Pari Opportunità, di Giovanni Taverna

Autore: Giovanni Taverna

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI sul tema delle Pari Opportunità nell’Organizzazione, elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.

Il gruppo di lavoro, composto da Giuseppe Marinò, Giovanni Taverna e Massimo Vita, intende affrontare il tema pari opportunità andando anche oltre al classico riferimento di pari opportunità tra generi, riferendolo anche ad altre situazioni che all’interno della organizzazione richiedano un incremento di possibilità per incidere sulla vita associativa.
1 PARI OPPORTUNITA’ DI GENERE
Lo statuto vigente stabilisce già una regola grossolanamente equiparabile alla prescrizione di una quota rosa per i consigli provinciali e nazionale, basata però soltanto sulla presentazione di liste: si propone che tale regola venga estesa anche agli altri livelli associativi, consiglio regionale e direzione nazionale, anche modificando le regole elettive nei casi che lo richiedono: per es. andrebbe modificata la modalità di elezione del consiglio regionale affidandolo in modalità indiretta , cioè convocando per la sua elezione i consiglieri delle varie sezioni territoriali e permettendo quindi l’effettiva presenza di una quota riservata. Poiché la presenza di quote di genere nelle liste non garantisce di per sé la presenza bilanciata di genere negli organi eletti, si dovrebbe altresì modificare tutte le parti regolamentari e statutarie che regolano l’espressione delle preferenze.

Durante la discussione , in particolare per quanto riguarda i consigli regionali emerge la necessità di profonde rivoluzioni nella costituzione di quest’organo; in particolare si ritiene di dover approfondire se nel livello regionale debba prevalere il principio di rappresentanza rispetto al principio di giurisdizione e se esista un modo di tenerli presenti entrambi. In pratica, se prevale il principio territoriale i membri devono essere proporzionatamente divisi sui vari territori provinciali; se prevale il principio di giurisdizione, cioè il compito di indirizzo e controllo sulle realtà provinciali, la rigida proporzionalità su basi territoriali potrebbe addirittura impacciare la funzione di controllo facendo coincidere controllori e controllati. Una via intermedia potrebbe essere salvaguardare il principio di rappresentanza territoriale tramite la presenza dei presidenti provinciali, ma far eleggere gli altri componenti regionali non dalle singole sezioni ma dall’assemblea dei quadri regionali , permettendo di valutare le competenze dei singoli candidati invece della mera provenienza territoriale.
Si propone inoltre che il bilanciamento di genere sia tenuto presente anche nelle nomine dirette negli enti collegati e nelle rappresentanze associative all’interno di istituti paralleli qualora il numero dei nominati lo permetta.

2 PARI OPPORTUNITA’ PER LE MINORANZE
Se è vero che anche qui lo statuto prevede certe regole in materia di tutela delle minoranze è altrettanto vero che tali regole si sono dimostrate spesso facilmente aggirabili pur rispettando la lettera della norma; si tratta quindi di rendere ineludibili tali regole tramite alcuni semplici meccanismi regolamentari o statutari:
– Omogeinizzare tutte le procedure elettive, utilizzando le stesse norme per tutti i livelli associativi; in pratica, elezione diretta del presidente provinciale direttamente nelle assemblee provinciali, presentazione obbligatoria ad ogni livello di liste che comprendano il presidente e i membri del consiglio che lo sostengono. Per le sezioni per esempio si dovrebbero presentare due o più liste che indichiino il presidente e la maggioranza dei consiglieri a lui collegati, non più liste comprendenti solo i consiglieri candidati in numero pari al numero di consiglieri previsto.

Si propone di rendere maggiormente stringenti le incompatibilità di carica tra i vari livelli gerarchici interni all’associazione e negli enti collegati, al fine di mobilitare il massimo delle forze presenti nell’associazione.

Durante la discussione di questo punto viene sollevata ancora una volta l’opportunità che alcuni ravvedono nel considerare l’incompatibilità come un principio non assoluto ma che va anche contemperato con eccezioni in casi di particolare difficoltà, in specie nelle realtà più periferiche. Comunque si condivide che le incompatibilità assolute restino valide per i livelli apicali nazionali e regionali di uici e delle associazioni in qualche modo collegate e degli istituti emanati da uici, almeno per quanto riguarda presidenze e consigli, e la presenza reciproca sia soltanto quella eventualmente prevista negli statuti. specifici.