Siena, Visto n. 6, AA.VV

Autore: AA.VV.

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Visto!

Periodico di informazione della sezione di Siena Numero 6 – marzo 2015
Direttrice responsabile: Susanna Guarino
Registrazione Tribunale di Siena n. 3 del 5/8/2014.

Con il contributo di: ESTRA GAS / LUCE – www.estraspa.it

Due eventi importanti
Il 14 e 15 marzo 2015 sono stati due giorni importanti per la sezione di Siena dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS:
sabato s’è conclusa la settimana mondiale di prevenzione del glaucoma, domenica s’è svolta l’Assemblea sociale.
Si è tenuta nei locali del ristorante l’Orto De’Pecci l’assemblea sociale ordinaria ed elettiva nella quale i soci sono stati chiamati ad approvare la Relazione morale, il Conto consultivo 2014 e a votare i propri rappresentanti che gestiranno l’Associazione per i prossimi cinque anni. Lo Statuto infatti prevede che gli organi dell’U.I.C.I. restino in carica per cinque anni e che gli Organi Provinciali e Regionali siano rinnovati prima del Congresso Nazionale che si terrà il prossimo autunno.
I 38 soci presenti hanno eletto a scrutinio segreto i 7 componenti del Consiglio provinciale sezionale: Massimo Vita, Mario Petrini (vedente), Carlo Corbini, Enrico Giannelli, Erminio Varricchio, Concetta Maggiore, Marchi Maria Grazia. Il Consigliere regionale: Elena Ferroni. Il Delegata al Congresso Nazionale: Elena Ferroni.
L’Assemblea ha avuto l’onore di ospitare a pranzo il sindaco di Siena Bruno Valentini.
A conclusione dei lavori Massimo Vita ha ribadito l’impegno dell’associazione a migliorare i servizi a favore dei soci soprattutto in periferia.
Si è impegnato, cogliendo gli inviti dei soci, a lavorare a livello regionale per dare sempre maggiore forza al ruolo della nostra associazione in ambito regionale. Inoltre ha chiesto alle pubbliche amministrazioni una maggiore attenzione ai problemi della categoria.
Al sindaco di Siena Bruno Valentini ha rivolto un invito affinché uno spazio della città venga intitolare a Louis Braille e lo ha anche esortato a non dimenticarsi mai degli ultimi e dei più deboli. In fine ha ringraziato il Presidente Nazionale Mario Barbuto per il bel messaggio inviato alle Assemblee sezionali.
La settimana mondiale del glaucoma “il ladro silenzioso della vista”che si è tenuta a Siena dal 7 al 14 marzo, prevedeva visite di screening gratuite presso la Sala delle Vittorie, della Contrada del Drago e negli ambulatori dell’U.O.C. Oftalmologia Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, un incontro con gli studenti del Liceo scientifico “Galileo Galilei” e la distribuzione di materiale informativo dedicato alla malattia oculare.
L’iniziativa è stata promossa dal Day service glaucoma guidato dal dottor Paolo Frezzotti dell’U.O.C. di Oftalmologia diretta dal professore Eduardo Motolese dell’Azienda Ospedaliera Senese e dall’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti di Siena con l’obbiettivo di fare conoscere e prevenire una malattia asintomatica che causa lesioni irreversibili e se non diagnosticata in tempo, adeguatamente curata, porta alla cecità.
Di seguito sono riporto i dati trasmessici dal Dottor Paolo Frezzotti:
“L’attività  si è svolta con l’esecuzione di  457 visite di screening e visite ambulatoriali a cui si aggiungono 277 tra esami perimetrici, esami di analisi sulla morfologia del nervo ottico e pachimetrie. Questo lavoro ha permesso di porre diagnosi di glaucoma in 15 persone (tra cui 1 paziente con una pressione intraoculare di 33 mmHg, ricordo che il valore normale è inferiore a 21 mmHg!) (3.2%) e di ipertensione oculare in 2 persone, potendo iniziare le cure atte ad impedire la comparsa o l’aggravamento del danno funzionale visivo legato alla malattia (che una volta insorto è irreversibile!). In altre 14 persone già affette da glaucoma (3%) è stato necessario modificare la terapia perché insufficiente o mal tollerata. A questi vanno aggiunte altre 6 persone (1.3%)  per le quali sono necessari ulteriori approfondimenti strumentali per arrivare alla diagnosi. Possiamo concludere dicendo, che il nostro sforzo comune, ha permesso a 35 persone (7.6%) di difendersi da una malattia, il glaucoma, che se tardivamente diagnosticata porta a cecità..
