Rivista quadrimestrale dell’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) – Sezione di Torino
Anno 2016 n. 1
In questo numero
Un mondo da leggere
E’ la lettura il filo conduttore che guida l’esplorazione di queste pagine. Ci è sembrato un tema centrale, visto anche l’incontro sui libri elettronici che ci vedrà protagonisti al Salone Internazionale del Libro. Da tempo siamo abituati a leggere usando le dita e le orecchie, oltre che il cuore e l’intuito. Ora desideriamo cogliere al meglio tutte le opportunità che la tecnologia ci mette a disposizione, puntando a una cultura sempre più inclusiva. Ma per noi leggere vuol anche dire saper interpretare speranze, esigenze, fatiche e proposte dei disabili visivi. Ecco perché abbiamo scelto di inaugurare una nuova rubrica, “La voce dei soci”, uno spazio aperto al confronto e al dialogo.
Comitato di Redazione
UICI/011
Direttore Responsabile
Franco Lepore
Redazione
Francesco Fratta
Sandra Giovanna Giacomazzi
Flavia Navacchia
Hanno collaborato
Silvia Battaglio
Juliane Biasi Hendel
Alessia Dall’Antonia
Alessio Lenzi
Silvia Lova
Mirko Montecchiani
Titti Panzarea
Luciano Paschetta
Caporedattore: Lorenzo Montanaro
Per scrivere alla redazione
ufficio.stampa@uictorino.it
L’editoriale
Testi in formato digitale per un’istruzione e una cultura sempre più accessibili
di Franco Lepore (presidente UICI Torino)
Durante il mio percorso universitario, a chi mi chiedeva quanto fosse lungo il libro di diritto penale, io rispondevo: “58 cassette da 60 minuti”. Difatti, per studiare, considerato che la lettura in braille di tomi così voluminosi sarebbe stata tremendamente lenta, mi facevo registrare i testi universitari su audio cassetta. Ciò comportava però la ricerca di un volontario disposto a leggere, nel giro di qualche settimana, un libro anche di più di mille pagine. Inoltre lo studio su cassetta impone una concentrazione massima per diverse ore al fine di evitare le numerose fonti di distrazione. Infine la ricerca sulle cassette di un determinato capitolo da rileggere è una vera impresa.
Tra gli scopi dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti vi è quello di ottenere la piena integrazione dei disabili visivi nella società, promuovendo iniziative per la loro istruzione, formazione culturale e professionale. Tale integrazione deve essere garantita sfruttando, tra l’altro, tutti gli strumenti che oggi ci mette a disposizione il progresso tecnologico. In quest’ottica si inseriscono tutte le battaglie portate avanti dalla nostra associazione per un’istruzione e una cultura sempre più accessibili.
Fino a pochi anni fa, l’unico strumento per garantire la lettura ai non vedenti era quello dei testi scritti in braille. Ciò comportava come già osservato, una lettura lenta, ma soprattutto dei rilevanti problemi di spazio, atteso il fatto che un libro scritto in braille ha un volume non indifferente. Ultimamente però, grazie alle nuove tecnologie, i ciechi e gli ipovedenti hanno tanti nuovi ausili per leggere, studiare e informarsi: audiolibri, testi in formato elettronico, eccetera. Tuttavia le case editrici, nascondendosi dietro la scusa del copyright, non sempre mettono a disposizione dei disabili visivi testi in formato elettronico pienamente accessibili. Eppure le nuove tecnologie ormai consentono la creazione e diffusione di un testo elettronico accessibile senza particolari difficoltà e con costi contenuti.
La nostra sezione UICI Torino sta promuovendo l’accesso all’istruzione e alla cultura attraverso strumenti innovativi. Per questo motivo abbiamo organizzato un convegno all’interno del Salone del Libro al fine di promuovere a gran voce una lettura veramente accessibile. Questa conquista però si può ottenere solo con la disponibilità delle case editrici, le quali dovrebbero impegnarsi ad investire maggiormente sull’accessibilità. Un testo in formato elettronico consente ad un disabile visivo di leggere, studiare e informarsi con maggiore velocità, in qualsiasi luogo e tramite computer o smartphone. Oggi un cieco può tranquillamente leggere un libro sul suo telefonino al parco, in treno o in spiaggia, al pari di tutti gli altri.
Noi non vogliamo accantonare la lettura dei testi in braille, anche perchè, leggere su carta, è una piacevole sensazione che non si può minimamente riprodurre con un ausilio tecnologico. Oggi però le nuove tecnologie offrono molteplici formati disponibili per la lettura digitale e questo non possiamo ignorarlo. Non siamo di fronte ad una scelta tra lettura in braille e lettura digitale perché i due metodi sono alternativi. Tuttavia dobbiamo dare la possibilità a tutti di scegliere come studiare e informarsi. Il progresso tecnologico sta portando grandi vantaggi ai disabili visivi e noi abbiamo l’obbligo di essere sempre aggiornati. Solo in questo modo si promuove il diritto dei ciechi e degli ipovedenti alla completa partecipazione alla vita culturale della società.
