(intervento ai funerali del 15 settembre 2014)
Carissimo Vitantonio, caro Professore Zito, come molti di noi amavano chiamarti! E’ proprio vero: anche se ci si prepara, certi eventi ci sorprendono, ci sconcertano e ci addolorano profondamente. So bene che, in presenza di eventi come la morte, si impone il silenzio pensoso. Ma tu, che da vero cristiano perdonavi sempre chi ti arrecava offese ed amarezze, perdonaci se esprimiamo ad alta voce il nostro affetto e la gratitudine per il gran bene che tu hai fatto a tutti i ciechi italiani.
Sono qui con Linda non solo per affettuosa amicizia, ma anche per portarti il saluto riconoscente della Presidenza Nazionale, della Direzione Nazionale e del Consiglio Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti: l’Associazione da te fortemente amata e nella quale hai operato da grande protagonista ver sessant’anni. Sei stato un vero lottatore, sin da quella storica “marcia del dolore”, che nel 1954 ti vide alla testa dei ciechi pugliesi ed in prima fila contro i governativi che volevano soffocare con la violenza la lotta dei ciechi italiani per il diritto alla pensione. Quante volte il nostro comune amico e fratello Peppino Quinio mi ha raccontato di quei giorni e della tua determinazione nel perseguire il riscatto sociale e lavorativo dei ciechi!
Impossibile elencare tutte le Leggi in favore dei ciechi, per le quali ti sei sempre battuto presso i Ministeri e nei rapporti con i Parlamentari, senza risparmio di energie e di sacrifici personali. Basti citare le Leggi per il collocamento obbligatorio e quelle per l’indennità di accompagnamento al solo titolo della minorazione; sempre in prima fila ed al fianco dei diversi Presidenti Nazionali dell’Unione Italiana Ciechi: quanta passione ci mettevi! Quanto spirito di servizio!
Tu eri la memoria storica dell’Unione: raccoglievi, ordinavi e catalogavi con ordine e precisione le registrazioni di tutti gli avvenimenti associativi. E grazie a te, abbiamo conosciuto e riascoltate più volte le voci dei primi Presidenti Nazionali dell’Unione Italiana Ciechi e quelle di tanti protagonisti. Le tue rubriche sulla stampa associativa sono state importanti riferimenti per il lavoro di tanti ciechi: il diritto al lavoro e la dignità dei lavoratori ciechi erano le bandiere del tuo instancabile impegno quotidiano. Sei stato vero ed indomito paladino di tali diritti, ma anche dei doveri di ognuno di noi, in quanto cittadini.
Sei stato padre affettuoso e marito sempre innamorato della sua Cecilia. Come si illuminava il tuo viso quando parlavi dei tuoi figli Lucio e Roberto! Come ti sorrideva il cuore quando raccontavi del tuo nipotino Edoardo! Sempre al tuo fianco la cara Cecilia e la cara Marivia, pronte a darti il braccio per salire e scendere le scale del Parlamento, per andare tra i ciechi di tante Sezioni, per difendere esse stesse i diritti dei più deboli. Come non ricordare la voce della cara Cecilia, quando tu e lei, il 18 giugno del 1988, cantaste una romanza d’amore per l’amore di due giovani sposi: il mio matrimonio con Linda. Come dimenticare le molte, piacevoli chiacchierate serali con gli amici Gina, Enzo, Salvatore, Angelo. E le tante altre serate dei Convegni, quando, dapprima in sordina e poi sempre più robusta ed armoniosa, la tua voce intonava una canzone e tutti finivamo per accodarci in coro, trascinati dalla tua potenza vocale!.
Ora, Vitantonio, tu appartieni all’imponderabile infinito che ci circonda e ci comprende; origine e fine di tutte le cose. E dall’infinito riecheggeranno sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori le tue esortazioni ad essere uniti e amare la nostra bella e grande Unione; a tenere sempre alta la nostra dignità di uomini tra gli uomini e, soprattutto, di lavoratori tra i lavoratori.
Grazie, Professore Zito, per averci insegnato con l’esempio quotidiano ad impegnarci per il bene comune ed essere al servizio di una grande causa sociale. Grazie, Vitantonio, per essere stato nostro grande Amico ed averci autenticamente voluto bene!
Michele Corcio