Ritengo, che miglior premio di questo non ci possa essere.”
Maria Grazia Marchi

CONSIGLI DI LETTURA
I tre giorni di Pompei
23 ottobre 79 d.C., da questa data comincia la ricostruzione storica degli ultimi tre giorni di vita nella città di Pompei, ricostruendo fedelmente la vita che scorre tranquilla prima dell’eruzione, i terribili momenti in cui il Vesuvius erutta e infine il disperato tentativo di molti abitanti di salvarsi, nelle ore successive.
Questo libro è un viaggio tra sorprese: come quella che indica nel vulcano Somma l’autore del massacro e non nell’attuale Vesuvio.
Inoltre il vulcano non era un gigante minaccioso come si vede in molte pellicole cinematografiche, ma un ampio monte pianeggiante al centro e con qualche rilievo lungo i margini, ricoperto di verdeggiante vegetazione.
Alberto Angela si muove agilmente nel suo viaggio immaginario tra strade e vicoli andando a pescare curiosità come gli ombrellini con manici ricurvi, che permettevano agli schiavi di riparare le nobildonne dal sole. I vetri, opachi, rispetto agli attuali che distinguevano le case dei ricchi dalle altre.
Entra in un forno che sta sfornando pane speziato. Ricostruisce le frenetiche attività svolte al suo interno. Poi passa a descrivere minuziosamente anche le differenze di statura tra i pompeiani e gli attuali abitanti della penisola italica. E la piccola stazza dei cavalli, ricavata dai precisissimi mosaici rinvenuti. Pensate, in alcuni casi la testa dei cavalli era poco più alta di quella degli uomini. Molti animali esotici, come le giraffe, abbellivano i giardini della nobiltà.
Le scritte sulle mura facevano trasparire l’amore e il sesso che nelle città vicine al Vesuvio (come nella Roma del tempo) era con meno veli, rispetto a quello attuale.
Il colpo di scena finale porta l’autore a mettere in dubbio, attraverso un elenco di prove, la data dell’eruzione che su tutte le guide è indicata nel 24 Agosto del 79 d.C.
Consiglio a tutti la lettura di quest’opera, perché l’autore riesce a far immergere il lettore nella vita quotidiana di più di duemila anni fa, facendolo camminare tra abitazioni, botteghe, sapori ed addirittura odori della Pompei del tempo.
Quello che interrompe, di tanto in tanto, la fluidità del testo è la storia di Rectina, nobildonna realmente esistita. Questa, però, è molto utile per la ricostruzione storica dell’intero libro.
Buona lettura…
Antonio Garosi

IMMAGINI E PAROLE
Teatro e cinema si toccano: La Locandiera
La pellicola prodotta da Giancarlo Cobelli nel 1985 dal titolo “La Locandiera” costituisce la trasposizione cinematografica dell’omonima e celebre opera teatrale in tre atti di Carlo Goldoni pubblicata nel 1753 e rappresentata per la prima volta al Teatro Sant’Angelo di Venezia.
Tale rivisitazione ha il pregio di non distanziarsi troppo dall’opera originale: le immagini infatti sanno restituire agli occhi con grande precisione le azioni, i gesti e i giochi di scena raccontati dal testo teatrale, sottolineati e messi in risalto da un alternarsi studiato di inquadrature tale da riflettere perfettamente il carattere dei personaggi e gli intrighi della vicenda narrata.
