La storia inizia un giorno di luglio, quando i giovani del RotarAct ???? Chiedono di incontrare la sezione di Livorno per organizzare una cena al buio, per il loro club, estendendo l’invito alle Autorità.
Inizia quindi la ricerca del locale adatto, visto che i camerieri esperti non mancano.
Sabato 26 novembre eravamo oltre una quarantina, nella sala ristorante dell’Hotel Rex, ad Antignano; una sala con grandi finestroni, una illuminazione pubblica anche troppo efficiente, per cui è stato necessario indossare le classiche mascherine, che gli organizzatori avevano procurato per tempo.
Per una sezione che sta attraversando un momento difficile, essere riusciti ad organizzare un evento come questo, di per sé, è un risultato di tutto rispetto.
L’espressione “cena al buio”, però in questo caso si ferma all’apparenza, all’esteriore, mentre quella di sabato scorso è stato un intenso momento di divertimento, di conoscenza, di condivisione e di amicizia.
Ben presto, dopo i primi imbarazzi, la sala veniva solcata da commenti, richiami, esclamazioni, risate fragorose, richieste di aiuto ai camerieri, davvero onnipresenti, anche se erano solo 3: Anna, Elena e Italo.
Indossate dunque le mascherine dei viaggi intercontinentali, i nostri giovani commensali si sono imbarcati insieme a noi per quel breve percorso personale nel mondo del non visivo, scoprendo con sorpresa e meraviglia la ricchezza degli altri sensi, dei suoni e degli odori, l’utilità di toccare per conoscere e riconoscere, dei segnali meccanici indispensabili per versarsi il vino senza mettere il dito nel bicchiere. Hanno sperimentato direttamente insieme a noi le difficoltà di vivere ogni giorno senza vedere, nelle nostre città, fra le tecnologie che spesso dividono piuttosto che unire; hanno scoperto il gusto di aiutare il vicino con parole punteggiate da colpetti di gomito, da piccoli tocchi di mano sulla spalla, hanno scoperto “quanto sa di sale” (potrebbe dire Dante), essere costretti a chiedere aiuto quando se ne potrebbe fare a meno, e, d’altro canto, quanto il dare aiuto arricchisce prima di tutto chi lo offre.
Volete sapere il menù?
Lì gli organizzatori sono stati un po’ birboni! perché, pensate:
lasagne al forno, da tagliarsi con forchetta o, per i più abili, con forchetta e coltello;
3 fette di arrosto, sottili sì, ma pur sempre da tagliare e questa volta necessariamente usando forchetta e coltello.
E, dulcis in fundo, e qui ci vuole proprio, indovinate?
Cantuccini di prato e vin santo?
No davvero!
Tiramisù al caffè, servito non in una comoda coppettina, ma in un bel piattino!…
“come si fa, come non si fa?….”
Il pane guida è stata la scialuppa di salvataggio, a cui tutti si sono aggrappati di buon grado, in preda al panico, ma ben presto rinfrancati dalla semplicità di questa trovata d’ingegno!
“già!, piuttosto che spingere il dolce con il ditino….!”
Finalmente togliamo le mascherine!
Il programma a questo punto prevedeva l’ascolto dei commenti dei commensali, quindi una breve presentazione della storia e delle attività della sezione di Livorno.
“mi sono davvero divertito”. “ho capito meglio quanto è difficile fare le cose di tutti i giorni senza poter vedere.” “dobbiamo diffondere questa bella iniziativa”; Ed altri ancora.
Italo, uno dei 3 camerieri, ha chiesto all’assessore Morini, che era lì in rappresentanza del sindaco, di impegnarsi per organizzare una cena al buio per tutti i consiglieri comunali.
poi è stato il mio turno, ed ho illustrato brevemente la figura e l’opera di Nicolodi ed il contributo della Toscana alla emancipazione dei ciechi. Il motto di Nicolodi “Uomini fra uomini”, era e resta il nostro obiettivo, che oggi si può tradurre con “cittadini fra cittadini”, o “lottare per una società inclusiva”, con tutte le implicazioni pratiche: applicare le Leggi sul vivere civile, rispetto della condizione di cecità e di ipovisione in generale: scuola, le nostre città, trasporti, tecnologie accessibili, un lavoro dignitoso e produttivo per i giovani in lista di attesa.
Anna Masoni ha illustrato le principali attività della sezione, i problemi che incontra a Livorno un non vedente o un ipovedente nella vita quotidiana, soffermandosi sulle barriere percettive (incroci non semaforizzati, autobus ancora privi di annunci vocali), servizi alla persona non sempre accessibili.
Insieme a Luigi Vanni, ex consigliere comunale di Livorno, che ha una lunga esperienza di amministratore, ci siamo intrattenuti con l’assessore comunale allo sport ed al volontariato, per uno scambio di idee sulle tematiche della solidarietà, di una società inclusiva, del volontariato. Il dott. Morini però ci ha tenuto prima di tutto a sottolineare l’importanza di esperienze come quella, che apre nuove prospettive anche agli amministratori locali, usando parole lusinghiere di apprezzamento nei confronti della nostra associazione.
Abbiamo chiesto all’assessore di farsi promotore di un incontro con il sindaco, per rappresentare le nostre richieste, le nostre difficoltà a muoverci in città in autonomia e in sicurezza, e per affrontare anche con lui il problema del trasferimento imminente della nostra sede.
Ma cosa c’entrano le buone semenze?
I giovani di RotarAct hanno consegnato ad Anna Masoni la somma di 450 euro, ma quello che più conta è aver gettato dei semi, che si chiamano impegno a ritrovarsi e a camminare insieme , loro che saranno i dirigenti di domani. Condividere idee per dare visibilità alla nostra associazione, e per altre iniziative di raccolta fondi dignitose e produttive. L’idea di un locale dove organizzare sistematicamente cene al buio è una fra le tante emerse durante la piacevolissima conversazione con Giacomo Iozzo, l’anima della festa.
Alla fine della cena Anna Masoni, a nome della sezione di Livorno, ha distribuito ai nostri amici due souvenir: una penna digitale, e un simpatico portachiavi, un manufatto realizzato da Luigi Vanni, esperto di navigazione a vela, un portachiavi che consiste in un galleggiante, un anellino, e una cordicella lunga pochi centimetri, che però ha due nodi molto popolari; la gassa damante e il nodo del cappuccino.
Non ho potuto fare a meno di toccare con attenzione proprio questi due nodi, e di riflettere: i nodi sono fatti per legare, quindi sono dei vincoli, ma, in mare aperto, quando le onde spazzano feroci, sono proprio loro, i nodi, che ci permettono di tornare in porto sani e salvi.
Per concludere quindi, ho conosciuto un gruppo di soci che si sforza di fronteggiare anche i momenti di difficoltà, investendo tempo ed energie per costruire insieme, anche in modo divertente, ma non per questo meno efficace.
Antonio Quatraro