È scomparso il cav. uff. Armando Veronese, primo Presidente dell’Unione Italiana Ciechi di Vicenza
Nella notte tra sabato e domenica scorsi si è spento con grande discrezione com’era suo costume il cav. Armando veronese, lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia, la moglie Milly ed i figli, ma anche nell’Associazione da lui fondata e diretta per tanti anni ed in tutti coloro che ne hanno in qualche modo incrociato l’esistenza.
È difficile sintetizzare in poche righe la personalità di Armando, le sue multiformi passioni, il suo contributo per l’emancipazione dei privi della vista, ma è fondamentale partire da un dato: ne 1950 assieme ad un gruppo di amici ha fondato la sezione di Vicenza dell’Unione Italiana Ciechi. Con pochi mezzi, in un locale che definiva “topaia” in quel di San Marcello, con una mitica segretaria, la signora Maria, ha dato inizio ad un’azione di progressiva acquisizione dei fondamentali diritti umani e civili dei ciechi, fino ad allora posti ai margini della società, al massimo sostenuti dalla pubblica assistenza.
Da allora il suo impegno per la causa non ha mai subito pause o rallentamenti, anzi più passavano gli anni più profondeva tempo ed energie, facendo dell’Associazione la seconda, ma talvolta anche la prima,famiglia. Stupiva per la dedizione, la cocciutaggine, la tenacia con le quali affrontava un impegno, soprattutto relativo al lavoro o alla pensionistica di qualche socio: se doveva parlare con un sindaco o con qualche funzionario pubblico, non chiedeva udienza, ma si piazzava in anticamera per ore, finché l’interessato non lo riceveva.
Quando, all’inizio degli anni ‘70, la presidenza della Sezione vicentina dell’UIC passò nelle mani di un altro grande presidente, il Professor Barausse, rappresentante allora dei giovani, non sbatté la porta, ma si pose disciplinarmente a disposizione , assumendo la carica di vicepresidente e seguendo fino a qualche mese fa un settore particolarmente impegnativo come quello dell’integrazione lavorativa e delle questioni previdenziali.
Aveva una concezione elevatissima della dignità dei privi della vista, per i quali i diritti , soprattutto lavorativi, dovevano essere conquistati con le capacità e le competenze personali e non regalati, ma dai quali pretendeva un rigore morale da seguire non solo nel campo professionale, ma anche nei rapporti familiari e sociali.
Quando un socio conseguiva con queste premesse un posto di lavoro, era festa grande con dolce e spumante, in ufficio, assieme alle sue adorate impiegate Anna ed Elisa, per le quali più che un superiore era un padre affettuoso e premuroso.
Questo è stato il suo grande carisma: un’attenzione verso i soci e le loro esigenze che andava al di là della pura prestazione burocratica, ma che si allargava alla parte umana, personale e familiare di ciascuno, per cui più che membro di un’associazione, ciascuno si sentiva amico e sodale con gli altri, ma soprattutto con lui. Ed il consolidamento di questi legami si concretizzava in pranzi, incontri e viaggi, senza dubbio impegnativi, ma ai quali non ha voluto mai mancare anche in età avanzata, convinto nel valore aggiunto del ritrovarsi e della convivialità.
Accanto a questo amore sviscerato per l’Unione, Armando ha coltivato anche un’altra grande passione,la musica: quella praticata, attraverso l’accompagnamento all’organo delle messe domenicali e la direzione del coro parrocchiale, ma anche quella insegnata, come possono testimoniare decine di allievi, soprattutto non vedenti ,che da lui l’hanno imparata in Braille.
Dobbiamo spendere qualche parola anche per il suo impegno nel Movimento Apostolico Ciechi: socio fondatore del gruppo diocesano di Vicenza, negli anni ’70 dà vita all’attività missionaria in favore dei ciechi dei Paesi poveri del mondo, organizzando giornate di sensibilizzazione in più di 100 parrocchie della diocesi e facendo anche parte della commissione nazionale del relativo settore.
Ci piace ricordarlo sorridente, sempre pronto a dispensare consigli e coraggio per affrontare le sfide di ogni giorno.
Vicenza: I ciechi vicentini hanno perso un altro faro, di Nicola Ferrando
Autore: Nicola Ferrando