Centro di Documentazione Giuridica – I decreti attuativi del Jobs Act e le novità per il collocamento mirato, di Paolo Colombo

Autore: Paolo Colombo

Luci ed ombre

Il decreto legislativo attuativo del Jobs Act (legge n. 218 del 10 dicembre 2014) del 4 settembre u.s.  ha rivisto la procedura del collocamento mirato apportando sensibili modifiche al sistema per l’ingresso al lavoro delle persone con disabilità.

Le aziende potranno assumere tramite chiamata nominativa e godranno degli  aumenti degli incentivi se assumono persone con disabilità.

Il decreto del 4 settembre 2015 dal titolo  “Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità” ha previsto, infatti  la razionalizzazione e la semplificazione dell’inserimento mirato delle persone con disabilità, al fine di superare i problemi di funzionamento che la disciplina vigente evidenziava.

Esso inoltre ha introdotto la possibilità per i datori di lavoro privati di assumere i lavoratori con disabilità attraverso la richiesta nominativa, anche se non possono effettuare l’assunzione diretta, in quanto comunque potranno essere assunti solo i disabili inseriti in apposite liste.

Interessante è anche la norma che ha introdotto la possibilità di computare nella quota di riserva i lavoratori disabili che abbiano una riduzione della capacità lavorativa di una certa entità sebbene  non siano stati assunti tramite le procedure del collocamento mirato.

Saranno quindi  conteggiati nella quota di riserva obbligatoria i lavoratori con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 60%, se fisica, o al 45%, se psichica, anche se non sono stati assunti tramite il collocamento obbligatorio.

Vantaggiosa per i datori di lavoro è pure  la modifica alla procedura per la concessione dell’incentivo per le assunzioni dei disabili, con la previsione di una corresponsione diretta e immediata dell’incentivo al datore di lavoro da parte dell’INPS mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili.

Inoltre, sono stati rafforzati gli incentivi per l’assunzione dei disabili intellettivi e psichici, prevedendo una durata  degli stessi più lunga (fino a 5 anni).

Per scoraggiare le aziende che non rispettano l’obbligo di assunzioni riservate, rimane il regime delle sanzioni pecuniarie (multa di € 62,77 al giorno per le aziende non in regola)

In un precedente articolo a commento dei dati diffusi nell’ultima relazione del Parlamento sulla legge 68 si segnalò di come il numero degli iscritti agli elenchi unici provinciali del collocamento obbligatorio nel 2013, fosse sensibilmente aumentato sebbene gli avviamenti al lavoro delle persone con disabilità pari a  18.295 unità, avesse segnato un nuovo minimo storico rispetto al precedente dato del 2009 che aveva segnalato un numero di avviamenti pari a 20.830.

Si spera che le nuove regole volte ad incentivare la chiamata nominativa rispetto alla chiamata numerica, che tuttavia resta, possa agevolare, facilitandolo,  l’inserimento lavorativo dei disabili.

Fino a questo momento l’assunzione di lavoratori disabili avveniva tramite chiamata nominativa per le aziende da 15 a 35 dipendenti, (quindi con obbligo di assumere una sola persona disabile), e chiamata numerica (l’azienda fa riferimento alle liste di collocamento dei Centri per l’impiego) per le aziende con 36 dipendenti o più.

Nel caso di aziende da 36 a 50 dipendenti, il primo lavoratore disabile obbligatorio poteva essere selezionato con chiamata nominativa, mentre il secondo con chiamata numerica.

A partire dall’entrata in vigore del decreto, tutte le assunzioni potranno essere fatte con chiamata nominativa.

Inoltre il decreto legislativo di semplificazione, attuativo del Jobs Act, prevede che dal 1° gennaio 2017 i datori di lavoro che occupano da 15 a 35 dipendenti sono tenuti in ogni caso ad avere alle loro dipendenze un lavoratore con disabilità.

L’obbligo per le aziende di assumere un lavoratore disabile, scatta ancora solo per le aziende che hanno almeno 15 dipendenti. Ma la novità si sostanzia nel fatto che, mentre prima l’obbligo partiva solo in caso di nuove assunzioni, ora il semplice fatto di avere dai 15 ai 35 dipendenti impone al datore di lavoro di avere alle proprie dipendenze lavoratori disabili, secondo le quote di categorie protette stabilite.

Tale previsione normativa  viene estesa anche ai partiti, ai sindacati e alle associazioni senza scopo di lucro.

Queste in sintesi le novità introdotte dal decreto attuativo del Jobs Act in materia di collocamento mirato.

Il decreto presenta comunque non solo luci ma anche ombre. Malgrado i dati positivi segnalati va detto che rimane, comunque, l’amarezza per la mancanza di unità nel mondo delle persone disabili e per la completa noncuranza da parte del governo nel recepire le osservazioni che il Parlamento e un po’ tutte le associazioni disabili,  chi più chi meno, avevano formulato per migliorare il testo.

Probabilmente il decreto produrrà qualche assunzione in più di lavoratori disabili, ma altamente probabile, malgrado il previsto rafforzamento degli incentivi per i datori di lavoro, sarà la discriminazione dei lavoratori disabili più gravi.

 

Paolo Colombo