Anche quest’anno nel periodo pasquale, sarà esposta la mostra “Metti la tua mano” con le opere di Emilia Pozzo La Ferla, presso il Santuario della Consolata.
Sarà esposta da mercoledì 5 marzo fino alla Pentecoste.
Di seguito il saluto di Monsignor Martinacci, rettore del Santuario della Consolata e il testo di Francesco Fratta scritto poco prima di lasciarci.
“METTI LA TUA MANO…”
SULLA VIA DELLA CROCE CON IL CUORE E LE MANI
L’opera in terracotta della scultrice Emilia Pozzo La Ferla viene a integrare i dipinti, non leggibili per i non vedenti, con una proposta realizzata in altorilievo che consente quindi di essere toccata e letta con le mani – e non solo dai non vedenti – a tutto vantaggio di una comprensione anche più viva, capace quasi di favorire il dialogo diretto con le persone rappresentate nelle singole stazioni. L’autrice con questa opera ha cercato di favorire questa ulteriore dimensione: non solo gli occhi ma anche le mani come strumento di conoscenza e di incontro. È davvero una “Via Crucis” da toccare!
mons. Giacomo Maria Martinacci
Testo scritto da Francesco Fratta, poco prima di morire, il 20 marzo 2018
La Via Crucis di tutti e per tutti
La vicenda sacra e l’esperienza umana nell’opera di un’artista che sa far “vedere” anche a chi non possiede il dono della vista.
La Via Crucis di Emilia Pozzo La Ferla, realizzata in terracotta non dipinta in altorilievo, colpisce per diversi suoi aspetti, come le prospettive insolite che caratterizzano alcune sue stazioni, come il leggero stacco delle figure rispetto al piano di terra, o come gesti o posture dei personaggi che indicano in modo intenso ed efficace una condizione interiore emotiva e spirituale.
Tuttavia, l’estrema essenzialità delle immagini, gli inconsueti angoli visuali in cui vengono presentati i personaggi e le situazioni, e le anomalie tecniche adottate per meglio rendere leggibile al tatto l’opera, non ne disturbano affatto la visione, ed anzi la sollecitano a non disperdersi e a rimanere concentrata sui pochi particolari significativi, ad alto valore simbolico.
Così la veemenza dei tre uomini che puntano gli indici contro Gesù; o nella prima caduta, lo sforzo deciso per rialzarsi subito e riprendere il cammino; e la tenerezza e lo struggimento materno, racchiusi in quei volti che si guardano negli occhi; e la giovane Veronica capace di slanci che sfidano i divieti; e poi, il corpo di Gesù che si contorce dal dolore dopo il primo chiodo, e lo strazio di Maria che cammina dietro al corpo del figlio…
Furore accusatorio, pietà, tenerezza e struggimento, umiliazione e dolore, generosa cura della dignità, fatica e sforzo indicibile, strazio inconsolabile per la morte di un figlio, ognuno di questi sentimenti umani è rappresentato con pochi ma emblematici particolari che fanno di questa Via crucis la narrazione di una vicenda umana che tocca in qualche misura tutti noi.
Con quest’opera anche i ciechi potranno dunque vedere immagini che si fisseranno nella loro mente come altrettante icone di sentimenti e situazioni che ognuno in qualche misura ha potuto sperimentare nella vita. E non sarà diverso per chi queste tavole le vedrà con gli occhi anziché con le mani. Ed anche questo, cioè il rendere accessibile in pari misura l’opera a chi vede e a chi non vede, credo sia un altro indiscutibile merito di questa Via crucis.