La protagonista è una giovane locandiera fiorentina, Mirandolina, donna molto affascinante e carismatica, che riesce, con le sue doti di ammaliatrice, ad incantare i ricchi aristocratici, clienti abituali della sua locanda. Con le sue doti ella sa incuriosirli e conquistarli senza mai arrivare ad innamorarsi o tanto meno a pensare di sposarsi con uno di loro (anche perché è promessa in sposa dal padre, ormai deceduto, al giovane servo della locanda Fabrizio). La giovane si diverte a tenerli sulla corda fino a far loro perdere la testa, per poi abbandonarli, inducendo per di più il povero Fabrizio ad aspettare e sperare che un giorno lei, decidendo di sistemarsi, scelga lui come sposo e compagno di vita (“Accomoderei con essa tutto il tempo di vita mia” sospira infatti in un passo dell’opera e in una battuta del film-commedia).
Tra gli ospiti della locanda vi è però anche il cavaliere di Ripafratta, un misogino che, avendo già sofferto molto per amore, odia profondamente le donne e per questo è deciso a rimanere solo, con la propria -secondo lui- inestimabile libertà; in fondo proprio come Mirandolina che ama fin troppo la propria indipendenza per decidere di prendere marito e dividere la propria vita con qualcun altro.
Sarà proprio questo aspetto della loro personalità e del loro stile di vita ad avvicinarli, anche se, dal canto suo, la donna fingerà, volubile, scaltra e fin troppo consapevole della propria bellezza, della propria arte e della propria comoda posizione, di non nutrire alcun interesse per lui. Ella fa credere infatti al nobile dal cuore indurito di stimarlo semplicemente e di reputarlo un complice con cui condividere la sua filosofia di vita basata su libertà e indipendenza.
Questo atteggiamento sarà in grado, più di ogni altra seduzione, di far breccia nel cuore del cavaliere che, non avendo mai incontrato una donna di tale mentalità, non sentirà il bisogno di difendersi da lei e fatalmente cadrà nelle sue trame. Mirandolina approfitterà proprio di questo spiraglio per raggiungere il suo cuore vulnerabile fino a sedurlo, fargli perdere completamente la testa e infine rifiutarlo, soddisfatta di aver raggiunto lo scopo che si era prefissata.
Il cavaliere, disperato e ormai incapace di strappar via i propri sentimenti dal suo cuore, sarà costretto a fuggire dalla locanda, mentre la locandiera potrà finalmente premiare la lunga e paziente attesa del servo Fabrizio con il preannunciato matrimonio.
Il film, in tre atti (proprio come l’opera teatrale a cui si è ispirato), riesce quindi in pieno nell’obiettivo che si propone, rendendo con grande intensità tutti i tratti tipicamente psicologici di una tipica commedia di costume del teatro goldoniano, dove i gesti, le parole, e le azioni guidano il lettore-spettatore in una perfetta ed accurata analisi del carattere dei suoi personaggi.
Martina Medori
Rossella Miccichè

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Diversità, sfida e risorsa
Da poco più di un anno ho iniziato a recarmi nelle scuole di Siena e provincia, per seguire il percorso formativo di bambini ed adolescenti disabili visivi, conosciuti dall’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti. Durante questa mia breve ma intensa esperienza ho avuto il privilegio di incontrare la dott.ssa Elisabetta Franchi e conoscere il suo splendido lavoro in questo contesto. Sebbene lei preferisca senz’altro di più operare sul campo che parlare del suo lavoro, attraverso le domande che seguono ci racconterà in che cosa esso consiste e spero che, tu che leggi, arrivi ad intuire quanto questo suo contributo sia prezioso. Lascio parlare l’intervista, ma non prima di rivolgere un sentito ringraziamento alla dott.ssa Franchi per il tempo che mi ha dedicato e per la dedizione con cui ogni giorno, da più di quindici anni, si fa vicina alle persone che a vario livello si devono confrontare con la sfida della disabilità visiva.
– Dott.ssa Franchi, In che cosa consiste il suo lavoro di consulente tiflodidattico?
