L’idea di poter fare un giro del mondo in un unico posto, incontrando persone che parlano una miriade di lingue diverse, assaggiando cibi nuovi e scoprendo posti affascinanti è un’esperienza senz’altro da consigliare. Non pensiate però che sia sufficiente una giornata per farlo. Nel milione e passa di metri quadrati del sito espositivo si concentrano infatti talmente tante cose da scoprire e da assaggiare che non vi basterebbe una settimana per vederle tutte.
Più tempo ancora vi sarà necessario se intendete lasciarvi guidare non solo dalla vista ma anche dagli altri sensi (come l’olfatto, l’udito, il tatto e il gusto) per tuffarvi nelle culture del pianeta nel modo più emozionante. Un approccio questo che rende l’esperienza più ricca ma che è anche l’unico concesso a chi, come me, non vede e si affida agli altri quattro sensi per scoprire il mondo.
La buona notizia è che molti espositori fanno leva proprio sulle esperienze sensoriali per coinvolgervi anima e corpo su quello che è il tema centrale dell’evento: l’alimentazione nelle culture di tutto il pianeta.
In Expo Milano 2015 i sensi a disposizione del disabile visivo sono letteralmente messi alla prova. Ci sono gli assaggi delle varie cucine nazionali certo, ma anche esperienze olfattive e uditive di notevole bellezza.
Ascoltare suoni con qualità audio eccellente rende tutto più verosimile e strepitoso!
Provate ad esempio a visitare il Padiglione zero, ideato da Davide Rampello, dove si trova un percorso multimediale che racconta la storia e l’evoluzione dell’alimentazione e della relazione uomo-cibo.
I suoni sono avvolgenti e di una verosimiglianza incredibile. Nell’ultimo salone espositivo sono presenti, a simboleggiare l’allevamento, alcuni animali a grandezza naturale. Mi è bastato fare una semplice richiesta al personale per poter toccare ed esplorare con le mani queste curiose creature.
Dal Padiglione Zero in pochi passi si entra nel Decumano, il vialone lungo un chilometro e mezzo che taglia il sito da ovest a est, sul quale si affacciano quasi tutti i padiglioni e i cluster. Qui una miriade di suoni, musiche e odori ti avvolgono durante il cammino. A metà strada è presente Piazza Italia, tagliata da nord a sud dal Cardo, dove si affaccia Palazzo Italia. Che naturalmente non ci possiamo perdere.
Nello spazio italiano segnalo il Mercato al buio, dove i visitatori sono accompagnati dalle guide non vedenti di Dialogo nel Buio in un ambiente che evoca la Vucciria di Palermo. E poi un’altra esperienza “forte” poco prima del mercato: una sala espositiva dove si simulano gli effetti di un terremoto.
Fantastico il padiglione del Brasile, dove si trova una piccola foresta tropicale con piante originali e con riproduzioni audio dei versi e dei rumori di animali. Si può vivere l’esperienza passeggiando all’interno oppure camminando su una rete sospesa ad alcuni metri di altezza. Io le ho provate entrambe e consiglio, anche a chi non vede, di avventurarsi sulla rete sospesa. Emozionante.
L’Austria ha riprodotto un vero e proprio bosco che offre le sensazioni di una passeggiata alpina. Appena si inizia il percorso, la temperatura si abbassa notevolmente e si respira un’aria decisamente green! Nessuna climatizzazione artificiale, perché l’ambiente è raffreddato naturalmente dalle piante.
Ed eccoci in Africa. Notevole il padiglione del Marocco, dove vengono riprodotte le diverse aree geografiche del paese. Appena entrati si viene accolti dai suoni del mare, quindi si passeggia nell’ambiente del nord, fresco e ventilato arrivando a un bell’albero di mandarino (finto!).
Si passa poi al centro del Paese con la rappresentazione di un clima montano e poi si entra in un calore quasi desertico con un profumo di rose che impregna ogni angolo. Sono gli ambienti desertici del sud. Interessante è il negozio con i prodotti tipici come i fichi secchi (buoni!) l’olio di argan, lo zafferano, i datteri, il cuscus e altre leccornie.
Ritorniamo in America Latina e visitiamo l’Ecuador, dove ci accolgono gentilissimi ragazzi del posto che ci introducono alla morfologia e alle caratteristiche geografiche del paese. L’olfatto, anche questa volta, viene sollecitato: qui si trovano piccoli espositori che emanano il profumo dei prodotti tipici ecuadoregni come banane, pesce, cacao e caffè.
Vicino all’Ecuador troviamo il Cile costruito con il legno locale. All’ingresso è presente un tapirulan che ti introduce in un ambiente ristretto in cui si sentono dei suoni molto suggestivi che simulano quelli del grande deserto di sale cileno. Si odono i rumori delle crepe sulla crosta di sale che si aprono al tramonto per l’effetto dell’escursione termica. Interessantissime sono le campane sonore sotto le quali ascoltano i rumori, in altissima fedeltà, della natura cilena, mentre vengono proiettate le immagini su alcuni schermi.
Infine si entra in un ambiente dove si viene avvolti da suoni e video in 3D 4K che rappresentano la biodiversità naturale del paese.
Suggerisco di concludere il tour in Asia per visitare il padiglione degli Emirati Arabi. Nel 2020 l’Expo universale si terrà proprio a Dubai ed è naturale aspettarsi che questo padiglione sia particolarmente curato e accattivante. E è così. Il sito offre ai visitatori uno spazio all’aperto che riproduce le dune del deserto, il terreno è ondulato e dà la sensazione di camminare tra le dune!
Si accede poi a un cinema dove si può assistere a un filmato che racconta la storia intergenerazionale di una famiglia degli Emirati Arabi con interessanti spunti di riflessione sul tema della sostenibilità alimentare. Al termine Sara, la bambina protagonista, dialoga virtualmente con il pubblico chiudendo con un divertente “rap” il cui ritornello recita: “Lo sai se vuoi possiamo fare di più, per noi, per voi la Terra sei anche tu”.
Il mio consiglio è di tornare più volte per scoprire i piccoli segreti culinari e sensoriali dell’esposizione e di affidarvi al personale, sempre gentile e professionale, per le vostre richieste particolari.
Ricordo alle persone con disabilità che esiste il portale www.expofacile.it che offre informazioni su come raggiungere il sito e muoversi in autonomia.
Francesco Cusati