I ciechi e la lettura: facciamo il punto
di Alessio Lenzi (responsabile comitato informatico UICI Torino)
La lettura è fonte di arricchimento culturale, svago e studio. Da molto tempo i ciechi possono beneficiare di questa importantissima possibilità, con tecniche sempre diverse ma assolutamente efficaci ed innovative.
In questo articolo vorremmo descrivere alcuni degli strumenti più usati e più versatili.
I testi in braille
Per oltre un secolo quello della lettura in braille è stato senza dubbio il metodo più utilizzato da parte dei non vedenti. Per i pochi che ancora non lo conoscessero, si tratta di un codice basato su punti in rilievo, che danno vita a tutte le lettere dell’alfabeto, nonché a segni di punteggiatura, simboli matematici e note musicali.
Con il tempo questo sistema si è evoluto e oggi, attraverso uno strumento chiamato display braille, possiamo ottenere, in tempo reale e già codificato in rilievo, l’intero contenuto dello schermo del computer o, ancora più recentemente, delle schermate di uno smartphone.
In questo modo è possibile avere accesso a un’enorme quantità di testi, compresi libri appena usciti sul mercato o libri di testo, senza il bisogno di doverli stampare appositamente.
Gli audiolibri
Un’altra forma di lettura molto utilizzata dai non vedenti consiste nell’ascoltare un libro letto ad alta voce. Questo metodo è molto utilizzato da chi conosce poco il braille, magari perché ha perduto la vista in età avanzata, oppure perché trova molto più rilassante ascoltare un testo, invece di leggerlo direttamente.
Agli inizi, i libri venivano registrati su bobine, successivamente su audiocassette. Oggi possiamo scaricare direttamente da internet, attraverso vari servizi, gli audiolibri in formato MP3, da caricare sul nostro lettore preferito.
Uno dei servizi maggiormente utilizzati dai non vedenti è il Centro Nazionale del Libro Parlato che, fino dagli anni 50, fornisce testi registrati da attori professionisti o, per alcuni libri, da lettori volontari.
Il servizio è curato direttamente dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che, quasi quotidianamente, lo arricchisce di nuovi titoli.
I libri digitali o Ebooks
Sono testi distribuiti sotto forma di file, che possono essere letti in svariati modi, a seconda delle esigenze e delle abitudini di ciascuno.
Possono essere direttamente trasformati in alfabeto braille, ma, attraverso computer e smartphone, possono essere ascoltati mediante una sintesi vocale e trattati esattamente come audiolibri (senza però dover aspettare che un volontario li legga per noi, con tempi di realizzazione non sempre brevi).
Quanto agli strumenti, si può usare un computer con appositi programmi (ricordiamo Victor Stream o Blaze), oppure, si possono usare gli smartphone di nuova generazione come i famosissimi iPhone di Apple o anche telefoni con sistema operativo Android, attraverso software dedicati come Kindle o simili. Questa soluzione è, a mio avviso, nettamente preferibile
Purtroppo, come spesso capita, non è tutto oro quello che luccica. Infatti, alcuni ebook che si trovano in circolazione, per la loro struttura, non sono facilmente leggibili da chi non vede. Non parliamo chiaramente di romanzi o libri di narrativa, ma di testi scolastici o universitari, che presentano al loro interno strutture molto complesse come tabelle e note a piè di pagina, che non sono sempre facilmente individuabili.
Per far fronte a queste difficoltà, è nata la Fondazione L.I.A. (Libri Italiani Accessibili), che, assieme ai più importanti editori italiani, ha stilato delle linee guida, affinché i libri digitali siano sempre più accessibili e consultabili in tutta la loro interezza.
Benché la fondazione stia facendo molto, attualmente il problema più grosso sta nei programmi di lettura che, purtroppo, non sempre sono accessibili e quindi, questo lodevole lavoro rischia di essere molto compromesso, fin quando le case produttrici non si impegneranno per un’effettiva e completa accessibilità.
Per dare qualche consiglio, in questo momento, i software più utilizzabili sono Ibooks di Apple, solo Epub, programma realizzato proprio in collaborazione con la Fondazione L.I.A., disponibile per iPhone e computer Windows, e, sempre in ambito smartphone, Kindle di Amazon.
Questa, naturalmente, è soltanto una rapida carrellata. Per saperne di più vi invitiamo a contattare la nostra sezione UICI Torino.
Tecnologia, non tutto il bene viene per gioire
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Non passa giorno senza che me lo ripeta: se proprio dovevo perdere la vista, non avrei potuto scegliere un momento storico migliore. Già da tempo ci sono Jaws, NVDA e Talds come sintesi vocali. Più recentemente è arrivato il Voice Over di Apple sui Mac, I-phone e I-pad. Non dico che non mi esasperi quel chiacchierarmi addosso di tutti gli aggeggi di cui mi sono equipaggiata, ma almeno mi permettono di continuare a scrivere articoli, leggere libri e giornali, preparare materiale didattico per l’insegnamento.