“Questa figura svolge un’attività di sensibilizzazione, formazione e consulenza pedagogica e didattica, con l’obiettivo di favorire la comprensione dei bisogni degli alunni con disabilità visiva (non vedenti, ipovedenti), ma anche di aiutare a valutarne in modo realistico le potenzialità e le risorse, così da orientarne correttamente il percorso educativo e di apprendimento. La consulenza si rivolge alle famiglie, alle scuole, ai servizi sociosanitari, alle istituzioni, agli enti locali e a chiunque sia coinvolto nel processo di crescita e di integrazione dei nostri bambini e ragazzi; tra gli obiettivi essenziali c’è quello di guidare alla conoscenza e alla scelta del materiale didattico e degli strumenti specifici per imparare, giocare, vivere in pienezza e in autonomia.”
– Da quanto tempo svolge questo lavoro?
“Dal settembre del 1999, quando la Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” ha creato a Firenze il Centro di Consulenza Tiflodidattica, dando vita a questo servizio di supporto, completamente gratuito per l’utenza, che ha la particolarità di svolgersi non soltanto presso i locali del Centro (dove è presente una mostra permanente di materiale didattico dedicato), ma anche presso la sede di chiunque richieda la consulenza, raggiungendo il bisogno laddove esso si presenta.”
– Quanti bambini e ragazzi ha seguito in questi anni?
“Moltissimi: ho già avuto la soddisfazione di vedere dei “miei” ragazzi che si sono diplomati, laureati, addirittura sposati… Ogni anno gli utenti che risultano in contatto con il Centro sono circa duecento. Non tutti hanno le stesse esigenze: per alcuni sono sufficienti interventi periodici presso la scuola o ci si limita alla fornitura di materiale tiflodidattico, altri devono essere seguiti e monitorati settimanalmente; ci sono frangenti particolari, come il passaggio tra i vari ordini di scuole oppure i momenti in cui emergono bisogni o criticità, in cui è necessaria una presenza più assidua e costante, mentre in altri periodi, una volta impostato il lavoro e il programma educativo, tutto procede anche con interventi più scanditi nel tempo.”
– C’è qualche caso che segue attualmente o ha seguito in passato, che ricorda ed ha un posto speciale nel suo cuore?
“Ce ne sono tanti: senz’altro, i bambini che sono mancati e hanno lasciato un vuoto doloroso, ma anche quelli che ho visto crescere in conoscenza e in consapevolezza, quelli cui si è riusciti a dare un aiuto e quelli per i quali resta il rammarico di aver potuto fare meglio o di più. Di tutti i bambini e i ragazzi incontrati e seguiti ho comunque un ricordo: ciascuno di loro è speciale ed ha dunque un posto speciale nella memoria e nell’affetto.”
– Quali aspetti sono da tenere in considerazione per avere una buona qualità di rapporto con la famiglia dei ragazzi che segue? Con i docenti? Con i professionisti della salute?
“Penso che si debba sempre partire da un atteggiamento di rispetto riguardo al ruolo che ciascuno si trova a svolgere e di fiducia nel fatto che ognuno, con le risorse di cui dispone, cerchi di fare del proprio meglio. Credo che sia importante offrire accoglienza, collaborazione, fornire strumenti di utilità concreta e cercare di venire incontro ai bisogni senza giudicare e senza pretendere di insegnare comunque qualcosa.”
– Quali pensa siano le criticità e i punti di forza delle scuole in questo periodo, per l’accoglienza dei disabili visivi?
