Carissimo e Santo Padre,
è con grande titubanza che mi permetto rivolgermi a Lei, ma lo faccio avendo intuito e assimilato l’amore l’apertura sociale che sempre ha dimostrato verso tutti, particolarmente nei confronti dei più deboli e provati dalle vicende della vita.
Sono un incaricato stampa dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e dirigo con particolare premura e affetto una rivista mensile, sonora,”Senior”, realizzata in mp3, distribuita a tutti gli anziani italiani con minorazione visiva
Nei primi quindici giorni di Giugno coordinerò un soggiorno a livello nazionale in un centro marino di Tirrenia in Toscana dove si incontreranno molti amici anziani non vedenti e alcuni mi hanno già contattato telefonicamente per invitarmi ad organizzare un viaggio a Roma per poterLa incontrare: la richiesta purtroppo è irrealizzabile, almeno per ora, perché la loro situazione fisica e la loro età comporterebbe un’organizzazione particolarmente attenta e assistita.
Mi sono quindi deciso di richiedere a Lei, Papa Francesco, un gesto di affettuosa vicinanza che potrebbe donare a noi tutti tanta gioia e tanta serenità.
So di osare troppo, ma confido nella sua comprensione e nel suo spirito di accoglienza pregandoLa di concedermi un messaggio vocale che potrebbe inviarmi usando la tecnologia informatica o, se possibile, concedermi una breve conversazione registrata: sì, Santo padre, perché chi non vede coglie molto, anzi moltissimo dalla parola, dalla voce, dal calore e l’amore che Lei sa donare nei suoi interventi.
Certo, se fosse possibile, io sarei ben felice di poterLa intervistare sia personalmente che telefonicamente, ma forse chiedo troppo e forse sto già abusando della Sua cortesia.
Sono anch’io un anziano non vedente e dirigo la rivista per gli anziani non vedenti da sedici anni, una rivista sonora che viene pienamente vissuta da tanti amici per lottare contro l’isolamento e la solitudine, le piaghe più dolorose per l’anziano disabile.
Sono padre di due figlioli, felicemente sposato e nonno di quattro nipotini, almeno per ora.
Sarebbe una gioia immensa poter donare ai miei amici una sua parola tutta per loro, la Sua preghiera e la Sua benedizione.
Grazie, grazie con tutto il cuore e perdoni se ho osato troppo: resto comunque nella certezza che, quantomeno, avrò la Sua comprensione e il suo ricordo nella preghiera.
Con profondo rispetto e tanto affetto.
Cesare Barca