Ma come non tutto il male vien per nuocere, non tutto il bene della tecnologia viene per gioire. Pur avendo una patologia rara e degenerativa (insomma, la cecità geneticamente mi toccava), sono convinta che la degenerazione sia stata molto accelerata dall’eccessiva luminosità dello schermo del computer.
Già nel 2003 mi lamentavo della luce abbagliante dello schermo del mio portatile, dopo che avevano sostituito gli schermi a Matrice Attiva, illuminati pixel per pixel, con schermi retro-illuminati a fonte unica o Schermi LCD. Tutti i miei oculisti mi rassicuravano sul fatto che non c’era alcun danno per gli occhi. Ma non fui per nulla convinta, tanto che, nel 2009, scrissi un articolo intitolato “Mad Men, Il fumo e gli schermi LCD”. In quel testo ricordavo come furono proprio i medici a fare da “testimonial” per le agenzie di Madison Avenue che facevano la pubblicità delle case produttrici di sigarette. Adesso come allora, anche senza la ricerca scientifica, il senso comune ci porta a capire che aspirare fumo nei polmoni o fissare schermi luminosi non possono che essere attività dannose.
E infatti, finalmente, all’ultimo convegno di Retina International a Parigi nel luglio del 2014, è arriva la conferma ai miei sospetti. La spiegazione è darwiniana e risale agli inizi della storia dell’umanità, quando l’uomo viveva con la luce del giorno e poteva utilizzare il mero fuoco per illuminare la notte. È solo da un centinaio di anni che adoperiamo la luce elettrica per illuminare gli ambienti notturni, da una settantina guardiamo la televisione, da una quarantina usiamo sempre più assiduamente i computer e da pochissimi anni fissiamo gli smartphone per ogni esigenza: non abbastanza tempo perché le nostre retine possano adattarsi ad un tale bombardamento di luce!
Come sono convinta di aver perso la vista precocemente anche per colpa degli schermi smisuratamente luminosi, sono altrettanto persuasa che molte persone, alle quali la cecità non dovrebbe toccare, si troveranno con seri scompensi. Penso soprattutto ai più giovani, che portano lo smartphone come un appendice del loro corpo, dalla quale non distolgono mai lo sguardo, neppure quando sono nel letto.
Per non parlare di quanto tutto ciò faccia male alle relazioni interpersonali, argomento che meriterebbe, però, un articolo a parte.
Scuola. Legge 360/76: restituzione di un diritto scippato
di Luciano Paschetta (direttore centrale I.Ri.Fo.R. Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione)
L’11 maggio 1976 il parlamento “restituiva” ai nostri ragazzi il diritto all’inclusione nella scuola di tutti, un diritto che era stato loro “scippato” da due leggi: quella che nel 1952, che statizzava le scuole elementari per ciechi, e quella che nel 1962 istituiva la scuola media unica. La prima, prevedendo che i ciechi dovessero assolvere all’obbligo scolastico nelle apposite scuole speciali, impediva, contrariamente a quanto previsto dalla riforma Gentile, la frequenza della quarta e quinta elementare nelle scuole comuni; la seconda, estendendo l’obbligo fino a 14 anni, li costringeva a frequentare le nuove scuole medie speciali nate dalla trasformazione delle scuole speciali di avviamento professionale.
Come si vede, l’assolvimento dell’obbligo scolastico nelle scuole speciali degli alunni con disabilità visiva non è frutto di una riflessione tiflopedagogica, ma dovuto alla volontà di salvaguardare strutture e interessi diversi. A questa situazione si ribellarono, a partire dai primi anni ’70, alcuni genitori Spezzini prima, Torinesi e Bergamaschi poi e via via altri, che, appoggiati dalle locali sedi dell’UICI, ottennero che i loro figli potessero frequentare le scuole comuni. Nasceva così, all’interno dell’Unione, quel movimento che avrebbe lottato per ottenere il riconoscimento del diritto all’inclusione scolastica dei nostri ragazzi, quel diritto che Augusto Romagnoli nel 1925 aveva voluto per loro a partire dalla quarta elementare. La legge 360, promossa da una parlamentare bergamasca, che prima, come assessore all’istruzione di quella provincia, aveva avuto modo di verificare l’efficacia dell’inclusione scolastica dei nostri ragazzi, fece giustizia, restituendo loro il diritto alla frequenza delle scuole di tutti, precedendo di un anno la 517, la legge che sancirà il diritto all’inclusione nella scuola dell’obbligo per tutti i disabili.
Il modo con cui si è venuto realizzando il modello di inclusione, che, anche in considerazione della modesta percentuale di disabili visivi (meno del 2%) sul totale degli alunni disabili, ha tenuto sempre meno conto delle specificità della minorazione visiva, oggi pone sicuramente alcuni problemi. Difficoltà alle quali non si risponde con “nostalgiche” riesumazioni delle scuole speciali, partendo , ancora una volta da interessi diversi da quelli dei ragazzi: l’inclusione nella scuola di tutti dei disabili è un principio della cui validità tutti sono convinti, tanto che il nostro sistema è all’attenzione delle agenzie formative di tutta l’Europa e sempre più nazioni stanno aprendo i loro sistemi scolastici all’inclusione dei disabili.
