ASSOCIATI PER… CON LA CHIESA AL SERVIZIO DELLA PERSONA
Il XVI Congresso ci ha dato l’occasione, ancora una volta, di sperimentare il valore dell’essere associazione, nella Chiesa, oggi. Un’esperienza di incontro e di ascolto reciproco, di confronto e riflessione comune, di preghiera comunitaria e di progettualità condivisa. Riconosciamo in questo una chiamata del Signore, che ci ha proposto il MAC come una via nel deserto della società consumistica, per camminare insieme verso una terra di libertà nell’amore fraterno.
Questa via per noi è tracciata dalle parole-chiave che abbiamo messo a fuoco nel recente progetto “Raccontarsi”. Queste parole sono: persona, condivisione, reciprocità, inclusione, promozione. Esse ci orientano nel realizzare la nostra missione associativa: formare e promuovere persone, famiglie e comunità in presenza della disabilità.
Più che mai sentiamo questa via come un’alternativa all’individualismo che ci circonda e che sempre minaccia anche noi.
Sentiamo la gioia di partecipare, in questo modo, al cammino di tutta la Chiesa, guidata da Papa Francesco, in una ritrovata sintonia con lo spirito del Concilio Vaticano II.
Proprio il Concilio, nel Decreto sull’apostolato dei laici, ci dice:
“L’apostolato associato corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si mostra come segno della comunione e dell’unità della Chiesa in Cristo che disse: «Dove sono due o tre riuniti in mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20) … L’apostolato associato è di grande importanza anche perché sia nelle comunità ecclesiali, sia nei vari ambienti, spesso richiede di essere esercitato con azione comune. Infatti le associazioni erette per un’attività apostolica in comune sono di sostegno ai propri membri e li formano all’apostolato, ordinano e guidano la loro azione apostolica, così che possono sperarsi frutti molto più abbondanti che non se i singoli operassero separatamente” (n. 18).
In questa nostra assemblea è risuonata più volte l’esigenza di ridare slancio all’esperienza associativa, favorendo la partecipazione di tutti, in particolare delle famiglie, dei giovani e delle persone vedenti. Per questo ci siamo impegnati ad elaborare proposte da sperimentare nei nostri gruppi.
Un’altra esigenza che è emersa chiaramente è quella di semplificare gli adempimenti organizzativi dell’associazione, perché possa rispondere meglio alle sue finalità.
La parola e l’esempio di Papa Francesco ci hanno provocato a prendere nuovamente coscienza della nostra vocazione ad essere un movimento “apostolico”, che cioè partecipa della apostolicità della Chiesa. Questa salutare “provocazione” l’abbiamo ricevuta nell’ultima veglia di Pentecoste che il Papa ha dedicato in particolare ai movimenti ecclesiali, quando ha detto:
«Non chiudersi, per favore! Questo è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con coloro con i quali pensiamo le stesse cose… ma sapete che cosa succede? Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala. (…) La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. Gesù ci dice: “Andate per tutto il mondo! Andate! Predicate! Date testimonianza del Vangelo!” (cfr Mc 16,15)».
Forse i nostri gruppi hanno perso un po’ di questa identità fondamentale, che risale al carisma di Maria Motta e che qualifica la nostra associazione. Con il nostro carisma possiamo essere lievito e sale per far crescere la cultura dell’incontro, della fraternità. Possiamo contribuire a “illuminare la città”. Come? Testimoniando che l’accettazione responsabile del limite e, soprattutto, l’amore fraterno vissuto in presenza del limite stesso fanno crescere la persona e la comunità.
Allora vogliamo riscoprire tutta la ricchezza che c’è in questo carattere “apostolico” del nostro movimento. Vogliamo farlo nella Chiesa, inviata dal Signore Risorto, con la forza dello Spirito Santo, nell’oggi della storia e nelle concrete realtà dei territori delle nostre Chiese particolari. Vogliamo farlo con la guida pastorale dei nostri Presbiteri Assistenti, che ci impegniamo a sostenere nel loro ministero in mezzo a noi, perché possano compierlo in modo fruttuoso per noi e per loro.
Come MAC il nostro compito è di portare il dono specifico dell’associazione, il carisma che Dio ha suscitato in Maria Motta e si è sviluppato nell’arco di circa 85 anni. Portare questo dono per condividerlo con tutta la comunità, non “sovrapponendolo” alla sua vita, ma proponendolo in stile di collaborazione all’interno delle diverse Diocesi e facendo ‘rete’ con altre associazioni. Così che il MAC non sia visto solo come un utile stimolo, ma come parte integrante della comunità stessa e della sua missione. Allora il nostro specifico dono si nota, non si confonde, ma appare come un elemento del tutto che è la comunità.
Ci impegniamo pertanto ad essere più presenti nel territorio, promuovendo l’inclusione e la condivisione nelle comunità, per mettere tutti in condizione di partecipare.
La diocesi e la parrocchia sono il nostro campo di vita e di lavoro: lì vogliamo portare avanti, ben coscienti dei nostri limiti, ma confidando nell’aiuto del Signore, la nostra azione, imparando sempre più a farci prossimo alle persone, specialmente a quelle più emarginate, sole, povere, provate dalla fatica quotidiana.
Al tempo stesso, ci impegniamo a portare avanti con rinnovato slancio la cooperazione con le Chiese dei Paesi più poveri, per la promozione delle persone non vedenti e ipovedenti di quei territori, consapevoli che questo servizio chiede prima di tutto a noi di praticare uno stile di vita personale, familiare e associativo che sia sobrio e solidale.
Per far conoscere di più e meglio il MAC, vogliamo valorizzare tutti gli strumenti che la Provvidenza ci mette a disposizione, in particolare quelli che recentemente sono stati realizzati in attuazione del progetto “Raccontarsi”, sempre ricordando che qualunque strumento, anche il migliore, rimane tale e non può sostituire il contatto e la testimonianza personale.
In questa prospettiva di rinnovamento nella fedeltà alla nostra storia, ci proponiamo anche di aggiornare lo Statuto dell’associazione perché risponda meglio alle esigenze attuali.
La preghiera ha accompagnato i lavori del nostro Congresso, alimentando in tutti la fiducia che Dio non ci lascia soli, ci sostiene con il suo Spirito e sostiene ogni opera iniziata nel suo nome per il bene dei suoi figli; a noi spetta, come ha fatto Maria, la Madre di Gesù e Madre nostra, mettere nelle sue mani il sì, generoso e appassionato, alla missione che il Signore Gesù ci affida anche oggi dentro nel Mac, dentro la Chiesa, nel nostro mondo, per il bene dei nostri fratelli, particolarmente quelli che si trovano, come dice spesso Papa Francesco, nelle periferie esistenziali.