Il Giudice di Pace di Roma ha riconosciuto il diritto al risarcimento in favore di un utente non vedente che si era trovato con addebiti in bolletta telefonica per 1.000 euro. Il consumatore, mentre pensava di partecipare ad un concorso a premi gratuito, in realtà, a sua insaputa, scaricava suonerie e inviava sms a costi esorbitanti.
Il gestore, infatti, non aveva fornito alcuna informazione sui costi e procedeva agli addebiti per i servizi indesiderati a distanza di molto tempo. L’utente riceveva degli sms (il telefonino trasformava gli sms in messaggi vocali) che lo invitavano a partecipare ad un concorso in cui erano messe in palio delle automobili. Per partecipare era necessario inviare sms a pagamento e rispondere ad un quiz con molte domande facili: per ogni risposta veniva addebitato un costo. Inoltre, partecipando al concorso si acquistavano contenuti digitali (loghi e suonerie), ma non si scaricava la singola suoneria, bensì scattava un abbonamento che prevedeva addebiti dai costi variabili in relazione al tipo di suoneria scelta. La sentenza conferma che il primo diritto negato al consumatore è quello all’informazione. Ed anche in questo caso l’azienda ha cercato di trincerarsi dietro adempimenti formali peraltro infondati e non provati. Denota poi una indiscriminata frenesia alla vendita di servizi aggiuntivi altamente costosi anche di fronte a contraenti doppiamente deboli come in questo caso perché si trattava di una persona non vedente.
a cura di Paolo Colombo (coordinatore del Centro di Documentazione Giuridica)