Per quanto ci riguarda si tratta semplicemente di continuare a seguire il fondatore della tiflologia che sostenne, sin da principio, che i nostri ragazzi potevano frequentare con successo le normali scuole sin dalla quarta elementare, non lasciando però, questo sì, i genitori soli nella rivendicazione di questo diritto, ma offrendo loro appropriati servizi di sostegno.
L’indennità di accompagnamento non è fonte di ricchezza
di Franco Lepore (presidente UICI Torino)
Nelle settimane scorse, il Consiglio di Stato ha depositato tre sentenze di rilevante portata. Oggetto delle pronunce è stato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013 che ha rivisto le modalità di determinazione e i campi di applicazione dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). In particolare, tale norma aveva fatto rientrare nel computo dell’indicatore della situazione reddituale i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, prevedendo altresì per i maggiorenni franchigie inferiori rispetto a quelle previste per i minorenni.
Il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittimo l’art. 4 del DPCM n. 159/2013, precisando che, ricomprendere tra i redditi i trattamenti indennitari percepiti dai disabili significherebbe considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito come un lavoro o un patrimonio. In particolare, i Giudici amministrativi hanno ribadito che le indennità versate ai disabili non determinano una “migliore” situazione economica del disabile rispetto al non disabile, poiché esse mirano a colmare la situazione di svantaggio subita da chi richiede la prestazione assistenziale. Pertanto il Consiglio di Stato ha stabilito che devono essere esclusi dal calcolo dell’ISEE, tra l’altro, tutte le pensioni, assegni sociali, indennità per minorazioni civili e per invalidità sul lavoro. Inoltre i Giudici amministrativi hanno stabilito che le franchigie per le persone con disabilità devono essere applicate nella misura massima consentita.
Cosa accade ora? Le sentenze generano una situazione di assoluta incertezza. Pertanto auspichiamo un’immediata modifica legislativa organica che ridetermini nuovamente le modalità di calcolo dell’ISEE. Nel frattempo il Governo si è affrettato a dichiarare che, al fine di dare attuazione alle sentenze del Consiglio di Stato, è già in corso il processo di modifica dell’articolo 4 del Dpcm sul nuovo ISEE.
Quale rilevanza hanno le sentenze del Consiglio di Stato nell’immediato? Le sentenze in commento hanno annullato un atto generale, pertanto producono i loro effetti nei confronti di tutti i cittadini. Per lo stesso motivo le sentenze devono essere rispettate anche da tutte le Pubbliche Amministrazioni. Tuttavia, ad oggi, l’INPS e i CAF non possono modificare autonomamente i programmi che utilizzano per calcolare l’ISEE. Pertanto si spera che i comuni, preso atto di quanto deciso dal Consiglio di Stato, rivedano al ribasso soglie e criteri di calcolo dell’indicatore reddituale.
In quest’assoluta incertezza è praticamente impossibile fornire un utile suggerimento su come muoversi. Prima di tutto si potrebbe richiedere il ricalcolo del modello ISEE sulla base delle decisioni del Consiglio di Stato. Qualora si riscontrassero delle resistenze, si consiglia di inviare una diffida direttamente all’INPS, ovvero al Comune, al CAF o all’ente erogatore della prestazione sociale agevolata al quale è stata presentata la dichiarazione sostitutiva unica, pretendendo l’ottemperanza alle sentenze del Consiglio di Stato e la rideterminazione corretta dell’ISEE. In caso di mancato accoglimento della diffida, l’unica strada rimane quella di ricorrere al Giudice amministrativo.
Il velo dipinto: illusioni e realtà nella vita di coppia
di Flavia Navacchia
Il 17 Marzo, per celebrare, seppur con qualche giorno di ritardo, la festa della donna, nei locali della sezione UICI Torino si è svolto un incontro organizzato dal Comitato per le pari Opportunità. Come in parte già esplicita il titolo, il meeting si è incentrato sulle problematiche di coppia (considerando anche il ruolo che in queste dinamiche già complesse può giocare la disabilità). Uno spazio particolare è stato dedicato alla genitorialità: spesso infatti i partner non sono sufficientemente preparati per affrontare insieme e consapevolmente il previsto momento felice, ma soprattutto le difficoltà che possono presentarsi in seguito. Tra queste, la nascita di un figlio disabile o la depressione post partum (disagio cui molte donne sono esposte, indipendentemente dalle problematiche del neonato).
Innanzitutto abbiamo presentato il nostro progetto a tre psicologi esperti in materia: il professore Luciano Peirone, la professoressa Elena Gerardi e la psicologa dell’associazione DEMETRA, Chiara Moffa, che hanno condiviso la nostra idea di trattare questo argomento e ci hanno offerto la loro collaborazione.
La partecipazione dei soci e del pubblico esterno è risultata superiore alle nostre aspettative; di fronte ad un uditorio attento e coinvolto, i relatori hanno esposto con semplicità, chiarezza e competenza le singole tematiche alle quali è seguito un dibattito vivace e costruttivo.
