Quali titoli ho scelto per il Congresso, di Katia Caravello

Autore: Katia Caravello

In continuità con l’attività associativa di questi ultimi 5 anni, ho deciso di proporre al XXIII Congresso del prossimo novembre la mia candidatura al Consiglio Nazionale.
Ciò che ritengo importante fare per il bene dell’Unione e, soprattutto, per il benessere degli ipovedenti e dei ciechi italiani lo potete leggere nel programma pubblicato nell’area del sito dell’Unione dedicata ai contributi delle candidate e dei candidati; in queste pagine, invece, vorrei cercare di trasmettervi i principi ed i valori ispiratori di quanto ho scritto nel documento programmatico.
E’ infatti relativamente semplice focalizzare i problemi da affrontare e individuare delle soluzioni, che spesso sono, se non uguali, molto simili a quelle proposte dagli altri candidati: la differenza sta nello spirito con cui si mettono in pratica tali soluzioni.
A tal fine, nella speranza di riuscire a chiarire qual è l’Associazione che vorrei e qual è l’animo con cui intendo affrontare il compito di Consigliere Nazionale se sarò eletta, ho deciso di condividere con voi le preferenze che ho espresso per la scelta del titolo del Congresso: esse, infatti rispecchiano fedelmente il modo con cui mi sono sempre occupata – anche da un punto di vista professionale – delle questioni inerenti la vita delle persone con deficit visivo.

“La persona… al centro”
Questa è stata, ed è tutt’ora, la mia prima scelta perché credo fortemente che rappresenti il punto cruciale.
L’U.I.C.I. – e di conseguenza i suoi rappresentanti – si debbono adoperare per far comprendere alla società civile che, prima di essere ciechi o ipovedenti, siamo Persone (non è un caso che l’abbia scritto con la lettera maiuscola).
Fermarsi alla disabilità, non solo esclude la possibilità di riconoscere la persona nella sua globalità, ma dà anche origine a tutti quei pregiudizi e stereotipi che fanno tanto male… soprattutto a coloro che sono più fragili.
Solo se sapremo trasmettere questo messaggio sarà più facile superare le barriere culturali con le quali ci troviamo quotidianamente a combattere e che rendono la nostra vita, già complicata dalla minorazione visiva, ancora più faticosa.

“Innanzitutto cittadini”
L’indicazione di questo titolo deriva sostanzialmente dalle stesse motivazioni che mi hanno portato a scegliere il titolo precedente, con una piccola ma significativa aggiunta:
l’essere cittadini tra i cittadini ci garantisce sicuramente dei diritti, ma ci attribuisce anche dei doveri… ed è importante non venir meno ad essi.
Non è accettabile pretendere il rispetto dei nostri diritti senza assolvere ai nostri doveri, dunque non possiamo pensare che a solo titolo della minorazione tutto ci sia dovuto.
Non è così che deve funzionare: se vogliamo che gli altri ci considerino cittadini tra i cittadini, noi dobbiamo fare la nostra parte (ovviamente ognuno sulla base delle proprie capacità).
Per le stesse ragioni, un altro titolo che mi piace è: “Nella società per i nostri diritti e i nostri doveri”.

“Insieme per una società inclusiva e solidale”
Ciò che mi ha attratto di questo titolo è il concetto di “unità).
Per creare una società inclusiva e solidale è importante agire insieme, dialogando e superando le diversità di idee, e quando superare le differenze non è possibile, fare in modo che esse non costituiscano un ostacolo alla comunicazione ed un motivo di scontro.
Dobbiamo metterci al fianco delle altre associazioni di e per persone con disabilità, degli altri movimenti sociali e, in generale, delle altre realtà del terzo settore, al fine di lottare insieme per la difesa dei diritti di tutti.
L’unificazione della FAND e della FISH costituirebbe un importante passo in questa direzione, ma sarebbe importante essere solidali anche con altre fasce deboli della popolazione (penso ad esempio ai lavoratori in genere, i quali vedono spesso violati i propri diritti).
Il dialogo ed il superamento delle differenze deve, a mio avviso, essere un obiettivo da perseguire anche all’interno del nostro sodalizio: troppe volte, infatti, la differenza di opinioni viene considerata un elemento di rottura anziché un’opportunità di arricchimento reciproco.
Per tutte queste ragioni, un altro titolo che mi piace è: “Dalla differenza delle idee all’unità dell’azione”.
Katia Caravello
Cell. 3773048009
Email: caravello.katia@gmail.com