Come a qualcuno sarà noto, durante lo svolgimento del Consiglio Nazionale del 23 aprile u.s. unitamente ad altri amici della Direzione Nazionale della IAPB, sono stato segnalato al Collegio dei Probiviri con la motivazione che il mio operato potrebbe aver danneggiato l’immagine e gli interessi dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Non entro nelle motivazioni del contendere; ho sempre pensato che un buon leader si contraddistingua nella sua capacità di sanare le criticità che si presentano, non nel creare conflitti e spaccature. E’ sempre preferibile, a mio avviso, un accordo deludente piuttosto che una vittoria in tribunale: quest’ultima crea desideri di rivalsa e faide che non giovano certo alla vita associativa.
In oltre quarant’anni di dirigenza nell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ai più alti livelli, so di aver sempre assolto i vari compiti che mi sono stati demandati con impegno, lealtà e buona fede, finanche trascurando i miei affetti e sovente impegnando risorse personali, come per altro tanti colleghi hanno fatto.
Ho ben altre battaglie da affrontare in questi tempi, che non rincorrere le farisaiche indagini che i probiviri condurranno sul mio caso, la cui sentenza, a mio parere, è già stata scritta.
Per le considerazioni di cui sopra, dopo attenta e sofferta decisione, ho provveduto nei giorni scorsi a consegnare alla mia Sezione di appartenenza, alla quale sono iscritto dal 1966, la mia tessera dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, dimettendomi quindi da socio.
Angelo Mombelli
Risposta del Presidente Nazionale
Caro Angelo,
con molto dispiacere apprendo di questa tua decisione.
Secondo me, dimettersi da socio dell’Unione, equivale a dimettersi dalla propria Patria.
Un gesto che rispetto, ma che non posso apprezzare.
Del resto, incasso la lezione su come si debba essere leader e cosa bisognerebbe fare per esserlo.
Tutte qualità che probabilmente tu non hai mai attribuito alla mia persona, considerato che, da rappresentante dell’Unione in seno alla Direzione Nazionale della IAPB, da settembre a Dicembre 2015, non hai ritenuto necessario o non hai trovato il modo e il momento per informare il tuo presidente nazionale su quanto stava accadendo.
Di conseguenza, senza nemmeno consultarmi, hai reputato normale esprimere il tuo voto favorevole per modifiche statutarie IAPB sulle quali, al di là delle possibili conseguenze, l’organo nel quale rappresentavi l’Unione, non aveva nemmeno legittimità a deliberare.
Ma queste mie, evidentemente, sono tutte chiacchiere dinanzi a lealtà, impegno e buona fede che hai dimostrato in quarant’anni di militanza associativa.
Mi duole inoltre constatare nelle tue parole un atteggiamento di sfiducia e di dileggio verso quello che personalmente ritengo essere l’organo più alto della nostra Associazione, il Collegio dei Probiviri.
Io non cerco vittorie in tribunale.
Le minacce e le denunce, al momento, le sto subendo, non attivando.
Io ho il dovere di tutelare l’Unione e di far rispettare le regole, non il diritto di stipulare accordi in danno dell’Associazione che mi ha chiamato a rappresentarne gli interessi nella carica più alta.
Questa è la mia idea di leader. In un quadro di decisionalità collegiale che nella presente circostanza, per altro, si è manifestato con il cento percento del consenso.
Ti auguro di cuore ogni bene.
Con profonda amarezza.
Mario Barbuto