Le righe che seguono non vogliono essere una polemica sterile ed inutile, ma soltanto un piccolo contributo finalizzato a far comprendere per un cieco in cosa consiste la vera accessibilità di un luogo culturale, museale, artistico e più in generale cosa significa poter fruire di un bene o di un evento alla pari, o quasi alla pari dei normodotati. Solo per fare qualche esempio, si pensi a quando un cieco vuole assistere ad una partita di calcio, ad un concerto, o ad un qualsiasi altro evento: in questi casi, per poter eventualmente usufruire, ove previsto di qualche biglietto scontato, o che consenta la gratuità per l’accompagnatore, si è costretti ad assistere all’evento nei settori dedicati soltanto ai disabili, come se tutti questi dovessero stare in un ghetto con i loro simili. Ma perché un non vedente non può assistere ad una partita di calcio da una gradinata, o da una curva insieme ai suoi amici? Che cosa lo impedisce?
Ma andiamo ad analizzare l’evento sicuramente più significativo ed importante di questo periodo, ovvero Expo Milano 2015. Indubbiamente ci sono tanti accorgimenti per le persone disabili: ingressi dedicati, biglietterie esclusive, sconti che consentono l’ingresso gratuito per gli accompagnatori, chilometri di percorsi loges e decine di mappe tattili. Chi non conosce a fondo la disabilità non può che plaudire a tutti questi accorgimenti, ma un non vedente non può essere soddisfatto. All’interno dei padiglioni dei diversi paesi, infatti, non è previsto quasi nulla per i non vedenti e gli ipovedenti. I filmati, le scenografie, le mappe sono pressoché inaccessibili ai disabili visivi, i quali devono affidarsi alle descrizioni più o meno precise dei loro accompagnatori. Quasi sempre, vicino agli oggetti esposti, c’è il classico divieto di toccare e se solo ci si azzarda ad allungare una mano, c’è subito pronto l’addetto che richiama ad osservare il divieto; come se si trattasse di reperti storici o archeologici, non tenendo conto che questi padiglioni tra poco più di 3 mesi verranno completamente smantellati. Tutto ciò che è interattivo è praticamente of limits per i minorati della vista. E allora la domanda sorge spontanea: a cosa è servito spendere tanti soldi per installare percorsi pedotattili, se i non vedenti comunque sono costretti ad essere accompagnati? Non credo che i non vedenti si rechino all’interno dell’expo soltanto per mangiare qualcosa ai chioschetti adibiti per lo street food. E per completare il quadro della non accessibilità, le navette che consentono di muoversi all’interno del sito espositivo, pur essendo di ultima generazione, non sono dotate di sistemi di annuncio vocale delle fermate. Ma quello appena descritto è soltanto l’esempio più eclatante. Passiamo ora a alle visite guidate, “accessibili”, presso palazzo Zevallos Stigliano a Napoli, il Museo di Banca Intesa. E bene, a fronte di un lavoro che ha consentito la riproduzione in rilievo di diversi importanti quadri, il progetto è solo all’inizio, nulla è stato fatto perché si comprendesse davvero che cosa è l’accessibilità. Infatti, nella visita guidata organizzata per mostrare i capolavori presenti anche ai non vedenti, a questi ultimi è stato proibito di toccare le sculture presenti e addirittura dei mobili in legno. Ho chiesto alla guida se era davvero convinta che un tavolo in legno del XVII secolo potesse rovinarsi se un cieco a mani nude lo avesse toccato. La guida, al quanto imbarazzata, mi ha risposto che quelle erano le disposizioni della direzione. Dunque a questo punto viene da pensare che la conferenza stampa e le riproduzioni dei quadri è stata una idea soltanto per farsi un po’ di pubblicità, ma non perché si era davvero convinti che una persona cieca o ipovedente potesse fruire davvero dei capolavori artistici presenti. Purtroppo sono ancora troppi i tabù che non consentono al nostro paese di mettersi al pari delle Nazioni europee che, mi dispiace dirlo, sono molto più evoluti. Da noi la cultura assistenzialista non è stata ancora sostituita da una idea inclusiva della disabilità. Gli eventi ideati per consentire di visitare un museo, un luogo d’arte, un sito archeologico con guide formate e con specifici ausili sono ancora troppo sporadici ed estemporanei, spesso organizzati soltanto per consentire una passerella ai politici di questo o quel posto. Non è una questione di mancanza di soldi, come troppo spesso ci raccontano, ma il problema è culturale; fino a quando il disabile viene considerato meritevole della sola assistenza e del pietismo e non come una persona uguale alle altre, ma con esigenze speciali, ci ritroveremo sempre a dover assistere ad eventi sportivi nei settori ghetto, a non poter fruire a pieno di un evento come l’Expo, a poter visitare questo o quel sito archeologico e museale soltanto nei giorni individuati per gentile concessione da questa o quella sovrintendenza. Attenzione per la giornata del disabile – 3 dicembre – tutti gli enti museali sono pronti a far accedere i portatori di handicap! Quindi organizziamoci per un tour de force in quella giornata perché la prossima possibilità ce la daranno dopo un anno!
Avremo mai la vera accessibilità?, di Mario Mirabile
Autore: Mario Mirabile