Pubblichiamo un articolo inviato e sollecitato da Massimo Vita e la
successiva replica del Presidente Nazionale.
Democrazia e partecipazione, di Massimo Vita
L’Unione è di tutti
Per farla vivere ci vuole trasparenza
Da tempo non scrivo alla stampa associativa per tante ragioni ma due argomenti hanno attirato la mia attenzione e spero stimolino un reale dibattito associativo.
La ristrutturazione della sede nazionale e il fitto di via Belsiana.
Due temi apparentemente tranquilli ma che a mio avviso necessiterebbero di una attenzione di tutta l’associazione.
I locali di via Belsiana, si dice, siano stati affittati a una cifra esigua ma quello che più mi pare inconcepibile è che non risulta essere stata fatta una gara pubblica per il loro affidamento.
Da molto tempo si discuteva se non fosse stato meglio riservare qui locali ai dirigenti che frequentano Roma e all’improvviso si fittano a un privato senza alcun avviso pubblico come fu fatto per gli ex locali dell’I.Ri.Fo.R.
Spero di avere informazioni sbagliate perché se fossero giuste ci troveremmo difronte a una scelta poco rispettosa di tutti i principi di trasparenza e di buona amministrazione.
Molto più grave è la faccenda della ristrutturazione dei locali della sede nazionale in via Borgognona.
Ho visto i documenti pubblicati sul sito ma in essi non compare alcuna delibera che li approva e mi chiedo come mai.
Forse la direzione non li ha visionati?
Dalle tavole che mi sono state descritte da un amico tecnico si evince, per esempio, che il salone delle riunioni viene drasticamente ridotto a favore di locali adibiti ad appartamento.
Scompare la stanza che oggi ospita il direttore generale e non si capisce come mai si estende l’appartamento oggi riservato al presidente e si continuano a spendere soldi per ospitare i dirigenti negli alberghi.
Dopo la ristrutturazione si dovrà risolvere anche la questione della residenza del direttore generale.
Allora, non era meglio e più conveniente ospitare tutti in via belsiana lasciando tutta la sede nazionale agli uffici?
Come si può continuare a svolgere le attività formative e le riunioni collegiali senza una sala idonea?
Spero, sinceramente, che il presidente nazionale e i componenti della direzione vogliano fugare i miei dubbi ma allo stesso tempo invito i colleghi presidenti, i componenti della direzione e del consiglio nazionale a far sentire la propria voce.
A conclusione vorrei sapere se corrisponde al vero che il componente della direzione Lapietra si è opposto alle scelte del presidente.
Amiche ed amici, salvaguardare la partecipazione democratica e la trasparenza è prezioso se non si vuole assistere al declino della nostra associazione.
Massimo Vita
La psicosi del dibattito, di Mario Barbuto
Chiedo scusa ai lettori e ai nostri soci se rispondo alle sollecitazioni che mi sono giunte il 14 agosto scorso. La risposta, infatti, rischia di essere lunga e sicuramente noiosa.
Formulo tuttavia qui una promessa solenne: non accadrà mai più.
Non accadrà mai più che il Presidente debba sentirsi in obbligo di rispondere di qualsiasi attività associativa a ogni soffiar di vento, a ogni sorgere di curiosità più o meno giustificata di chiunque, soprattutto quando il vento soffia e la curiosità insorge il 14 di agosto. Sono infatti previsti nel nostro Statuto tempi, Organi, procedure, modalità e sedi per rispondere di ogni atto compiuto e delibera adottata, senza doversi piegare sempre e comunque a chi è posseduto dalla sindrome del dibattito che diviene sovente psicosi da dibattito.
In questa lunga narrazione, partiamo da una semplice sequenza temporale:
le attività della Sede Nazionale, come noto e comunicato urbi et orbi, sono sospese dal 16 al 20 agosto per un brevissimo periodo di ferie. La struttura pertanto chiude venerdì 13, ultimo giorno lavorativo e riapre lunedì 23, primo giorno di ripresa.