“Da alcuni anni noto un diffuso scoraggiamento e una maggiore demotivazione da parte degli insegnanti e degli educatori, che vedono spesso poco riconosciuta la fatica e l’importanza del loro lavoro e lamentano di sentirsi inadeguati rispetto alla specificità che l’intervento con gli alunni con problematiche visive richiede: questa demotivazione porta a volte a disinvestire sull’impegno e sulla creatività. Inoltre ritengo che rappresenti una criticità veramente penalizzante il fatto che il nostro sistema scolastico non sia in grado di garantire una continuità degli interventi, e le figure di supporto si avvicendino accanto all’alunno con disabilità visiva vanificando esperienze e relazioni positive acquisite. E’ piuttosto raro, al di là dei titoli più o meno formali, trovare persone preparate ad insegnare ad un alunno non vedente o ipovedente: l’elemento positivo è che esistono figure, servizi e enti a supporto dell’integrazione scolastica che possono dare un aiuto per acquisire competenze sul campo. Negli ultimi anni sta cominciando a passare l’idea che la formazione deve coinvolgere non soltanto gli insegnanti di sostegno, ma tutto il team docente: grazie a corsi e master con frequenza a distanza promossi dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e dall’IRiFoR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) si riesce a raggiungere e fornire informazione e strumenti di intervento a un numero maggiore di insegnanti.”
– Ci sono persone che sono state o sono per lei un modello da cui ha preso spunti per il suo lavoro?
“Ho avuto il privilegio di formarmi con grandi maestri e con esempi di straordinaria dedizione al servizio dell’educazione e dell’integrazione. Per non fare torto a coloro che ci sono ancora e che continuano ad accompagnarmi (magari dimenticando di citare qualcuno), vorrei ricordare alcuni che non ci sono più: Mario Mazzeo, Silvestro Banchetti, Carlo Monti che mi ha voluta per ricoprire il ruolo di responsabile del Centro di Consulenza Tiflodidattica, Marisa Nardi e Annamaria Campochiari. Quotidianamente ho l’immensa fortuna di collaborare con rappresentanti dell’Unione Italiana Ciechi e con colleghi che mi arricchiscono dal punto di vista umano e professionale. Ma i modelli di vita per me più significativi sono stati e sono i genitori dei miei bambini, esempi di coraggio, di capacità di amare e di trovare nella vita un senso diverso, più profondo e vero”
– Sapendo che le ricette preconfezionate non ci sono e ogni caso è comunque diverso, dopo questi anni di esperienza sul campo, quali pensa possano essere gli strumenti tecnici e relazionali che permettono ad un disabile visivo di inserirsi nella scuola con profitto e soddisfazione?
“E’ vero, non esistono ricette: ritengo però che un’esperienza di integrazione risulti positiva quando il bambino con disabilità visiva viene considerato prima di tutto non un non vedente o un ipovedente ma, appunto, un bambino tra gli altri, che partecipa alla vita di tutti e può offrire il contributo che lui, come chiunque, è in grado di dare. Credo fermamente che la diversità rappresenti sempre un valore: far finta che non ci sia e banalizzare i bisogni educativi e strumentali di chi non vede è dannoso e impedisce una crescita equilibrata dell’alunno e una corretta comprensione da parte dei compagni. E’ invece importante, per l’alunno e per gli educatori, conquistare la consapevolezza che il fine ultimo è raggiungere le medesime competenze dei compagni, o comunque gli obiettivi formativi prefissati, pur con strumenti e strategie che possono essere diversi ma che garantiscono un apprendimento concreto e una adeguata autonomia operativa. Infine sono convinta che un inserimento riuscito nasca dalla condivisione degli obiettivi e delle modalità per perseguirli da parte di tutte le figure (scuola, specialisti, personale socio-sanitario) che ruotano intorno ai nostri alunni e alle loro famiglie: la capacità di comunicare e di lavorare in rete è davvero il valore aggiunto che conferisce efficacia e coerenza al progetto educativo, garantendone una positiva realizzazione.
Elena Ferroni ed Elisabetta Franchi

Per informazioni e contatti: Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita Centro di Consulenza Tiflodidattica Via A. Nicolodi 2, 50131 Firenze
Tel. 055.577777 e-mail: cdtfi@bibciechi.it

Un’occasione da vivere da protagonisti
Da qui al 30 aprile si svolgeranno tutte le assemblee delle sezioni dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nelle quali, oltre all’approvazione del bilancio consuntivo 2014 della relazione morale, dobbiamo eleggere i nuovi Consigli direttivi, i nuovi Consiglieri regionali e i Delegati del 23° congresso nazionale che si terrà nel prossimo autunno. Si tratta quindi di una grande occasione per dimostrare la capacità dell’Associazione di come saper affrontare le tematiche che ci riguardano nei prossimi anni. Sempre, ma soprattutto nella fase congressuale, occorre guardare oltre il contingente. Occorre gettare le basi per rendere l’associazione più funzionale più preparata ad affrontare le problematiche che di volta in volta si presenteranno all’orizzonte.
