Verso Chianciano, prima di Chianciano, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

(Articolo in due puntate: seconda puntata)
Sebbene con un po’ di ritardo sono a scrivere la seconda puntata del mio articolo per parlare soprattutto di congresso, di formazione e di scelta del gruppo dirigente, di criteri e di metodi per arrivare alla elezione dei componenti del nuovo Consiglio Nazionale e del Presidente.
Il Consiglio Nazionale, che secondo me e secondo lo Statuto sociale è l’organo supremo e fondamentale di definizione, di indirizzo, di verifica di tutta la nostra attività associativa, è costituito in maggioranza da membri di diritto, i 21 presidenti regionali, più venti consiglieri eletti dal congresso a scrutinio segreto con votazione esclusivamente di preferenza, fino a un massimo di tredici nominativi per ogni elettore.
Si aggiunge il Presidente Nazionale che del Consiglio è un membro a tutti gli effetti.
I ventuno presidenti regionali rappresentano ed esprimono il territorio e le sue istanze, nel rispetto di un criterio in grado di imprimere una forte impronta di parità geografica sulle scelte complessive del Consiglio.
I venti componenti di natura elettiva, dunque, più che costituire una sorta di rappresentanza regionale aggiuntiva, dovrebbero rappresentare quel nucleo nazionale unitario di elaborazione e di gestione delle attività associative, con una visione complessiva e globale dell’azione, del ruolo e delle funzioni dell’Unione.
Dovrebbero essere, insomma, i venti consiglieri eletti, il gruppo dirigente nazionale primario posto intorno e accanto al Presidente per supportarne le scelte fondamentali, per vagliarne e criticarne l’operato, per sostenerne l’azione e orientarne le strategie.
Ne deriva dunque la necessità di formulare criteri di selezione che, pur tenendo conto della provenienza territoriale dei candidati, prendano in considerazione anche elementi di qualità e di opportunità.
Bene, abbiamo già selezionato tre criteri chiave che possono guidare le scelte dei congressisti elettori:
qualità, opportunità, territorialità.
La qualità si può e si deve valutare sulla base dell’attività già svolta dal candidato o dalla candidata al servizio dell’Unione sul proprio territorio, negli enti e nelle istituzioni che operano in favore dei ciechi, in tutte quelle altre istanze che aiutano ad avere un profilo associativo sufficientemente chiaro e completo della persona alla quale stiamo accordando la nostra preferenza.
L’opportunità si potrà misurare sulla base della disponibilità di tempo e della facilità a presenziare, anche con elevata frequenza; della libertà da altri gravosi incarichi associativi che potrebbero condizionare perfino negativamente scelte e spazi di impegno; dell’esperienza associativa, amministrativa e manageriale maturata.
La territorialità va apprezzata non solo in base alla stretta provenienza geografica, ma soprattutto in considerazione del gradimento manifestato dai nostri dirigenti sezionali e regionali che hanno avuto modo di misurare impegno, competenza, capacità e dedizione dell’aspirante consigliere nazionale.
Su questa base, tanti più saranno i candidati, tanto maggiore risulterà la libertà di scelta dei congressisti, tanto migliore sarà il gruppo dirigente che verrà eletto dal congresso.
Sento pertanto il dovere di incoraggiare quanti lo desiderino a mettersi in gioco e a confrontarsi in modo pubblico, aperto, franco e trasparente, senza aspettare carrozze dorate sulle quali salire per giungere alla elezione in forza di accordi e voti di scambio che avrebbero il solo effetto di mortificare la qualità dei singoli e di imbarbarire il clima congressuale.
Circa le candidature alla presidenza nazionale, nel salutare positivamente quelle già annunciate, che rappresentano comunque una ricchezza per l’Associazione, da Presidente, sento tuttavia il dovere di sollecitare una maggiore concretezza di obiettivi, una più chiara definizione di strategie e una migliore puntualizzazione di strumenti che ogni concorrente intenderebbe adottare, poiché al momento, purtroppo, abbiamo potuto apprezzare ben poco quanto a programmi innovativi, originali, alternativi e soprattutto realistici.
Non basta e non giova l’effluvio di parole accattivanti, né la mera elencazione dei temi che riguardano e coinvolgono la nostra Associazione.
Gli annunci tipo campagna elettorale, troppo somiglianti a quanto siamo costretti ad ascoltare tutti i santi giorni dai politici nostrani, non servono e non aiutano a scegliere; anzi, a volte provocano perfino la pelle d’oca.
Da un candidato presidente in questo nostro prossimo congresso, mi aspetterei di capire innanzitutto per quali ragioni significative di politica associativa ritiene già giunto il momento e il tempo di sostituire la guida attuale, in carica soltanto da pochi mesi.
Mi attenderei di conoscere, da un candidato presidente, quali risultati così terribilmente negativi sarebbero stati conseguiti negli ultimi mesi, tanto da rendere necessario il repentino cambio di vertice.
Vorrei poter comprendere quali ricette tanto straordinariamente diverse e alternative si intenderebbe attuare, tali da spiegare e giustificare l’urgenza di un ribaltamento della guida associativa attuale a così breve distanza di tempo dalla sua elezione.
Vorrei, infine, ascoltare dai candidati presidenti parole chiare e inequivocabili sulla necessità di pulizia e trasparenza assoluta nei meccanismi di affiliazione dei soci, che dovrebbero essere, ora e sempre, il fine unico e più alto del nostro impegno associativo e non già il mezzo per accrescere il peso numerico e decisionale di qualcuno in seno al congresso.
Ecco, su tutto questo, rifletto da Presidente che porta su di sé il peso e la responsabilità della guida e del possibile passaggio di testimone.
Su tutto questo, rifletto da congressista che si accinge a contribuire con il proprio voto, a designare il futuro presidente dell’Unione che avrà l’onere e l’onore di guidarci per i prossimi cinque anni.
Su tutto questo, da Presidente che incarna la massima rappresentatività associativa, chiedo a ciascuno di noi di riflettere insieme a me:
per non sbagliare;
per scegliere bene;
secondo libera coscienza e con piena cognizione di causa.