Il Presidente, assolte le ultime incombenze preferragostane tra le quali il sopralluogo di nove ditte in vista della loro partecipazione alla gara di appalto per i lavori di risanamento della sede in via Borgognona, l’incontro con il sottosegretario all’Istruzione Rosario Sasso, l’esame e autorizzazione di 45 progetti della campagna “La prevenzione non va in vacanza” e di 74 progetti di “Ri-Gioco la mia parte”, la conclusione della fase di formazione dei volontari del Servizio Civile Universale, l’accoglienza all’On. Matteo Salvini in visita al nostro Centro polifunzionale di Cosenza, la presenza a uno degli eventi della prevenzione della cecità e altro ancora, la mattina di venerdì 13 agosto, finalmente, ritiene di poter dare inizio ai suoi dieci giorni di ferie estive.
Ritiene! Ma si sbaglia! Perché ancora una volta non ha fatto i conti con la sindrome da dibattito. Quella che colpisce a periodi alterni il nostro amico presidente della sezione territoriale di Siena Massimo Vita il quale, non il 13, bensì proprio il 14 agosto, per augurare buone ferie e sereno riposo, mette insieme e fa circolare un testo al veleno, allo scopo, dice lui, di suscitare e animare il dibattito. Sempre quel dibattito che Massimo nostro scrisse di voler suscitare circa un anno fa, quando si dimise inaspettatamente da vicepresidente nazionale dell’Irifor, mentre infuriavano gli effetti più pesanti della pandemia, nel pieno delle celebrazioni del centenario, a quattro mesi dal Congresso, dopo aver ricoperto la carica per circa quattro anni e mezzo, con pieni poteri operativi e gestionali da me conferitigli nella più totale fiducia e convinzione. Quel dibattito tanto invocato, dal quale tuttavia Massimo risultò pressoché assente nelle assemblee precongressuali, nei cinque seminari tematici di preparazione e nel Congresso stesso, dal quale però lo tenne lontano forse anche l’insorgere di un grave problema familiare. Quel dibattito, dunque, al quale non prese parte, chiedendomi invece, prima in via confidenziale, successivamente in forma pubblica, di essere proposto alla carica di presidente del Congresso, salvo poi propagandare la teoria di astenersi dal voto per l’elezione delle cariche associative nazionali: presidente e ventiquattro Consiglieri.
Ancora alcune settimane or sono, Massimo nostro, sempre in via confidenziale, mi ha chiesto di far parte del prossimo consiglio di amministrazione della biblioteca di Monza. Ed ecco, puntuale, come l’altra volta, dopo breve tempo, la sua uscita pubblica: allora per propugnare l’astensione dal voto in Congresso, ora per tornare a invocare ossessivamente il dibattito, per sapere se l’immobile di via Berlsiana in Roma è stato affittato mediante avviso pubblico e se la ristrutturazione di via Borgognona è stata stabilita secondo un regolare iter deliberativo.
Potevi, caro Massimo, semplicemente scrivermi.
Come cerco di fare sempre e con tutti, pur nei limiti del mio tempo, ti avrei risposto e sarei stato ben felice di darti ogni utile chiarimento con dati e documenti alla mano.
Invece no!
Il 14 agosto, Massimo Vita diffonde un documento velenoso e insinuante, lo distribuisce a destra e a manca, minaccia di mandarlo, come dice proprio lui, testuali parole di un suo messaggio vocale, “all’universo mondo se non sarà inserito nel Giornale On Line”, facendo finta di dimenticare un piccolo, insignificante dettaglio: dal 14 al 22 agosto, anche l’ufficio Stampa, come tutta la Sede Nazionale, rimane chiuso per quella settimana di ferie.
Ora siamo al 23, caro Massimo, ed ecco pubblicato il tuo documento al fiele. Parola per parola. Con tutte le insinuazioni e illazioni delle quali è infarcito. Non già per aver ceduto alle tue minacce, ma semplicemente perché da quando faccio il Presidente, qui si pubblica tutto, in piena democrazia e trasparenza, senza tuttavia restare prigionieri della psicosi del dibattito o di quello che dietro questa psicosi si vuole mascherare e nascondere.
Ecco, caro Massimo, chi ti informa o ti rigira messaggi a te non destinati, ti ha forse detto che io ti avrei “screditato”, parole tue. Io, invece, nel condividere il tuo capolavoro con i componenti della Direzione, semplicemente affermavo – e affermo tutt’ora – che sono proprio questi tuoi comportamenti ondivaghi e volatili che rischiano purtroppo di screditarti.
Sei tu, temo, il carnefice e la vittima di te stesso.
Veniamo ora alle invocate risposte che, ribadisco, non sarebbero affatto dovute in questa sede.
