Con il presente contributo, chi scrive prende spunto da un recente articolo di Flavio Fogarolo pubblicato qualche giorno fa sulle pagine del Giornale Superando, con il titolo “INVALSI: Strane sigle e assai poca accessibilità”, nel quale l’amico autore pone l’accento ed evidenzia i gravi problemi di accessibilità per gli alunni ciechi e ipovedenti delle prossime prove INVALSI per la terza classe della scuola superiore di primo grado.
Infatti, come esplicitato nella nota del Miur del 20 febbraio u.s. n. 2936 sull’Invalsi e nel predetto articolo di Flavio Fogarolo, lo scrivente conferma che quest’anno, per le alunne e gli alunni frequentanti la terza classe della secondaria di primo grado e di seconda classe del secondo grado le prove INVALSI sono proposte su computer (CBT – Computer Based Test).
Sempre nella succitata nota del Miur, si fa presente che, per gli allievi ciechi delle terze classi della scuola secondaria di primo grado, lo svolgimento delle prove INVALSI avverrà somministrando loro obbligatoriamente la versione cartacea in braille delle stesse.
Fin qui tutto normale, per un tiflologo come il sottoscritto che, tra l’altro, in ogni istante della sua attività professionale, non si stanca e stancherà mai di sottolineare l’insostituibilità del metodo di letto-scrittura Braille come inprescindibile strumento d’integrazione e, soprattutto, la sua straordinaria “attualità” per i disabili visivi, anche nella nostra società digitale.
Purtuttavia, le intenzioni del Ministero non paiono andare verso tale “virtuosa” direzione di promozione di un’effettiva (e non solo “sbandierata”) inclusione scolastica degli alunni non vedenti. Ne è prova il fatto che, nel regolamento INVALSI del 20 febbraio u.s. di cui sopra, si legge infatti: «La certificazione di competenza INVALSI (articolo 9, comma 3, lettera f del Decreto Legislativo 62/17) non è rilasciata nei casi di esonero o lo svolgimento in formato per sordi o Braille di una o più prove INVALSI».
Come dire che siamo di fronte ad un inaccettabile paradosso: da un lato, con il recente Decreto legislativo n. 66 del 2017 il Miur “declama” ( evidentemente soltanto sulla carta) il ruolo strategico dell’inclusione scolastica “per tutti e per ciascuno”, definendola come il “valore fondante” e l’”assunto culturale” della scuola italiana ma dall’altro, per un assurdo controsenso, per gli studenti ciechi che dovranno effettuare le prove INVALSI solo in forma cartacea in braille (e che, tra l’altro, con semplici e non dispendiosi accorgimenti tifloinformatici, potrebbero svolgerle pure al PC), l’Invalsi non rilascerà la certificazione di competenza prevista per legge.
A tale gravissimo “danno” si aggiunga poi anche la beffa che, invece, gli alunni ipovedenti dovranno svolgere le prove INVALSI al computer ma, da nostri test semplicemente informali ed “a posteriori” condotti sulla piattaforma on line dell’INVALSI (poiché L’Istituto non ci ha mai convocato ufficialmente per un confronto diretto e per testarne ex ante l’accessibilità) pare che esse non siano adeguatamente accessibili a chi ha una disabilità visiva in termini di possibilità di ingrandimento. Senza trascurare che, considerato lelevato impegno e le complesse strategie operative che lo svolgimento delle prove INVALSI in braille per i non vedenti ed al PC per gli ipovedenti richiederà, mi sembrerebbe quantomeno opportuno concedere loro del tempo aggiuntivo rispetto all’ora e 30 minuti prevista dalla sopramenzionata nota del Miur.
Al riguardo, chi scrive ritiene pleonastico rammentare all’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione (INVALSI) che l’Unione Italiana dei Ciechi e degliIpovedenti ed i suoi Enti collegati dispongono del preziosissimo e validissimo strumento operativo del Gruppo Osservatori Siti Internet (Gruppo OSI) che, anche in casi come quello in questione relativo all’accessibilità delle prove INVALSI, varrebbe la pena coinvolgere per assicurare un’autentica ed efficace loro “resa accessibile” agli allievi disabili visivi, evitando sprechi inutili e soluzioni ministeriali inidonee e contraddittorie per l’utenza e e garantendo che il diritto all’accessibilità pure digitale sancita dall’art 9 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità non resti “lettera morta” od una mera enunciazione di principio.
Siamo infatti preocuppati che, anche alla luce del fatto che le prove INVALSI sono ormai diventate requisito d’ammissione all’Esame di Stato conclusivo del I° e del ° ciclo ai sensi del D. Lgs n. 62/17, il mancato rilascio della certificazione delle competenze per gli allievi non vedenti che effettueranno le prove INVALSI nella versione cartacea in braille ed i problemi di accessibilità per quelle che saranno somministrate al computer agli studenti ipovedenti possano costituire un pericoloso ritorno al passato ed un clamoroso dietro-front del Miur, rispetto a quel “cambio di paradigma” sull’inclusione scolastica, previsto dall’art 24 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Pertanto, l’auspicio è che, di fronte ad un uso sempre più “generalizzato” di prove computerizzate da parte del Miur non solo per gli studenti (anche le imminenti prossime procedure concorsuali per docenti e per dirigenti scolastici saranno totalmente ed esclusivamente computer based) il nuovo Ministro che verrà dalle elezioni del 4 marzo u.s. profonda ogni sforzo al fine di aprire immediatamente un tavolo “tecnico” con l’UICI ed i suoi Enti collegati, al fine di conseguire insieme concreti e tangibili obiettivi di “accessibilità di tutte le piattaforme digitali del Ministero dell’Istruzione, nell’unico e superiore interesse delle persone con disabilità visiva.
Prove INVALSI e Concorsi inaccessibili? Il Miur ci convochi subito, di Gianluca Rapisarda
Autore: Gianluca Rapisarda