Purtroppo, dalle notizie in mio possesso, salvo poche eccezioni, nella nostra regione mi sembra che non vi sia un grande fermento e la direzione regionale uscente non ha programmato iniziative per stimolare un ampio e costruttivo dibattito sulle tematiche che riguardano la categoria. Così come non sono state organizzate iniziative per formulare proposte per aggiornare lo statuto sociale, per renderlo più funzionale e al passo coi tempi. Sullo statuto ho già scritto qualcosa in un numero precedente; in questo cercherò di affrontare alcune tematiche fra quelle che, a mio avviso, non dovrebbero essere trascurate in questa tornata  congressuale.
In questi ultimi decenni sono diminuiti i ciechi totali e sono aumentati i ciechi parziali. Inoltre, da un po’ di tempo a questa parte, nei neonati si registrano sempre di più casi di malattie concomitanti alla cecità e all’ipovisione. Questo fenomeno richiede sempre maggiore conoscenza da parte dell’associazione al fine di stimolare la ricerca sulla genetica, sulla prevenzione e sulla cura pre e neo natale e per stimolare le istituzioni ad approvare delle leggi che permettano ai malcapitati di vivere un’infanzia più dignitosa.
Un altro problema importante da affrontare è quello dell’istruzione e della formazione professionale che in questi ultimi tempi sono sempre più trascurate dalle istituzioni. Infatti, fatte salve alcune eccezioni, nonostante vi siano alcune leggi in materia, per i bambini disabili l’assistenza scolastica è quasi inesistente. Anche in questo settore occorrerebbe più grinta da parte dell’Unione, quantomeno per fare rispettare le leggi esistenti.
Per quanto riguarda la formazione professionale dei non vedenti, in passato veniva garantito dallo Stato tramite appositi istituti professionali, mentre un aiuto economico a coloro che frequentavano i corsi veniva dato dalle province sotto forma di retta agli istituti che li ospitavano. Dal 1978, quando il suddetto onere è stato trasferito ai comuni, vuoi per le difficoltà finanziarie di quest’ultimi, vuoi per la scarsa sensibilità verso i problemi della disabilità, la quasi totalità dei comuni non ha fornito nessun sussidio per la formazione professionale dei non vedenti. Anche questa è una tematica che richiede un grande impegno da parte della associazione; sia per trovare nuove professioni e nuovi mestieri, per creare nuove opportunità ai nostri giovani, sia per ottenere dalle istituzioni i presupposti necessari per raggiungere un’integrazione dignitosa.
Un’altra tematica da affrontare con determinazione è quella degli ipovedenti medio gravi e lievi. La legge 138 del 2001 sancisce il riconoscimento dell’ipovisione fino a tre decimi di visus. Così dal 2001, oltre ai ciechi assoluti e agli ipovedenti gravi compresi tra 0 e 1/20, gli ipovedenti medio gravi compresi fra 1/20 e 1/10, abbiamo gli ipovedenti lievi con visus da 1/10 a 3/10. C’è un problema però: quest’ultimi dopo quindici anni dall’entrata in vigore della legge 138 non hanno ancora ottenuto nessuna agevolazione. Inoltre, non si può sottacere il fatto che gli ipovedenti medio gravi considerati decimisti, dagli anni ottanta hanno perso il diritto all’assegno vitalizio conquistato nel lontano 1954 in seguito alla “marcia del dolore”. Non per mettere limiti alla provvidenza, ma forse sarebbe stato meglio se la legge 138 avesse contenuto lo stato di ipovisione fino a due decimi, come da me sempre sostenuto, e a tutti gli ipovedenti fosse stata garantita qualche prospettiva a partire dall’istruzione, dalla formazione ed il lavoro.