Per coloro che non hanno potuto partecipare, riassumiamo, in breve, gli intenti, il significato e l’obbiettivo di questo incontro a cui ci auguriamo possano seguire altri appuntamenti di uguale interesse.
Per instaurare, costruire o salvare un rapporto di coppia è necessario avere il coraggio di eliminare quel “Velo Dipinto” che ognuno dei partner spesso si costruisce per dare all’altro un immagine di sé che corrisponda a ciò che egli desidera, nascondendo, totalmente o parzialmente, più o meno volutamente, la propria identità. Ognuno dei due crede che questo sia l’amore, ovvero sacrificare o rinunciare ad una parte di sé per soddisfare pienamente i desideri e le aspettative dell’altro.
Si tratta di uno sbaglio che spesso si compie nelle prime fasi dell’innamoramento, quando si tende a ricercare la propria felicità più che in se stessi, nello sguardo e negli occhi della persona amata. Pensiamo che sia soltanto un’innocua finzione per renderci più attraenti e più indispensabili; più tardi, quando lo vorremo, potremo riappropriarci della nostra identità. Non ci accorgiamo che, cosi facendo, ci impediamo reciprocamente una reale conoscenza di noi stessi, con le nostre imperfezioni ma anche con le nostre qualità; con le nostre debolezze, ma anche con i nostri punti di forza.
Questo “ Velo Dipinto ”, questa immagine incompleta e un po’ falsata della nostra identità finisce, con il passare del tempo, per diventare sempre più fastidioso e opprimente, anche perché pian piano si assottiglia ed ognuno dei partner comincia ad intravedere l’altro per quello che è: dal “sei proprio tu” si passa al “non sei più tu”.
Dunque impariamo a distinguere, innanzitutto, la passione dall’amore, che è desiderio di un rapporto vero e costruttivo; mostriamoci, fin dall’inizio, per quello che siamo: il partner non deve giudicarci o assolverci ma capirci e amarci. Ricordiamoci sempre che un amore duraturo deve basarsi e prendere forza da grandi ali trasparenti e luminose che ci sostengano e ci aiutino a raggiungere o a perseguire i sogni e gli obiettivi che illuminano il nostro pezzetto di cielo e, al tempo stesso, ha bisogno di profonde radici capaci di nutrirci, di darci forza per crescere, di ancorarci stabilmente al nostro vissuto, alle nostre esperienze, a tutto ciò che ci ha reso quello che siamo e che può darci la forza, confrontandoci apertamente con l’altro, di migliorare e di comprendere veramente ciò che desideriamo, per continuare o ricominciare ad amarci su un piano di parità, senza reciproche dipendenze.
Oltre al rispetto, alla fiducia e al dialogo, è necessaria, anzi indispensabile la sincerità.
Film accessibili: due opinioni a confronto
di Lorenzo Montanaro
In questi mesi la nostra sezione UICI Torino è stata coinvolta in un intenso dibattito sull’accessibilità degli audiovisivi. Ci si è chiesti se e in quale misura sia possibile, per un disabile visivo, accostarsi a un film, sia al cinema, sia nella fruizione “privata”. Tante sono state le occasioni di confronto, dalla rassegna “CinemAccessibile”, cui la sezione ha direttamente contribuito, alle proiezioni documentaristiche che hanno richiamato tanti nostri soci e amici. Sono emerse sensibilità e scuole di pensiero differenti, non necessariamente contrastanti, ma se mai complementari. Proviamo ora a sintetizzare una parte di questo ricco confronto, dando voce a due persone che, seppur in ambiti differenti, si sono impegnate per l’accessibilità dei prodotti cinematografici: Juliane Biasi Hendel, regista del film “Il colore dell’erba” (una pellicola pensata per essere “vista” anche a occhi chiusi) e Mirko Montecchiani, sviluppatore informatico dell’I.Ri.Fo.R. di Macerata, che sta sperimentando un nuovo sistema per l’audiodescrizione dei film.
Juliane Biasi Hendel
Prima di ogni proiezione de “Il colore dell’erba” (film-documentario incentrato sull’esperienza di due adolescenti cieche) i vedenti presenti in sala sono invitati a chiudere gli occhi, almeno di tanto in tanto, per lasciarsi andare alle sensazioni uditive…
Esatto. Fin dall’inizio il mio intento era quello di portate lo spettatore il più vicino possibile al mondo di Giorgia e Giona, le due giovani protagoniste del film. Per questo, anche grazie a Mirco Mencacci, uno tra i migliori sound designer italiani, abbiamo posto estrema attenzione alla ricostruzione del paesaggio sonoro: i fruscii del vento, i rumori della strada e quelli della casa.
Qual è il rapporto tra immagini e suono?
Vista e udito concorrono al medesimo risultato, ma attraverso codici differenti. Un esempio: in varie scene del film ricorre l’immagine di una lumaca, simbolo del tempo che passa e del rapporto fra velocità e lentezza. Una corrispondenza uditiva diretta non sarebbe stata possibile, dato che la lumaca non emette alcun suono. Così, a queste immagini abbiamo pensato di sovrapporre i rumori di auto in transito. Si tratta, ovviamente, di una sensazione diversa, ma anch’essa legata allo scorrere del tempo.
