Molte persone con difficoltà visiva, non solo ipovedenti in senso stretto ma anche semplicemente anziani o con qualche generico problema di vista, si trovano spesso nella spiacevole situazione di dover decifrare dei testi che risultano per loro inaccessibili.
«È scritto troppo in piccolo, non riesco a leggere» è l’osservazione più frequente.
In realtà il problema della dimensione dei caratteri, pur fastidioso, è quello che in qualche modo si potrebbe anche superare ad esempio semplicemente avvicinando maggiormente il testo agli occhi o ricorrendo a qualche strumento compensativo come delle lenti appropriate o uno dei vari ingranditori elettronici, portatili o da tavolo, attualmente disponibili.
Ma non sempre queste soluzioni funzionano, e non solo a causa della minorazione visiva: a volte la lettura rimane impossibile perché il testo è stato scritto male, con una grafica confusa o inutilmente elaborata, usando colori assolutamente inefficaci, scrivendo su materiali inadatti, che abbagliano o confondono. “Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi” è il sottotitolo che abbiamo dato a una pubblicazione edita qualche anno fa dal Progetto Lettura Agevolata del Comune di Venezia1: se non si riesce a leggere è anche perché qualcuno, spesso solo per fare il creativo, ha aggiunto inutili ostacoli.
Il problema rientra, in generale, nel concetto di leggibilità grafica, ossia nell’insieme di accorgimenti che devono essere adottati per consentire l’accesso alla comunicazione visiva al numero maggiore possibile di persone. Sono principi noti da tempo ai grafici professionisti e pienamente applicati, ad esempio, in campo pubblicitario (nessuno si sognerebbe di progettare un logo commerciale con tratti sfumati, confusi, colori difficilmente percepibili…) eppure spesso del tutto ignorati in altri contesti ove una discutibile ricerca dell’eleganza formale e la creatività fine a sé stessa, unite ad una scarsa attenzione alle esigenze di chi vede poco, danno spesso come risultato una comunicazione grafica che crea enormi problemi a tante persone.
Le conseguenze di questa disattenzione sono molto soggettive e possono andare da un semplice senso di fastidio o affaticamento, anche momentaneo, all’impossibilità totale di fruire dell’informazione. Anche se solo nel secondo caso potremmo parlare di vere “barriere”, in realtà il problema coinvolge a diversi livelli moltissime persone con pesanti conseguenze: un testo che si legge con fatica diventa del tutto illeggibile quando l’illuminazione è carente, quando non ci si può avvicinare per vederlo meglio, se bisogna leggerlo al volo (pensiamo al nome della stazione in metropolitana) o semplicemente se gli occhi sono più affaticati del solito.
Il problema della leggibilità dei testi sta diventando negli ultimi anni sempre più rilevante, anche se ancora molto sottovalutato, per due ordini di motivi: da un lato l’aumento di popolazione, soprattutto anziana, con problemi di vista che non vuole però assolutamente rinunciare ad accedere all’informazione e ai servizi sia tradizionali (come leggere un libro) che innovativi (web e tecnologie, ad esempio), dall’altro le innumerevoli possibilità creative che hanno a disposizione oggi coloro che offrono, sia a livello professionale che amatoriale, comunicazione grafica e che, se mal usate, aumentano a dismisura i problemi. A tutti sarà capitato di strabuzzare gli occhi assistendo, magari dall’ultima fila, a una conferenza illustrata con slide dai colori assurdi, con elaborazioni che vorrebbero essere fantasiose ma che lasciano leggere poco o nulla.
A nessun editore, fortunatamente, è ancora venuta l’idea di stampare dei romanzi usando inchiostro grigio o carta colorata ma, chissà perché, nel web è considerato normale, oltre che molto elegante, proporre pagine con caratteri sfumati e lievi, colori tono su tono adatti forse per una cravatta o un foulard, ma improponibili in un testo destinato alla lettura.
Le regole della leggibilità grafica sono poche e tutto sommato abbastanza semplici.