Esse sono comunque semplici, limpide, trasparenti.
In primo luogo, rassicuro te e tutti che non vi è alcun dissenso e tanto meno opposizione in seno alla Direzione Nazionale, né credo, come tu insinui, che Peppino Lapietra voglia farsene alfiere e bandiera. In merito, i componenti della Direzione stessa potranno confermare in ogni momento questa mia affermazione.
La Direzione, per altro, a rigore di Statuto, viene proposta al Consiglio Nazionale direttamente dal Presidente e, una volta nominata, ne costituisce il supporto e il sostegno.
Veniamo piuttosto alla questione dell’affittanza e dell’avviso pubblico, pur dovendo io qui precisare che scrivo supportato soltanto dalla mia memoria, poiché, appunto mentre scrivo, non sono in grado di consultare documenti e dati, considerato che rientro a Roma lunedì pomeriggio 23 agosto.
Qualcuno, molto opportunamente, ha già ricordato come non vi siano disposizioni regolamentari in materia di locazione che prevedano procedure di avviso pubblico; di conseguenza, le sezioni e le sedi regionali che amministrano patrimonio immobiliare associativo, pertanto, mai provvedono ad affittare mediante avviso pubblico, preferendo piuttosto la via dell’assegnazione diretta.
Nel 2016, messa fine su mio impulso personale allo scempio finanziario, economico e organizzativo di una sede Irifor nazionale posta in via del Tritone, abbiamo proceduto ad affittare quei locali, mediante avviso pubblico. La società prescelta, Tritone Immobiliare, proponeva un affitto con clausole di incremento che dovevano scattare man mano che i tre piani dell’immobile venivano ristrutturati e messi in opera, con tempi ben determinati e fissati. Ma ahimé, quei tempi, purtroppo, venivano sistematicamente disattesi e i relativi incrementi di canone, naturalmente dilazionati e posticipati il più possibile.
Con l’avvento della pandemia, poi, non abbiamo più visto canoni tra aprile e dicembre 2020, mentre per il 2021 siamo stati costretti a rinegoziare gli importi mensili, riducendoli del 50 percento. Nel contempo abbiamo fin qui resistito ai tentativi della Tritone Immobiliare, per convincerci a vendere l’immobile di via del Tritone mediante permuta e consentire loro di entrarne in possesso, attuati con il pretesto di essere costretti dalla crisi a continuare a canone dimezzato anche per il 2022 e chissà per quanto tempo ancora.
Vai a fidarti dei partners trovati con avviso pubblico!
In tempi precedenti alla mia presidenza, dismesse le attività del CNT, anche via Belsiana venne posta in affitto mediante avviso pubblico. La proposta più favorevole venne da una società che aprì una sorta di
B and B di fascia alta con cinque camere da letto. Questa, infatti, è la capienza massima dell’immobile.
Dopo breve tempo, la società cedette il contratto ad altra entità che provvide, a nostra totale insaputa, a eseguire ulteriori lavori di ammodernamento con l’installazione di grandi vasche idromassaggio in alcune camere.
A seguito di un controllo, venne notificato all’Unione un verbale di infrazione da parte dei vigili urbani del comune di Roma, quale conseguenza della esecuzione abusiva di quelle installazioni. Al verbale avrebbe dovuto seguire, da parte nostra, una denuncia per l’esecuzione di lavori non autorizzati, ma nessuna sollecitazione giunse allora in tal senso al Presidente né da parte della Segreteria Generale, né della Direzione Generale.
Quel verbale, nel frattempo, proseguì il proprio iter e venne in mano all’autorità giudiziaria la quale formulò una imputazione penale personale nei confronti del sig. Mario Barbuto per aver messo a rischio l’incolumità e la sicurezza pubblica.
Alcuni mesi fa, è giunta, finalmente, la sentenza di assoluzione del tribunale di Roma, dopo un calvario durato circa tre anni, tante preoccupazioni e consistenti oneri di ogni genere.
Il pagamento dei canoni di affitto, intanto, era stato interrotto da tempo, ma i locali di via Belsiana restavano per noi indisponibili dato il prolungarsi della vicenda giudiziaria, mentre si dovette provvedere anche, a nostre spese, al ripristino delle condizioni strutturali precedenti, alterate dai lavori non autorizzati.