Il film non prevede audiodescrizione: non c’è alcun commento parlato a beneficio di chi non vede. Perché questa scelta?
Non abbiamo nulla, sia chiaro, contro l’audiodescrizione, che, anzi, in certi contesti può essere utile. Ma questa comporta un lavoro di post-produzione, che di solito inizia quando il film è stato terminato. Io invece desideravo che nel mio lavoro l’accessibilità fosse prevista fin dalla fase progettuale. Inoltre non ero molto interessata a un commento “didascalico”. I rumori hanno una potenza evocativa ed emozionale che le parole non avrebbero.
Come reagiscono gli spettatori?
Talvolta i vedenti faticano a chiudere gli occhi: l’esposizione al mero paesaggio sonoro li disorienta. Si sentono improvvisamente fragili, sperimentano un senso di apprensione di fronte ai rumori incombenti, ma d’altro canto questo può aiutarli a entrare in empatia con le protagoniste. Anche i ciechi abituati all’audiodescrizione inizialmente restano un po’ spiazzati, ma dopo alcuni minuti le sensazioni cambiano. Tutti, in ogni caso, conclusa la proiezioni, raccontano di un’esperienza stimolante, che li porta a riflettere. E questo è ciò che davvero mi sta a cuore.
Pensa che questa sperimentazione sul paesaggio sonoro sia replicabile?
Sono convinta di sì. Se i registi impareranno a lavorare con una nuova sensibilità, si apriranno orizzonti promettenti.
Mirko Montecchiani
Chi ha partecipato alla rassegna CinemAccessibile ha potuto sperimentare un nuovo sistema di audiodescrizione. Di che cosa si tratta?
Il software “Tel me what” (www.telmewhat.eu), che ho sviluppato insieme al collega tedesco Chris Damm, usa alcuni strumenti già esistenti, come il video multitraccia e la tecnologia di lettura text-to-speech, per arrivare a un’audiodescrizione informatizzata. In sostanza è sufficiente digitare le frasi in corrispondenza del punto desiderato: poi una voce sintetica provvede a leggerle.
Quali i vantaggi?
In primo luogo si abbattono le spese. Di solito infatti l’audiodescrizione si avvale della collaborazione di attori e implica un lavoro di doppiaggio. Ma i costi sono elevati. Il software invece è disponibile a un prezzo simbolico di 9 € mensili. A nostro avviso questo potrebbe favorire la pratica dell’audiodescrizione, che in Italia è ancora poco diffusa, anche perché, a differenza che in altri Paesi, come gli Stati Uniti, manca una legislazione adeguata. Non a caso, finora “Tell me what” ha incontrato i suoi maggiori successi sul mercato americano.
Il sistema che proponete piace ai disabili visivi?
Inizialmente avevamo qualche perplessità riguardo alla voce sintetica, di sicuro meno accattivante rispetto a una dizione attoriale. D’altra parte, chi non vede è abituato a usare la sintesi vocale in vari ambiti della vita, compresa la lettura di libri. Dunque i riscontri sono positivi.
Secondo lei l’audiodescrizione è sempre necessaria in un film?
Penso di sì. Un film è prima di tutto un’opera d’arte e come tale non può avere vincoli o condizionamenti. Il regista deve essere completamente libero nelle sue scelte. La resa accessibile è invece compito di chi cura l’audiodescrizione. Questa deve essere quanto più possibile oggettiva: non deve interpretare, non deve aggiungere né commentare ma solo offrire un supporto per le scene prive di dialogo.
“Insieme per un sorriso”: un successo nel tempo
di Alessia Dall’Antonia e Silvia Lova (I.Ri.Fo.R. Torino)
Tra le sfide messe in campo dalla nostra sezione I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) c’è senz’altro quella della creatività, che non consiste solo nel fornire ai disabili visivi adeguati spazi per esprimersi, ma anche nel saper declinare in modo sempre nuovo strumenti già sperimentati e collaudati. Il progetto “Insieme per un sorriso”, realizzato in collaborazione con la Città di Torino, è uno specchio efficace di questa attitudine. Da circa un decennio il progetto propone attività ludiche, aggregative e ricreative finalizzate all’integrazione sociale dei disabili visivi (con un particolare riguardo alle persone affette da pluriminorazioni). Ogni anno tale impegno si colora di sfumature particolari e idee originali, capaci di attrarre l’interesse degli utenti: questo è senz’altro il suo punto di forza.