Ecco, in breve, le principali:
1 – Evitare caratteri troppo piccoli e, tutte le volte che è possibile, dare la possibilità di leggere da vicino (come per un avviso, un orario ferroviario…) o di personalizzare l’ingrandimento (sito web, e-book…).
2 – Evitare i caratteri troppo sottili, inaccessibili a chi vede poco, ma anche quelli troppo grossi perché tendono a riempire i cosiddetti “occhi” delle lettere, ossia gli spazi interni, per cui gli utenti con difficoltà visiva riescono a cogliere bene solo il profilo esterno e confondono, ad esempio, una “o” con una “e”.
3 – Garantire che il testo sia correttamente percepito e distinto dallo sfondo, sia in termini di “luminanza” (chiaro-scuro) che di contrasto cromatico. Alcune coppie di colori sono assolutamente improponibili per tutti, altre creano difficoltà a molte persone.
4 – Attenzione alle elaborazioni grafiche: colori o bordi sfumati, ombreggiature, retinature, caratteri bizzarri… Vanno usate con moderazione e, soprattutto, buon senso e intelligenza, altrimenti diventano una barriera.
5 – Molti problemi nascono dalla sovrapposizione del testo a immagini sottostanti, fotografie, disegni, sfondi grafici di vario tipo. Se non vengono progettate bene, i risultati di queste produzioni sono spesso disastrosi per la leggibilità.
6 – Evitare caratteri troppo vicini tra loro, righe troppo fitte o troppo lunghe. Sconsigliato, se non per titoli o brevissime frasi, il testo centrato perché risulta più difficile capire quando e come si va a capo.
7 – Attenzione anche ai supporti usati e, soprattutto nella segnaletica, anche all’illuminazione: un pannello troppo lucido e riflettente con illuminazione diretta, un supporto trasparente o traslucido, un cartoncino bianco abbagliante…
Da osservare che quasi mai la leggibilità incide sui costi di produzione. Stampare un testo chiaro non costa un centesimo in più di uno confuso e illeggibile, è solo questione di cura e progettazione. Fa eccezione, se vogliamo, il caso di caratteri minuscoli usati a volte per ridurre il numero delle pagine o il formato di una pubblicazione, anche se c’è da chiedersi se un testo che non si può leggere possa davvero costituire un risparmio, o non sia di per sé stesso un inutile spreco.
Immagini e didascalie.
Scegliete voi quelle che ritenete più efficaci, è importante però che conserviate quelle in coppia (1, 2 e 4)
1 In stazione o aeroporto è fondamentale poter consultare gli orari. Non si pretende che tutti siano a misura di ipovedente, basta ce ne sia qualcuno a cui ci si possa avvicinare, non solo quindi tabelloni appesi in altro e inaccessibili per chi vede poco (a destra stazione di Milano, a sinistra stazione di Padova).
2 Non è raro nei musei trovare didascalie quasi mimetizzate, con caratteri piccoli e colori lievi. Assolutamente inaccessibili per chi vede poco, sono di difficile lettura anche per i normali visitatori. (Museo Santa Giulia, Brescia)
Da evitare, soprattutto per segnalazioni importanti come in questo caso, la combinazione testo rosso su sfondo blu. Illeggibile per la maggior parte degli ipovedenti, lo diventano per tutti in caso di condizioni ambientali difficili o di pericolo, come oscurità e fumo. (Stazione Centrale di Bologna).
In molti casi la ricerca dell’eleganza formale va, purtroppo, a scapito della fruibilità dell’informazione, creando nuove e inutili barriere. Le foto rappresentano, prima e dopo, il recente intervento di restyling alle stazioni ferroviarie: il vecchio numero “6” del binario, ben contrastato e di discrete dimensioni, è stato sostituito da un pannello con un numero molto più piccolo e da uno enorme, ma illeggibile, con contrasti grigio-bianco troppo tenui (Stazione Santa Lucia di Venezia).
1 Il volume “Questione di leggibilità – Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi”, a cura di L. Baracco, E. Cunico e F. Fogarolo, si può prelevare gratuitamente dal sito dell’Associazione Lettura Agevolata (www.letturagevolata.it).