Considerazioni a parte, quello degli ipovedenti è un problema da affrontare, in modo da poter avanzare con cognizione di causa delle richieste nei confronti delle istituzioni al fine di ottenere delle agevolazioni per favorire il raggiungimento di un’integrazione dignitosa anche agli ipovedenti medio gravi e lievi. Altrimenti che senso avrebbe la denominazione Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti!
Pierino Bianchini
Si alzano i costi dei prodotti tecnologici, ma non solo per scelta dei produttori…
Il 9 marzo scorso, con un evento chiamato “Spring forward”, Apple ha presentato in pompa magna, o quasi, alcune novità che hanno fatto parlare, come sempre, detrattori ed estimatori.
Dal palco dello Jerba Buena Center di San Francisco Tim Koock ha presentato le novità per la primavera della ditta di Cupertino e, come sempre, il tutto è stato corroborato da dati, statistiche, dettagli tecnici in maniera da spiegare ciò che ci si può attendere con i nuovi prodotti che per l’occasione sono stati:
un nuovo Macbook ultra piatto e decisamente avveniristico, come concezione, ed il tanto chiacchierato Apple Watch con tutte le sue caratteristiche e con tutto ciò che potrebbe verificarsi grazie alle sue caratteristiche, ma ciò che ha posto l’accento sul tutto, questa volta, non sono stati i soliti pro e contro dei vari appassionati del mondo della tecnologia, bensì ciò che è risaltato in maniera eclatante sono stati i costi che gli utenti si sono visti proporre dai listini di Apple stessa.
Il catalogo dei prodotti che è stato aggiornato sui siti dei vari store ha visto un lievitare sensibile di ogni oggetto di un buon 15% e questo fattore ha creato un discreto subbuglio in rete, ma non solo.
Ovviamente, a caldo, ci si è scagliati contro la casa produttrice, già non famosa per i prezzi a buon mercato, ma a mente fredda ecco che ci si è resi conto che questo lievitare dei costi è legato alle nuove normative della Comunità Europea le quali hanno stabilito come ogni ditta straniera debba adeguare i propri prezzi a quelle che sono le tassazioni dei singoli paesi e, de facto, a non rendere uniformi i prezzi di oggetti prodotti da giganti, a livello mondiale, come la stessa Apple, ma non solo.
A questo dobbiamo aggiungere le ulteriori varianti che, con il nuovo anno, sono state adeguate dalla legge chiamata “sull’equo compenso” la quale ha imposto, sempre su prodotti informatici/tecnologici, un ulteriore rincaro per tutelare il mondo del copyright da eventuali atti di pirateria e di violazione sul diritto d’autore.
Ecco quindi che, facendo un giretto in rete, si può notare come ogni oggetto, ogni smartphone, ogni periferica abbia subito rincari di quel 15% di cui si è accennato in precedenza e che, de facto, questo genere di rincaro sia applicato a qualsiasi smartphone e/o computer di qualsivoglia marca o tipo.
Ancora più sconfortante è notare come il nostro paese sia uno di quelli, a livello europeo, dove i prezzi sono i più alti e di come, ancora una volta, sia proprio l’utente finale a farne le spese.
Sarà davvero curioso, diciamo così, vedere, in autunno prossimo, quelli che saranno i costi, nuovi ed adeguati, per i nuovi Iphone e per tutto ciò che ci ruoterà attorno visto che, al momento, questo tipo di dispositivo non ha visto ulteriori rincari, ma ci possiamo attendere un ulteriore balzo in alto con l’arrivo dei nuovi modelli.
Anche Samsung, con le prossime uscite, presenterà mirabolanti novità, ma ecco che la leggenda dei dispositivi Android a buon mercato potrebbe sgretolarsi, almeno per quanto concerne il vecchio continente, proprio per le normative fiscali a cui i colossi che vogliono vendere in Europa, debbono attenersi.
