I ciechi possono fare i fisioterapisti, di Alfio Pulvirenti

Autore: Alfio Pulvirenti

Il giorno 20 settembre, in occasione della ventiduesima edizione del premio “Louis Braille”, Mario Barbuto attribuiva il riconoscimento a Valeria Golino, interprete principale nel film “Il colore nascosto nelle cose”. Il presidente ha motivato l’attribuzione del premio, affermando che l’attrice ha interpretato bene il personaggio non vedente. Il regista, Silvio Soldini ha riferito che il film traeva ispirazione da una sua esperienza personale di cura, praticata da un Osteopata non vedente, da cui ha tratto beneficio per il proprio stato di salute.

Ad ascoltare quanto riferito dal regista c’era, fra i presenti in platea, Concetta De Marinis, Presidente dell’Associazione dei Fisioterapisti, Lazio.

È interessante notare che fra i non vedenti vengono praticate molte professioni, anche innovative e questo pure grazie agli ausili concessi dalla tecnologia in continua evoluzione ma il personaggio creato da Soldini è un Osteopata. La professione di Fisioterapista, in precedenza del Massofisioterapista e domani, forse, dell’Osteopata, è una delle due professioni più antiche che vengono esercitate dai ciechi.

Dal mondo accademico echeggia ancora, anche se in modo monotono, il pregiudizio sulla possibilità che i ciechi possano studiare fisioterapia e esercitare la professione di Fisioterapista. Per contrastare questa tendenza l’Associazione Nazionale Fisioterapisti e gli uomini che rappresentano le diverse espressioni della cultura  appoggiano l’UICI nella difesa dei diritti dei ciechi e degli ipovedenti di porre a frutto le molteplici potenzialità a beneficio proprio e della società su cui ricade il loro contributo.