Solo da un paio di mesi l’immobile è ritornato nella nostra piena disponibilità, rimanendo comunque circa 60 mila Euro di canoni non riscossi che si hanno fondatissime ragioni di ritenere non verranno incassati mai più.
Evviva le affittanze mediante avviso pubblico!
Nella riunione di Direzione, credo nel giugno scorso, ho formulato la proposta di procedere con assegnazione diretta, accolta, compresa e condivisa all’unanimità, fondamentalmente per tre ragioni principali:
- Gli oneri elevati e privi di reale convenienza di una eventuale destinazione dell’immobile per i dirigenti;
- La necessità di valorizzare il bene, mediante un impiego efficace, opportuno e redditizio, pur in un contesto molto problematico del Paese, dovuto alla persistente pandemia e alle conseguenti incertezze del mercato;
- La difficoltà di reperire operatori affidabili, per non trovarsi a ripercorrere il cammino rischioso del recente calvario vissuto dall’Unione e personalmente da chi scrive.
Un uso diretto delle cinque stanze per accogliere i dirigenti potrebbe soddisfare la richiesta di tre, quattro persone, non di più, considerata la presenza degli accompagnatori. Le stanze resterebbero inutilizzate e prive di redditività per molti giorni dell’anno; i costi per la manutenzione, la biancheria e le pulizie risulterebbero alti, a fronte di un risultato non sempre garantito ai livelli migliori; il reclutamento e la gestione del personale necessario a provvedervi, comporterebbe per l’Unione un aggravio di oneri e responsabilità. Continua pertanto a rimanere più conveniente la sistemazione dei dirigenti nei loro giorni di presenza a Roma, stimati in una quarantina l’anno, presso le numerose sistemazioni alberghiere dei dintorni, le quali offrono quasi sempre soluzioni a costi molto contenuti. Senza dimenticare, inoltre, che potrebbe essere definito a latere del contratto, un accordo a speciali condizioni per l’uso di qualche camera della stessa via Belsiana.
Il canone di affitto concordato per via Belsiana, per il primo anno è pari a 18 mila Euro ai quali si aggiungono ulteriori diecimila Euro di sponsorizzazione del Premio Braille, per un totale di 28 mila Euro annui, pari a un canone mensile di oltre 2.300 Euro. Si tenga conto che gli ultimi canoni pre pandemia, per altro mai riscossi, come accennato prima, erano pari a circa 3.200 Euro. Negli anni seguenti sono previsti incrementi progressivi del canone, fino a giungere, credo nel 2025, a una corresponsione aggiuntiva percentuale sugli utili di gestione. Da subito, inoltre, l’affittuario si fa carico di tutte le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, ivi compreso il necessario adeguamento e abbellimento delle camere per offrire un’accoglienza di livello superiore.
L’affittuario è un prestigioso operatore turistico di Paestum già impegnato da anni con le nostre strutture territoriali e regionali della Campania, dall’aprile 2016 socio onorario della nostra Associazione. Persona, dunque, di assoluta affidabilità, rientrante senza ombra di dubbio tra gli “amici dell’Unione”. Coloro che certo non agirebbero mai in modo abusivo per farti finire dinanzi a un tribunale penale.
Nel tirare le somme di questa vicenda triste, dunque, possiamo concludere che i due affidamenti conferiti con avviso pubblico hanno condotto a perdite finanziarie notevoli, non ancora finite, oltre a cause civili e penali con il rischio concreto di una condanna per il sottoscritto. Rischio che personalmente non intenderei correre mai più.
Quando penso invece ai due affidamenti diretti di questi ultimi sei sette anni, uno a Olympic Beach per Tirrenia, uno allo Studio legale Carta e in seguito ad altra società per un ufficio a Roma, rafforzo la mia convinzione che affidabilità e certezza valgono ben di più di qualche Euro offerto a volte da operatori spregiudicati e senza scrupoli, a rischio di vedere presto l’intero canone dimezzato o addirittura azzerato, per non dire delle conseguenze peggiori da noi vissute che abbiamo già riassunto qui in precedenza.
Questa mia convinzione è stata condivisa e fatta propria da tutti i componenti della Direzione Nazionale che voglio ringraziare ancora una volta anche qui, per la sensibilità e la solidarietà verso il proprio Presidente.