Sicuramente i cappi legati alle differenti situazioni fiscali dei singoli paesi non aiuteranno il diffondersi di apparecchi tecnologici e tutto questo non potrà che riflettersi, in maniera negativa, anche su chi è portatore di handicap e non va mai dimenticato come per queste categorie di persone, la tecnologia sia alla stessa stregua di una protesi dal momento che, proprio con l’informatica e tutto ciò che ci ruota attorno, molte persone disabili vadano a colmare delle situazioni di svantaggio legate a studio, vita quotidiana, svago etc.
Ancora una volta, forse, si nota come il punto focale degli interessi di chi ci governa non sia incentrato sulla base, ma su freddi numeri legati a conti che non tornano mai.
Vainer Broccoli da Tecno marzo 2015

Lettera aperta agli amici con disabilità visiva in vista dell’assemblea sociale della sezione di Siena dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS
Cari amici, mentre mi ritrovo a preparare le ultime cose in vista dell’assemblea sociale che svolgeremo domenica prossima 15 marzo presso l’Orto De’ Pecci a Siena alle ore nove, con la mente impegnata a pensare anche alla giornata conclusiva della settimana mondiale di prevenzione del glaucoma, che terremo domani presso il policlinico Le Scotte, ho pensato di scrivere a tutti voi servendomi degli organi di informazione per alcune riflessioni sulla nostra categoria e su quanto la nostra sezione fa per tutti noi.
Io e i miei colleghi del consiglio sezionale ci ripresentiamo all’assemblea per lasciarci giudicare e questo in vista del rinnovo delle cariche sociali.
Presentiamo un rendiconto di cinque anni che sono trascorsi tra mille difficoltà ma che ci hanno portato anche delle innegabili soddisfazioni.
Le nostre azioni sono state mirate alla rappresentanza ma anche alla fornitura di servizi alla categoria e possiamo dire che tutti noi siamo un po meno soli, un po più conosciuti e certamente più rispettati.
Tutti gli enti pubblici hanno dovuto in qualche modo occuparsi della categoria tenendo conto di ogni singola persona con i suoi bisogni, le sue capacità e i suoi diritti.
Forse non siamo stati capaci di raggiungere tutti i disabili visivi e anche per questo ho deciso di inviare questa nota a mezzo stampa.
Invito tutti coloro che hanno problemi di disabilità visiva ad avvicinarsi alla sezione perché se riusciremo a ritrovarci tutti insieme potremo essere più forti e quindi più ascoltati da chi per definizione si deve occupare dei cittadini.
Insieme si vivono meglio anche le difficoltà della nostra patologia e si riesce a trovare quelle risorse che, se si vive chiusi in se stessi, non si trovano.
L’associazione è come una famiglia e in questo modo va vissuta per farla crescere in qualità e quantità.
Se volete contattarci rivolgetevi al numero: 057746181 cell. 3394581400 oppure scriveteci all’e-mail: presidenteuicsi@gmail.com oppure visitate il nostro sito: www.uicisiena.org
Un invito lo rivolgo ai cittadini che avranno la ventura di leggere questo mio scritto.
Guardatevi intorno e se conoscete un amico o un vicino con problemi di vista, segnalate la nostra organizzazione.
Se avete la possibilità di donare un’ora del vostro tempo impegnato, pensate alla nostra organizzazione.
Se Potete sosteneteci con le vostre donazioni o con i vostri lasciti.
Se ritenete che la nostra azione abbia una valenza sociale donateci il vostro cinque per mille con il nostro codice fiscale: 80002240523
Chi volesse partecipare alla nostra assemblea, può farlo senza alcun impegno ma solo per conoscerci.
Vi lascio, amici e cittadini, con un cenno di speranza: il futuro è nelle nostre mani, è dentro di noi. Facciamo in modo di essere protagonisti del nostro futuro; non deleghiamo agli altri quello che potremmo fare noi e certamente e saremo più soddisfatti.
Massimo Vita