Non è che mi spaventi ancora quando in qualche modo mi fanno notare di essere diverso, nemmeno mi illudo più di tanto quando questa mia condizione di disabilità viene sottolineata come “valore aggiunto” o “diversa abilità” e quant’altro questa Società si inventi quando le circostanze lo impongono .
Qualche volta però ,commetto l’errore di credere che almeno sono considerato da – tutti gli altri- un cittadino come quello che paga le tasse per avere un servizio.
Il mio dovere di cittadino, come -Tutti gli altri- credo di farlo, nonostante tutto.
Ieri sera, puntuale come uno spillone nel taschino della camicia, mentre sto per rientrare a casa , mi arriva la solita fitta, una sfida beffarda che provoca con arroganza e dice :- vediamo se riesci a tornare a casa, e la prossima volta pensaci due volte prima di uscire- .
Beffa lanciata dal mio posto di sosta riservata per disabili, destinatomi da una regolare ordinanza ormai da vent’anni , e da allora, regolarmente abusato da qualche “ diverso da me” che pure pretende di essere considerato persona normale.
Stanco di vent’anni di consapevolezze, tiro fuori le solite strategie , stanche anch’esse, per raggiungere casa, a dispetto di tutte le barriere e le soste selvagge ex novo intervenute in quel momento a dar forza allo spillone che già aveva fatto egregiamente il suo lavoro poc’anzi .
Arrivo a casa, chiamo il comando dei vigili, e come al solito dentro di me si si spinge con forza una punta di lieve mortificazione per essere costretto a chiamare in mio aiuto, quotidianamente, un servizio di tutela che nonostante i suoi sforzi non riesce a risolvermi il problema ; mi risponde un piantone che accoglie la mia richiesta con palese disappunto, interpretandola come il frutto di un’indifferenza egoistica a danno di quanto di importante realizza il corpo della polizia urbana di sant’Anastasia :-“ I vigili sono impegnati in cose molto importanti, ma lei, giustamente, egoisticamente, non lo vorrà nemmeno sapere.” Gli chiedo se per caso mi ha mai conosciuto per potermi giudicare come persona egoista , oppure sa soltanto che sono disabile e questo gli basta per darmi la doppia etichetta “ disabile ed egoista”. Risponde che non mi conosce, quindi forse non sarà vero che io sia egoista, la qual cosa mi solleva , non c’è niente di peggio che rischiare di diventare egoista solo perché ne tocchi una bella quantità tutti i giorni.
Così resto in silenzio per interminabili minuti,abbracciato dallo sguardo sconfortato della mia famiglia e con la quale non voglio, egoisticamente, condividere questa amarezza ,seppure essa arrivi inevitabilmente di riflesso …purtroppo.
Ordino una pizza al domicilio (evitando di andarci di persona in pizzeria, potrei al ritorno, ritrovarci parcheggiato un tir nell’indifferenza di -tutti gli altri- o anche una costruzione abusiva, chissà…) e fingiamo tutti che non sia successo niente di grave.
Nonostante tutto oggi ho voluto raccontarla, perché si aiuti a riflettere sull’importanza delle Istituzioni al servizio del cittadino, persino di quello disabile (pensa un po’), perché le Pubbliche Amministrazioni investano maggiori energie per la formazione dei dipendenti investiti di importanti responsabilità ed anche perché si pongano le basi per capire che quando un servizio è di “tutti”, non è di “Tutti gli altri”, e soprattutto non è gestibile secondo le proprie arbitrarie convinzioni verso i singoli, ma va gestito con atteggiamenti serie seri e competenti sulla scorta di quanto dettano normative che vanno rispettate prima ancora di chiederne rispetto.
Disabile ed egoista, di Giuseppe Fornaro
Autore: Giuseppe Fornaro