E infine veniamo alla ristrutturazione della sede di via Borgognona 38 e 42 che forse dovremmo più precisamente definire risanamento, recupero, considerate le condizioni di degrado strutturale in cui versano da anni i locali, soprattutto in alcune aree. Del resto, chi ha avuto occasione di venire in via Borgognona, già ben conosce e ricorda i pavimenti irregolari e traballanti, i vetri tintinnanti, i solai pericolanti, gli elementi di riscaldamento e raffrescamento rumorosi all’inverosimile, nonché provvisti, ufficio per ufficio, di apposita bacinella di raccolta dell’acqua di scolo, da sostituire varie volte al giorno. Per non dire delle condizioni indecorose delle porte, dei servizi igienici, degli impianti elettrici tutti fuori traccia o canalizzati mediante centinaia di metri di canaline plastiche posate a parete e a pavimento.
Dunque che vi fosse e vi sia l’esigenza di un lavoro profondo di recupero strutturale, del resto mai realizzato, pare a me e “all’universo mondo”, come dice Massimo Vita, questione evidente e indilazionabile. Tanto più che le attuali norme straordinarie di rilancio dell’edilizia consentono ora, e fino al 30 giugno 2022, un significativo recupero di alcune categorie di spese.
Fin dal 2010 erano state accantonate risorse destinate alla ristrutturazione straordinaria della Sede, poi distratte dallo scopo e impiegate nel 2011 per risanare un bilancio altrimenti negativo per il secondo esercizio consecutivo che avrebbe comportato un rischio concreto di commissariamento dell’Unione da parte dello Stato. Faccenda triste e amara che qui non mette davvero conto di rievocare nei dettagli.
Vennero poi anni bui! Quelli della cassa integrazione per i dipendenti e delle risorse finanziarie ridotte al lumicino in legge di bilancio, con ripetuti e risicati salvataggi grazie a provvedimenti straordinari della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dal 2015, ripristinate finalmente le risorse assegnate all’Unione dal Parlamento, progressivamente incrementate negli anni seguenti fino al 2021, abbiamo avviato un’opera di accumulazione volta a ristabilire le risorse da destinare finalmente alla ristrutturazione della sede che diveniva di giorno in giorno sempre meno rinviabile.
All’inizio di quest’anno, dopo aver vissuto pericolosamente una pandemia, celebrato il centenario di fondazione, svolto il Congresso, insediato gli Organi e dato un assetto organizzativo alle attività della dirigenza nazionale, nel mese di febbraio ho chiesto all’Arch. Giulia Quintiliani e ai suoi collaboratori e consulenti tecnici di predisporre un piano di ristrutturazione e un capitolato di appalto per assegnare i lavori che interesseranno in modo pesante la nostra sede, temo almeno per un anno, con conseguenti disagi soprattutto per noi che la viviamo e frequentiamo giorno per giorno.
L’arch. Quintiliani, professionista di alto livello e di sicura affidabilità, segue l’Unione da oltre vent’anni, occupandosi di tutte le problematiche strutturali e delle misure relative alla sicurezza degli immobili e degli uffici.
In occasione di una ristrutturazione tanto profonda avevo provato a immaginare una sede più nuova e più bella, luminosa, ariosa, nutrita di spazi di lavoro comuni, ampi e fruibili nel quadro di una concezione più moderna dell’organizzazione e gestione degli uffici e dei servizi. Via tutte quelle porte chiuse e quei corridoi bui e deserti che improntano oggi la struttura, concepita e vissuta ancora come un ufficio ministeriale di vecchio stampo.
Dopo approfonditi sondaggi e accertamenti strutturali che hanno interessato la sede per due o tre settimane, il responso purtroppo infrangeva buona parte dei miei desideri, poiché rivelava una abbondante presenza di pareti portanti non eliminabili che obbligano a una rimodulazione degli spazi non tanto ampia quanto avrei desiderato realizzare. Qualcosa, tuttavia, sarà possibile fare, collegando alcune attività d’ufficio che ora sono circoscritte in stanze diverse e separate, con relativi disagi, perdite di tempo e di efficienza nella esecuzione del lavoro. In contemporanea, infatti, ho avviato un ripensamento radicale della nostra organizzazione d’ufficio e del modo di lavorare e gestire pratiche, attività e servizi, approfittando anche della revisione in corso delle procedure d’archivio e protocollo, condotta insieme ai tecnici della ditta fornitrice del software, una tal “Pro. Digi” di Siena, non prima però di aver dovuto chiudere in via bonaria una controversia assai pericolosa che ci avrebbe esposto in tribunale a gravi rischi di soccombenza.
