Ho avuto modo frequentemente di occuparmi e di preoccuparmi della condizione degli anziani, sia come componente della Commissione nazionale che analizza le loro problematiche, sia come responsabile di Senior, una rivista sonora distribuita su disco a cura dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Non posso sottacere l’importanza del soggiorno estivo per Anziani di Tirrenia che mi ha sempre consentito di cogliere e condividere le differenti situazioni esistenziali di tanti uomini e di tante donne.
L’esperienza acquisita attraverso la conoscenza di differenti casi umani, mi ha condotto a precisi convincimenti che tento, con questo scritto, di sintetizzare. L’anziano, qualunque sia stato l’itinerario percorso, va considerato innanzitutto come persona partendo dal presupposto che la vecchiaia non è una malattia ma una condizione di vita.
È assolutamente necessario sganciarsi da ricordi nostalgici ormai d’altri tempi appartenenti a realtà patriarcali, quando oggi siamo di fronte a situazioni di piccoli gruppi familiari o addirittura di singles. È indispensabile conoscere se l’anziano è divenuto cieco in età adulta o addirittura in età avanzata, oppure se proviene da una cecità congenita.
Infatti, le diverse situazioni personali comportano un differente approccio e conseguentemente un metodo diversificato nel fornire eventuali supporti.
Ma che cosa possiamo fare oggi perché l’anziano possa finalmente godere della propria dignità, perché possa appartenere alla cittadinanza attiva, perché abbia diritto alle cure necessarie o eventualmente alla sua riabilitazione anche con un adeguato sostegno alla famiglia? E ancora, come concretizzare la protezione contro la non autosufficienza vista la proposta sindacale risalente addirittura al momento di possibile rilancio del 2005 che intendeva promuovere servizi integrati grazie allo stanziamento di un fondo nazionale? Il Governo non ha soldi e il fondo rimane solo una speranza, almeno per ora. Le conquiste utili per un recupero di dignità, di autonomia, di cittadinanza attiva sono per ora soltanto impegni sacrosanti, ma di difficile conquista.
Stiamo cercando di fotografare un concetto in movimento e sappiamo che l’immagine può uscire sfocata. Forse consideriamo che la separazione tra giovani e anziani sia un dato incontrovertibile: non è sempre così. Vi sono situazioni in cui molti giovani si accostano a persone avanti negli anni nel segno del rispetto per il mondo di affetti, di storia, di bisogni e di diritti che è racchiuso in ogni anziano. È pur vero: vi sono molti vecchi dalle mille risorse ma sono molti di più coloro che hanno bisogno di essere assistiti e sostenuti. Occorre tuttavia integrare questa visione dell’anziano bisognoso di assistenza con quella dell’anziano protagonista della propria vita. Lo sanno bene coloro che vivono accanto agli anziani.
Sanno che le risorse di ciascuno vanno alimentate perché non diminuisca la loro voglia di vivere, perché sappiano apprezzare gli aspetti positivi della loro esistenza e affrontare le difficoltà psichiche, fisiche e di relazione.
Tali difficoltà, del resto, non affliggono soltanto gli anziani, ma in essi sono aggravate dall’età. Tra l’altro, il prolungamento della durata media della vita, talvolta accompagnato da piccoli miglioramenti materiali ed economici, ci permette di sperare che saremo sempre più in presenza di anziani validi da ogni punto di vista, poco inclini a trascorrere gli anni contando soltanto sull’assistenza, ma piuttosto desiderosi di riempire le proprie giornate di attività che abbiano per loro significato evitando così la mancanza di prospettive e sentimenti di umiliazione.
Nell’ultimo Congresso Nazionale e in quelli precedenti dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti sono state approvate interessanti mozioni finali sulle condizioni dell’anziano con disabilità visiva evidenziando l’impegno da parte dell’Unione Italiana dei Ciechi nei diversi settori di intervento. Inoltre la commissione aveva richiesto che venga attuato quanto previsto dalla mozione congressuale che riguarda l’istituzione di un fondo capitolo specifico delle spese per gli anziani, impartire direttive alle strutture periferiche e sottoporre all’attenzione di queste la vigilanza presso le case di riposo comuni, dove sono ospitati gli anziani non vedenti, affinché non vengano pregiudizialmente discriminati e non adeguatamente assistiti, in particolare i ciechi pluriminorati. Ritorna il tema della discriminazione, del disagio e della solitudine. E’ questa la situazione in cui con molta frequenza vengono a trovarsi tutte quelle persone che perdono la vista da adulti. Tuttavia assistiamo, anche in queste circostanze, ad alcuni brillanti risultati conseguiti da uomini e donne che, sradicati talora improvvisamente da quanto avevano costruito anche grazie all’utilizzo della vista, riescono a ridare senso e precise finalità alla loro nuova e difficile condizione esistenziale. Gli esempi potrebbero essere molti. L’audiorivista Senior, giunta ormai al ventiquattresimo anno di attività, può testimoniare questo assunto: l’anziano vuole essere anzitutto considerato membro socialmente attivo e propositivo, capace di scegliere la propria qualità di vita comunitaria e famigliare.
Oggi l’anziano vuole essere protagonista della propria esistenza e la nostra associazione deve tenerne conto: diversamente assisteremo ad un graduale inevitabile distacco associativo e comunitario.
La nostra associazione non ha saputo ancora far propria questa realtà nelle sue esigenze fondamentali, ma gli anziani sono comunque legati all’unione, alla loro associazione storica: credo sia giunto il momento di tenerne debito conto: se non ora, quando?
Cesare Barca
Referente nazionale anziani