Genitorialità e figli con disabilità visiva in età adolescenziale, di Giovanna Virga

Autore: Giovanna Virga

Nel numero di oggi ci occuperemo di adolescenza, facendo una panoramica dei compiti evolutivi che i ragazzi devono affrontare in questo periodo della vita, prove rese ancora più difficili dalla presenza di un deficit visivo.

L’adolescenza rappresenta un periodo di passaggio, caratterizzato da profonde trasformazioni di carattere fisico e psicologico, che conducono alla maturità, propria dell’età adulta. L’inizio è facilmente riconoscibile dai cambiamenti corporei che contraddistinguono i nostri ragazzi, la fine è più difficile da individuare, in quanto spesso è sempre più prolungata nel tempo.
Gli obbiettivi da raggiungere, grazie a profondi cambiamenti interiori, sono la strutturazione della personalità, la costruzione di una identità personale e sessuale, l’organizzazione di un immagine di sé, obbiettivi questi, comuni sia ai ragazzi non vedenti che ai loro coetanei vedenti. Questo periodo di separazione dai genitori e di individualizzazione , è più sofferto nei ragazzi non vedenti, in quanto il passaggio all’adolescenza, comporta l’acquisizione di una maggiore autonomia di pensiero, sociale e personale, e l’esperienza di un ambiente non familiare, più ampio e più difficile da controllare.
Se da un lato , i genitori, hanno il desiderio di vedere crescere i propri figli, dall’altro, li preoccupano le difficoltà e i pericoli, proprie di un mondo, difficile da controllare. Per loro, infatti, i figli non sono in grado, in quanto ciechi, di prevedere in modo anticipatorio l’ambiente che li circonda, inoltre, nei genitori riaffiorano i timori che i propri figli possano non farcela ad affrontare questa delicata fase della loro vita, in loro emerge la paura che il proprio figlio in quanto cieco , non possa gestire in modo adeguato la propria sessualità oche la loro figlia cieca, non possa avere una sufficiente capacità attrattiva.
Da un reciproco sguardo passa gran parte della carica attrattiva, l’occhio e lo sguardo sono le principali zone erogene, ma non tutta la carica seduttiva passa attraverso la vista. Anche la melodia di una voce, le parole e i silenzi, sono un buon canale seduttivo. La costruzione dell’identità personale e sessuale segue gli stessi principi fisici e psicologici sia dei ragazzi ciechi , che dei loro coetanei vedenti. Le differenze sono legate alla storia di ogni individuo , alle sue caratteristiche personali e familiari e non sono da attribuire alla cecità in quanto tale, quanto piuttosto al significato che ognuno di noi dà ad essa. IL passaggio dei figli all’età adolescenziale, determina nei genitori , desideri, aspettative, ma anche ansie , paure e preoccupazioni , che spesso ostacolano la formazione di una personalità forte, prolungando il desiderio di dipendenza dei propri figli. I genitori pensano che il loro figlio in quanto cieco , sia più esposto , più sensibile ai pericoli del mondo esterno, e per questo vada protetto. Proteggere i nostri figli è corretto, ma iperproteggerli è un meccanismo di difesa messo in atto dai genitori, che non aiuta i nostri figli a crescere , inibisce e limita la crescita stessa. I genitori non devono allearsi con il desiderio di dipendenza dei figli, prima li aiutano a sperimentare il mondo esterno, imparando ad entrare in relazione con questo, migliore sarà il rapporto con il gruppo dei pari, confrontandosi con esso, infatti, si facilita la formazione dell’immagine di sé .La maturità psichica ,è uno strumento indispensabile che gli adolescenti devono conquistare, grazie al quale è possibile imparare a conoscere le cattive amicizie ei pericoli , in modo da evitarli: il canale visivo è importante in questo percorso di riconoscimento, ma spesso i pericoli si nascondono dietro mentite spoglie, difficilmente riconoscibili, anche per i ragazzi vedenti. Imparare a conoscere le proprie potenzialità, competenze e fare i conti con i propri limiti, questa è un operazione dolorosa, ma necessaria per la crescita. Il dolore che deriva da questo confronto e adattamento interiore con il problema visivo, comporta la presa di coscienza , spesso sofferta, ma questa sofferenza, , non è così terribile, , ma gestibile . I genitori, devono aiutare i propri figli a comprendere che un rifiuto da un gruppo, non deve essere vissuto con solitudine e chiusura in se stessi, ma capire che ci sarà sempre un altro gruppo , un altro ambiente migliore.
Vivere queste esperienze è indispensabile , un occasione di crescita personale , che facilita la costruzione di una personalità capace, di affrontare il conflitto tra vittorie e sconfitte, risorse e limiti, tra ciò che si può fare e ciò che non si può fare a causa della disabilità visiva.
È necessario , pertanto, offrire ai genitori , uno spazio di riflessione e di confronto, nel quale leggere i bisogni e le necessità dei figli adolescenti, nel percorso di costruzione dell’identità personale e sessuale offrendo loro un occasione di crescita nel quale imparare a convivere e ad adattarsi quotidianamente alle conseguenze della disabilità visiva, trovando le opportune strategie per far fronte al conflitto tra desiderio di autonomia dai genitori da una parte, e bisogno di dipendere da questi , dall’altra..
La diversità e le differenze sono un valore da sfruttare e su cui fondare il proprio senso di ’identità ,la disabilità visiva, è solo una parte della personalità dei ragazzi, una sua caratteristica, e non rappresenta la sua totalità :è una parte problematica della sua vita, ma non è l’intera sua esistenza. Occorre lavorare sui punti di forza dei ragazzi, valorizzare le loro risorse, al fine di mettere in atto strategie valide nel processo di strutturazione della propria identità personale e sessuale.

Dott.ssa Giovanna Virga –
Psicologa dell’Equipe socio – medico –psico – pedagogica dell’Istituto dei Ciechi “I. Florio e A. Salamone” di Palermo. Componente del gruppo di lavoro per il Sostegno Psicologico ai Genitori dei ragazzi ciechi e ipovedenti.
Email: virgagiovanna@alice.it