La ricomposizione dei diversi settori di lavoro e conseguentemente le opere di ristrutturazione si fonda dunque sul princìpi organizzativi della unificazione delle competenze disponibili, della comunicazione circolare permanente tra settori e soprattutto tra le risorse interne a ciascun settore, della semplificazione dei procedimenti con relativa eliminazione di gerarchie obsolete e ridondanti che appesantiscono i processi lavorativi.
Le modifiche strutturali saranno, purtroppo, minime, ma si potrà procedere comunque a una parziale ricomposizione degli uffici, alla collocazione ergonomica delle postazioni di lavoro, equipaggiate con apparati elettrici, connessioni internet e strumenti di comunicazione video e audio; all’ampliamento, messa a norma e miglior fruizione dei servizi igienici per il personale, i dirigenti e i visitatori; alla creazione di spogliatoi e deposito per il personale ausiliario; alla istituzione di una sala comune di ristoro e pausa pranzo per tutto il personale e i dirigenti, dotata dei dispositivi e dei comfort maggiormente in uso. Verrà eliminata la cosiddetta “cucina”, nonché ogni traccia di permanenza notturna di chicchessia all’interno della struttura che deve divenire definitivamente complesso moderno di uffici, un centro di servizi efficiente e funzionale, senza alcuna velleità di accoglienza pseudoalberghiera.
In aprile la Direzione ebbe modo di esaminare e approvare, con un solo voto di astensione, il progetto e l’incarico agli architetti professionisti per la stesura del disciplinare e capitolato tecnico necessario al Presidente per l’indizione della gara d’appalto. In quella circostanza, il componente Lapietra manifestò appunto la propria astensione, motivata, a suo avviso, dalla mancanza dei dettagli di ricomposizione ufficio per ufficio e soprattutto da paventate complicazioni d’ordine condominiale. In verità, gli architetti avevano iniziato un lavoro di costruzione tridimensionale delle mappe dei due piani, che non erano però riusciti a portare a compimento, ma che dava già anche ai meno avvertiti conoscitori degli spazi un’idea molto concreta delle opere previste, proprio perché, lo ripeto ancora una volta, le modifiche strutturali eseguibili sono minime.
In questo quadro, per consentire al Presidente la fruizione della propria area dedicata, oggi praticamente invivibile, conferendole quella necessaria funzionalità e dignità abitativa, il progetto prevede la riapertura di una porta d’accesso già esistente e ora murata sul pianerottolo esterno del civico 42 e la realizzazione di una parete di separazione dal resto dei locali della sede. Per recuperare all’area riservata all’accoglienza del Presidente una stanza e una finestra oggi del tutto mancanti, inoltre, sarebbe previsto il restringimento del salone Enzo Tioli per una superficie di circa quindici metri quadrati.
Dal 2014, anno della mia elezione a Presidente, il salone ha ospitato forse un paio di riunioni del Consiglio Nazionale, varie sessioni di esami ECDL con sei, otto partecipanti, alcuni eventi di portata un po’ più ampia e ultimamente le riunioni allargate on line via Zoom, grazie all’installazione di un apparato tecnico dedicato ad alte prestazioni. Ma nessuna attività formativa.
Ho dato il mio assenso a inserire la variante nel progetto considerato che rispetto alla situazione attuale, l’edificazione della parete sottrarrebbe non più di sei posti a sedere, consentendo comunque lo svolgimento di tutte le attività sopra citate, ivi comprese eventuali sedute del Consiglio Nazionale. A ogni buon conto, già dalla fine di luglio, ho concordato con i componenti della Direzione a procedere a un esame di dettaglio della variante ed eventualmente a cancellarne l’attuazione ove si dovesse ritenere di dare maggiore importanza e superiore priorità a un po’ di spazio in più per una ipotetica riunione del Consiglio, comunque effettuabile, piuttosto che offrire una condizione abitativa dignitosa e vivibile alla presenza pressoché quotidiana del Presidente a Roma.
Dal 3 al 5 settembre prossimo, in un ritiro di tutti i componenti della Direzione presso una struttura monastica nei dintorni di Roma, all’interno della fitta e corposa agenda di lavori, troveremo di certo dieci minuti per esaminare serenamente l’ipotesi e decidere in piena coscienza e assoluta libertà individuale.
