazione, ma sopra tutto, approccio culturale innovativo da parte della classe dirigente del paese con cui spesso dobbiamo lottare per ottenere il lavoro agile. Un assurdo tutto italiano,  significa tra l’altro, applicare la normativa vigente emanata dal Governo con i Decreti “Cura Italia” e “Rilancio”, decreti nn. 30 e 34/2020, Atto che per la dirigenza di un paese, dovrebbe trovare immediata applicazione, essendo mero adempimento rispetto alla normativa emanata a livello centrale.

Chi scrive è uno di questi lavoratori non vedenti della P.A. che ha dovuto lottare per chieder l’applicazione della normativa l.a.e..

Speriamo che i nostri sforzi diano un futuro più favorevole con minori difficoltà culturali e tecnologiche.

Fonte: https://edge9.hwupgrade.it/news/innovazione/il-virtual-desktop-nella-pubblica-amministrazione-l-esperienza-di-nutanix_90102.html

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L’inattesa e improvvisa pandemia ha messo in risalto alcuni ritardi già noti nella pubbblica amministrazzione e ha reso più difficile per i lavoratori disabili tutti ed in particolare per chi è affetto da handicap di tipo visivo, muoversi e di conseguenza raggiungere il posto di lavoro ogni giorno. Il distanziamento sociale prevede che si possano vedere le persone che si hanno intorno, che sia possibile leggere i cartelli o notare eventuali segni tracciati sui pavimenti delle ffermate o delle pensiline di bus, treni e metropolitane, che sia possibile sapere quanti posti liberi ci sono su un autobus e così via; tutto ciò è impossibile per la persona non vedente o ipovedente grave che si muove in autonomia con bastone bianco o cane guida. Per chi invece sceglie di usufruire di un accompagnatore, è più complesso trovare persone disposte, anche a pagamento e con le dovute protezioni, ad annullare il distanziamento sociale, a meno che non si tratti di parenti che non sempre ci sono e che comunque non devono essere obbligati a svolgere questo servizio con continuità.

In un’ottica a lungo termine, con la minaccia di un possibile riaffacciarsi del virus, occorre:

1. Che siano rispettati pienamente gli articoli 18 e 19 della legge 22 maggio 2017 n. 81 che prevedono l’implementazione sempre più capillare del lavoro a distanza (smart working o lavoro agile) per tutti i lavoratori, in particolare per i disabili e a prescindere dalla mansione che svolgono.

2. Il ricorso al lavoro a distanza, in particolare nel caso di lavoratore disabile, rappresenterebbe anche per lo Stato, un notevole risparmio per i seguenti motivi:

A. Minor ricorso alla fruizione dell’art.33 commi 2 e 3 della legge 104/92, spesso richiesto dal lavoratore per ridurre lo stress dovuto al recarsi fisicamente in ufficio;

B.  Eventuale  azzeramento del ricorso ai buoni pasto;

C. Riduzione dei rischi di incidenti sul lavoro con conseguenti risarcimenti da parte dell’amministrazione;

D. Minor ricorso allo strumento della malattia nei periodi in cui eventuali accompagnatori non sono disponibili per portare il disabile al luogo di lavoro.

3. accessibilità completa e reale delle piattaforme utilizzate dalla pubblica amministrazione e dei documenti da essa emanati in base alla legge 09.01.2004 n.4 detta anche legge  Stanca; e Dpr n.75/2005.

4. formazione per i dirigenti sulle reali potenzialità dei dipendenti disabili visivi , stipulando anche convenzioni con enti di formazione e associazioni da anni impegnati in tali settori;

5. omogeneità delle strumentazioni presenti nei singoli uffici e consultazione degli enti preposti alla verifica dell’accessibilità ogni qualvolta si debbano effettuare modifiche alle tecnologie utilizzate dal lavoratore affetto da disabilità visiva.

Fonte: normativa vigente.

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Il lavoro agile tra presente e futuro.

Consultazione rivolta ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni

Benvenuto! Questa consultazione è promossa dal Ministro per la pubblica amministrazione per raccogliere informazioni sulle esperienze di lavoro agile in corso nelle amministrazioni pubbliche  e, in particolare, giudizi, valutazioni e proposte di miglioramento di dirigenti e dipendenti pubblici  utili a definire lo sviluppo dei prossimi anni dello smart working e del lavoro pubblico.

La prima fase di raccolta dei contributi inizia l’8 giugno e termina il 31 luglio 2020.

Superata la fase emergenziale, il lavoro agile continuerà ad interessare stabilmente un numero significativo di dirigenti e dipendenti pubblici, costituendo un importante fattore di innovazione organizzativa e culturale, di miglioramento della performance, di sviluppo delle competenze individuali e di conciliazione delle esigenze vita-lavoro del personale della pubblica amministrazione.

Nessuna innovazione è effettivamente e correttamente implementata (solo) perché è prevista da una norma o perché la sua mancata attuazione è sanzionata; tanto meno una politica, quale quella inerente alla innovazione del lavoro pubblico, che ha riflessi sulla gestione dell’attività amministrativa, sulle modalità di erogazione dei servizi, sulla informatizzazione e reingegnerizzazione dei processi e sulla revisione dei sistemi di misurazione e valutazione della performance, individuale e organizzativa.

In questo quadro, la consultazione realizzata dal Dipartimento della funzione pubblica costituirà una fonte informativa importante per alimentare una base di conoscenza a supporto di politiche partecipate di innovazione del lavoro pubblico e per accompagnare, sostenere e promuovere la diffusione dello smart working partendo dall’ascolto di due categorie di destinatari distinti e prioritari:

• i dirigenti pubblici, che sono   direttamente coinvolti nell’attuazione dello smart working, in qualità di gestori di dipendenti che lavorano in modalità agile   e, più in generale, di promotori dei fattori abilitanti (revisione delle modalità organizzative, digitalizzazione dei processi, etc.;

• i dipendenti delle amministrazioni pubbliche, in qualità di “utilizzatori” del lavoro agile e, più in generale, di principali portatori di interesse rispetto ai processi di cambiamento che lo smart working introduce e, in particolare, alla configurazione del lavoro agile del futuro.

Obiettivo dell’attività di consultazione è quindi di rilevare:

• le opinioni e le valutazioni dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni in merito alle esperienze applicative del lavoro agile nella fase di sperimentazione e durante l’emergenza Covid-19 e, soprattutto, le loro eventuali indicazioni per accompagnare, sostenere e promuovere la diffusione dello smart working;

• le opinioni e le valutazioni dei dipendenti che hanno svolto le prestazioni lavorative in modalità agile prima e durante l’emergenza COVID-19, con particolare riferimento al grado di soddisfazione, alla rispondenza dell’esperienza realizzata rispetto alle proprie aspettative, ai punti di forza alle eventuali criticità e ai margini di miglioramento di cui tener conto ai fini di una ottimale applicazione dello smart working nelle amministrazioni pubbliche;

• le aspettative e le eventuali indicazioni di tutti riguardo al “lavoro agile del futuro” e quindi al “futuro del lavoro pubblico”.

Chi può partecipare

La consultazione è rivolta a tutti i dipendenti pubblici e ai dirigenti della pubblica amministrazione.

https://partecipa.gov.it/processes/lavoroagile

Accessibilità,oltre al questionario sopra indicato, è anche possibile  per qualunque segnalazione o suggerimento scrivere a: partecipa@governo.it

Per ulteriori spiegazioni, scrivere a: Carlo Sist, sist.carlo@gmail.com