Giovedì 28 febbraio il Presidente nazionale ha dato il via ad un nuovo ciclo di trasmissioni nel corso delle quali verranno affrontate le diverse tematiche associative. "Abbiamo voluto iniziare queste trasmissioni" ha esordito il prof Tommaso Daniele, "affrontando per prime le tematiche relative all'istruzione, sia perché esse sono state sempre le prime presenti alla nostra attenzione, ma anche perché, in questo momento, sono molte le nostre preoccupazioni in merito al processo di integrazione e tanti i problemi che ci vengono quotidianamente segnalati. A quelli del passato: mancata assistenza ai genitori, scarsa preparazione dei docenti di sostegno, esoneri ingiustificati dalle lezioni di educazione fisica, necessità di maggiori competenze tiflologiche all'interno della scuola e nei servizi, lungaggini nella fornitura dei libri di testo in braille, ecc., si è aggiunta una vera e propria emergenza: la mancata accessibilità dei libri di testo informatizzati, delle Lim, dei registri elettronici per i docenti, dei programmi per la verifica delle assenze e degli altri prodotti informatici utilizzati nella scuola. Assistiamo così al paradosso che l'uso del computer che aveva aperto ai disabili visivi nuovi orizzonti di comunicazione con i "normovedenti" e di pari opportunità nelle comunicazioni, a causa dell'ignoranza della legge Stanca da parte dei produttori dei libri di testo e dei diversi software utilizzati nelle scuole, ci troviamo di nuovo e di più emarginati. Le nostre preoccupazioni sono aumentate, dopo che il direttore Salvatore Romano e Luciano Paschetta hanno incontrato il responsabile dei servizi informativi del Miur il quale ha dichiarato "l'impotenza del Ministero" ad intervenire. A questo punto non ci rimane che l'azione legale".
All'incontro erano anche presenti il direttore Paolo Colombo, quale responsabile del lavoro per l'Unione, Luciano Paschetta, responsabile operativo della Commissione nazionale istruzione e i componenti della stessa Commissione, il direttore Giovanni Loche, il consigliere nazionale Michele Corcio e Claudio Signorini. Purtroppo, pochi sono stati gli ascoltatori, anche a causa di un disservizio che, in questi ultimi giorni, ha provocato l'interruzione del sistema di invio delle circolari dell'Unione; tuttavia, il dibattito che si è sviluppato con gli intervenuti alla trasmissione è stato vivace e qualificato. Marco Condidorio, presidente regionale del Molise, ha evidenziato la necessità che le famiglie accolgano i suggerimenti del tiflologo anche in merito ai libri di testo. Ha poi rilevato la necessità di istituzionalizzare la figura del tiflologo anche con uno specifico percorso formativo a livello universitario. In merito, Paschetta, ha sottolineato che il "tiflologo" è una figura non "definibile": egli dovrebbe essere uno psicologo, un formatore, un pedagogista ed un pedagogo, un educatore, uno psicomotricista con competenze tiflologiche. Una figura dal profilo professionale improponibile, per questo l'Irifor ha scelto di attivare albi per figure definite quali gli educatori ed operatori tiflologici ed ha promosso l'attivazione di un master per "assistente alla comunicazione per disabili visivi", proprio per fare chiarezza sulla professionalità dell'esperto chiamato ad intervenire. Ricorda poi come alla famiglia nessun intervento può essere "imposto", ma solo "proposto". Sia Michele Corcio, sia Claudio Signorini ribadiscono la considerazione per cui l'esperto in tiflologia deve innanzitutto "farsi accogliere" dalla famiglia, senza mai sostituirsi ad essa, ma soltanto sostenendola.
Giovanni Loche sottolinea la necessità di un confronto con le realtà internazionali (ad esempio quella dei college americani) ai quali far eventualmente riferimento nel ripensare il modello di inclusione. Paschetta chiarisce che certamente sulle modalità del processo di integrazione è iniziata una riflessione, ma sottolinea come nel nostro paese il "modello integrato" sia ormai patrimonio culturale comune che nessuna organizzazione (partiti, sindacati, ecc.) mette più in discussione.
Paolo Colombo riprende il tema dell'accessibilità e informa che è già stato avviato uno studio, anche con il coinvolgimento delle "associazioni consumatori", per individuare le modalità di una azione legale o per singoli casi o come class action, ed a breve si agirà. Maio Taddei denuncia una grave situazione da lui rilevata nel grossetano dove, in un paesino dell'Appennino, un ragazzo con disabilità aggiuntive, oltre la difficoltà visiva, anche a causa dell'impreparazione della famiglia prima, dell'insegnante di sostegno e degli operatori dei servizi poi, oggi viene tenuto a casa seduto tutto il giorno su una sedia. "Situazioni come queste fanno riflettere" dice Paschetta, "e certamente vanno affrontate con coraggio e senza pregiudizi ideologici; personalmente, penso che per casi come questo occorrerà pensare a "mini-comunità" nelle città capoluogo presso le quali far soggiornare i ragazzi durante la settimana, mentre frequentano le scuole della città". In merito alla trascrizione dei testi in braille o ingranditi, sia Signorini, sia Corcio ribadiscono come, soprattutto nella scuola primaria, questi siano fondamentali per un corretto apprendimento della lingua e non solo. Occorre tuttavia, anche per evitare inutili spese, valutare con consapevolezza se trascrivere l'intero testo o solo parti di esso. Secondo Massimo Vita, presidente dell'Unione di Siena, invece, oggi si può risparmiare utilizzando, anziché ingrandimenti e trascrizioni cartacee, software ingrandenti e display braille; ma sia Michele che Claudio ribadiscono l'utilità, nella primaria, della "pagina" cartacea, anche per farne capire al bambino il layout. Vita sostiene poi che per quei ragazzi che hanno disabilità tali da ridurne gravemente le possibilità comunicative, forse occorrerebbe pensare a soluzioni diverse dalla scuola, quali i centri diurni, perché, in alcuni casi, essi disturbano il lavoro didattico. In proposito riferisce il caso di un allievo che, dopo due anni di permanenza in classe con molte difficoltà per i compagni, ha dovuto essere ricoverato in ospedale psichiatrico. Paschetta ricorda come la sentenza della Cc dell'88 vada in direzione opposta e, soprattutto, sottolinea come la presenza dei disabili nelle classi comuni, in nessun caso, sia la causa del degrado della nostra scuola, le cui origini sono ben altre. La verità è che la scuola autonoma si è concretizzata nel nostro paese in una scuola "anarchica", una scuola nella quale si trovano eccellenze a fianco di profonde situazioni di disservizio. La scuola autonoma richiedeva, a garanzia di qualità, la definizione di standard minimi comuni, e la presenza di un sistema di valutazione del servizio. Essa invece è rimasta la scuola dove l'autonomia didattica, senza un organico funzionale di istituto, rimane solo una dichiarazione di intenti irrealizzabile e dove nel consiglio di istituto il Dsgs, responsabile amministrativo, non è presente e dove il Ds, responsabile dei risultati, è "unus inter pares" e il suo voto vale come quello dell'operatore scolastico. Ciò detto, ha concluso Paschetta, le difficoltà dell'inclusione scolastica, nel bene e nel male, sono da valutare in correlazione agli attuali problemi della scuola italiana.
Luciano Paschetta