La Direzione di luglio, visto il disciplinare di gara, ha approvato all’unanimità la costituzione della commissione che provvederà all’aggiudicazione, prevista per il 31 agosto prossimo, con le seguenti modalità:
Le offerte pervenute saranno sottoposte all’esame della Commissione che provvederà a:
- Acquisire le password di apertura dei files contenenti le offerte che verranno fornite dagli offerenti soltanto dopo la scadenza dei termini di presentazione, come appresso indicato;
- Eseguire una verifica preliminare del rispetto dei termini e delle formalità di presentazione delle offerte e dell’integrità e regolarità dei files pervenuti;
- Controllare la documentazione presentata, inclusa attestazione di avvenuto sopralluogo, e procedere all’ammissione delle ditte la cui documentazione risulti regolare;
- Provvedere all’apertura dei files contenenti le offerte economiche;
- aggiudicare l’appalto, sulla base del ribasso percentuale maggiore, più prossimo al valore determinato dalla media aritmetica dei ribassi percentuali di tutte le offerte ammesse, con esclusione del venti percento, rispettivamente, delle offerte di maggior ribasso e di quelle di minor ribasso, arrotondando all’unità inferiore.
L’aggiudicazione sarà possibile solo in presenza di almeno cinque offerte ammesse ai sensi del presente disciplinare di gara.
In caso di offerta con più di tre decimali saranno considerati solo i primi tre decimali.
In caso di discordanza tra l’importo in cifre e in lettere, l’aggiudicazione avverrà in base al ribasso percentuale indicato in lettere.
In caso di offerte vincenti a pari merito, si procederà all’affidamento dell’appalto per sorteggio.
La Committente si riserva la facoltà di non procedere all’aggiudicazione se nessuna offerta risulti conveniente o idonea in relazione all’oggetto dell’appalto, ovvero in presenza di meno di cinque offerte ammesse, come prima specificato.
Nelle giornate del 3, 4 e 5 agosto gli incaricati di nove ditte interessate all’appalto hanno effettuato il sopralluogo nei locali della sede, guidati dall’arch.Quintiliani e ora attendiamo l’invio delle offerte che ci auguriamo numerose, fruttuose e convenienti, in modo da procedere senza intoppi all’aggiudicazione, alla quale seguirà un complesso momento di definizione e stipula del contratto e di predisposizione delle varie fasi lavorative che dovranno necessariamente svolgersi per settori distinti e tempi separati, in modo da continuare a garantire sempre, ogni giorno dell’anno, la funzionalità e l’operatività della nostra struttura nazionale.
Durante lo svolgimento di tutta questa complessa procedura, ho sempre sentito forte la vicinanza dei componenti della Direzione e mi sono avvalso in maniera continuativa del sostegno e dell’aiuto concreto della vicepresidente UICI Linda Legname e del vicepresidente Irifor Vincenzo Massa ai quali non ho ancora trovato modo, occasione e tempo di dire grazie. La loro presenza pressoché quotidiana mi ha sollevato da molte incombenze che ho appoggiato sulle loro spalle, dove ho trovato sempre una sponda collaborativa preziosa che ha facilitato il mio lavoro e lo svolgimento delle attività dell’intera struttura associativa nazionale.
Giunto al termine di questa lunga esposizione, nel timore di essere incorso comunque in qualche imprecisione di memoria, sfinito da una fatica espositiva durata almeno un paio di giorni, nel respingere con sdegno ogni insinuazione e illazione, ricordo che l’Unione è sottoposta ogni momento alle verifiche dell’Organo di Controllo, almeno mensilmente alle osservazioni e agli accertamenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ogni anno all’opera ispettiva della Corte dei Conti.
E detto questo, credo di non dover aggiungere altro e di non dover prendere lezioni in materia di trasparenza e regolarità delle procedure, tanto meno da chi si protegge dietro lo schermo un po’ iipocrita del dibattito.
Trasparenza non significa sospetto. Dibattito non vuol dire illazione. Democrazia non è l’equivalente di insinuazione.
Sospetto, illazione e insinuazione, in tempi non tanto lontani, portavano dritto dritto dinanzi al collegio dei probiviri.
Oggi è tutta un’altra vita.
Mario Barbuto
Pubblicato il 23/08/2021.
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