L’anno appena concluso (ciascun percorso inizia il 1 aprile e si conclude il 31 marzo dell’anno successivo) è stato molto intenso e stimolante. Alcune attività, particolarmente incisive, hanno lasciato un segno profondo. Tra queste va senz’altro citata la visita all’Expo di Milano, che ha permesso ai partecipanti di venire a contatto con una manifestazione di respiro planetario e di vivere un affascinante viaggio sensoriale tra le culture del cibo. Molto apprezzate sono state anche la festa di Santa Lucia, patrona della vista (da sempre occasione di ritrovo per i disabili visivi) e quella di carnevale, cui ha partecipato anche Gianduja, la tipica maschera del teatro popolare piemontese. “Insieme per un sorriso” è sinonimo di benessere psicofisico a tutti i livelli: grande rilevanza assume dunque l’attività fisica adattata, che, grazie alla professionalità dell’istruttrice Alessia Senis, consente a tutti di sperimentare i benefici della ginnastica (naturalmente tenendo conto delle particolari esigenze legate alla disabilità visiva).
Il nuovo anno si prospetta altrettanto avvincente e carico di promesse. Alcune attività saranno ripensate e strutturate con modalità nuove. Un esempio è il “cineforum”. Finora si basava su film “tradizionali”, i quali, ovviamente, per essere accessibili a ciechi e ipovedenti, avevano bisogno di una mediazione (solitamente gli educatori raccontavano le scene senza dialoghi, un procedimento piuttosto complesso). D’ora in poi, mettendo a frutto la collaborazione con l’associazione Senza Barriere Onlus, si sperimenteranno gli audiofilm, prodotti espressamente pensati per disabili visivi, nei quali non vi sono immagini, ma l’intero racconto è affidato al sonoro. La possibilità di scelta è notevole e, migliorando la qualità dell’offerta, si spera di ampliare anche il bacino d’utenza.
I disabili non sono meri “fruitori” del progetto, ma ne sono prima di tutto i protagonisti. Nel prossimo mese, ad esempio, sarà realizzata un’attività di sensibilizzazione sulla minorazione visiva rivolta agli operatori turistici delle Langhe, che successivamente ci proporranno le loro attività, con l’obiettivo di avere strutture ricettive più preparate e accoglienti: una parte della formazione verrà svolta da persone cieche.
Tra le prossime proposte in cantiere c’è anche un momento di festa e di riflessione programmato per sabato 18 giugno. L’iniziativa mira a coinvolgere quanto più possibile le famiglie e i vedenti, che, attraverso simulazioni ed esperienze pratiche, potranno immergersi per qualche istante nel mondo di chi non vede.
Rossetto e cioccolato
di Titti Panzarea
Come chiarisce la canzone cantata da Ornella Vanoni, ogni donna può conquistare un uomo non soltanto con la sua bellezza sapientemente valorizzata, ma per mezzo del cibo: piatti semplici, ricchi di profumi che sappiano evocare le magiche suggestioni della natura e dolci che, con la loro cremosità, esaltata da un buon vino, aumentino la complicità, caricando l’atmosfera di un sottile erotismo.
Per questo, il comitato per le pari opportunità, dopo i corsi di cucina e quelli di estetica, ha deciso che era giunto il momento del tocco finale: realizzare il progetto per un corso di pasticceria. Così abbiamo preso contatti con la scuola professionale Engim Artigianelli, per valutare se, con la loro collaborazione, fosse possibile realizzare il progetto.
Il personale della scuola si è dimostrato molto disponibile e, in questo corso di primo livello, abbiamo stabilito insieme il numero delle ore necessarie e la cadenza degli incontri settimanali.
Venerdì 22 aprile ha avuto inizio il corso: vi partecipano 10 nostri soci , donne e anche uomini. Visto l’interesse suscitato da questa iniziativa, la nostra sezione U.I.C.I. ha deliberato di contribuire, in parte, alla spesa sostenuta da ciascuno dei partecipanti.
Il corso sarà articolato in cinque incontri di quattro ore, durante i quali tutti si cimenteranno nell’arte di preparare la pasta frolla, i biscotti, la pasta per fare i bignè, il pan di spagna e le creme, per essere infine in grado di preparare delle deliziose torte e golosi dolcetti.
Durante l’ultima lezione ognuno realizzerà il dolce che gli riesce meglio e a tutti verrà consegnato un attestato di frequenza.
Ci auguriamo che questa nuova esperienza sia positiva e produca risultati gradevoli e gratificanti per noi e per la scuola che ci ospita. Se così sarà, siamo certi che questo corso verrà riproposto per dare la possibilità di parteciparvi anche a coloro che ora non sono rientrati nel numero prefissato.
La Voce dei Soci
Avete presente lo Speakers’ Corner di Londra, quel luogo in cui ciascuno può dire la sua, purché si esprima con toni civili e nel rispetto di tutti? E’ esattamente quello che vorremmo sperimentare, seppur in forma scritta. Per questo abbiamo deciso di inaugurare la rubrica “La voce dei soci”, uno spazio di confronto e di dialogo. Per proporre le vostre riflessioni (testi brevi: indicativamente 1.000 caratteri spazi inclusi) potete mandare una e-mail all’indirizzo ufficio.stampa@uictorino.it
Tra le prime persone ad averci scritto (e questo è senz’altro un buon segno) c’è una ragazza di vent’anni, Silvia, che ha toccato un tema di primaria importanza, quello dell’accessibilità culturale. Pubblichiamo di seguito il suo contributo.
Accessibilità: “chi l’ha vista”?
Nell’articolo 3 della Costituzione si dice che tutti siamo uguali di fronte alla legge, senza distinzione di condizioni culturali e sociali, e che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine sociale.
Ma allora che cos’è l’accessibilità culturale? Non è forse un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti?
Sono Silvia, ho 20 anni e trovo completamente ingiusto non poter leggere e guardare film quando e con chi voglio senza costringere nessuno a farmi da scannerizzatore o da audiodescrizione.
Penso che nel 2016 non sia più accettabile chiedere l’”elemosina“ per ottenere un libro in pdf trasformabile o un film audiodescritto! Tutti noi, giovani e meno giovani, dovremmo unirci e combattere al fine di capovolgere questa situazione!
Hanno forse paura di chiederci qualche soldo in più? Che io sappia cieco non è sinonimo di povero! A questo punto dovrebbe essere normale chiederci di pagare il giusto prezzo di qualcosa, senza nascondere sotto questa riduzione, la volontà di violare questo diritto!
Silvia Battaglio
In breve…
Salone del Libro
Nell’ambito del Salone Internazionale del Libro, in programma a Torino dal 12 al 16 maggio, la nostra sezione organizza l’incontro “Testi in formato elettronico per un’istruzione e una cultura accessibili”. L’appuntamento è per venerdì 13 maggio alle ore 16 in Sala Argento (Lingotto Fiere). Intervengono: Francesco Fratta (Direzione Nazionale UICI), Cristina Mussinelli (Segretario Generale Fondazione LIA Libri Italiani Accessibili), Karen Nahum (Digital Director De Agostini Editore), Benedetta Torrani (Direzione Generale Edizioni Nottetempo). Modera il dibattito Franco Lepore (presidente UICI Torino). Vi aspettiamo!
Cinque per Mille all’UICI Torino
Le attività della nostra Unione sono di carattere sociale e assistenziale, a integrazione o sostituzione dei servizi di natura pubblica, e con una particolare attenzione alle esigenze dei pluriminorati. In mancanza di finanziamenti pubblici, il tuo aiuto diventa fondamentale per mantenere gli attuali standard delle nostre attività e, dove possibile, migliorarli. La normativa vigente ti consente di scegliere se destinare il 5 per 1000 dell’imposta sul tuo reddito ad un ente non profit di tua scelta o lasciarloallo Stato.
Con la prossima dichiarazione dei redditi, o anche con la sola CU-Certificazione Unica, puoi destinare il 5 per 1000 all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Sezione Provinciale di Torino, Codice Fiscale: 80089520011.
Da quest’anno i proventi del 5 per 1000 verranno impiegati esclusivamente per l’acquisto di beni o la realizzazione di servizi “riconoscibili” e destinati unicamente ai soci della nostra sezione. Grazie fin d’ora per il tuo sostegno…
Sportello Fiscale
Ritorna il periodo della dichiarazione dei redditi, un’operazione piuttosto complessa. Per venire incontro alle esigenze dei soci, anche quest’anno la nostra sezione ha attivato uno sportello di consulenza fiscale a tariffe agevolate, in convenzione con il Caf Anmil Torino. Sarà possibile ricevere assistenza relativamente ai modelli 730, UNICO e ISEE. Il servizio a tariffe agevolate è riservato esclusivamente ai soci UICI Torino in regola con il tesseramento e ai loro familiari, che saranno ricevuti direttamente da un operatore Anmil presso la nostra sede di corso Vittorio Emanuele 63, il mercoledì mattina. Per accedere allo sportello fiscale è necessario prenotarsi, contattando la nostra segreteria al numero 011 53 55 67. Il tariffario completo è disponibile sul nostro sito internet www.uictorino.it
Menu in braille
Accogliere i clienti ciechi e ipovedenti con un menu scritto in braille (l’alfabeto a sei punti in rilievo usato dai disabili visivi): ecco l’idea che l’UICI Torino propone a ristoranti e bar cittadini. E’ un piccolo ma prezioso segno di attenzione: anche attraverso questi dettagli si può misurare il grado di accessibilità di una città (specialmente se si tratta di un capoluogo di Regione, ormai inserito a pieno titolo nei circuiti turistici internazionali). Gli esercizi commerciali che aderiranno all’iniziativa non dovranno sostenere alcun costo: infatti le spese di trascrizione e stampa dei menu saranno interamente coperte dall’UICI Torino. Per informazioni contattare la segreteria (011 53 55 67).
Comitati
I responsabili dei comitati attivi presso la nostra sezione UICI Torino sono a disposizione dei soci per fornire assistenza, consulenze o informazioni, sia telefoniche sia su appuntamento, nei seguenti giorni e orari:
– Anziani: tutti i lunedì dalle 15 alle ore 17
– Centralinisti: tutti i lunedì dalle 17 alle 18
– Fisioterapisti: tutti i giovedì dalle 16 alle ore 17.30
– Ipovedenti: tutti i giovedì dalle 17 alle ore 18
– Gruppo Informatico: tutti i venerdì dalle 15 alle 17
– Pari Opportunità: tutti i venerdì dalle 17 alle 18